martedì 31 ottobre 2023

Vigilia di Ognissanti

Io credo perché ho bisogno di credere in Dio e nel «dopo» che c'è oltre la vita
 La fede, per me, è un dogma.
Un valore assoluto.
Che fa parte della vita di chiunque, anche di quelli che dicono di non credere.
(Bud Spencer)


Caro Blog,
questa è una di quelle notti piene di magia di cui ho bisogno per vivere.
Portiamo a casa un bellissimo risultato: a PiccoloPrincipe il nostro costume è piaciuto tanto. E tutti erano felici e sorridenti. Una giornata in famiglia serena. Ecco quello che mi serviva. E non lo sapevo. Sai che non ho pensato nemmeno per un minuto a Persona? E non succedeva da anni.
Sai Amico mio, la stanchezza ha i suoi vantaggi: è così prepotente che si porta via tutto e rimane solo lei.
Se scavi nelle origini di questa notte, rischi di perderti. Ha radici profonde e antiche. Semplici e contadine.
Una serata unica per ricordare tutte le persone che non ci sono più.
La mia lista si è molto allungata.
Ma in un certo senso penso che quelle persone non mi abbiano mai veramente lasciato. E mi piace illudermi che per loro io sia importante e che in qualche modo ci tengano a mandarmi dei messaggi.
Sia vero o falso che importa? A me fa stare bene.
Buona Vigilia di Ognissanti caro Blog,
che ti arrivino tanti dolcetti. (Basta con gli scherzetti.)

sabato 28 ottobre 2023

Solo chi ama senza speranza conosce il vero amore.
(Pablo Neruda)




Caro Blog,
me ne vergogno ma questo è il risultato delle mie osservazioni notturne.
Oggi c'era un'eclissi parziale di luna ed io me la sono goduta tutta dal vivo.
Onestamente le foto sono orribili. Ma sono fatte con amore.
La luna piena del Cacciatore è di una bellezza mozzafiato e solo un'eclissi poteva effettivamente offuscarla.
Un'eclissi di appena il 6% che ci ha ricordato che ci siamo anche noi e che per qualche ora ci ha portato sulla Luna.
Beh, perlomeno la nostra ombra. La nostra Terra come il piccolo Peter Pan, ha visto la sua Ombrina volteggiare liberamente fin sulla luna!
Inoltre torna finalmente la mia amata ora solare.
Questo è il periodo in cui le Tenebre prendono il sopravvento sulla Terra. Ma il loro dominio non durerà a lungo.
E questa è la più bella metafora che la Natura potesse donarci.
I tempi bui hanno vita breve! Non dobbiamo lasciarci sconfiggere da essi. Dobbiamo credere nella Speranza.
La Luna del Cacciatore tradizionalmente segue la Luna del Raccolto.
E spesso è il nome della Luna piena che appare nel mese di ottobre.
I campi sono pronti al riposo autunnale, sotto la luce della Luna splendono come un cristallo di ghiaccio.
Gli animali notturni che si attardano alla ricerca di cibo per prepararsi al lungo inverno, sono completamente privi di nascondigli; sono scoperti e i loro movimenti brillano sotto la luna.
Per i cacciatori è un momento più che propizio!
In passato erano cicli vitali per la Natura e per l'uomo che ne faceva parte.
Oggi la caccia mi sembra solo uno sport crudele e l'uomo mi sembra sempre più un nemico della Natura.

Ho visto una stella cadente e l'ho sprecata per mandare un messaggio d'amore.
Non imparerò mai!
Quegli animaletti sui campi illuminati dalla luna hanno più diritto di me di vivere.

venerdì 27 ottobre 2023

La tentazione di esistere - E.M. Cioran

 "Gli altri" mi diceva un vagabondo "trovano piacere nell'avanzare; io nell'indietreggiare".
Beato vagabondo!
Io non indietreggio nemmeno, sto...


