venerdì 3 novembre 2023

L'arte del Romanzo - Milan Kundera

 Che la vita sia una trappola è una cosa che abbiamo sempre saputo:
siamo nati senza averlo chiesto, rinchiusi in un corpo che non abbiamo scelto
e destinati a morire.
(Milan Kundera)

Nel giorno dedicato alla Commemorazione dei Defunti, volevo ricordare un amico che ci ha lasciato alcuni mesi fa.
Sono un po' in ritardo, ti scrivo oggi per mostrarti un suo libro letto nelle scorse settimane: L'arte del Romanzo - Milan Kundera, 1988.
Come nella migliore delle tradizioni kunderane (scusami, mi piace inventare parole che non esistono!) anche questo libro, benché un saggio e non un romanzo, è diviso in sette "capitoli", che chiameremo "testi"; che sono tra di loro indipendenti e quindi potremmo leggere in modo autonomo e separato; ma che leggendo nella sequenza scelta dal loro autore, ci regaleranno la viva sensazione di averlo di fronte a noi, a parlare della sua materia, del suo mondo: il romanzo europeo, arte nata come eco della risata di Dio≫.

Un saggio che in parte realizza un mio sogno: poter ascoltare la voce dei miei autori preferiti che raccontano e mi spiegano mondi nascosti tra le loro pagine scritte.
Con amore e dedizione, Kundera mostra cosa accade quando autori diversi come Kafka, Cervantes, Broch, Tolstoy, Gombrowicz, Flaubert e ancora Diderot, Musil, Dostoevskij, Rabelais, Sterne ed un certo Kundera prendono una penna in mano.
Il romanzo europeo è una cosa viva. E come tale ha infinite e strepitose verità da mostrare, e tantissime altre da celare.
Ho sorriso quando ha raccontato che non amava rilasciare dettagli sulla sua vita, come aveva scelto di fare anche Italo Calvino.
E mi sono chiesta quanto gli avrebbe dato fastidio avere a che fare con me, che invece mi sarei voluto dissetare alla sorgente di una simile esistenza. Mi sarebbe piaciuto spiarne le espressioni del viso mentre componeva, mentre scriveva, mentre magari davanti a lui si disegnava il profilo di un suo personaggio.
Ma sono solo sciocchezze, fantasticherie da lettrice dilettante.
All'interno del libro sono proposte due interviste condotte da Christian Salmon: Dialogo sull'arte del romanzo e Dialogo sull'arte della composizione.
Pensa se fossi stata io l'intervistatrice: "Mi dica carissimo Kundera, le è mai capitato di uscire di casa con dei calzini spaiati?".
Infine, segnalo la parte che ho apprezzato maggiormente, il testo Sessantaquattro parole.
Kundera sceglie 64 parole chiave per esprimere sé stesso, cioè la sua opera, cioè l'etica, la poetica, l'estetica della sua opera.
Che meraviglia! È stato proprio come poter parlare con lui.
Mi ha fatto sentire ancora più vicino il suo genio creativo.

Scrivere un romanzo è una cosa seria.
Ne sono sempre più convinta. È un'Arte gentile, che non lega con chiunque.
Io devo accontentarmi di essere tra i lettori. Se penso a tutti gli strafalcioni presenti su questo blog mi viene la pelle d'oca! Ma non ho la bontà, la forza e nemmeno la voglia di correggerli. Ti chiedo scusa; tu cerca di non badare alla forma. 
Stimo e ammiro tutti quelli che invece, conoscono e danno lustro alla parola scritta.

Con costanza e fedeltà,
il romanzo accompagna l'uomo dall'inizio dei Tempi moderni.


Una compagnia forte e delicata al contempo. Un'ombra silenziosa che sa illuminare i tempi che attraversa. E a volte diventarne specchio.
Una volta le Arti influenzavano, davano un'impronta ai secoli che attraversavano. O ne erano il loro calco!
Oggi sembriamo privi di estro, di immaginazione. Non riusciamo a inventare, a sognare un nuovo genere. E la sensazione è che tutto sia stato già scritto.
Forse è anche questo un segno caratteristico, distintivo a modo suo, del secolo XXI°.
Ed io non lo comprendo, perché sono cieca e ignorante.

Nel Mondo le cose continuano ad andare male. Il mio mondicino continua ad essere buio e triste, ma sapere che la mia amica Fatina sta bene e non ha avuto danni a causa della tempesta che si è abbattuta la scorsa notte sulla Toscana, mi ha confortato molto.

Caro Blog,
questo periodo Ottobre-Novembre, (ma non è il solo!)
risulta sempre un incubo per chi si trova sotto la pioggia. L'acqua portatrice di vita, si trasforma in un'ondata di fango e morte.
Ma ai politici non interessa. Se un'azione non produce benefici nel breve termine, non si danno la pena di fare qualcosa. 
E il Bel Paese sprofonda, annaspa, frana, annega sempre di più.

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