domenica 29 agosto 2021

Un giorno questo dolore ti sarà utile - Peter Cameron

 Non sono uno psicopatico (anche se non credo che gli psicopatici si definiscano tali),
è solo che non mi diverto a stare con gli altri. [...]
Secondo me bisognerebbe parlare solo
se si ha da dire qualcosa di interessante o necessario.

Il fine settimana è la parte più difficile da vivere.
Tutti sono stanchi e hanno bisogno di riposo dopo gli impegni settimanali.
Tranne me. Stanca lo sono sempre, e i giorni mi sembrano tutti uguali.
Nel pomeriggio mi ha fatto compagnia questo bel romanzo di Peter Cameron. Scritto molto bene. Una lettura leggera, veloce. Un po' sarcastica e canzonatoria.
Ma tutto era volto a nascondere quello che c'era in profondità: una famiglia spaccata, le cui divisioni hanno avuto ripercussioni sul carattere asociale e sensibile di James.
Quando il mondo va in frantumi è bello accorgersi che c'è qualcosa che ci resta accanto, solido e resistente. In questo caso quel qualcosa è un qualcuno: la Nonna. E siccome è noto quanto sia sensibile all'argomento, mi limiterò a dire che le Nonne sono le creature migliori del mondo. Che tornano a farci compagnia sotto forma di farfalle. Per me è così. 

C'era mia nonna che mi ascoltava, che sembrava accettarmi come mi accettava solo lei, e fuori, tutt'intorno a noi, un sereno sabato estivo e un mondo non ancora completamente sopraffatto dalla stupidità, dall'intolleranza e dall'odio.

Nel mio mondo l'espressione un giorno tutto questo dolore ti sarà utile è ricorrente.
L'ho sentita. E forse l'ho letta tra le parole motivazionali. 
Non pensavo fosse un romanzo. Per me è stata una piacevole sorpresa.
Da oggi sono meno ignorante. 

James ha delle caratteristiche che sento mie.
Innanzitutto con le altre persone non è a suo agio. Fatta eccezione per pochi, anche lui preferisce rimanere solo ad un tavolo del ristornate, o non avere accanto nessuno sui mezzi pubblici. Non gli piace chiacchierare a vanvera.
E in modo semplicemente unico, riesce a esprimere una cosa che ho sempre pensato anch'io ma non sono mai stata capace di esprimere a parole. 
Ecco perché ultimamente sono tronata a scrivere. In qualche modo mi sembra di lasciare puliti i miei pensieri, di non violarli, modificarli come accade invece, quando provo a spiegarmi a voce.
E poi quando si è soli si è veramente se stessi.
Sono pochissime le persone con le quali la nostra postura non cambia, le espressioni del nostro viso sono spontanee. Ne sono convinta.

per me l'atto di pensare e quello di esprimere i pensieri non sono simultanei,
e neppure necessariamente consecutivi.

la lingua in cui penso e quella in cui parlo sembrano spesso talmente lontane che mi pare impossibile colmare il vuoto sul momento, o anche retroattivamente.

Se mi guardo intorno, o peggio indietro al passato, ho la netta sensazione di essere diversa dagli altri. Di avere una qualche particolare variante genetica che mi divide letteralmente dagli altri, sia nell'anatomia sia nella psiche.
Spesso avverto il desiderio di morire, di non esistere, anche per questo motivo: è doloroso sentirsi così.
Voler arrivare alla fine del viaggio perché tanto si è sempre tristi e soli.
Fa pena già così...

James invece ha reagito.
Ed è una parte molto bella del romanzo. Lui ha iniziato a provarci.
Credo sia uno splendido messaggio.

Buon viaggio Bloggy,
oggi sono un po' serena e un po' nostalgica.
Penso a Persona ma non con affanno, solo con amore.

A domani,
tua



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