Ciao Blog, come stai? 
Sì, sì, tutto bene anch'io, grazie. 
Saluti a casa. Ciao ciao.
...
Fossi una persona normale dovrei essere capace di sostenere queste conversazioni. Invece no.
Ti dirò la verità.
Non ci sentiamo da dieci giorni e sono stati giorni difficili.
Lo scenario mondiale non migliora.
Siamo sull'orlo della catastrofe.
Con quel filo di fede che mi è rimasta, non ti nascondo che mi sono unita alla preghiera per la Pace del Papa.
E in cuor mio penso che solo un miracolo può aiutarci.
E spero disperatamente che quel miracolo esista, avvenga. Perché ci sono troppi bambini nel mondo che meritano di vivere sereni e felici.
Lo scenario privato non migliora.
Semmai peggiora anche lui. PA è scomparso. Mercoledì sera l'ho trascorso al pronto soccorso (e vabbè non succedeva da un po'). La chiamata che aspettavo non è arrivata. Ho saputo che le condizioni di salute di una persona che conosco non migliorano. Piove.

A questo punto penso di dovermi rassegnare definitivamente. Ma non ti ammorbo oltre.
Stasera lascio parlare Cioran.
Filoso e saggista rumeno, nazionalizzato francese; è considerato da molti, uno dei migliori scrittori, prosatori in lingua francese. 
Se si dice Cioran, si dice nichilista. Ed io amo questa parola!
La Tentazione di Esistere è un'opera difficile da riassumere. Contiene una serie di riflessioni filosofiche che toccano temi come l'esistenza, il senso della vita e il nichilismo.
E fin dalla lettura delle prime pagine emerge la prospettiva spesso pessimistica e provocatoria sulla condizione umana, del suo autore.
Come scrive Pietro Citati: "Quando abbiamo finito di leggere L.T.D.E., ci rendiamo conto che non potremo mai raccontare i fitti, intensissimi, brillantissimi pensieri con i quali E. M. Cioran ci ha incatenato per qualche giorno."
Le riflessioni di Cioran provengono da un profondo senso di scetticismo nei confronti delle convinzioni tradizionali sulla vita e sull'esistenza umana, che vedeva come una sorta di condanna, con l'inevitabilità della sofferenza e della morte.
Mentre leggi un libro simile, ti impressionano la lucidità del suo autore, la chiaroveggenza delle sue parole.
E soprattutto, ti meravigli nello scoprire che la pensi come lui; e ciò che dice non ti ferisce.
Annuisci, consapevole di quanto sia falso tutto ciò che ci circonda.
Non si salva niente e nessuno. Né ideali né pensieri.
È come se liberi da ogni preconcetto, concetto o ideale, ci si renda conto che "non ne vale la pena". Perché siamo tutti già cadaveri; cambia lo stadio di putrefazione e quindi la puzza che ci portiamo dietro.

Non si distrugge, ci si distrugge.

Una volta compresa la vacuità di ogni senso; una volta compreso che la nostra esistenza è legata alla durata delle nostre finzioni, scopriamo che esistere è un atto di fede. Una specie di ribellione davanti alla realtà!
Eccola la tentazione: Esistere è una inclinazione che non dispero di far mia.
Anche se il Nulla era senz'altro più confortevole.
Non ci riesce nemmeno di dissolverci! Dissolversi nell'Essere? Una faticaccia!

Un autore coraggioso. Che non ha paura della libertà che il pensare da soli porta.
Siamo di quelli che stanno lontano dagli altri per non corromperli con la nostra cruda rivelazione.
Vivere è un tapparsi il naso per non sentire l'odore di putrefazione che aleggia ovunque.

Pensare significa smettere di venerare, significa levarsi contro il mistero e proclamarne il fallimento.

Ma non sono capace di scivolare totalmente nel grande Nulla, e allora ogni tanto mi inebetisco con l'illusione del divino. Ho bisogno di credere che Qualcuno ascolti le nostre preghiere.
Ho bisogno di sperare che sia possibile vivere in pace.

martedì 17 ottobre 2023

Una Terza Guerra Mondiale a pezzi

 Il mondo è decisamente impazzito.
Perché solo la follia può pensare che la vita di ogni singola persona non sia importante.
Sembra che le Moire abbiano molto lavoro da fare; in modo particolare Atropo sembra essere instancabile.

domenica 15 ottobre 2023

Cent'anni con Italo Calvino

 Se alzi un muro,
 pensa a ciò che resta fuori!
(Il barone rampante)


