venerdì 19 marzo 2021

Giorno V: Il Sogno della Macchina da Cucire - Bianca Pitzorno

 Non sorrise neppure quando, finalmente, il mare a una curva dei binari
ci balzò incontro velocissimo, immenso, più verde che azzurro;
tremolante per i raggi del sole.

Oggi ho concluso questo dolcissimo romanzo che mi avevano consigliato in libreria. Devo ringraziare la mia libraria, questa volta il libro mi è piaciuto e mi è piaciuto tantissimo.
Non conoscevo Bianca Pitzorno e spinta dall'influenza di Virginia, la cui mano sento ancora poggiata sulla mia spalla, sono andata a cercare qualche informazione sulla sua vita.
Nata a Sassari, ha studiato a Cagliari dove si è laureata in Lettere Classiche (che invidia!). Si è trasferita a Milano per frequentare la Scuola Superiore di Comunicazione. E a Milano vive ancora oggi. Nota per aver scritto numerosi libri per bambini e ragazzi, nella sua biografia è anche ricordato il suo impegno come ambasciatrice UNICEF e come autrice televisiva. Confesso, non senza vergogna, di non aver riconosciuto alcun titolo.
Ma questo libro non lo dimenticherò mai, perché Il Sogno della Macchina da Cucire è un romanzo intimo che in un certo senso parla a tutte le bambine della mia generazione.
Virginia Woolf non approverebbe questo mio commento. Non esistono romanzi per donne o per uomini!
Mi si voglia perdonare per questo giudizio così superficiale. Ma i ricordi che ho con il mondo del cucito sono tutti al femminile e così mi risulta difficile immaginare una situazione diversa.
Anche se... ma non voglio anticipare nulla.

Tutto il resto erano state semplicemente fantasie deluse. Illusioni.
Sogni che svaniscono all'alba.

La protagonista non ha nome, è una sartina che lavora e riesce a difendersi dalle brutture che la sua condizione sociale vorrebbe imporle.
La Nonna infatti, memore di esperienze negative, decide di insegnare alla nipotina una professione: il cucito.
E così tra spolette, ditali e corredini da realizzare, la storia della nostra Sartina scorre e si intreccia con altre vite, con altre storie.
Ci fa sognare, indignare e commuovere.
Una storia meravigliosamente intessuta, che non stanca mai e che finisce troppo presto.

Ho pensato alla macchina della mia Nonna paterna, una Singer con la rotella che si muove con una mano.
L'unico oggetto su cui abbia mai campato pretese in vita mia.
Ho pensato alla mia Mamma. Lei è sempre stata brava col cucito.
Ma non mi ha mai voluto insegnare niente, perché "ti rende schiava" diceva. Il contrario della Nonna di Sartina. Lei ha preferito donarmi l'amore per i libri.
Ma ricordo con commozione la sua scatola del cucito piena di ogni meraviglia: bottoni colorati, corallini. E poi c'era il ditale, il bacio di Wendy (vedi che Peter Pan era nell'aria?), che non ho mai saputo usare.
Ricordo i suoi lavori: meravigliosi!
La sua abilità con la macchina a pedale. 
Io sono una frana.
Ho fatto qualche vestino alla Barbie, quando ero bambina.
Qualche bottone lo so mettere e a modo mio riesco a fare anche qualche orlo (orrendo).
A volte mi è capitato di aiutare signore in difficoltà con il filo che non voleva convincersi ad infilarsi nella cruna dell'ago.
E fine, qui si conclude la mia esperienza col cucito.

Devo ammettere che la scrittura di Pitzorno mi ha fatto sognare.
Ho pensato per un momento che anch'io sarei potuta essere felice.
Invece niente. Perché io non ho mai conosciuto un Guido che insistesse con me e che non mi facesse vergognare di me stessa.
Mi sono anche commossa.
Conclusione amara: ma me l'aspettavo. Voltavo ogni pagina in attesa della tragedia finale perché nella vita non esiste l'incanto.

Sognando cosa? Chi?
Sognare era molto pericoloso, lo sapevo, non me lo potevo permettere.
E poi, già soltanto vedere il mare non era la realizzazione di un sogno?

Queste parole mi hanno colpito duramente.
Sognare è pericoloso, all'alba i sogni svaniscono e rimane solo tristezza.
L'unico conforto è il Mare. 
Solo in lui trovo rifugio.
Non ho mai vissuto l'amore vero. Questa la mia conclusione.

Un libro che consiglio se si ha voglia di una scrittura elegante, di una storia semplice, di personaggi possibili, di un racconto che profuma di verità del passato.

La parola di oggi:
B. Baci quelli che mi mancano, che non ho mai ricevuto e mai riceverò.

p.s. Auguri Papà, sei l'uomo più importante della mia vita. Grazie per tutto quello che hai fatto per me e per l'esempio che mi dai ogni giorno con la tua vita, con il tuo coraggio, con il tuo modo di fare e di essere. Sei unico! 


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