"E ora che sono io? Non colui che visse ma colui che descrissi", e ci regalò
una meravigliosa visione del futuro in cui profetizzò che "la vita sarà letteraturizzata", "ognuno leggerà sé stesso", e "la propria vita risulterà più chiara o più oscura, ma si ripeterà, si correggerà, si cristallizzerà": non sarà più "quale è priva di rilievo, sepolta non appena nata".
La letteratura come resurrezione, lo scrivere come nuova vita.
archiviata la notte più misteriosa dell'anno non ho avuto un attimo di riposo per scriverti.
Le letture più oscure direi che possiamo lasciarle lassù, negli scaffali alti della libreria, per lasciar spazio a quelle più magiche che sicuramente illumineranno le notti dicembrine, in attesa del santo Natale.
Come ti avevo raccontato tempo fa, sto coltivando questa nuova abitudine di non lasciar scorrere una giornata senza aver letto dieci pagine di un libro qualsiasi. Ed è grazie ad essa, che posso presentarti questo nuovo amico. L'ho finito proprio ieri sera. E te ne parlo oggi che ricorre l'anniversario della morte di Marcel Proust, avvenuta ormai più di cento anni fa.
Come mio solito sto partendo in modo confuso, occorre riordinare le idee.
Quello che ti voglio presentare oggi è un saggio dello scrittore friulano Enrico Terrinoni per Bompiani. Come suggerito dallo stesso titolo, l'autore ci racconta di un'amicizia speciale, occorsa tra due geni della letteratura mondiale: Ettore Schmitz-Svevo e James Joyce.
Un libro molto interessante se si vuole approfondire lo stile, il pensiero e soprattutto la vita di due scrittori che hanno così tanto influenzato il panorama mondiale della letteratura.
Non mancherò di dirti il mio pensiero "nudo e crudo": in alcuni momenti avrei voluto abbandonare la lettura. Ricordi "i diritti del lettore" di Pennac?
Ma non lo faccio, perché mi sembra sempre di essere ingiusta. E così continuo a leggere. I miei sforzi sono spesso ripagati. E quando arrivo all'ultima pagina mi sento come il conquistatore di un mondo nuovo!
Cosa non mi è piaciuto:
-Nell'intento dell'autore c'era la volontà di trasferire la passione di Joyce e Svevo per i numeri e le coincidenze. Ma a me è sembrato un guazzabuglio di idee bislacche.
Se uno vuole, trova coincidenze numeriche in qualsiasi cosa.
Francamente mi sembra un inganno.
-Purtroppo ci viene mostrato un aspetto privato dei due scrittori, che avrei preferito non conoscere.
Ti anticipo uno dei tredici capitoli: la gelosia.
Forse è colpa del periodo storico che vivo. Ma pensare a uomini così paranoici e gelosi delle proprie donne, mi fa venir voglia di scappare via lontano.
Oggettivamente è il male dei nostri tempi: conoscere ogni opinione e pensiero di un artista, ne rovina a volte l'arte. Non posso più nascondere la mia antipatia nei confronti di Picasso, per esempio. O di Gary Glitter. (In questo caso la parola "antipatia" è un eufemismo).
Mi viene da domandarmi: avremmo accettato il genio e l'opera di Michelangelo Merisi, conoscendone i vizi e gli atteggiamenti violenti? Non dimentichiamo che andava in giro armato. Possiamo giustificarlo dicendo che all'epoca usava così, ma non ne sono convinta. Dubbi che non saranno mai dissipati.
-Nell'intento dell'autore c'era la volontà di trasferire la passione di Joyce e Svevo per i numeri e le coincidenze. Ma a me è sembrato un guazzabuglio di idee bislacche.
Se uno vuole, trova coincidenze numeriche in qualsiasi cosa.
Francamente mi sembra un inganno.
-Purtroppo ci viene mostrato un aspetto privato dei due scrittori, che avrei preferito non conoscere.
Ti anticipo uno dei tredici capitoli: la gelosia.
Forse è colpa del periodo storico che vivo. Ma pensare a uomini così paranoici e gelosi delle proprie donne, mi fa venir voglia di scappare via lontano.
Oggettivamente è il male dei nostri tempi: conoscere ogni opinione e pensiero di un artista, ne rovina a volte l'arte. Non posso più nascondere la mia antipatia nei confronti di Picasso, per esempio. O di Gary Glitter. (In questo caso la parola "antipatia" è un eufemismo).