15 Ottobre 1923, nasceva a Santiago de Las Vegas, nell’isola di Cuba, Italo Calvino.
Uno degli scrittori più significativi e particolari del panorama letterario italiano.
Quello che c'è da sapere su di lui lo racconteranno meglio di me scrittori e blogger professionisti.
Ciò che scriverò io, è quel Calvino che esiste nel mio cuore.
L'ho eletto mio amico personale; autore che maggiormente mi supporta nei momenti di sconforto. Non è il solo, è in compagnia di autori stranieri e di autori che lui conobbe in vita e che gli furono realmente amici.
Mi hanno colpito il suo carattere schivo e timido della gioventù, il suo stile rivolto alla fantasia e alla fiaba come solo un eterno bambino è capace di fare, e quella sua necessità di viaggiare per il mondo, alla continua ricerca di un luogo che lo facesse sentire al sicuro.
Forse la Liguria è la terra che meglio ha rappresentato questa pace per la sua anima; ma non posso non immaginarlo camminare per i portici torinesi, magari seduto ad un caffè del centro, a parlar di libri e parole con gli amici Einaudi, Pavese, Ginzburg Natalia e Leone.
Il suo mondo, il suo pensiero vivono nei suoi libri.
Ed è difficile non tornare con la memoria a quelle splendide pagine che in diversa misura, mi hanno aiutato a immaginare un possibile mondo diverso.

Immagina cosa accadrebbe se una notte d'inverno, un viaggiatore camminasse lungo il sentiero dei nidi di ragno e giungesse nel paese delle città invisibili.
Forse incontrerebbe un cavaliere inesistente che potrebbe invitarlo a sostare presso il castello dei destini incrociati, per raccontare la sua storia ai presenti.
Qui conoscerebbe certamente il visconte dimezzato e il barone rampante.
Apprenderebbe di amori difficili e di fiabe per i più piccini
Dai racconti del signor Palomar e di Marcovaldo potrebbe ricavare lezioni americane e comprendere perché leggere i classici è meglio che non leggerli.
La sua vita non sarebbe più la stessa. Questi incontri sicuramente lo vedrebbero modificarsi. I personaggi stessi inizierebbero a modificarsi davanti ai suoi occhi.
Tornando a casa, ultimo viene il corvo a salutarlo, consapevole che nessuno gli sparerà questa volta.


Quando si entra in un libro, se ne esce cambiati. La memoria trattiene quello che le è possibile. Ma la maggior parte del lavoro lo fanno le emozioni e il cuore.
Da Calvino si apprende sempre una lezione sugli altri e su sé stessi.
Siamo spesso le vittime del noi-carnefice, soprattutto quando non ci capiamo fino in fondo e non ci fermiamo ad analizzarci.
Quando non comprendiamo la nostra natura mutevole, volatile per alcuni versi.
Siamo spesso in contatto con altri, eppure siamo così distanti da sentirci soli, soli con noi stessi.
E allora qual è il senso del vivere?
Ci tormentiamo alla ricerca di qualcosa che non riusciamo ad afferrare. O quando l'abbiamo presa ci pare di aver perso tempo.
E allora eccoci ancora a cercare di capire il mondo, a cercare di capire l'amore, i sentimenti, gli altri, "i noi".
Siamo creature fragili, possiamo ammalarci, morire, il destino stesso può piegarci ed esserci ostile.
Forse per questo motivo nel mondo di Calvino c'è tanto spazio all'immaginazione.
E i confini tra reale e favoloso sono spesso sfumati che è come se ci fossero entrambi.
Chissà forse era una lezione da apprendere: il mondo reale e il mondo dell'immaginazione sono entrambi essenziali per sopravvivere e per comprendere appieno la condizione umana. 

"E lei: – Tu non credi che l'amore sia dedizione assoluta, rinuncia di sé…
Era lì sul prato, bella come mai, e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l'altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli, e riaverla tra le braccia…
Poteva dire qualcosa, Cosimo, una qualsiasi cosa per venirle incontro,
poteva dirle: – Dimmi che cosa vuoi che faccia, sono pronto… – e sarebbe stata di nuovo la felicità per lui, la felicità insieme senza ombre.
Invece disse: – Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze.”

