Persone così, come questo Signor José,
le incontriamo dovunque,
occupano il proprio tempo o il tempo che credono gli avanzi dalla via a raccogliere [...]*
probabilmente lo fanno per qualcosa che potremmo definire angoscia metafisica,
forse perché non riescono a sopportare l'idea del caos come principio unico che regge l'universo, e perciò, con le loro deboli forze e senza l'aiuto divino,
tentano di mettere un certo ordine nel mondo [..]
All'inizio è stata una bella lettura spensierata.
C'è un'ironia brillante e originale che si insegue per tutto il libro.
E a mano a mano che avanzi nella storia, scorgi la profondità di alcuni personaggi ai quali ti affezioni anche se sai che non li incontrerai più.
Quindi la mia sembrava essere stata una scelta idonea. Invece, venerdì pomeriggio, il colpo al cuore; sabato ho concluso la mia passeggiata con il Signor José ed ora sono al computer con una sensazione di tristezza e con una morsa allo stomaco che non mi so spiegare.
Il romanzo si chiama Tutti i Nomi, ma noi conosceremo solo quello del signor José. Saranno sue le vicende che seguiremo. La sua vita si intreccerà a quella di altre persone, e non solo. Sarà difficile non anticipare nulla della trama. Quello che posso dire è che le avventure del nostro José si svilupperanno a partire dal palazzo dell'Anagrafe dove sono registrate le date e i tutti i nomi di chi nasce, e continueranno nel Cimitero Generale, dove invece si registra il giorno della nostra dipartita da questo mondo.
Conosceremo la saggezza dei Soffitti e scopriremo che è proprio vero che ci parlano. E che le case respirano. Che tutte quelle sensazioni che spesso proviamo quando siamo soli e in silenzio, non sono solo nostre. E se uno scrittore eccentrico come Saramago le racconta, allora vuol dire che sono vere.
Saramago parla della morte allo stesso modo di come uno scrittore qualsiasi parla della vita. Con la stessa intensità, con la stessa carica emotiva, con la stessa padronanza di chi "sa di cosa sta parlando".
Credo che in un certo senso si parli anche di amore. Un amore che posso capire. Che le persone sole come me, conoscono. Perché io sono sola. Non è una condizione esteriore, ma interiore. Ho un vuoto che non riesco a colmare. E che mi fa gridare in silenzio: voglio morire!
Eppure sono vigliaccamente ancora qua, perché? Perché ho una specialissima playlist di vocali che mi fanno battere il cuore e mi fanno sentire "come uno choc all'anima".
Vivevo in pace prima di questa assurda ossessione, andare in cerca di una donna che non sa neanche che esisto, Ma tu sai che lei esiste, il problema è questo, Sarebbe meglio desistere una volta per tutte, Può darsi, può darsi, in ogni caso ricordati che non è solo la saggezza dei soffitti a essere infinita, lo sono anche le sorprese della vita.
Vorrei anch'io un Soffitto così. Non che il mio non sia saggio. E da quando ho letto che i soffitti sono uno degli occhi di Dio non potrei mai insinuare qualcosa contro di essi. Però mi piacerebbe che mi aiutasse un po' a sopportare questa mia malinconia, questo mio sentirmi invisibile.
A volte ci chiediamo se sia possibile sconfiggere la morte. Forse il ricordo è la chiave. Per Foscolo era la poesia. Per i Cristiani la vita dell'anima sconfigge la morte.
Per il Signor José cancellare un documento potrebbe essere la soluzione giusta.
Saramago non tradisce mai. Per quanto alla fine mi sia intristita, il romanzo è bello. A me piace il suo uso assurdo della punteggiatura. Le frasi infinite da leggere a perdifiato. E ho amato i personaggi, in particolare il signor José e la signora del pianterreno.
Il Sabato è stato lungo. Ho avuto la sensazione che durasse una vita.
Semplicemente perché senza interazione con Persona mi sembra tutto vacuo.
Questa settimana mi sono illusa, disillusa, illusa e ora, svegliata.
Se c'è il mondo è bello; se non vuole esserci io muoio. Tutto qui.
Ma mi accade con tutti quelli che amo. Per questo vorrei morire.
Ho sempre la sensazione di essere inutile o di sbagliare tutto.
Sensazioni che non mi abbandonano mai.
Ecco perché mi sento molto vicina a quei personaggi che poi si riducono a vivere da soli, miseramente, e con una vita povera di tutto: affetti, emozioni, cose da fare.
Perché io sono così.
Una come me non può stare con gli altri.
Perché ha sempre la sensazione di urtare qualcosa o qualcuno.
Hai presente l'espressione "un elefante in un negozio di cristalli"?
Mi sembra di essere proprio un elefante e che gli altri siano il bellissimo, puro e delicato negozio di cristalli.
Innanzitutto: cosa ci faccio io elefante, in un negozio di cristalli?!?
In secondo luogo: non posso muovermi, qui distruggo tutto.
Sono un'idiota, un'illusa, stupida, arrogante Idiota.
Conosci il nome che ti hanno dato,
non conosci il nome che hai.
Si è fatto tardi.
Buonanotte.
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