Ogni scelta implica, di per sé,
l’abbandono di tutte le alternative.
Caro Blog,
se hai voglia di un libro breve e bellissimo, ti consiglio di leggere "
La variante di Lüneburg".
Lo avevo abbandonato dopo qualche pagina; purtroppo non sono capace di fare più cose contemporaneamente. Se studio un testo di chimica, mi concentro su quello e lascio perdere il resto. Ma ieri sera mi sono imposta di finirlo perché, letteralmente, ho sentito il desiderio di conoscere il finale, sensazione che non avvertivo da un po'. E mentre lo leggevo sentivo i richiami di altre storie, di altre emozioni.
Una storia particolare, una narrazione intricata che si sviluppa su diversi piani, perfettamente intersecanti l'uno con l'altro, il cui punto di unione ci restituisce la storia completa.
Se il romanzo fosse una mappa che si può modificare con il tasto "sfocatura", o se si potesse giocare con i diversi "leyer", si scoprirebbe subito quanto siano importanti il sottofondo storico e il misticismo quasi sussurrato della trama.
La scacchiera degli scacchi non è solo uno strumento.
Il suo dividere il mondo in bianchi e neri, è qualcosa che va oltre la distinzione formale di una regola. È una traslazione del mondo degli uomini divisi in buoni e cattivi. È una separazione tra cosa è giusto e cosa è sbagliato.
La partita non è quella di un semplice gioco.
Se pensiamo alla filosofia cinese, il bianco e il nero rievocano la coppia Yin (nero) e Yang (bianco), i cui movimenti opposti e complementari consentono ogni forma di vita e secondo cui la realtà si esprime.
La narrazione va avanti e indietro sulla linea del tempo. E la comprensione della storia arriva solo sul finale.
L'avvio può sembrare ingannevole, ma ci dice subito: è il sottofondo il protagonista.
Una leggenda sul mondo degli scacchi spiega che la loro invenzione pare sia legata a un fatto di sangue.
L'argomento scacchi è affascinante, certamente, ma da sola non sono stata capace di apprezzarlo fino in fondo. Ne percepisco il valore, naturalmente, ma non posso comprenderne appieno la bellezza. Come la musica classica: posso dire che mi piace, ma non posso dire di capirla.
Eppure anch'io lo capisco: gli scacchi non sono solo un gioco.
Gli scacchi pretendono dedizione e fedeltà.
Gli scacchi insegnano e pretendono ascolto.
Ogni scelta, determina l'abbandono di altre possibilità.
E siamo certi che quel movimento riguardi solo le pedine sulla scacchiera?
Il sacrificio di un cavallo per salvare due pedine è solo legato al gioco? O accettando di sviluppare una partita si sta accettando di influire sugli eventi della vita vera?
Inutile dirti che mi viene in mente il film Il Settimo Sigillo. Una scena epica, immortale con la Morte protagonista! (Oggi vado di ossimori.)
Per continuare, mi dispiace ma devo segnalare:
***ATTENZIONE: ANTICIPAZIONI IN CORSO ***
Forse dovrei smetterla con questo allarme. Ma se fossi nei panni dell'ipotetico lettore, vorrei godermi la lettura senza troppe anticipazioni sulla trama. Purtroppo è impossibile eludere parti importanti.
Dal tempo antico della leggenda, si torna rapidamente nel mondo contemporaneo, semplicemente voltando pagina.
I giornali riportano un fatto di cronaca nera. Un imprenditore della località di Vienna, tale Dieter Frisch, è stato trovato morto. Un colpo di pistola. Ma non è chiaro se sia suicidio oppure omicidio.
Dieter Frisch. Chi è? La sua fisionomia dovrebbe ricordarci qualcosa.
Che cos'è la fisionomia?
Un equilibrio tra massa, peso e forme di una struttura muscolare, oppure qualcosa che davvero resta immutabile sotto le continue velature del tempo?
A interrogarsi è qualcuno che si intende di scacchi; che forse conosceva la vittima. A tal punto da riferircene i pensieri, la vita e le ultime ore.
Sinceramente la vittima non è un personaggio che ispiri simpatia. Sarà che nutro una profonda idiosincrasia per i fedifraghi, ma credimi, c'è qualcosa di marcio in questo personaggio.
E le parole del nostro sconosciuto narratore lasciano intendere che Frisch debba rispondere di qualcosa che ha fatto, e che la sentenza è stata pronunciata sul rapido Monaco-Vienna del venerdì notte, precedente la morte.
La storia è appena agli inizi quindi.
Dobbiamo tornare alle ore precedenti la morte, quando il morto era ancora in vita.
Egli ignorando ciò che gli accadrà, sale su quel rapido per Vienna. Quanti incontri si possono fare su un treno. Sembra quasi di essere tornati indietro alla "Sonata a Kreutzer" di Tolstoj.
