lunedì 22 gennaio 2024

Elogio dell'Ombra - Jorge Luis Borges

 Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siam andati.

Caro Blog,
che meraviglioso scrittore è stato Borges.
Lo abbiamo incontrato in passato e non a torto, lo abbiamo inserito tra i nostri scrittori del cuore. Cioè quei scrittori che ogni volta ci lasciano in dono un verso, un'immagine che ci lasciano più sereni, più sconvolti, più innamorati della vita, della lettura, del mondo.

Come ci racconta Borges stesso, questo è il suo quinto libro di versi. Ai temi che ci riconducono al suo stile, lo specchio, il labirinto, la spada, ne aggiunge altri due: la vecchiaia e l'etica.
La vecchiaia è vista come una lenta penombra, uno scorrere lento lungo un pendio e non fa male, non provoca dolore, ma quasi pace interiore.
È una poesia bellissima e da essa prende il nome tutta la raccolta: l'ombra è la morte stessa, l'elogio è proprio il termine scelto perché di essa si parla con serenità, considerandone i pregi.

Ho, inoltre, apprezzato l'abbozzo di autobiografia per mano del poeta stesso. Di quelle pagine mi è piaciuto sentire l'autoironia nel raccontare gli inizi della sua avventura di scrittore. E mi ha affascinato non poco il suo percorso professionale. La sua abilità nell'imparare le lingue. Il suo rapporto con i genitori. Mi sono ritrovata a constatare che anche nella vita di un grande scrittore come Borges, è stata di fondamentale importanza la presenza di un solido gruppo di amici. E a dispiacermi che anche lui non avesse in grande stima la povera Jane Austen, ma devo accettare che a volte è una questione di gusti. La felicità non è più vista come una chimera, ma è una cosa che può capitare e non serve cercarla. La perdita della vista non lo indebolì ma anzi lo aiutò a comprendere cosa fosse importante nella sua vita. A capire che ciò che cercava era la pace, la gioia di pensare e la gioia dell'amicizia e, anche se può sembrare troppo ambizioso, la sensazione di amare e di essere amato.

I libri raccontano storie, ho imparato da Nabokov, ma anche vite.
Di essi mi piace proprio che riescano a smuovere il mio animo sopito e lo inducano a cercare frammenti di vita, sommersi sotto montagne di parole, sparsi tra le loro pagine.
Di Borges amo la capacità di far convivere versi e prosa, in perfetta armonia.
Di scrivere a proposito delle cose comuni e di farlo con tale naturalezza che non si può invidiare, ma solo apprezzare.
In questo mondo la bellezza è comune, scrive e lui la illumina, aggiungo.

Di questo libro ho amato anche il Prologo. E credo sia la prima volta che accade.
Non parla che in modo sincero Borges, senza mai essere altezzoso. Senza offendere altri.
Di questi tempi, leggere Borges mi sembra una silenziosa oasi di pace.

Senz'essermelo proposto in un primo momento, ho consacrato la mia ormai lunga vita alle lettere, alla cattedra, all'ozio, alle tranquille avventure del dialogo, alla filologia, che ignoro, alla misteriosa consuetudine di Buenos Aires e alle incertezze che non senza qualche superbia sono chiamate metafisica.
[...]
La verità è che nessuno può ferirci, se non quelli che amiamo.
Ora, a settant'anni di mia età (la frase è di Whitman), do alle stampe questo quinto libro di versi.

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