sabato 27 marzo 2021

Circe - Madeline Miller

 Fu la mia prima lezione.
Celato sotto il dolce volto familiare delle cose,
ce n'è un altro in attesa di spaccare in due il mondo.


Guardavo la luna, è circondata da un alone che le dà un aspetto spettrale; mia Nonna diceva "acqua o vento", preannunciando che il giorno dopo ci sarebbe stato vento o pioggia.
C'era della magia nella vita delle persone del passato. Un profondo e rispettoso legame con la natura, che oggi si è decisamente perso.
Abbiamo ucciso dei e spiriti. Forse è meglio così. Recidi tutto, brucia la radice e del dolore non resterà traccia.
La notte scorsa ho sognato Nonna, e per la prima volta l'ho abbracciata perché era proprio lei. Mi sono svegliata e non volevo affrontare l'oscurità della casa per dissetare la mia povera gola. Sono rimasta immobile nel mio letto per venti, lunghissimi minuti. Che sciocca.

Avrei dovuto scrivere ieri di Circe; ma alla fine della giornata non ero più carica per farlo. Ho anticipato il mio momento computer, ma non sono completamente in me. Esternamente credo di sembrare tranquilla, ma interiormente mi sento una furia. Temo che mi lascerò andare molto e non potrò risparmiare importanti anticipazioni sulla trama. Preferisco dirlo senza mezzi termini: se qualcuno legge questo post e non vuole sapere nulla della trama di questo libro, interrompa ora e si dedichi subito al romanzo.

Il mio dovere di ospite l'ho compiuto. Ora che ho chiuso la porta alle mie spalle, sparecchiato la tavola e risistemato la casa, posso abbandonarmi al mio sentire e lasciarlo fluire liberamente.

Dopo La canzone di Achille, che mi aveva conquistato fino all'ultima parola, ero curiosa di vedere cosa aveva ancora da offrirmi Madeline Miller con Circe.
Fu pubblicato il 10 aprile 2018. Quindi anche lui ha impiegato molto tempo ad arrivare da me. Io e la sua autrice siamo quasi coetanee e lei fa il lavoro che avrei voluto fare io: insegnare latino e greco alle superiori. Questo giro lunghissimo mi serve per capire cosa non mi ha convinto di questo romanzo. La sua lunghezza, credo.

Circe è un bellissimo romanzo. Ci tiene in tensione per tantissime pagine. Ma il finale mi ha un po' deluso.
Cercherò di procedere con ordine.
Innanzitutto Circe è una dea, che però non è molto amata dai suoi simili. Che a lei preferiscono i suoi capricciosi e prepotenti fratelli.
Suo padre Elios sembra non vederla nemmeno, sua madre Perseide la disprezza letteralmente per la sua voce così debole, in realtà simile a quella dei mortali.
Sua sorella è l'odiosissima Pasifae, famosa per aver sposato il re di Creta Minosse e per aver generato il Minotauro.
Suoi fratelli invece Perse ed Eete il potente mago, padre di Medea.

Malgrado i problemi in famiglia, Circe sembra essere una dea docile e tranquilla. Non vorrebbe mai deludere suo padre, di cui elemosina attenzione o almeno un sorriso. Ma è diversa. Lei ha qualcosa che gli altri dèi non hanno: compassione.
Un sentimento umano che ci eleva a divinità, che porta la divinità a camminare tra gli umani.
συμπάϑεια, questo è ciò che prova Circe nel vedere il supplizio al quale è destinato Prometeo per aver sottratto il fuoco a Zeus, per farne dono agli uomini.
Prima frattura.

Ero come ogni altra sciocca innamorata di qualcuno che ama un'altra.

Circe scopre l'amore proprio per un essere che dovrebbe nausearla, per un umano. Un mortale. Un essere insignificante che nessuno dei suoi parenti avrebbe accolto. Lo trasforma, gli dona l'immortalità. Ma questi si innamorerà di un'altra: Scilla. Capricciosa creatura che si prende gioco dei sentimenti del povero Glauco. Cos'è che fa infuriare Circe: non essere corrisposta? il vilipendio del suo amato? Chi può dirlo?
Ma la vendetta sarà terribile: chiedete a Scilla, l'orribile mostro.
Il risultato finale, la mostruosità creata, non dà sollievo a Circe.
Si pentirà della sua stessa gelosia e soffrirà, si sentirà causa di ogni morte legata alla furia distruttrice di Scilla.
Non resiste al peso della colpa: Circe confessa. Circe ammette pubblicamente, come Prometeo prima di lei, il suo atto contrario all'agire degli altri dèi.
Seconda frattura.