E noi siamo insieme con lui e il suo assistente; vediamo mentre giocano ovviamente a scacchi e sentiamo i pensieri di Frisch a proposito di una mossa ardita, che lui disprezza e che ultimamente sembra essere tornata in voga.
Decide di giocarla lui stesso, fallendo miseramente. E pensando così di confermare l'inutilità della stessa.
Ma l'entrata in scena di un nuovo personaggio, sembra smentirlo categoricamente.
Questi è Hans Mayer, uno scacchista, un maestro.
Contrasta le opinioni di Frisch sulla validità della mossa che lo stesso aveva denominato variante di Lüneburg, e quando i due sono soli, Hans ha una storia da raccontare.
E Frisch capisce che la storia è per lui.
Il racconto svela come Hans abbia imparato la sacra arte degli scacchi, ma soprattutto da chi abbia imparato a usare e a vincere con quella variante. La storia è la storia del suo maestro Tabori. Tabori sembra essere un fantasma.
Il libro pare concludersi così. Invece ci sono ancora delle cose che dobbiamo sentire e capire.
E tutto gira ancora intorno agli scacchi, in una partita infinita. Lunga decenni.
Per l'ultima mossa torna la voce del nostro primo narratore.
Scopriamo che altri non è se non Tabori. Il grande maestro di Hans. Colui che diventerà suo padre.
La vita di Tabori è tristemente legata a quella di Frisch.
Entrambi, in ruoli diversi, con divise diverse, hanno vissuto nel campo di concentramento di Bergen–Belsen, che sorgeva sulla piana di Lüneburg.
Un bianco e un nero.
Siamo nell'inverno del 1944.
In un gioco perverso e crudele Frisch costringe Tabori a giocare a scacchi. Non sono partite normali; in gioco ci sono le vite dei poveri detenuti di Bergen-Belsen. Che per Frisch non valgono nulla. E che per Tabori invece sono tutto, inclusa la sua anima.
***FINE ANTICIPAZIONE***
Non c'è molto altro da aggiungere.
In rete ho cercato informazione su Paolo Maurensig, ma sono rimasta a mani vuote.
Di lui si dice ben poco. Era di Gorizia e ha lasciato questo mondo un paio d'anni fa, per colpa di un tumore. Viene considerato un autore mitteleuropeo. Ci ha lasciato numerosi capolavori ed era egli stesso un abile scacchista.
Per scrivere questo che fu il suo primo libro, e fu pubblicato nel 1993 da Adelphi, ha raccontato di essersi ispirato ad un curioso incontro in treno con un vecchio maestro di scacchi jugoslavo. L'anziano era uno superstite della Grande Guerra, sopravvissuto proprio grazie al gioco degli scacchi.
Altri hanno riscontrato similitudini con "Novella degli scacchi" di Zweig; qui il gioco è inteso come strumento per non impazzire, ma nel contempo è descritto come una droga, un'ossessione maniacale che ti isola dal mondo. Concetto che per alcuni aspetti ritroviamo anche nell'opera di Maurensig.
Mi sarebbe piaciuto trovare altre informazioni.
Ma come ho avuto modo di scrivere ormai tanto tempo fa, spesso i dati biografici non forniscono quelle che dovrebbero essere le informazioni più importanti.
Ad esempio: amava il caffè? E il cioccolato? Cosa pensava del profumo di biscotti?
Quando rideva lo faceva con gli occhi aperti o chiusi? Si formavano delle rughette intorno ad essi? Qual era il suo colore preferito? E la stagione preferita?
Non lo saprò mai.
L'unica cosa che posso fare è viverlo attraverso le pagine del suo libro. Sicuramente rifiutava la Guerra. Doveva essere un uomo di Pace.
Un uomo che aveva ben chiaro la distinzione tra il bene e il male; concetto che oggigiorno si è completamente perso o travisato. Tutto è diventato "opinione personale".
Che orrore!
Un libro bellissimo, che scuote la società dal profondo.
La variante di Lüneburg nella realtà non esiste.
E nel romanzo ci vogliono coraggio e abilità per usarla.
Infatti si sacrifica il Cavallo per due Pedine, che teoricamente sono di valore inferiore, ma possono movimentare maggiormente il gioco.
Quindi è una mossa spiazzante: chi rischia tanto, per poco?
Allora viene da chiedersi: nella storia chi era il Cavallo? Hans, sacrificato per far incontrare le due pedine? Frisch e Tabori.
O Frisch? Che deve pagare il suo orribile gioco di sangue e dolore?
L'unica cosa certa è che questo giallo-storico sconvolge il cuore del lettore e i suoi protagonisti non saranno mai più dimenticati.