lunedì 29 marzo 2021

Enea, lo Straniero - Giulio Guidorizzi

 l'amore nasce e non sai quando arriva,
né perché né per chi.
Non ci puoi fare niente, puoi solo accettarlo: respingerlo non si può neppure se vuoi.
Questo è il nodo a cui siamo tutti legati.
Se qualcuno ci potesse togliere l'amore dal cuore, come si toglie un filo che è caduto sul vestito,
o si soffia via una bolla di sapone, allora sarebbe tutto semplice.
Ma non si può.


Già...non si può.
E oggi sento il peso di questa che è una vera ingiustizia che mi affligge da troppo tempo.
Sono devastata.
Una, una sola cosa mi rendeva felice, mi portava tra le nuvole, mi faceva sentire le farfalle nello stomaco, il cuore battere.
Perché non posso averla più? Cosa chiedevo di così complicato e impossibile? Una risposta ad un messaggio. Ma è mai possibile che non possa avere niente, nemmeno le briciole?
In quattro giorni ho scritto solo due post. E sai perché? perché ho avuto due giorni assurdi e non volevo trascriverli, non volevo immortalarli per sempre nell'etere e nel mio cuore.
Sono tornata solo perché ho un libro di cui parlare. Ma sono sempre più triste e afflitta.
Quando ho comprato questo libro avevo aspettative altissime.
La storia di Enea, l'eroe troiano che dette origine a quel sogno che oggi chiamiamo Roma!
Se sei stato uno studente italiano delle superiori sono poche le cose che non dimenticherai mai: cantami o Diva, nel mezzo del cammin di nostra vita, tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento?, anche la speme ultima dea fugge i sepolcri, e il naufragar m'è dolce in questo mare, la nebbia agli irti colli

e potrei continuare ancora e nessuno mi smentirebbe.
Ma c'è solo un'altra cosa che voglio trascrivere, che sono sicura non dimenticheremo mai: Enea che fugge da Troia in fiamme, con il vecchio padre Anchise sulle spalle e il piccolo Ascanio per mano.

Pensavo che il saggio avrebbe risvegliato il mio orgoglio italico.
Mi piace pensare alla genesi di Roma, la città che domina il mondo, con le parole di Seneca: "L'impero romano ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana ... Farai fatica a trovare ancora una terra abitata dagli indigeni: tutto è il risultato di commistioni e innesti."

Ma in realtà non mi ha preso per niente. 
Continuo ad alimentare la mia fantasia con il valore simbolico della scena: Enea che protegge l'anziano padre, il passato, le radici, e il figlio, il futuro, la fronda dell'albero della vita.

La pandemia invece ci ha fatto capire cosa pensiamo dei nostri anziani: sacrificabili.
Invece di vaccinare per fasce d'età si affacciano prepotenti, e pericolose, le proposte di vaccinare per categoria.
Ma cosa saremmo se quella generazione del dopoguerra non avesse creduto nella vita? Non avesse nutrito speranza per il futuro? Per Ascanio?
Sono senza parole.

Gli pareva incredibile che in lui convivessero ricordi così lontani e diversi tra loro;
a volte gli pareva di avere vissuto due vite, e di essere due persone diverse, il bambino troiano e l'adulto latino.

Ognuno di noi porta in sé le vite dei suoi avi.
Il nostro DNA si basa sull'esperienza, sugli errori accumulati nel tempo.
Sono felice di essere il mese di mia Nonna, di averne il nome, di avere la passione (segreta) per la lirica del Nonno e lo spirito indomito di Nonno A.
Questo dovremmo ricordare tutti.

la morte non si può vincere nemmeno con l'amore.

Questa è la vera lezione di questo libro.
E infatti sono morta e non torno in vita.

L. lunatica. Questa è l'unica cosa che mi porterò nella tomba: la luna nell'animo.



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