sabato 13 marzo 2021

Il Futuro - Julio Cortázar

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né là fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.


In questo weekend giallo, pieno di gente in giro mi sono resa conto che non sono più abituata alle persone, al loro vociare, camminare, non sono più abituata alla vita.
Il Futuro che mi osserva con aria sconsolata, non è molto distante.
E mi fa veramente molta paura.
Da lunedì tornerò a leggere con più concentrazione.
Saranno giorni difficili.
Mi sento molto triste.
In tv a volte ci sono delle situazioni così surreale che mi lasciano senza parole.
A volte strappano un sorriso.
Altre volte portano alla riflessione.
Non sono sicura di riuscire a sopravvivere senza i miei caffè del giovedì con Cugina, ma ci proverò.

Per ora cerco di dormire un po' di più.
Buonanotte


Di Julio Cortázar sapevo soltanto che era un grande poeta spagnolo del XX secolo.
Il poeta "barbuto e dallo sguardo intenso", innamoratissimo della moglie a tal punto da non essersi mai ripreso dopo la sua morte.
La poesia Il Futuro è tratta dalla raccolta del 1995, Le ragioni della collera.
Leggerla mi ha inondato di una malinconia intensa che mi è propria, che mi è affine.
Quando un amore finisce si spalanca sotto i piedi di chi ha amato, un baratro profondissimo che divide con crudele precisione ciò che è stato da ciò che sarà in futuro.

La vita va avanti.
Questo è inevitabile.
Ma Cortázar è deluso dal fatto che sia inevitabile anche la dimenticanza.
Quando un amore finisce, prima o poi, si dimentica tutto.
Le piccole cose che facevano sorridere si dimenticano, inglobate nell'oblio.
Il cambiamento è spietato, porta via tutto.
Ci sentiamo non solo delusi ma anche traditi; traditi da noi stessi che non siamo stati capaci di essere fedeli alle emozioni che avevano arricchito la nostra vita.

Oggi, in un momento zia-nipotino, ho detto a PiccoloGuerriero: "Gli oggetti in sé non hanno alcun valore. Siamo noi a stabilirlo, magari seguendo logiche di mercato.
Altre volte, e queste sono le situazioni più importanti, diamo valore agli oggetti seguendo le logiche del nostro cuore.
Questi oggetti allora, acquistano significato e ricchezza inestimabile.
Un nome è solo un nome.
Ma poi incontri un PiccoloGuerriero, lo conosci, lo ami, ti fa impazzire come tiene in mano la penna, adori che conosca le caratteristiche di ogni singolo dinosauro e allora il nome PiccoloGuerriero diventa il nome più bello del mondo."

La cosa crudele di quando si smette di amare è che il mondo torna ad essere indifferente e senza valore.

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