Se conosci il nemico e conosci te stesso,
non hai bisogno di temere 100 battaglie.
Mio caro Blog,
cercherò di tornare al progetto principe che mi ha guidato dalla tua fondazione ad oggi.
Ti voglio parlare dei libri che leggo e delle emozioni che mi suscitano. Ti voglio parlare dei miei sogni strampalati e delle idee che mi frullano in testa, come rondini intrappolate tra le nuvole.
Voglio farlo senza pensare ai giudizi e alle contraddizioni che le mie parole possono rappresentare.
Voglio che questo sia uno spazio libero e leggero. Dove scaricare tensioni e preoccupazioni, per poi riprendere la vita in modo meno cupo e pesante.
La vita di questo secolo è tecnologicamente avanzata ed è decisamente migliorata, per molti. Ma il rovescio della medaglia (e credimi ce n'è sempre uno), prevede che vi sia maggiore attenzione al profilo giuridico di ogni aspetto e strumento che si usa, perché numerose sono le implicazioni e numerosi i contatti che si stabiliscono in ogni momento del proprio agire. Tutto questo giro di parole per dire che ho dovuto risolvere delle piccole questioni legali e lavorative. Ed ora riprendo da qui, da dove è iniziato il lavoro su me stessa.

Il libro che ti voglio presentare oggi è un amico che stranamente ho trovato inserito in tanti elenchi di letture. Uno di quei libri che devi aver letto almeno una volta nella vita! Non ti nascondo la mia perplessità quando l'ho finito. Ora potrò mettere anch'io una spunta vicino al suo titolo. Non facciamoci ingannare dalle apparenze perché non stiamo parlando di un semplice manuale bellico, ma è un volume che ricorre spesso come modello di riferimento nei corsi di management e organizzazione. Un libro per imparare a: superare i conflitti, saperli gestire e risolvere.
L'arte della guerra (- il link riporta alla versione pdf delle massime incluse nel testo; nell'edizione che ho letto è riportata anche un'introduzione molto bella, che lega le varie massime, dando loro un aspetto più corale e interessante -) fu composto tra il VI-V secolo a.C. da un generale e filosofo cinese Sun Tzu. A dire il vero, le notizie biografiche sul suo conto sono così scarse che è più probabile che sia stato una sorta di Omero cinese; che le massime raccolte in 96 pagine di trattato, siano state elaborate da più persone e poi raccolte sotto un unico nome.
Quel che è certo è che il pensiero di Tzu ha viaggiato nel tempo e nello spazio, intrecciando la propria vita con quella di importanti generali e filosofi della storia in ogni parte del mondo.
L’arte della guerra oggi è da intendersi come una sorta di manuale che può prepararci alle battaglie che la vita ci riserva. Dobbiamo essere capaci di scegliere le battaglie che possiamo vincere, così da evitare feroci delusioni e sconfitte. Per farlo dobbiamo allenarci a identificare il momento più adatto per agire, dobbiamo pianificare le decisioni e le azioni da mettere in campo; dobbiamo sapere come sceglierci gli alleati migliori tra la gente di spessore.
Nel mio caso: un libro che potrei imparare a memoria, ma non mi servirebbe mai a nulla. Così poco avvezza come sono all'arte della guerra e del successo!
A volte i 13 capitoli di cui si compone il volume sono ripetitivi e stucchevoli; lo studio geografico del campo da guerra è per me impossibile da inserire e adattare alla vita di tutti i giorni. Ma sono certa che molti life-coach avranno trovato geniali alcune espressioni da ripetere e far ripetere ogni giorno, davanti allo specchio, magari con il timbro di voce giusto.
-"Inizia solo le battaglie che sai di poter vincere.", dice Tzu.
Ed io avrei voluto rispondere: "E ci volevi tu, Tzu!". Ma io non sono un brillante generale e nemmeno una grande impeditrice.
E allora ci riprovo con altri frammenti:
-"Il modo migliore di vincere è non battersi."Questo motto mi sembra molto più sibillino e geniale. Ci sono battaglie impossibili da vincere, perché il territorio nel quale ci si incammina è insidioso e imbattibile.
La Storia è piena di questi esempi. Si sono registrate schiaccianti vittorie semplicemente lasciando che l'Inverno facesse il suo dovere; lo sanno bene gli eserciti francese e italiano in Unione Sovietica. Nel caso di comuni mortali che lottano ogni giorno battaglie diverse, sicuramente meno sanguinose, forse il consiglio è non lasciarsi coinvolgere da ogni discussione o disputa verbale. A volte il Tempo è galantuomo e restituisce giustizia e verità.
-"Il cambiamento è fonte di opportunità."
In tema militare ci sono nove elementi che possono cambiare in corso d'opera e bisogna essere preparati e vigili per coglierne i segnali.
Ma pensando alla vita di tutti i giorni, questo è il capitolo che mi piace più di tutti gli altri perché ci mette in guardia su noi stessi, sulle nostre convinzioni.
Possiamo pianificare ogni cosa in modo certosino e impeccabile, ma il Destino si diverte spesso a rimescolare le carte. E allora bisogna sapersi adattare alle nuove circostanze.
Importante è scegliere bene i compagni che ci affiancheranno in questo viaggio chiamato Vita e saper distinguere i nostri pregi e difetti.
Non voglio dire di fare un elenco delle nostre perfezioni o imperfezioni, ma guardarci dentro, osservarci.
Considerare che "conoscere sé stessi", proprio come ci suggeriva Socrate, è importante per arrivare ad una esistenza autentica e libera.
Cosa ci rende veramente felici?
Il possedere quella borsa, comprare quella motocicletta? Andare in quella località? Leggere quel libro?
Quante delle nostre scelte possono essere definite realmente "nostre"? Quante sono il frutto delle convenzioni, della pressione sociale cui siamo soggetti quotidianamente?
Sono veramente infelice perché non mi sono sposata? Perché non ho mille impegni? Perché non ho cinquecento amici di cui non conosco nemmeno il segno zodiacale o il colore preferito?
Conoscere sé stessi è forse l'ingranaggio per avviare le rivoluzione di cui questo secolo avrebbe bisogno.
Tzu combatté numerose battaglie e alla fine giunse alla conclusione che la guerra è sempre una sconfitta in termini di sostanze e soprattutto di vite recise. E che quindi la si deve evitare tenacemente.
La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci, avrebbe detto in un futuro molto remoto Salvor Hardin, primo sindaco della Fondazione.
E mi piace osservare come un libro scritto nel VI secolo a.C. si ricolleghi ad un libro del 1951 attraverso una lettrice del 2025.