martedì 30 aprile 2024

La festa dell'insignificanza - Milan Kundera

La sua discrezione
si era trasformata in amore per la solitudine.


Caro Blog,
non volevo salutare Aprile con il pensiero che ti ho scritto poco fa. Allora eccomi qui, un'altra volta, ma in compagnia di uno scrittore che amo, amiamo, tantissimo, che è nato ad Aprile e che ci ha lasciato meno di un anno fa: Milan Kundera.
Quella che ti voglio consigliare è la sua ultima opera, pubblicata da Adelphi e che ho letto un paio di mesi orsono.
Mi sarebbe piaciuto parlartene prima, ma non ho potuto a causa di quel progetto che ho sotto mano. Non riesco a fare tutto, mi dispiace tanto.
Vorrei rinchiudermi in una torre e pensare solo ai libri. Ma chissà perché nessuna casa editrice è stata tanto intelligente da prendere in considerazione il mio lavoro! Lo so caro Blog, è increscioso! Ma da quando ti scrivo, nessuno ha avuto il buon senso di assumerci per parlare di libri! (Ovviamente sono ironica.) E così niente torre! Siamo ancora qui, soli soletti, te e io, io e te!
 
Salutiamo Aprile con un libro che è un inno alla vita.
La vita comune. La vita di tutti i giorni. La vita di tutti noi.
Mi affaccio al davanzale della finestra e osservo la vita passare sotto i miei occhi.
Immagino di sbirciare i pensieri, le conversazioni delle persone che si affaccendano, danzano davanti a me.
Per me è questa "La Festa dell'insignificanza".
Un romanzo mentale, un flusso di coscienza, un palcoscenico, un teatro.
Un mosaico composto dai frammenti di pensieri e di azioni di vari personaggi che si alternano sulla scena e ne condividono perfino gli spazi.
Da una piuma che vola fin sul soffitto ad una bottiglia di Armagnac sull’armadio, dalle pernici di Stalin alle file infinite alla mostra di Chagall, ogni cosa contribuisce a rendere la nostra vita quella che è; ogni cosa, anche la più insignificante travolge i nostri pensieri e la nostra esistenza.

Ma che roba è questa insignificanza?

...l'insignificanza mi appare sotto un aspetto del tutto diverso, sotto una luce più forte, più rivelatrice. L'insignificanza, amico mio, è l'essenza della vita. E' con noi ovunque e sempre. E' presente anche dove nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle peggiori sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in condizioni tanto drammatiche e per chiamarla con il suo nome. Ma non basta riconoscerla, bisogna amarla, l'insignificanza, bisogna imparare ad amarla.

Ognuno di noi si porta dentro una forma di irrisolto che ci pesa, ci piega, ci trasforma.
Ma quello che noi pensiamo essere unico e solo nostro, ha in realtà valore universale.
Perché l'individualismo non esiste!
E questo può voler dire solo una cosa: i nostri gesti, le nostre parole, le nostre bugie, convinzioni, presenze, assenze, i nostri amori mancati, i nostri appuntamenti spostati, la morte stessa, tutto è insignificante!
Che la Storia ci ricordi o meno, che la nostra sia stata solo una storia uguale a tante altre, tutti quanti noi siamo poco più che ombre scolorite, su un palcoscenico senza colori.
Perfino una piuma che galleggia nell'aria attira l'attenzione più di noi.

Ma non temere caro Blog,
Kundera è sempre Kundera.
Non intende con questo racconto nel racconto, sminuire i nostri drammi esistenziali o le piccole tragedie del nostro quotidiano!
Perché sono proprio questi problemi, queste piccole croci personali a rendere unico ogni personaggio; è il fardello a caratterizzarlo, a dargli un volume, una consistenza.
Quell'insignificanza delle nostre vite ci rende unici e contemporaneamente comuni a tutto il mondo.
Il dualismo è la chiave di lettura di questo libro e della vita.

Insignificante è la gente che si atteggia ad essere colta, che vuol dire cose interessanti, non vuole fare una fila, vuole conquistare l'amore, vuole essere ricordato.
Insignificante è il nostro dolore, le nostre lacrime, la nostra passione, la nostra fortuna.
E si potrebbe continuare all'infinito.
Ma insignificante rende anche irripetibile un gesto, un momento, una folgorazione, un pensiero, un sorriso; cioè quello che fa di una persona un essere unico e differente da tutti. 