Mi viene da domandarmi: avremmo accettato il genio e l'opera di Michelangelo Merisi, conoscendone i vizi e gli atteggiamenti violenti? Non dimentichiamo che andava in giro armato. Possiamo giustificarlo dicendo che all'epoca usava così, ma non ne sono convinta. Dubbi che non saranno mai dissipati.
Cosa mi è piaciuto:
-Incontrare le opere di Svevo in quelle di Joyce. Scandagliare i personaggi dell'Ulisse e della Coscienza come mai mi era capitato di fare prima.
-Osservare Trieste sotto una luce diversa; camminare per le sue strade, ascoltare le sue voci.
-Sentire risvegliato il desiderio di leggere Joyce e riscoprire Svevo e Proust.
-Sentire risvegliato il desiderio di leggere Joyce e riscoprire Svevo e Proust.
Già Proust. Gli scrittori francese, italiano e irlandese si incontrarono probabilmente una volta soltanto, durante una cena organizzata a Parigi da Joyce stesso, in onore del suo vecchio amico Svevo.
La conversazione, paradossalmente, all'atto pratico fu insignificante. Ma proprio per questo immortale.
Proust chiese a Joyce in due riprese, se conoscesse la principessa tali dei tali o la principessa X. In ambo le situazioni ebbe in risposta un laconico, anzi due: "No". Trovo che questo racconto sia significativo e per quanto privo di riscontri reali (-non eravamo certo lì ad ascoltarli!-) ci restituisce una ritratto chirurgico dei due scrittori,
La conversazione, paradossalmente, all'atto pratico fu insignificante. Ma proprio per questo immortale.
Proust chiese a Joyce in due riprese, se conoscesse la principessa tali dei tali o la principessa X. In ambo le situazioni ebbe in risposta un laconico, anzi due: "No". Trovo che questo racconto sia significativo e per quanto privo di riscontri reali (-non eravamo certo lì ad ascoltarli!-) ci restituisce una ritratto chirurgico dei due scrittori,
Entrambi, così come anche Svevo, portavano nella loro arte non realismo, ma realtà. Non finzione, ma oggettivazione.
Tanto diversi, eppure tanto simili.
Ho amato l'idea dei due amici non dichiarati, che passeggiano insieme per le strade di Trieste: uno alto e canuto, l'altro dinoccolato e giovane.
Entrambi alla continua ricerca di una narrazione, di una letteratura fine a sé stessa, senza scopi, senza mecenati; padrona soltanto di sé.
Non avrei mai pensato che Trieste e Dublino potessero intrecciarsi in questo modo.
Non avrei mai creduto che una vita potesse fluire e confluire nella vita di un'altra persona.
Una lettura interessante. In alcuni passaggi un po' lenta, probabilmente per colpa dei miei neuroni ancora più lenti. Ma che mi ha sorretto in queste notti piene di immagini e priva di sogni.
A volte penso di dover imparare a dormire.
Ho amato l'idea dei due amici non dichiarati, che passeggiano insieme per le strade di Trieste: uno alto e canuto, l'altro dinoccolato e giovane.
Entrambi alla continua ricerca di una narrazione, di una letteratura fine a sé stessa, senza scopi, senza mecenati; padrona soltanto di sé.
Non avrei mai pensato che Trieste e Dublino potessero intrecciarsi in questo modo.
Non avrei mai creduto che una vita potesse fluire e confluire nella vita di un'altra persona.
Una lettura interessante. In alcuni passaggi un po' lenta, probabilmente per colpa dei miei neuroni ancora più lenti. Ma che mi ha sorretto in queste notti piene di immagini e priva di sogni.
A volte penso di dover imparare a dormire.
Questo libro mi ha anche restituito la voglia di scrivere. Non per un pubblico. Ma per me stessa. Perché mi piace scrivere. E a questo punto, potrei scoprire una verità su me stessa sempre celata: mi piace scrivere, perché mi piace la mia interiorità. Il mio essere buio non mi spaventa più. Ho imparato ad accettarlo? L'allontanamento da PA mi rende mio malgrado, più serena?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Ai posteri l'ardua sentenza.
p.s. Ho dimenticato di scrivere un'altra, tra le cose che mi sono piaciute: la copertina, con la scelta di inserire l'immagine dei due scrittori come in uno specchio, l'uno riflesso nell'altro (-e la mia mente vola a Borges-), quando potevano avere all'incirca la stessa età.
Mentre nella realtà sappiamo che Svevo era molto più grande di Joyce, di circa vent'anni.