Calvino non è solo un autore di libri.
Calvino ha attraversato cent'anni di vita come il polline in primavera: viaggiando leggero e inseminando la vita stessa.
Ad alcuni provoca allergia, ad altri porta il profumo e la sorpresa della primavera.
Buon compleanno Italo,
ovunque tu sia, sento il ticchettio delle tue dita sulla macchina da scrivere accompagnarti.
Arriva fino al mio cuore quella musica.
E mi sento meno triste.
È meno buio.


venerdì 13 ottobre 2023



Il grande errore consiste nel voler anticipare il risultato dell’impegno; non dovreste preoccuparvi di come finirà, lasciate solo che la natura faccia il suo corso, ed i vostri strumenti colpiranno al momento giusto.

BRUCE LEE

giovedì 12 ottobre 2023

Umiliazioni

 Non so proprio dire quale sia il carico massimo di umiliazioni che una persona possa sopportare.
Mi sento abbastanza ridicola a elaborare questo pensiero, soprattutto se penso all'atmosfera presente in ambito internazionale.
Ma sono veramente schiacciata da tutto.
Il fisico però regge ancora, malgrado il sonno discontinuo e la faccia sempre più scheletrica.
E dire che il mio appetito è ancora robusto! Forse è un bene. Qualcuno mi vuole ancora in vita.
Ma perché?

Caro Blog,
penso che tu conosca il mio sogno nel cassetto.
Oggi ho infranto un altro tabù e sono arrivata a telefonare, a espormi in prima persona.
Malgrado la gentilezza, innegabile, della mia interlocutrice, non ho potuto non notare una sua sommessa risata davanti alla mia richiesta.
Era scherno? Era compassione? Onestamente non ho informazioni sufficienti per dirlo.
Ma il peso sul mio cuore si è fatto sentire.
Mi sento umiliata fin nel profondo.
Sono una fallita e sono anche fragile.
Il pianto è quantomeno liberatorio.
A te lo posso dire: non voglio più sentirmi così.
Non sono una persona cattiva, non sono una delinquente, non è giusto.
Ho sentito l'ennesimo "crack" nel mio spirito.
Tra un po' tutte queste micro fratture si allineeranno e tutto cadrà giù, verso un fondo oscuro e impenetrabile.
Grazie per avermi ascoltato.
Come sempre sei indispensabile.

"Non credo di farcela" e poi sono ancora qui.
Che vorrà dire? Che sono una bugiarda? O che ho più forza di quanta riesca ad immaginare? O semplicemente sono fortunata a vivere in un paese democratico, con una famiglia che non mi odia, per quanto delusa da me, e la mia è solo l'esternazione capricciosa di una persona viziata?

mercoledì 11 ottobre 2023

La variante di Lüneburg - Paolo Maurensig

Ogni scelta implica, di per sé,
l’abbandono di tutte le alternative.


Caro Blog,
se hai voglia di un libro breve e bellissimo, ti consiglio di leggere "La variante di Lüneburg".
Lo avevo abbandonato dopo qualche pagina; purtroppo non sono capace di fare più cose contemporaneamente. Se studio un testo di chimica, mi concentro su quello e lascio perdere il resto. Ma ieri sera mi sono imposta di finirlo perché, letteralmente, ho sentito il desiderio di conoscere il finale, sensazione che non avvertivo da un po'. E mentre lo leggevo sentivo i richiami di altre storie, di altre emozioni.
Una storia particolare, una narrazione intricata che si sviluppa su diversi piani, perfettamente intersecanti l'uno con l'altro, il cui punto di unione ci restituisce la storia completa.

Se il romanzo fosse una mappa che si può modificare con il tasto "sfocatura", o se si potesse giocare con i diversi "leyer", si scoprirebbe subito quanto siano importanti il sottofondo storico e il misticismo quasi sussurrato della trama.
La scacchiera degli scacchi non è solo uno strumento.
Il suo dividere il mondo in bianchi e neri, è qualcosa che va oltre la distinzione formale di una regola. È una traslazione del mondo degli uomini divisi in buoni e cattivi. È una separazione tra cosa è giusto e cosa è sbagliato.
La partita non è quella di un semplice gioco.
Se pensiamo alla filosofia cinese, il bianco e il nero rievocano la coppia Yin (nero) e Yang (bianco), i cui movimenti opposti e complementari consentono ogni forma di vita e secondo cui la realtà si esprime. 

La narrazione va avanti e indietro sulla linea del tempo. E la comprensione della storia arriva solo sul finale.