Qui si cela la parte più misteriosa dell'insignificanza, perché solo noi possiamo collocarla vicino a qualcosa della nostra vita.
Solo noi sappiamo cosa sia insignificante per noi.
Ed è proprio questa la magia dell'insignificanza: essere una creatura infinita che esiste solo in significati singoli, individuali.

Ultimo libro di Kundera, forse possiamo vederlo come il suo testamento letterario.
Anche se avrebbe rifiutato un'etichetta simile, e in generale un'etichetta, mi piace immaginarlo mentre scrive, sorride e pensa: "Insignificanza."

 

Aprile, con un occhio ride e con l'altro piange.”

Sono nata in un mese meraviglioso. In passato ho già avuto modo di tediarti su quanto mi piaccia la parola in sé -APRILE- non mi ripeterò.

Ma guardando ad alcuni proverbi a lui dedicato, mi rendo conto di quanto questo mese sia intrecciato con il mio DNA. E di quanto importante sia il momento della nostra nascita.
La mia vita è fatta di bellissime giornate di sole e sorrisi; ma tanti sono anche i giorni piovosi e ho versato tante lacrime da riempire un mare.
Oggi trattengo tutto dentro di me. Perché non voglio dare a nessuno la sensazione di avermi ferito. Eppure quante cicatrici, quante lame sono conficcate nel mio povero cuore.
Siamo alle solite. Combatto ogni giorno per essere serena. Per non pensare a tutto quello che mi manca. Per essere forte. Per sorridere. Per essere ironica.
Ma alla sera faccio i conti con quello che ho visto, vissuto, ascoltato.
Vado avanti per una sola ragione: quando le persone che amo non ci saranno più, le seguirò nella tomba. E anche se il buio mi fa tanta paura, è un pensiero che mi restituisce la pace.
Questi bellissimi papavero non vivrà per più di qualche giorno e ha regalato tanta gioia e bellezza; io non sarò mai capace di eguagliare il suo dono. Perché dovrei pretendere di vivere più a lungo? Che diritto ho?

La mia unica consolazione è rendermi conto che anche nei momenti più bui, più brutti, più difficili, non ho mai insultato nessuno.
Nemmeno con frasi e parole delicate ma taglienti.
Le persone che mi circondano invece indossano maschere di cortesia e affetto, che vien giù nelle discussioni. E i risultati sono devastanti per la mia psiche.

Grazie caro Blog per avermi ascoltato e tenuto la mano anche oggi.


martedì 16 aprile 2024

iL Marinaio - Fernando Pessoa

"In riva al mare si è tristi, se si sogna.
Non possiamo essere ciò che vogliamo,
perché ciò che vogliamo essere,
vogliamo sempre esserlo stato nel passato..."


Quando entro in una libreria non ho quasi mai idea di cosa stia cercando.
Allora mi intristisco; mi sento affranta, inutile. Poi disperata prendo un libro attirata dalla casa editrice o dal nome dell'autore.
Quando a casa inizio a leggere scopro se l'intuizione è stata giusta o un fiasco totale.
In questo caso, decisamente, sono stata fortunata. Pessoa è uno scrittore affascinante che mi rapisce. Ed eccomi qui, persa e innamorata ancora una volta, delle sue parole.

-Perché si muore?
-Forse perché non si sogna abbastanza.
-È possibile… Ma allora non varrebbe la pena di chiudersi nel sogno e dimenticare la vita, perché la morte si dimentichi di noi?

