La storia intellettuale dell'umanità si può considerare una lotta per la memoria.
Non a caso la distruzione di una cultura si manifesta come
distruzione della memoria,
annientamento dei testi,
oblio dei nessi.
(Jurij M. Lotman)
La vera domanda è: quanto resisteremo così?
Poco. Le persone si sono dimenticate di com'era la vita in passato. Ci siamo dimenticati che esiste la possibilità di migliorare entrando nella fascia bianca. Siamo assuefatti al peggio.
La memoria degli uomini è decisamente debole. Per questo dovremmo coltivare e proteggere la Storia, come colei che non solo rende immortali gli eventi, ma custodisce la cronologia degli eventi, e tiene sempre acceso un faro sulle nostre responsabilità, al fine di evitare gli errori del passato.
In quest'ottica, forse, il saggio del prof. Adriano Prosperi è stato un compagno domenicale molto interessante ed educativo.
Non a caso utilizzo l'aggettivo educativo, perché è responsabilità di tutti vigilare sulla Storia e sull'esistenza del mondo. E ciò può essere realizzato solo se ognuno di noi è preparato a fare la sua parte.
Invece stiamo vivendo un eterno presente in cui non c'è tempo per l'elaborazione e la comprensione del passato; in questo modo, senza che vi sia consapevolezza, si sta cancellando anche il nostro futuro.
Primo Levi scriveva, in un modo molto illuminato, che "se comprendere è impossibile, conoscere è necessario."
In realtà la citazione intera è questa:
"Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare.
Mi spiego: ‘comprendere’ un proponimento o un comportamento umano significa (anche etimologicamente) contenerlo, contenerne l’autore, mettersi al suo posto, identificarsi con lui…
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre."
Il senso di queste parole è illuminante.
Le atrocità del passato non possono essere comprese, non possono entrare nella nostra vita, non possiamo accettarle.
L'uomo non può creare campi di sterminio e disperdere le ceneri dei suoi simili per cancellarne ogni traccia.
Quanto accaduto è un'aberrazione da cui prendere le distanze.
Che bisogna condannare apertamente!
In un modo molto profondo il Professore ci spiega quanto sia importante tenere separate memoria e storia. La Storia non deve fondarsi sulla memoria.
La memoria è un racconto personale, emotivamente coinvolgente. Col tempo noi perdiamo parti della nostra memoria, perché fa parte del normale deterioramento del corpo, a mano a mano che la vita procede.
La Storia invece non può cancellarsi. La Storia deve rivendicare il suo ruolo nel mondo, avvalendosi di strumenti e documenti opportuni.
Levi lo dice chiaramente: non si può comprendere, non si può abbracciare con la mente le idee del nazismo, ma bisogna conoscere ciò che è accaduto per non dimenticare.
Il nazi-fascismo non è un ricordo di famiglia da tenere a mente con la memoria.
Non sono le testimonianze dei sopravvissuti che ci devono far capire quanto sia terribile il passato che ha generato il nostro presente, e quindi il futuro!
La Storia ha il compito di tenere traccia di quanto accaduto.
L'uomo, le generazioni di uomini dimenticano, a volte per colpa di malattie quali l'Alzheimer, nome che ci fa tremare al solo sentirlo. Dimentica perché è più facile andare avanti. Rimuovere un ricordo infelice ci aiuta, crediamo, a sopportare il quotidiano.
Ma la Storia non si può ammalare. Non può dimenticare.
Abbiamo bisogno di storici preparati, capaci di restituirci gli eventi del passato.
Non può essere solo la Storia dei vittoriosi quella nota; è importante il lavoro di recupero e approfondimento che viene fatto per gettare luce su qui protagonisti dimenticati, lasciati in ombra.
Il ruolo della scuola in questo è fondamentale.
Ecco che torna l'educazione.
La Storia è diventata una materia noiosa, soggetta a pericolose riletture, spesso avvelenata da mode o da tendenze politiche violente e litigiose.
Si vogliono generazioni sempre più ignoranti e si sacrifica la libertà di studio al criterio dell’utilità perché gli studi costano; quindi meglio favorire percorsi brevi per braccia da impiegare dopo il diploma, che non percorsi da proseguire all'università per avere pensatori, osservatori, ricercatori.
La Storia non è più il collante che unisce le scienze umane, la filosofia, la letteratura, le scienze naturali.
La storia, montagna di menzogne ideologiche si può cancellare dai programmi d’esami, è roba noiosa, al più riciclabile in qualche fiction appassionante, a patto di sceglierne bene il cast!
Non bisogna mai stancarsi di fare domande, di conoscere, di appassionarsi.
Una persona senza un passato è incompleto.
Sempre disponibile a seguire quella o quell'altra nuova ideologia.
Sempre alla ricerca di un nemico da incolpare per l'assenza del proprio futuro.
L'assenza di conoscenza rende il popolo malleabile.
Crede a tutto ciò che gli viene raccontato.
Si può manovrare.
Invece la conoscenza della Storia, in particolar modo, consente di guardare in faccia chi siamo e da dove veniamo; consente di recuperare, quanto di bello e gentile gli umani avevano immaginato, ci permette di distinguere tra una società del fare e una dell'agire.
Inoltre consente di evitare che si ripeta quanto di osceno è stato fatto nel tempo.
“Se la speranza muore, al posto della storia si cerca l’illusione o peggio le ideologie ingannevoli e semplificative”.
Un male che bisogna contrastare: l'uccisione della speranza.
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