Essa ci è, nel vero senso della parola, dolorosamente necessaria.
in questi giorni il mio umore gira malissimo.
Quale momento migliore dunque, per presentarti questo brillante saggio del filosofo e psicologo Paul Watzlawick? Colui che durante gli studi a Milano mi colpì per questa sua definizione sull'uomo: è impossibile non-comunicare.
Oggi lo incontro in questo saggio sull'infelicità, da cui traspare tutta la signorilità e genialità di quest'uomo noto per il suo carattere gentile e generoso. Per i suoi rivoluzionari studi sulla mente. Per aver messo in discussione la psicanalisi stessa e i metodi degli psicanalisti di indagare la mente altrui, basandosi sulla propria!
Non alzare i tuoi occhi al cielo, è un manualetto ironico e geniale, che fa compagnia sotto l'ombrellone o mentre ci si dondola sospesi su un'amaca. Ho riso moltissimo riconoscendomi in tanti assurdi metodi di auto sabotaggio e commiserazione. Ha proprio ragione Watzlawick: l'infelicità è una cosa seria che andrebbe indagata e insegnata in modo strutturale! Ci vorrebbe l'intervento dello Stato!!!
Tutti possono essere infelici, ma è il rendersi infelici che va imparato,
e a ciò non basta certamente qualche sventura personale.
Quante energie spese per ricercare una felicità di cui non conosciamo il significato. Quante energie sprecate a voler ottenere qualcosa senza modificare il nostro operato.
E allora tanto vale invertire la rotta, cercare di essere dei professionisti dell'infelicità e non lasciarci tentare dalla voce ingannevole di questa sirena! Felicità? Per carità!
Alcune delle istruzioni voglio riportarle anch'io.
Prima di tutto, rimanere fedele a sé stessi! Noi abbiamo ragione; evitiamo questi pazzi che cercano di convincerci che le cose possano migliorare.
Rendersi conto che a noi le cose vanno tutte male. E mai, mai, mai, per nessuna ragione al mondo, pensare di poterle cambiare.
Innamorarsi sempre delle solite persone così da fare gli stessi identici errori e mandare periodicamente tutto all'aria.
Crogiolarsi nel ricordo di tutti gli errori già commessi, di modo da poterli replicare fedelmente senza intoppi.
Evitare di raggiungere un obiettivo.
Autosuggestionarsi, convincendosi della ineluttabilità della sventura, che inevitabilmente ci coglierà e ricercare minuziosamente in ciò che ci circonda continue conferme alla propria tesi.
Infine: complicare inutilmente e costantemente i rapporti con il partner. Che se ci ama ha qualche problema, non può essere diversamente; e se non ci ama, ecco, lo avevamo detto che prima o poi sarebbe finita!
E ti lascio con la citazione di Dostoevskij ripresa da Watzlawick: “L’uomo è infelice perché non sa di essere felice”.
E con questo ho concluso vostro Onore.