L'avvio può sembrare ingannevole, ma ci dice subito: è il sottofondo il protagonista.
Una leggenda sul mondo degli scacchi spiega che la loro invenzione pare sia legata a un fatto di sangue.
L'argomento scacchi è affascinante, certamente, ma da sola non sono stata capace di apprezzarlo fino in fondo. Ne percepisco il valore, naturalmente, ma non posso comprenderne appieno la bellezza. Come la musica classica: posso dire che mi piace, ma non posso dire di capirla.
Eppure anch'io lo capisco: gli scacchi non sono solo un gioco.
Gli scacchi pretendono dedizione e fedeltà.
Gli scacchi insegnano e pretendono ascolto.
Ogni scelta, determina l'abbandono di altre possibilità.
E siamo certi che quel movimento riguardi solo le pedine sulla scacchiera?
Il sacrificio di un cavallo per salvare due pedine è solo legato al gioco? O accettando di sviluppare una partita si sta accettando di influire sugli eventi della vita vera?
Inutile dirti che mi viene in mente il film Il Settimo Sigillo. Una scena epica, immortale con la Morte protagonista! (Oggi vado di ossimori.)

Per continuare, mi dispiace ma devo segnalare:

***ATTENZIONE: ANTICIPAZIONI IN CORSO ***
Forse dovrei smetterla con questo allarme. Ma se fossi nei panni dell'ipotetico lettore, vorrei godermi la lettura senza troppe anticipazioni sulla trama. Purtroppo è impossibile eludere parti importanti.

Dal tempo antico della leggenda, si torna rapidamente nel mondo contemporaneo, semplicemente voltando pagina.
I giornali riportano un fatto di cronaca nera. Un imprenditore della località di Vienna, tale Dieter Frisch, è stato trovato morto. Un colpo di pistola. Ma non è chiaro se sia suicidio oppure omicidio.
Dieter Frisch. Chi è? La sua fisionomia dovrebbe ricordarci qualcosa. 

Che cos'è la fisionomia?
Un equilibrio tra massa, peso e forme di una struttura muscolare, oppure qualcosa che davvero resta immutabile sotto le continue velature del tempo? 

A interrogarsi è qualcuno che si intende di scacchi; che forse conosceva la vittima. A tal punto da riferircene i pensieri, la vita e le ultime ore.
Sinceramente la vittima non è un personaggio che ispiri simpatia. Sarà che nutro una profonda idiosincrasia per i fedifraghi, ma credimi, c'è qualcosa di marcio in questo personaggio.
E le parole del nostro sconosciuto narratore lasciano intendere che Frisch debba rispondere di qualcosa che ha fatto, e che la sentenza è stata pronunciata sul rapido Monaco-Vienna del venerdì notte, precedente la morte.

La storia è appena agli inizi quindi.
Dobbiamo tornare alle ore precedenti la morte, quando il morto era ancora in vita.
Egli ignorando ciò che gli accadrà, sale su quel rapido per Vienna. Quanti incontri si possono fare su un treno. Sembra quasi di essere tornati indietro alla "Sonata a Kreutzer" di Tolstoj.
E noi siamo insieme con lui e il suo assistente; vediamo mentre giocano ovviamente a scacchi e sentiamo i pensieri di Frisch a proposito di una mossa ardita, che lui disprezza e che ultimamente sembra essere tornata in voga.
Decide di giocarla lui stesso, fallendo miseramente. E pensando così di confermare l'inutilità della stessa.
Ma l'entrata in scena di un nuovo personaggio, sembra smentirlo categoricamente.
Questi è Hans Mayer, uno scacchista, un maestro.
Contrasta le opinioni di Frisch sulla validità della mossa che lo stesso aveva denominato variante di Lüneburg, e quando i due sono soli, Hans ha una storia da raccontare.
E Frisch capisce che la storia è per lui.
Il racconto svela come Hans abbia imparato la sacra arte degli scacchi, ma soprattutto da chi abbia imparato a usare e a vincere con quella variante. La storia è la storia del suo maestro Tabori. Tabori sembra essere un fantasma.