Uno scritto che dura una notte e in un solo luogo: siamo in un punto del tessuto della storia.
Una finestra si apre su una camera dalla forma circolare in un castello; all'esterno si intravedono due monti e il mare. All'interno ci sono tre donne, vestite di bianco. Non conosciamo i loro nomi e nemmeno il loro sembiante; sappiamo solo che stanno vegliando sul feretro di una quarta fanciulla. 
L'alba è ancora lontana, e la fiamma di quattro candele illumina fiocamente la stanza.
Fino a questo punto, sembra di essere davanti ad un quadro. Forse per questo viene definito "un dramma statico", non saprei dire.
Ma le fanciulle parlano, iniziano a raccontare, a raccontarsi.
Ma sono fanciulle vive, reali? Sembrano fantasmi; forse sono le tre Moire.
Mentre leggo ho paura di disturbare, che possano accorgersi di me, possano avvertire la mia presenza e che possano imprigionarmi tra le pagine di questo piccolo e intenso libro.
Nei loro racconti, la vita sembrata un grande cerchio, proprio come quella loro strana stanza.
Non un inizio, non una fine: ma un'unica vertigine che si chiude su sé stessa.
Qualcosa cambia; ecco che una delle fanciulle parla del marinaio.
Racconta di averlo sognato; è naufrago su un’isola deserta.
Lo vede che ha nostalgia della sua patria e della sua vita passata.
Allora per contrastare la nostalgia, inizia a fantasticare su un’altra vita vissuta, immagina un’altra realtà.
Ogni volta che immagina, costruisce. Aggiunge dettagli alla città, alla casa che dovevano essere una volta la sua città, la sua casa.
Alla fine si rende conto di aver progettato e architettato una nuova vita passata, piena di paesaggi, città, strade che ha visitato e persone che ha conosciuto, che la vita precedente non esiste più.
Ha cancellato il suo vecchio io. Quando finalmente un giorno sull’isola approda una nave, il marinaio non c’è più. Quel marinaio che abita l'isola non è lo stesso, che vi era approdato tempo prima.
Non sappiamo che fine abbia fatto.
Ma la nostra narratrice ci fa venire un dubbio pericoloso: è lei che ha sognato il marinaio, o il marinaio ha sognato lei e la stanza con le sue sorelle?
Non è ancora entrata la luce, ma un gallo interrompe le voci delle ragazze.
La realtà piomba nella stanzetta e le ragazze sembrano dissolversi tra le dita di chi legge.

Un libro meraviglioso da leggere e rileggere.
Forse sognare può aiutarci a vivere. Ma che guaio quando il sogno prende il sopravvento e ci priva della nostra coscienza.

Purtroppo so bene di cosa parlo.
Il rischio di alienarmi è per me elevato; a volte mi sembra una medicina.
I miei pensieri più profondi sono sempre così cupi... ed io sono stanca di difendermi.
Ma non mi dissolvo...ancora.

Compleanno senza una torta

 Cara Nonna,
mentre lascio consumare la candelina che ho acceso per augurarti "buon compleanno",
ti scrivo questa lettera conscia che laddove sei, non potrà arrivare.
Allora dovrò scrivere con sincerità e il mio pensiero dovrà essere forte e intenso.
Non ho mai accettato fino in fondo la tua partenza.
Non ho mai avuto la maturità e l'altruismo giusto, per farlo.
Eppure capisco quanto per te sia stato meglio.
Non soffri più, innanzitutto e sei con chi hai amato, altra ottima motivazione per pensarti felice e in una situazione migliore.

Immaginando una situazione completamente diversa, con te piena di salute e di forze, saresti stata felice di vedere come i tuoi nipoti affrontino le proprie esistenze.
Avresti visto il tuo albero fiorito e pieno di frutti.
Avresti visto le tue ragazze diventare donne in carriera e madri premurose.
Ti sarebbero piaciuti i tuoi bisnipoti. Ti sarebbero piaciute le passeggiate al mare e in campagna.
Saresti stata serena e circondata d'amore.

Ma temo che non ti sarebbe piaciuto vedere me.
Come sono diventata. Quello che ho fatto e quello che non ho fatto, ti avrebbe preoccupato e forse intristito.
Aprile è anche il mio mese. E non posso nascondere che il monte fallimenti inizia a pesare anche sul mio cuore.
Non ho più nessuna voglia di lottare cara Nonna, non ho motivazioni.
Sono qui solo per la Famiglia. Ma avrei voluto raggiungerti da tempo.

Sono costretta a rimanere ancora, e allora continuo a ricordare il tuo giorno.
Il caldo è già nelle nostre città; sembra estate. La Primavera non si è vista che per pochi giorni. Le rondine garriscono nel nostro cielo e lanciano messaggi di gioia e speranza.
Mi auguro che tu sia in Pace.
Con immutato ed eterno amore
Buon Compleanno!