Non c'è da meravigliarsi che io sia stata così lenta, pensai.
Per tutto questo tempo sono stata una tessitrice senza lana, una nave senza mare:
E guarda adesso dove veleggio.

La punizione per la sua confessione sarà durissima: l'esilio.
Ma ecco che da quelle fratture passa la luce.
Lontana da tutti, da tutti quelli che la facevano sentire sbagliata, Circe si ritrova, si scopre, si comprende. Circe nasce: è una maga. E che maga! La più potente di tutti!

C'è un lato di Circe che ancora la rende vulnerabile: la compassione.
Quella caratteristica che la rende la migliore delle dee, la rende anche la più debole.
C'è un momento della narrazione che mi ha toccato profondamente.
Lo stupro.
Non importa che tu sia una donna forte, o fragile, una potente dea, o una sfuggevole ninfa; lo stupro è LA violenza più terribile che una persona possa subire. E la Miller la descrive in poche frasi che segneranno me, lettrice, e per molto tempo Circe, la maga.
Terza frattura.

Da questo momento la compassione di Circe è accantonata. Spazzata via. Polverizzata.
La maga Circe trasformerà ogni uomo che si avvicini alla sua porta, in un porco.
La dea che si era stupita della diversità di ogni volto, di ogni cicatrice sul corpo degli uomini, non c'è più.
Tanti ricorreranno alle sue arti, sempre ingannandola. Medea, Pasifae, Elios.
Ma l'Amore può volgere e cambiare anche il cuore più sofferente.

In un'esistenza solitaria, sono rari i momenti in cui un'altra anima si fonde con la tua,
così come le stelle sfiorano la terra una volta all'anno.
Una tale costellazione era stato lui per me.

Un Odisseo insolito, sconosciuto approda all'isola di Circe. Non è solo lo scaltro, l'intelligente, il migliore dei greci (dopo la morte di Achille), a cui siamo abituati. Ulisse è il principe di Itaca che vuole tornare da Penelope. Ma che si innamorerà di Circe, in un modo nuovo, per me, inaspettato.

A questo punto la storia poteva finire con Ulisse che va via, e Circe che scopre di portare nel suo grembo il figlio di questo amore travolgente e inaspettato.
Invece no.
Avevamo conosciuto e amato Dedalo, sorriso per Ermes, pianto per Arianna e il Minotauro.
Ma non basta.

Lo guardavo e l'amore che provavo era così affilato che sembrava mi si aprisse la carne.

Nasce Telegono e ci affezioniamo anche a questo terribile bambino.
Che cresce e diventa il migliore dei figli possibili. Circe lo difende anche dagli dei potenti, potenti come la signora della guerra, Atena!
Una tensione lunga che ci porta all'inevitabile destino: Telegono ucciderà il padre Ulisse.
Ma Telemaco e Penelope non provano rancore nei suoi confronti. 

Il finale non mi è piaciuto nemmeno un po'.
Circe, la bellissima figlia di Elios, rinuncia all'immortalità per vivere il suo amore con Telemaco.
Mentre Telegono, nuovo protetto di Atena dopo la morte di Odisseo, parte per fondare nuovi imperi. 

Ma perché Circe rinuncia al suo potere?
Lei che ha ucciso Scilla per amore dei mortali, per far cessare quella strage di innocenti marinai, perché non preservare il suo potere per aiutare?
Se si eccettua Superman che per due secondi rinuncia ai suoi poteri per amore di una terrestre, penso che nessun uomo lo avrebbe fatto.

Noi donne siamo sempre pronte a farci consumare dall'amore? Ma perché?
Circe la maga, la dea compassionevole, la più amata dea, che però non ama essere dea, rinuncia a parte del suo essere, per amore.

Detta da una che si consuma per un amore impossibile deve essere strano ma...Circe non avresti dovuto.
O forse non ti ho capito? Forse volevi tagliare con la tua famiglia; eri stanca di essere raggirata dai tuoi stessi familiari per i loro comodi?
Non lo so.
Ma è stato bello incontrare la Maga Circe in tutta la sua bellezza divina e umana.

I. inutile.
Questa è la mia natura, così mi sento. Vorrei naufragare anch'io, o lasciarmi divorare da una delle bocche di Scilla. Vorrei avere anch'io una mia isola, essere esiliata e dimenticata da tutti. 



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