Il libro pare concludersi così. Invece ci sono ancora delle cose che dobbiamo sentire e capire.
E tutto gira ancora intorno agli scacchi, in una partita infinita. Lunga decenni.
Per l'ultima mossa torna la voce del nostro primo narratore.
Scopriamo che altri non è se non Tabori. Il grande maestro di Hans. Colui che diventerà suo padre.
La vita di Tabori è tristemente legata a quella di Frisch.
Entrambi, in ruoli diversi, con divise diverse, hanno vissuto nel campo di concentramento di Bergen–Belsen, che sorgeva sulla piana di Lüneburg.
Un bianco e un nero.
Siamo nell'inverno del 1944.
In un gioco perverso e crudele Frisch costringe Tabori a giocare a scacchi. Non sono partite normali; in gioco ci sono le vite dei poveri detenuti di Bergen-Belsen. Che per Frisch non valgono nulla. E che per Tabori invece sono tutto, inclusa la sua anima.

***FINE ANTICIPAZIONE***



Non c'è molto altro da aggiungere.
In rete ho cercato informazione su Paolo Maurensig, ma sono rimasta a mani vuote.
Di lui si dice ben poco. Era di Gorizia e ha lasciato questo mondo un paio d'anni fa, per colpa di un tumore. Viene considerato un autore mitteleuropeo. Ci ha lasciato numerosi capolavori ed era egli stesso un abile scacchista.
Per scrivere questo che fu il suo primo libro, e fu pubblicato nel 1993 da Adelphi, ha raccontato di essersi ispirato ad un curioso incontro in treno con un vecchio maestro di scacchi jugoslavo. L'anziano era uno superstite della Grande Guerra, sopravvissuto proprio grazie al gioco degli scacchi.
Altri hanno riscontrato similitudini con "Novella degli scacchi" di Zweig; qui il gioco è inteso come strumento per non impazzire, ma nel contempo è descritto come una droga, un'ossessione maniacale che ti isola dal mondo. Concetto che per alcuni aspetti ritroviamo anche nell'opera di Maurensig.
Mi sarebbe piaciuto trovare altre informazioni.
Ma come ho avuto modo di scrivere ormai tanto tempo fa, spesso i dati biografici non forniscono quelle che dovrebbero essere le informazioni più importanti.
Ad esempio: amava il caffè? E il cioccolato? Cosa pensava del profumo di biscotti?
Quando rideva lo faceva con gli occhi aperti o chiusi? Si formavano delle rughette intorno ad essi? Qual era il suo colore preferito? E la stagione preferita?
Non lo saprò mai.
L'unica cosa che posso fare è viverlo attraverso le pagine del suo libro. Sicuramente rifiutava la Guerra. Doveva essere un uomo di Pace.
Un uomo che aveva ben chiaro la distinzione tra il bene e il male; concetto che oggigiorno si è completamente perso o travisato. Tutto è diventato "opinione personale".
Che orrore!
Un libro bellissimo, che scuote la società dal profondo. 
La variante di Lüneburg nella realtà non esiste.
E nel romanzo ci vogliono coraggio e abilità per usarla.
Infatti si sacrifica il Cavallo per due Pedine, che teoricamente sono di valore inferiore, ma possono movimentare maggiormente il gioco.
Quindi è una mossa spiazzante: chi rischia tanto, per poco?
Allora viene da chiedersi: nella storia chi era il Cavallo? Hans, sacrificato per far incontrare le due pedine? Frisch e Tabori.
O Frisch? Che deve pagare il suo orribile gioco di sangue e dolore?

L'unica cosa certa è che questo giallo-storico sconvolge il cuore del lettore e i suoi protagonisti non saranno mai più dimenticati.

martedì 10 ottobre 2023

Felici i felici - Yasmina Reza

 È vero che dico spesso me ne vado, riconosco che è vero,
ma non vedo come potrei non dirlo, dato che è l'unica cosa che ho voglia di fare,
dato che non vedo altra via di uscita se non la diserzione immediata,
ma riconosco anche che lo comunico sotto forma, sì, sotto forma di ultimatum.

Caro Blog,
questo Ottobre è l'immagine luminosa di un Autunno che non ce l'ha fatta.
Ma ciò nonostante,
malgrado le terribili conseguenze,
in barba alla gravità di ciò che questo comporta [mi riferisco alla grave crisi climatica in atto], la gente è felice. Felice di poter andare al mare, di godersi il fine settimana nelle città d'arte, nei borghi, al lago...

Scriveva Borges, nel suo Frammenti di un Vangelo apocrifo: «Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell'amore. Felici i felici.»

Il romanzo della scrittrice francese Yasmina Reza, ci pone di fronte una considerazione particolare: essere felici è un talento, e se non lo si possiede allora conviene ridurre al minimo le pretese di felicità, per non farsi troppo male.

