giovedì 25 marzo 2021

Il giorno di Dante

Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Ché la diritta via era smarrita
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
Esta selva selvaggia e aspra e forte
Che nel pensiero rinova la paura!


Nel 2020 il ministro della Cultura istituì la giornata nazionale da dedicare al nostro Sommo Poeta: Dante Alighieri.
Poiché non si conosce la data esatta della sua nascita, è stato scelto il 25 marzo, perché, secondo gli studiosi, è il giorno in cui lo stesso Dante, accompagnato da Virgilio, inizia la sua discesa nell'Inferno.
Quest'anno è particolarmente importante perché 
ricorre il 700° anniversario dalla morte del Poeta, avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321.

Oggi non si può parlare di nient'altro.
Oggi c'è solo lui nel cuore e nella mente. L'orgoglio di appartenere ad un popolo nasce anche tra i banchi di scuola. Mi rendo conto che tutti osannino i propri poeti, artisti, pensatori, eroi. 
Ma l'opera dantesca è universale, è legata a quell'Humanitas che è propria del genere umano e che solo uno stupido può offendere (mi riferisco ad un giornalista tedesco che ha ridicolizzato l'autore della Divina Commedia, con toni e parole che non intendo ripetere).

Quando ero bambina pensavo che dovesse essere un tipo un po' arrogante 'sto Dante per definire "divina" la propria opera. Crescendo invece mi resi conto, innanzitutto, del valore del Sommo Poeta, poi della grandezza dell'Uomo Dante.
Infine, sempre studiando, scoprii che fu Boccaccio a definirla "Divina" e tale rimaste, giustamente!

Non sono nessuno per parlare di Dante, ma il suo amore per Beatrice è qualcosa che mi tocca profondamente. Lui disse che le avrebbe scritto un'opera per renderla immortale. E così è stato. Se ne innamora un giorno, incontrandola per strada. Non le parlerà mai. Rimarrà sempre un amore platonico il suo. Eppure non la dimenticherà mai.
Ed è per questo che oggi, rubando le parole di Francesca, dal V canto dell'Inferno, rivendico il mio amore per Persona che non ho intenzione di estinguere, o di dimenticare.

Senza amore non sono niente, anche se è un peso, anche se mi rende triste, non rinuncio all'amore per Persona.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Ho sempre pensato che siamo fatti di amore e bellezza.
Ed è anche per questo che amo leggere e studiare. Ma da soli non si va lontano. Abbiamo bisogno di alzare il cielo e guardare a Dio. Ma anche di avere qualcuno accanto, qualcuno con cui scambiare pensieri ed errori.
L'errore è alla base dell'evoluzione della vita, del DNA.
Perché non del pensiero, dello spirito di una persona?
Mi manca quella sensazione che provavo quando c'eri tu.
Mi facevi sentire viva.
Sempre sull'orlo del precipizio, sempre sul ciglio di un baratro.
Mi sentivo inadeguata, non ho mai pensato di poter sperare in un sentimento diverso da parte sua.
Era chiaro che non fossi nulla.
Ma ero arrivata a desiderare...
Una verbo che non uso più, la cui bellezza è racchiusa nel suono, il suo segreto nell'etimologia.
Deriva dal latino, composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un'accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella.
Letteralmente significa "mancanza di stelle", nel senso di "avvertire la mancanza delle stelle".
In altre parole, si potrebbe dire che desiderare è quel verbo che esprime la nostalgia che la nostra anima avverte nei confronti della mancanza delle stelle, di quel qualcosa di ancestrale che compone le nostre cellule, i nostri atomi.
Desiderare, perché ci mancano le stelle, ci manca qualcosa di cui siamo fatti e a cui cerchiamo di tornare, quindi ricerchiamo disperatamente, in modo appassionato; un porto in cui agogniamo fare ritorno: la nostra Itaca, la nostra stella, il nostro amore.

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