lunedì 1 marzo 2021

Botticelli Sandro

Fiori di velluto sono le sue donne dai lineamenti arcuati,
dai lunghi occhi pallidi, le teste languenti sotto il peso di masse d'oro;
sciami di farfalle le lineate luci del mare,
le foglie minute che avvolgono senza quasi posarvisi gli arbusti abbrividenti ancora del gelo invernale…
Il ritmo febbrile e languido dei corpi destano impressioni di musica nell’animo dell’osservatore.
(Adolfo Venturi)


Firenze, 1º marzo 1445 nasce Sandro Botticelli.
Uno di quei pittori che ha dato lustro all'italianità nell'arte e che ha reso il Rinascimento italiano quel momento meraviglioso che ancora oggi, il mondo intero ci invidia.
Non sarà certo una come me a poter parlare di Botticelli.
L'unica cosa che posso dire è che se si ha la fortuna di viaggiare, di vedere Firenze, è un delitto non andare a visitare la Galleria degli Uffizi.
Non vedo l'ora di poterlo fare.
L'idea di viaggiare è l'unica cosa che mi tenga in vita.

Il nome di Botticelli l'ho sempre associato alle bellezza.
Per me la sua Venere è la cosa più bella che sia stata mai dipinta.
Non la Barbie, ma la Venere mi ha fatto desiderare di essere bella e bionda.
Eppure oggi scopro che in realtà la bellissima Venere non potrebbe sopravvivere a lungo. Infatti Botticelli non le ha disegnato scapole e sterno, il busto è troppo lungo e l’ombelico è troppo in alto. In altre parole la bellezza perfetta perirebbe. Quindi può esistere solo nell'immaginario, solo in un dipinto.

Magra consolazione: un solo anno d'amore è meglio di un'intera vita di solitudine.
Un solo istante di perfezione è meglio di un'intera vita di bruttezza.

Botticelli morì solo e in povertà.
Leonardo e Michelangelo ne oscurarono fama e popolarità.
Ci sono voluti trecento anni di oblio prima di restituire alle sue opere l'importanza e il valore che li spettano.

Lo stile di Botticelli ha conosciuto due momenti fondamentali; il primo attraversa la ricchezza, la vivacità della Firenze di Lorenzo de' Medici il Magnifico, con il risveglio dell'Umanesimo letterario che confluisce nel Rinascimento italiano.
Il secondo periodo è segnato dalle prediche di Savonarola ed è illuminato dai roghi della vanità.
In mezzo, Alessandro realizza uno dei miei quadri preferiti: la Calunnia.
Prende spunto dalla calunnia del pittore greco antico Apelle, un'opera realizzata per difendersi dalla calunnia di aver cospirato contro il re Tolomeo Filopatore.
La descrizione è semplicemente poesia; il quadro si legge da destra a sinistra:
re Mida seduto sul trono, è il cattivo giudice dalle orecchie d'asino.
I suoi consiglieri sono Ignoranza, a destra, e Sospetto, a sinistra; davanti a lui si erge il Livore, per dirlo in modo moderno Rancore. Rancore è un uomo vestito di stracci e con un cappuccio marrone, tiene per il braccio Calunnia, donna molto bella, che si fa acconciare i capelli da Frode e Insidia, che è parzialmente nascosta da Livore.
Proprio Calunnia trascina per i capelli il Calunniato, che sembra quasi un Crocifisso, mentre con l'altra mano impugna una fiaccola che non fa luce; la falsa conoscenza infatti non illumina!
Sulla sinistra c'è una vecchia che è il Rimorso.
Guarda la Nuda Verità, che a sua volta ha lo sguardo rivolto al cielo, luogo da cui attendere la vera giustizia.
La Verità ricorda la Venere così come l'aveva raffigurata nella Nascita.
Per dipingerla si ispirò alla sua musa, Simonetta Vespucci, la bellissima nobildonna morta di peste, alla sola età di 23 anni.
Tutta la scena si svolge in un ambiente che ricorda un tempio della classicità.
Mentre tutte le figure sembrano accarezzate, spazzate dal vento, solo la Verità è fissa e si distingue, emerge da tutto il resto della scena.

Il Rimorso è cosa vecchia, la Verità è giovane e nuda.
Avrà pensato questo della nuova Repubblica di Savonarola, mentre gettava alcune sue opere negli odiosi falò purificatori della vanità?

Febbraio è finito.
Marzo con la sua speranza di Primavera e rinascita si affaccia nelle nostre vite.
Ma la mia è la stessa, ancora, ancora e ancora.
Sono stanca. 



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