martedì 16 marzo 2021

Giorno II - Umano Inumano Postumano - Marco Revelli

 Amleto, come è stato detto, "pazzo ad arte e pazzo di fatto in quanto straziato
tra due modelli inconciliabili del mondo:
l'antico simbolico e l'insorgere relativistico e illusionistico".


Sono trascorsi 43 anni dal sequestro di Aldo Moro e dall'assassinio dei cinque uomini della sua scorta.
Interrogarsi su come sia cambiato il sentimento dell'umanità nel corso del Novecento è doveroso.
Il professore Revelli lo fa in questo difficile e preciso saggio sull'umano.
Una lettura difficile perché in alcuni momenti spiattella in modo spietato una realtà che non volevo vedere, riguardo la Pandemia da Covid-19.

Abbiamo vissuto pensando che l'uomo fosse il padrone, il dominatore di ogni cosa e ogni essere vivente su questo pianeta.
Poi però ci siamo resi conto che il costrutto che avevamo immaginato non andava più bene ed è stato contaminato su due fronti. Da un lato l'Umanità viene messa in crisi dall'avvento della Dis-umanità. In un secondo momento invece, l'Umano è soverchiato dal Post-umano.

Il concetto di Humanitas è antico. Nasce l'uomo, nasce l'idea di Humanitas.
Cosa significa?
Già i Romani del II-I secolo a.C., sull'onda della parola greca philantropia, sentono il bisogno di trasformare in verbo (creare) l'essere umani: avere un atteggiamento di attenzione nei confronti del prossimo.
Inoltre nel concetto di humanitas si inserisce anche un altro paradigma greco: la Paideia.
La paideia era il lungo processo di formazione dei futuri cittadini greci, che prevedeva l’apprendimento di un sapere completo, in cui le humanae litterae erao considerate il momento più elevato e importante.
Si vuole dire che l'humanus ha attenzione per il prossimo e cultura per riconoscere se stesso nell'altro: quod rebus omnibus dignitatem anteponat.
Ma poi la frattura.
Auschwitz.
Il disumano entra nell'umano, è in-scritto in esso: in-umano.

L'inumano è piuttosto il presentarsi attuale della possibilità che
l'uomo sia nulla per l'altro uomo.

Come se ciò non fosse già di per sé aberrante, il disumano nell'umano ha sconfinato oltre le linee delle due Guerre Mondiali, oltre i cancelli di Auschwitz.
Diventa la nostra attualità.
La nostra Humanitas oggi è sporca di disumanità.
Nel nostro universo ci sono uomini che sono meno uomini di noi, che sono non-uomini.
Per motivi legati al colore della loro pelle, alla loro religione; ne abbiamo trovati tanti di futili e orribili, motivi.
E così si elaborano documenti, si innalzano strutture non per contrastare il traffico di disperazione, ma per contrastare le Organizzazioni che per ideologia pensano solo al salvataggio delle vite, senza tenere in considerazione le implicazioni politiche e territoriali.
L'Humanitas diventa extra legem.
E non so perché mi viene in mente Antigone.
Abbiamo ucciso Dio.
E ora abbiamo ucciso l'Humanitas.
L'uomo del XXI secolo sembra aver smarrito ciò che lo distingueva dal resto del creato: l'empatia.
E lo abbiamo visto con la Pandemia.
La finanziarizzazione, la trasformazione di tutto in denaro, ha portato a dire: apriamo le fabbriche e se si muore pazienza!
Abbiamo azzerato le emozioni che non sono monetizzabili.
Abbiamo ucciso la com-passione.

I vecchi possono morire, i giovani vanno salvati perché sono più produttivi.
Questo è quello che è accaduto davanti alle rianimazioni durante la prima ondata di Covid.
Non potevo crederci!
Ma ci sono dati, articoli, certificati, protocolli che spiegano ai rianimatori come scegliere.
Abbiamo coniato l'espressione "morte accettabile".
E la malattia è diventata il simbolo di una società che pensava di essere sana, ma che è marcia fino all'osso.

Il mondo, così come lo abbiamo reso, si è fermato. 
Un virus, ignaro del fatto che l'Uomo fosse l'essere dominante, ha fatto un salto, uno spillover. Dall'animale è arrivato all'uomo.
E così, il Creato si scopre non essere ai piedi dell'uomo. L'uomo ne fa parte.
Fatto a immagine di Dio, l'uomo è dotato di intelletto e parola.
Ma con l'ausilio della tecnologia, l'avanzare delle neuroscienze, delle biotecnologie, scopriamo di non essere i soli.
L'Homo sapiens sapiens non è l'unico ad avere il pensiero.
Arrivano i robot, i programmi, l'intelligenza artificiale.
L'Uomo crea qualcosa di simile a se stesso.
Ci consola pensare che per il momento, questo nuovo-umano non sia ancora capace di provare empatia.
L'empatia è appannaggio del solo essere umano.

Quindi l'Humanitas si è spezzata sotto la spinta del Disumano.
Ed è minacciata, rischia di essere sostituita dal Postumano.

Ma se riusciremo a preservare quella briciola di amore che ci caratterizza, se "niente di questo mondo ci risulterà indifferente", avremo ancora una speranza.
Potremo farcela, potremo resistere a questi sfondamenti, a questi sconfinamenti.

Produrre un cittadino del pianeta humanus e politus. Uno che anteponga la dignitas a tutte le altre cose, anziché l'indoctus e agrestis che predilige al contrario l'utilità.


p.s. Finito il secondo giorno. Scrivere mi sta aiutando. Penso a Persona. Ma forse mi sto rassegnando.
Ho tanta voglia di tornare a viaggiare, a sognare, a vivere.

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