martedì 9 marzo 2021

Volo di Notte - Antoine de Saint-Exupéry

 Dopo aver fatto una scelta,
uno si accontenta del caso che regola la sua esistenza e può amarlo.
Come l'amore, esso limita l'uomo.

A volte penso che per essere scrittori si debbano avere capacità tecniche, conoscenze ed esperienze.
Poi mi capita tra le mani questo romanzo e le mie certezze sono spazzate via...

Quando entro in libreria mi accade una cosa strana.
È come se vivessi un vuoto di memoria. Non ricordo nessun titolo, nessun autore. Così vago con aria un po' spaesata tra gli scaffali. Poi, ogni volta per motivi diversi e indipendenti dalla mia volontà, non posso mai procedere con calma, ho sempre poco tempo.
In meno di dieci minuti devo placare la fame della mia anima. E non è facile.
Va detto che in quei minuti lei, Anima, si acquieta e attende, buona buona. Così qualunque volume sembra andarle bene. Ma non è vero! Prendo un saggio, "no, troppo pesante". Provo con un romanzo moderno, "no, troppo leggero". Poesia, poesia, vuole poesia. Ma di chi? Di cosa?
Ad un certo punto individuo il nome di Antoine de Saint-Exupéry, ed è come riconoscere un volto amico in una folla resa sconosciuta dal vuoto di memoria descritto prima. Ed è proprio così. Leggere de Saint-Exupéry restituisce una atmosfera calma e familiare. 
Ho imparato da questo libro che per essere uno scrittore devi avere una rara sensibilità, che non si incontra sempre.

Un'esperienza nuova, ma non meno poetica di quella vissuta nel 1943.
In un certo senso, anche questa volta, è il 1931, mi sono accomodata sul sedile di uno speciale aeroplano, l'R.B.903.
I cieli sono diversi.
Sono quelli malinconici dell'America latina: Argentina, Cile, Patagonia, Ande.
Il volo non è tranquillo; le stelle e la luna si mostrano per un ultimo saluto.

Qualcuno sostiene che sia un libro per esaltare la dedizione al dovere. Non è un'opinione che condivido.
Uno dei protagonisti sembra aver dimenticato il senso della vita umana fatta di sentimenti, di cieli stellati e poesia, in nome del progresso impersonato dal volo postale di notte, in continua lotta con il trasporto su nave e tramite ferrovie.

Per lui ogni passo sarebbe stato sempre e soltanto un passo di più,
a precedere mille passi uguali.
Rivière aveva l'impressione di tenere sollevato da molto tempo,
a braccia tese,
un peso enorme: uno sforzo senza riposo e senza speranza.
 
Rivière è un uomo malinconico, che cerca di fare andare bene almeno il suo lavoro. Perché è l'unica cosa che gli resta. L'unica cosa che lo tenga in vita. Che a questa vita dia un senso.

Tutti in un modo o nell'altro tentiamo di andare avanti, di darci un perché.
E quando non lo facciamo allora diventiamo nave sanza nocchiere.
Chi come me aveva puntato tutto sull'amore, si ritrova spesso a sentirsi sconfitto.
Ma la vera sconfitta arriva quando smettiamo di interrogarci sul senso del bene e del male, su quanto sia importante una luce in mezzo al buio, di quanto profumi di famiglia la tovaglia bianca stesa sul tavolo prima del pranzo.

Rivière ha un istante di smarrimento. Ma poi conclude che solo quando la vita viene vissuta con pienezza e coraggio ha un senso; la sua pienezza si ottiene dalle imprese compiute.
Direi che è un punto di vista. Un modo come un altro di vivere.
Per me la vita ha senso se la si condivide, se si vivono i sentimenti, se si sente...
Si sente il cuore battere per un incontro.
Si sente una voce amata.
Si sente il vento sulla faccia.
Si sente la spuma del mare sulle gambe, il suo profumo nell'aria.

Un libro coinvolgente. Ad un certo punto ho gridato: "Straccialo!". E speravo in un finale diverso. Ma la vita è tante cose, purtroppo. E in questo romanzo si trova tutto l'universo umano, in pagine che sono a tratti poetiche.

Sono le piccole cose le più dure,
i suoi abiti che ritrovo, se mi sveglio di notte,
quell'amore che mi sale comunque al cuore, ormai inutile [...]




Se potessi, piloterei il mio aeroplano fino alle stelle e poi lo lascerei andare tra nubi pesanti che spengono le stelle.

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