Ci ho pensato un po' su. Avevo comprato il  libro proprio perché attratta dal curioso titolo.
Cos'è la felicità? UN'emozione effimera che si sazia con il raggiungimento di bisogni.
Non sono pratica di felicità, ma se mi soffermo a considerare la scacchiera mondiale, essere felici mi sembra un atto di ribellione. O ignoranza. 
Ho la sensazione che l'essere felice, oggigiorno sia avulso dalla realtà. Abbandonarsi ai propri bisogni e alle proprie conquiste, sentirsene felici, è un atto egoistico.
Puoi sentirti soddisfatto di aver fatto il tuo dovere; di aver raggiunto un traguardo.
Ma essere felice, mentre il mondo cade a pezzi, è impossibile.
Sembra quasi che se non piove un razzo in testa, non siamo capaci di apprezzare ciò che abbiamo. Diamo tutto per scontato. Tutto ci è dovuto.
Essere felici è stupido.
Più che ricercare la felicità, ha senso coltivare la gioia; credo appartenga a pochi eletti che riescono ad avvertire una connessione tra la propria anima e l'anima del creato.
Che riescono a godere della bellezza della natura, di un incontro, del riflesso delle nuvole. Che comprendono la fortuna di vivere, oggi, in un paese democratico. Che valorizzano l'amore. La fratellanza.
Escludo da questa considerazione bambini e anziani.
Ai giovani e agli adulti conferisco il titolo di paladini; devono costruire e difendere un'anima capace di vedere il prossimo e di sentirsi affine.

Scusami Blog, sono fuori fase. Ho ancora negli occhi le scene della strage di Israele. La morte sembra non essere "la cosa peggiore" che possa accadere.
Il corpo martoriato della ragazza tedesca, Shani Louk 22 anni, lo sguardo terrorizzata della ragazza israeliana Noa Argamani 25 anni, sono oggi scolpiti nel mio cuore, insieme con Hevrin Khalaf, Ilaria Alpi e tantissime altre persone, bambini, uomini, donne senza nome, senza volto, ma non per questo meno importanti. 
L'uomo può costruire cattedrali e andare nello spazio, ma non sa vivere in pace. L'uomo odia, l'uomo distrugge; l'uomo è violento. Non dobbiamo dimenticarlo mai.
I 78 anni di pace tra gli stati membri dell'Unione Europea sono un'anomalia nel sistema umano. Non dobbiamo dimenticarlo. Non dobbiamo illuderci.

Le cose sono fatte per svanire.
Me ne andrò senza storia.
Non troveranno né bara né ossa.
Tutto continuerà come sempre.
Tutto se ne andrà allegramente nella corrente.

Il romanzo di Yasmina Reza è un autentico gioiello di stile e bravura.
Attraverso il racconto in prima persona dei 18 protagonisti la storia prende corpo e si snoda per appunto, in diciotto capitoli.
Il punto di vista di un protagonista incrocia e si lega con quello di un altro personaggio.
Vita e vissuto di ogni protagonista contribuiscono a tessere e comprendere la vita e il vissuto dell'altro, in un gioco di specchi e porte, dove le persone vedono sé stesse e gli altri, incontrano e sfiorano gli altri.

Mi viene in mente un labirinto!
Ma è forse suggestione; laddove c'è, anche solo per un breve riferimento, Borges mi vien facile immaginare specchi e labirinti.

Non si parla abbastanza dell'influenza che hanno i luoghi sui sentimenti.
Certe nostalgie tornano a galla senza preavviso.
Gli individui cambiano natura, come nelle favole.

Una prosa che diventa riflessione e poesia, in questo intricato intreccio di personaggi che vivono e rappresentano un mondo a me sconosciuto.
Un mondo dove "tradire" è la norma, il cinismo regna sovrano e si vive sempre indossando una maschera falsa e meschina, mi sembra un mondo impossibile da concepire.
Ma forse, è solo l'ennesima ragione che mi spinge a dire che ho vissuto un'esistenza, un'infanzia privilegiata.
Buffo, nel libro si ipotizza anche che questo non sia un bene.
Più alte sono le aspettative e intense le illusioni, più dolorosa è la caduta e la disillusione.
Non me la sento di smentire...