lunedì 4 marzo 2024

Come leggere un libro - Virginia Woolf

 Infatti, è proprio perché odiamo e amiamo
che il nostro rapporto con i poeti e i romanzieri è così intimo
da non ammettere la presenza di nessun altro.

Caro Blog,
desideravo da tempo leggere questo saggio di una delle mie scrittrici preferite, Virginia Woolf.
Speravo di incontrarlo in libreria ma così non è stato. Pertanto, anche se un po' riluttante, l'ho acquistato online, terrorizzata dalla scritta apparsa nella lista dei desideri: "ne restano solo 2 copie".
Mi aspettavo un saggio in senso tradizionale.
In realtà è un libricino di 78 pagine che raccoglie tre diverse riflessioni elaborate da Virginia Woolf in altrettante occasioni:
- Come si dovrebbe leggere un libro?: inizialmente pensato come  conferenza per una scuola femminile, venne pubblicato sulla Yale Review nell'ottobre del 1926;
- Che effetto fa un contemporaneo: apparve nel Times Literary Supplement del 3 aprile 1923;
- Sul non sapere il greco: saggio scritto per la raccolta The Common Reader: First Series.

Avrei voluto trascorrere più tempo con Virginia Woolf. Invece mi sono dovuta accontentare di un solo pomeriggio. Ma, per quanto breve, è stato un bellissimo momento insieme.
Con il suo modo fresco e pulito affronta il tortuoso dilemma che ogni lettore incontra quando legge e si approccia ad un nuovo testo.
Se sullo scrivere tanto è stato scritto (!) e tanti corsi sono proposti ogni giorno, sull'attività del leggere le cose si complicano un po'.
I critici, gli esperti del settore conosceranno segreti e modi di operare giusti e intelligibili.
Ma per i lettori comuni come me, la strada è lunga, impervia e sconosciuta.
Eppure il lettore comune è portatore sano di entusiasmo e spensieratezza; non ha l'obbligo di giudicare uno scritto; lui ha solo la libertà di fidarsi di uno scrittore e dedicare tempo alla sua opera; è privo di pregiudizi stilistici; legge perché sì. Questo incorona il lettore comune dei massimi onori poetici!

Ma se l'incoronazione per diritto di nascita ("nato lettore") non è sufficiente e volessimo evolverci e rendere la nostra origine più nobile e competente, quale percorso dovremmo seguire?
Virginia Woolf è lapidaria: l'unico consiglio valido per tutti è quello di non accettare consigli.
Ognuno di noi ha una propria sensibilità alla lettura, un personale bagaglio culturale ed esperienziale che lo rende unico. E unico deve, o dovrebbe essere, l'approccio al mondo dei libri.
Quelli che Virginia ci elargisce, una volta assicurata l'indipendenza di chi ascolta, sono più che altro suggerimenti. Quattro chiacchiere disinvolte tra amici.

Il mondo dei libri è un universo di cui non si distinguono facilmente i confini (sono ancora sotto l'influenza di Zellini). E districarsi tra un saggio o un romanzo, una bibliografia o una raccolta di poesie non è un compito semplice.
Entrando in una libreria sembra che ogni libro voglia essere letto.
"Prendi me", senti chiamare dallo scaffale del Fantasy; "scegli me" ti sussurra una ragazza che si fa ombra con un ombrellino nella copertina di un romanzo.
Per non perderci tra i richiami di queste sirene e per non sprecare il nostro tempo dovremmo più che altro tentare di educare il nostro gusto.
Ciò non significa diventare esperti o critici. Significa semplicemente educare la nostra esperienza.
Esattamente come dei neonati che all'inizio piangono per ottenere attenzioni e poi crescendo imparano a parlare e a indicare.
Anche noi dobbiamo cercare di comprendere i nostri bisogni, il nostro sentire senza piangere disperati, e senza incolpare lo scrittore di turno che non ha compreso dalle nostre lacrime cosa volessimo.

Aprire un libro significa entrare in un mondo sconosciuto. E l'operazione sembra semplice, ma non lo è.
Immaginare, adattarsi non sono azioni da dare per scontate.
Personalmente preferisco i classici, forse perché non mi piace come gli scrittori moderni descrivono il mondo che mi circonda; forse perché il linguaggio moderno non mi piace. Lo trovo violento, sciatto.
Il classico è un momento cristallizzato, nel quale mi piace addentrarmi.
Ma devo essere riconoscente verso tanti lettori del passato, più bravi di me a cogliere la bellezza di scritti per loro contemporanei.

Per comprendere fino in fondo l'operato di uno scrittore dovremmo provare noi stessi a scrivere qualcosa.
La difficoltà di esprimere in parole ciò che abbiamo vissuto, visto, provato è reale.
E non per niente di facile soluzione.
Quando leggiamo un libro dovremmo partire da questo presupposto: stiamo entrando in un mondo costruito da qualcuno che cerca di mostrarcelo con parole che possiamo capire anche noi.
Una volta letto, dovremmo poi lasciare depositare quanto "vissuto". Così da permettere che si ripropongano a noi tutti i dettagli, i personaggi e i luoghi visitati nel complesso della storia. E non nella frammentarietà della lettura.

Nutriamo il nostro gusto con abbondanza e varietà.
Creiamo esperienza di lettura.
Col tempo scopriremo non soltanto che il nostro gusto cambia ma, la cosa che amo più di tutte, inizieremo a scoprire che nel mondo dei libri ci sono alcune città che ci piacciono di più, altre che si assomigliano.
Inizieremo a creare un codice tra i personaggi, una scintilla, una caratteristica da inseguire e rintracciare in altre opere, una vera e propria mappa intergalattica!

Quello che però non dovremmo mai dimenticare è il semplice amore per la lettura.
Va bene fare ordine, raffinare il gusto, creare confronti.
Ma mai perdere quel dono che è proprio dei lettori comuni: leggere senza un perché.

Scrive Virginia Woolf a conclusione del suo primo discorso:

A volte ho sognato che all'alba del Giorno del Giudizio, quando i grandi conquistatori e avvocati e statisti saliranno in cielo per ricevere i loro premi - le corone, gli allori, i nomi incisi in maniera indelebile su marmi imperituri - l'Onnipotente rivolgendosi a San Pietro, dirà, non senza una certa invidia nel vederci arrivare con i nostri libri sotto braccio: "Senti, questi non hanno bisogno di premi. Non abbiamo nulla da dargli: hanno amato la lettura".

Non mi reputo una persona colta e nemmeno intelligente, però mi piace pensarmi come una persona che perfino l'Onnipotente potrebbe guardare con una certa invidia perché ha amato la lettura.
E in questo credo di incontrare anche la tua approvazione caro Blog.

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