giovedì 12 agosto 2021

Tenera è la notte - Francis Scott Fitzgerald

 Sull'incantevole litorale della Costa Azzurra,
a circa metà strada tra Marsiglia e il confine italiano,
sorge un grande albergo fiero, del colore delle rose.


E la mia lettura si sarebbe potuta concludere qui, se non fosse per questa mia brutta abitudine, nonché necessità, di finire sempre ciò a cui ho dato un inizio. Non importa quanto tempo occorra, ma devo sempre scrivere la parola "fine".
E così sono andata avanti, molto lentamente; piccoli passi ma costanti. Questa foto l'ho scattata al mare. 

Esattamente come l'estate scorsa, anche questa volta mi ha accompagnato sotto l'ombrellone una storia di dolore e malattie mentali.
Devo confessare che ero molto scettica. A me Fitzgerald, e forse in generale la scrittura americana, non piace. Ma questo romanzo che all'inizio era lentissimo e vacuo, si è riempito di bellezza e di inaspettati colpi di scena da rapire la mia attenzione.
E così, quella che era iniziata come una lettura svogliata di dieci pagine al giorno, tra un tuffo e l'altro, tra un messaggino e uno spalmarsi crema solare, si è trasformata in una corsa alla scoperta del finale. Le ultime ottanta pagine le ho lette a casa, non potevo proprio aspettare lunedì, o martedì. Non ho aspettato di tornare in spiaggia. Ed eccomi qua. Voltata l'ultima pagina, a scrivere fine.
I flash back sono stati la scelta vincente per farmi apprezzare il romanzo, e gettare luce su una trama che all'inizio mi è sembrata semplicemente insulsa.
Come sempre non ho amato nessuno dei personaggi di Fitzgerald.
Ma ho apprezzato la conclusione amara e realistica. Per nulla stucchevole ma brutalmente conforme alla realtà di ogni storia d'amore.
Sono passata al lato oscuro del disincanto.

Si scrive di cicatrici guarite, un parallelo comodo della patologia della pelle, ma non esiste una cosa simile nella vita di un individuo.
Vi sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma sempre ferite.

Quello che ho apprezzato di questo racconto è la scrittura. La differenza tra un classico e un libro odierno è questa: indipendentemente dal fatto che sia piaciuta o meno la trama, un classico non ti delude mai. Non ti lascia l'amaro in bocca. Non ti fa dire: "Potevo spendere meglio i miei soldi."
Fitzgerald racconta senza perdersi in lunghissime descrizioni. Eppure hai perfettamente chiaro il posto in cui ti trovi e il momento.
I protagonisti sono così bene caratterizzati psicologicamente che ti sembra di conoscerli, di averli già incontrati.
Un modo di scrivere indiscutibilmente magistrale.
Mi fanno molta tenerezza Dick e Nicole. In modo diverso.
Erano due frammenti che hanno tentato di combaciare. Ma l'amore a quanto pare, non sempre basta.

Il suo amore aveva raggiunto un punto tale
da farla infine sentire infelice, disperata.

Ma è questo amore? Forse esistono tanti diversi tipi di amore e io non li riconosco? Ho una visione così limitata del mondo che credo esista solo l'Amore, senza necessità di aggiungere una descrizione accanto?

«Sai, sei un pochino complicata dopo tutto».
«Oh, no», lo rassicurò lei in fretta.
«No, per niente, sono solo… tante diverse persone semplici».

Cara Nicole,
spero tu sia felice, soddisfatta, serena. Eppure non credo che gettarsi tra le braccia di qualcuno sia la felicità.
Io credo che ci si debba costruire da soli.
Si debba capire cosa ci piace e cosa no.
Che ci si debba bastare a se stessi.
E nel momento in cui si incontra la persona giusta, avvertire quel desiderio irrazionale di condividere tutto quel che si è, che si ha con essa.
Come se solo in quel preciso istante ci si rendesse conto che manca qualcosa a se stessi. E che quella persona, quell'unica persona, La Persona, sia capace di colmarci. Lei a noi, noi a lei.

Caro Dick,
l'amore non può essere vivere con il timore di ferire l'altro o nel tentativo di organizzargli l'universo.
L'amore è una costruzione infinita che si fa insieme, colmandosi.

L'Amore è proprio per pochi.

Tenera è la notte, è un titolo bellissimo.
Tratto da una poesia di John Keats, "Ode a un usignolo" (1819):

E già con te! Tenera è la notte [...]
Però qui non c'è altra luce
che quella che giunge dal cielo soffiata dalla brezza
attraverso verdi ombre e sentieri umidi e tortuosi!


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