La mamma ha una mano su un fianco, e con l'altra tiene il tubo dell'acqua,
alzandola e abbassandola in modo da far piovere ventagli d'acqua nel giardino.
oggi sono qui per dissipare i dubbi che Bob (chatGPT) aveva insinuato su questo libro di Peter Cameron.
L'ho comprato quando ero a Cattolica e l'ho letto in un sorso-di-caffè.
Non è un romanzo che parla di persone affette da matofobia*, ma una raccolta di brevi racconti in cui, in modo sorprendente e sublime, Cameron parla di diverse situazioni, di diversi casi della vita comune.
La citazione che ho riportato, mi piaceva perché è un'immagine. Oggettivamente non si ha nessuna difficoltà a immaginarsi la mamma del nostro anonimo protagonista che annaffia il suo giardino.
Una scena comune, vista chissà quante volte nella vita, eccola lì descritta perfettamente come se qualcuno stesse decodificando un nostro pensiero.
Credo sia uno dei tratti più iconici di Cameron, una delle sue caratteristiche più belle, che lo rendono uno scrittore unico e intimo.
Abbiamo avuto modo di incontrarlo tempo fa con Un giorno questo dolore ti sarà utile. Lo promuovemmo all'epoca e ne riconfermiamo la positiva impressione anche oggi.
Non importa chi sia il protagonista, anche in questi racconti non ne sbaglia uno: Cameron descrive la vita, l'inquietudine, la nostalgia, con voce generosa e nuova.
Mi sono egualmente affezionata sia al ragazzo che ha deciso di non parlare più, ma scrive lettere ai carcerati, sia alla coppia di ragazzi che in visita dalla nonna amata, non le raccontano la loro unione omosessuale.
La matematica è presente in alcune pieghe di questo libro, è vero, ma non è la protagonista: c'è un ragazzo che ha perso il suo cagnolino, e allora si rifugia nelle formule dell'algebra per trovare il segreto della felicità. Perché il mondo che lo circonda non comprende il suo malessere. Sembra più semplice quando al dolore puoi dare un nome. Ma quando "sei giù" e non sai spiegare il motivo nemmeno a te stesso, il mondo va in agitazione. Il sistema in crisi. E allora?
Elabori a modo tuo...
Sto elaborando un nuovo problema: trova il valore di n tale che n più qualsiasi altra cosa nella vita ti faccia sentire felice.
A che cosa equivarrebbe n? Trova n.
Una lettura piacevole. Breve, ma profonda.
Come quando si attraversa il letto di un fiume. L'altra sponda ti sembra vicina e facile da raggiungere. Ma devi stare attento ad ogni passo che fai, mentre guadi il fiume.
*La matofobia è un neologismo, nato negli Stati Uniti, dovuto all'unione della parola matematica e fobia.
Serve a definire l'ansia che la materia genera tra numerosi bambini, soprattutto in età scolare.
Il matematico sudafricano Seymour Papert afferma che tale paura si sviluppa durante i primi anni scolastici, quando il bambino entra in contatto con formule e problemi, che non sempre riesce a risolvere.
Un'ansia che poi la società ha contribuito a rafforzare, alimentando tacitamente la convinzione che la matematica sia per le persone intelligenti, sia per chi è portato, sia per pochi eletti.
Naturalmente: NIENTE DI PIù SBAGLIATO!
Ultimamente ho preso a chiedermi: ma 'sta società ha seminato qualche buon seme?
Indagheremo.
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