martedì 16 aprile 2024

iL Marinaio - Fernando Pessoa

"In riva al mare si è tristi, se si sogna.
Non possiamo essere ciò che vogliamo,
perché ciò che vogliamo essere,
vogliamo sempre esserlo stato nel passato..."


Quando entro in una libreria non ho quasi mai idea di cosa stia cercando.
Allora mi intristisco; mi sento affranta, inutile. Poi disperata prendo un libro attirata dalla casa editrice o dal nome dell'autore.
Quando a casa inizio a leggere scopro se l'intuizione è stata giusta o un fiasco totale.
In questo caso, decisamente, sono stata fortunata. Pessoa è uno scrittore affascinante che mi rapisce. Ed eccomi qui, persa e innamorata ancora una volta, delle sue parole.

-Perché si muore?
-Forse perché non si sogna abbastanza.
-È possibile… Ma allora non varrebbe la pena di chiudersi nel sogno e dimenticare la vita, perché la morte si dimentichi di noi?

Uno scritto che dura una notte e in un solo luogo: siamo in un punto del tessuto della storia.
Una finestra si apre su una camera dalla forma circolare in un castello; all'esterno si intravedono due monti e il mare. All'interno ci sono tre donne, vestite di bianco. Non conosciamo i loro nomi e nemmeno il loro sembiante; sappiamo solo che stanno vegliando sul feretro di una quarta fanciulla. 
L'alba è ancora lontana, e la fiamma di quattro candele illumina fiocamente la stanza.
Fino a questo punto, sembra di essere davanti ad un quadro. Forse per questo viene definito "un dramma statico", non saprei dire.
Ma le fanciulle parlano, iniziano a raccontare, a raccontarsi.
Ma sono fanciulle vive, reali? Sembrano fantasmi; forse sono le tre Moire.
Mentre leggo ho paura di disturbare, che possano accorgersi di me, possano avvertire la mia presenza e che possano imprigionarmi tra le pagine di questo piccolo e intenso libro.
Nei loro racconti, la vita sembrata un grande cerchio, proprio come quella loro strana stanza.
Non un inizio, non una fine: ma un'unica vertigine che si chiude su sé stessa.
Qualcosa cambia; ecco che una delle fanciulle parla del marinaio.
Racconta di averlo sognato; è naufrago su un’isola deserta.
Lo vede che ha nostalgia della sua patria e della sua vita passata.
Allora per contrastare la nostalgia, inizia a fantasticare su un’altra vita vissuta, immagina un’altra realtà.
Ogni volta che immagina, costruisce. Aggiunge dettagli alla città, alla casa che dovevano essere una volta la sua città, la sua casa.
Alla fine si rende conto di aver progettato e architettato una nuova vita passata, piena di paesaggi, città, strade che ha visitato e persone che ha conosciuto, che la vita precedente non esiste più.
Ha cancellato il suo vecchio io. Quando finalmente un giorno sull’isola approda una nave, il marinaio non c’è più. Quel marinaio che abita l'isola non è lo stesso, che vi era approdato tempo prima.
Non sappiamo che fine abbia fatto.
Ma la nostra narratrice ci fa venire un dubbio pericoloso: è lei che ha sognato il marinaio, o il marinaio ha sognato lei e la stanza con le sue sorelle?
Non è ancora entrata la luce, ma un gallo interrompe le voci delle ragazze.
La realtà piomba nella stanzetta e le ragazze sembrano dissolversi tra le dita di chi legge.

Un libro meraviglioso da leggere e rileggere.
Forse sognare può aiutarci a vivere. Ma che guaio quando il sogno prende il sopravvento e ci priva della nostra coscienza.

Purtroppo so bene di cosa parlo.
Il rischio di alienarmi è per me elevato; a volte mi sembra una medicina.
I miei pensieri più profondi sono sempre così cupi... ed io sono stanca di difendermi.
Ma non mi dissolvo...ancora.

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