Non c'era niente di reale nella camera azzurra.
Lo scrittore belga di lingua francese lo abbiamo già incontrato. E abbiamo avuto modo di apprezzare il suo stile narrativo semplice e coinvolgente. Ma pur essendo il padre del commissario Maigret, pur essendo definito uno degli autori più prolifici di tutto il XX secolo, non essendo un'amante dei gialli non avrei mai pensato di ritrovarmi a leggere una sua opera, per la seconda volta.
Con questo acquisto, la mia tripletta di letture si può considerare un successo: infatti La camera azzurra è un libro che si fa apprezzare e che devi leggere. Fa parte di quei romanzi che egli definì "duri" e a ben guardare, questo Simenon meritava maggiore considerazione da parte nostra.
La sua vita è stata segnata sicuramente dalla sua famiglia, o "clan" come ironicamente definiva la famiglia dei suoi genitori. Segnata non con declinazione negativa, ma nel senso che lo ha reso un essere fuori dal comune. Doveva essere un irrequieto. Uno con l'incessante bisogno di muoversi. Non riusciva a stare fermo in un luogo, in un posto e nemmeno in una relazione. Aveva fama di fumatore e playboy incallito. Pare che perfino Fellini cercasse in lui, ispirazione per il suo Casanova.
Se paragonato al numero di amanti, quello di libri scritti diventa ridicolo.
Ma ciò non fa che aumentarne il fascino.
In realtà deve avere anche sofferto molto.
Un'anima continuamente in viaggio deve essere un'anima pungolata, sofferente.
E leggere della figlia morta suicida mi ha intristito all'istante.
Simenon non doveva essere simpatico ai suoi contemporanei, critici e colleghi.
E ciò lo rende, invece, giusto ai miei occhi.
Per scrivere circa cinque volumi all'anno doveva avere una disciplina e un controllo di sé stesso notevoli.
Spiegava la sua scrittura come una sorta di rituale in quattro fasi.
E a questo rituale vi accedeva solo dopo un primo processo di incubazione, in cui si sentiva come in una sorta di trance. Non era un periodo piacevole. Semmai sofferto, nervoso.
E a questo seguiva il bisogno di liberarsi, di alleggerirsi di quanto aveva accumulato.
Descriveva lui stesso il suo rituale, individuando le 4 fasi in questo modo:
- ambientamento: a volte era come partire da un odore. Simenon non pensa alla trama. Passeggia, evita le persone, si sente scontroso. Ha a disposizione massimo 3 giorni per entrare nello "stato romanzo" e conoscere il suo personaggio principale. Chi è, cosa pensa, come vive?
- ricapitolazione: due giorni a disposizione per riordinare le informazioni raccolte, inclusi i nomi di coloro che incontrerà nella storia.
- redazione: ci siamo, un capitolo al giorno per raccontare in massimo 7-10 giorni la trama.
- revisione: ora ci si può divertire, ripulendo e sistemando stilisticamente il suo racconto. Quattro, cinque giorni e il libro in un mese è pronto.
Immagina le critiche, immagina l'invidia dei suoi contemporanei.
Infatti Simenon è uno dei pochi casi in cui alla quantità corrisponde qualità.
Egli seguiva in modo stakanovista ogni fase del suo libro. Ne curava anche l'edizione. E pur cercando di non pesare troppo sulle spese dei suoi lettori, non voleva che la sua opera fosse popolare o, per così dire, roba troppo commerciale.
La copertina scelta da Adelphi pubblica un quadro di René Magritte, La prova del sonno (1926-1927).
Direi che è una scelta accattivante. Il colore dominante è l'azzurro, che conquista sin dal primo momento in cui si prende tra le mani questo libro.
Forse i personaggi sono "invecchiati male" almeno un pochino, da quando il libro è stato pubblicato nel 1964 ad oggi.
Ma la trama ci rapisce già dalle prime pagine.
E il fatto che sia un romanzo breve conferma la mia teoria: che ci sono alcuni libri che andrebbero resi più snelli, ma quelli belli andrebbero prolungati.
Personalmente mi sono appassionata alla storia di Tony e senza voler anticipare nulla della trama, ho provato molta pena per sua moglie.
Uno spaccato della vita comune dei piccoli borghi che è indicibilmente attuale, anche se quel tipo di personaggio oggi risulta fin troppo stereotipato.
Mentre leggevo, immaginavo alcuni quartieri, anche nelle grandi città, in cui tutti conoscono gli affari altrui.
Ma alcune "pennellate" nel racconto hanno perso con gli anni la loro brillantezza.
Poco male! Resta comunque un classico avvincente.
Nessun commento:
Posta un commento
Questo è un posticino tranquillo, di pace.
Per favore usa toni gentili per esprimere le tue critiche, i tuoi commenti, i tuoi sentimenti.
Te ne sarò profondamente grata.
Per quanto piccolo, nessun atto di gentilezza è sprecato.
(Esopo)