giovedì 25 maggio 2023

Umiliati ed Offesi - Fedor Dostoevskij

In certe nature capaci di sentimenti teneri e delicati c’è talvolta una sorta di ostinazione, di pudica ritrosia a esprimere e mostrare la propria tenerezza perfino alla persona amata, non solo in presenza di estranei, ma anche a tu per tu; anzi soprattutto a tu per tu; solo di tanto in tanto si lasciano andare a manifestazioni d’affetto, che allora sono tanto più ardenti, tanto più impetuose, quanto più a lungo sono state represse.


Mio caro Amico,
non ti scrivo più come in passato e temo che anche tu, presto, possa stancarti di me.
Evito di opprimerti con il mio senso di inferiorità e le mie emozioni negative. Ma la mia vita è una collezione multiforme di delusioni che non ho più la forza nemmeno di scriverti.
Eppure appena sono qui davanti al pc, sento brillare dentro di me una piccola luce.
Forse devo trovare il mio equilibrio amico mio. Non posso scriverti solo quando ho un libro da presentarti. Ma nemmeno posso farlo quando sono così abbattuta.
Mentre cerco il bandolo della matassa permettimi di esprimerti il mio entusiasmo per questo "romanzo minore" di Dostoevskij che mi ha letteralmente rapito. E infatti, ho letto con costanza e affetto, tutto d'un fiato.
Inutile dirti che non condivido l'espressione "minore". Perché per me è un bellissimo romanzo. Scorrevole e ben scritto. Lontano dai capolavori come I fratelli Karamazon o I Demoni. Ma ripeto, è un romanzo indipendente, che brilla di luce propria e che non ha niente da invidiare ai fratelli maggiori.

Dostoevskij ormai quarantenne dopo anni di lavori forzati, torna umiliato dall'esilio in Siberia.
Le notti bianche e Povera gente sono stati pubblicati con successo.
Una fase di transizione prima dei sublimi Memorie del sottosuolo e I fratelli Karamazov.
Il romanzo Umiliati ed Offesi fu pubblicato a puntate sulla rivista Vremya. Quindi doveva essere scritto in modo tale da attirare i lettori. Ed effettivamente io l'avrei comprata settimana dopo settimana. Perché la storia del giovane Vanja mi ha preso fin dal suo primo incontro con il vecchio Smith.

I suoi personaggi sono tormentati e il colpo di scena non cambia.
C'è il super cattivone e le giovani vittime.
I personaggi sono caratterizzati psicologicamente nel solito modo da urlo, che mi fa amare Dostoevskij. E per quanto possa essere banale, devo ribadirlo: la capacità narrativa di Dostoevskij è inarrivabile. 

C'è una cosa che mi ha particolarmente colpito in questo romanzo.
Come se fossimo in una puntata di Friends le scene si svolgono quasi sempre in casa.
Come se fossimo all'interno dei personaggi sempre in contatto con il loro "io" più intimo e personale.

Noi suoi fedeli lettori, abbiamo imparato a conoscere i nobili della società Russa, sappiamo bene quanto siano infidi e corrotti. Purtroppo sono anche quelli che dominano il corso degli eventi e le vite degli altri. E che non hanno nessun timore nel prendersi ciò che vogliono, anche a costo di sofferenze altrui.
Coloro che subiscono, rimangono come paralizzati di fronte alle offese e alle umiliazioni. 
Eppure essi sono i forti, sono quelli veramente liberi.
Quelli schiavi delle circostanze, del denaro, sono gli altri.

L'amore è forse la luce che illumina le vite di tutti i personaggi.
L'amore e la sua assenza.
Non tutti i cuori sono in grado di amare. Di capirne la forza.

Ci si affeziona a questi personaggi. E avremmo voluto un finale più "giusto".
Ma Dostoevskij ci ha insegnato che in questo mondo non tutto procede secondo giustizia.
Io sarei stata buona materia per un personaggio secondario del grande scrittore russo.

p.s. In questi giorni le terre dell'Emilia-Romagna sono state sommerse da acqua e fango.
Come sempre si contano i danni, si piangono i morti.
L'evento è stato eccezionale, ma solo perché non vogliono ammettere il cambiamento climatico.
E nessuno fa niente per contrastarlo.
La guerra in Ucraina non accenna ad esaurirsi. 
L'Inter ha vinto la sua seconda Coppa Italia.
Gli italiani sono ufficialmente pessimisti.
Io sono depressa.

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