sabato 8 luglio 2023

Sonata a Kreutzer - Lev Tolstoj

Avevo l’impressione che la sua solitudine gli pesasse e
di tanto in tanto avrei voluto parlare con lui
ma ogni volta, quando i nostri sguardi si incrociavano,
il che succedeva spesso perché sedevamo di sbieco uno di fronte all’altro,
lui si voltava dall’altra parte e
si immergeva nella lettura di un libro o guardava attraverso il finestrino.


Finito il libro, ho acceso il pc e cercato immediatamente la sonata n. 9 Kreutzer di Beethoven, per provare a comprendere i sentimenti dei tre principali attori in scena di questo dramma scritto e composto in due atti da Lev Tolstoj: Pozdnyšev, sua moglie, il violinista Truchaevskij.

Due atti, perché la mia sensazione è che questo libro si possa dividere in due grandi momenti.

Siamo su un treno che viaggia verso una destinazione sconosciuta, all'inizio della primavera.
In uno scompartimento ci sono una non più giovane donna con un suo compagno avvocato, il nostro narratore e infine un signore, che si teneva in disparte, non molto alto, dai movimenti bruschi, non ancora vecchio ma con i capelli
ricci diventati bianchi anzitempo, i cui occhi, incredibilmente brillanti, passavano rapidamente da un oggetto all’altro.

Questo signore ha un tratto caratteristico: emette un suono che inizialmente, in questo primo atto, sembra una risata repressa.
Ed è lui che accentra l'attenzione su di sé esprimendo in modo veemente, quasi aggressivo, delle teorie sul matrimonio, sulla insensatezza dell'atto. Sui costumi corrotti della sua epoca. Di quanto sia disgustoso l'uso di condannare delle giovani donne al matrimonio, rendendole delle merci, delle prostitute accettate dalla società.
Esse infatti si vendono al miglior partito, con l'approvazione di mammina, che le prepara sin dalla nascita a questo compito.
E che dire degli uomini? Depravati considerati "normali" dalla società, che con il beneplacito dalla scienza medica, commettono le peggiori oscenità, prima e dopo il matrimonio stesso.
Tutti sono colpevoli, tutti sono ipocriti. L'amore poetico non esiste! È solo la meschina maschera sotto la quale si nasconde la animalesca indole umana, l'essere bestia, porco!, degli umani.

Inutile dirti che tutti gli astanti sono sconvolti dalle teorie di questo signore. E alla prima occasione c'è chi cambia posto, chi scende alla propria stazione, cosicché rimangono il nostro narratore senza nome e Pozdnyšev soli.

A questo punto entriamo nel secondo atto.
Pozdnyšev racconta la sua storia con un tono più calmo, che a tratti diventa doloroso.
Quello strano verso che ricordava una risata, è ora trasformato in un singhiozzo represso.
Pozdnyšev ha ucciso sua moglie per gelosia; e racconta ogni momento che lo ha portato a compiere l'insano gesto.
La prego di perdonarmi - è l'ultima frase che pronuncia. 

Un romanzo breve scritto nel 1880, dopo la cosiddetta "conversione ai Vangeli" dello scrittore.
Una crisi spirituale profonda lo travolse e ne uscì, abbracciando un cristianesimo portato all'estremo. Quasi fanatico.
Per i contenuti trattati e il tono usato, il libro fu censurato.
E solo grazie alla stima che lo zar Alessandro III nutriva nei suoi confronti, il romanzo fu finalmente pubblicato nel 1889.
Insieme con il racconto è annessa una postilla in cui l'autore spiega la propria repulsione nei confronti dei costumi della società dell' epoca.
Cinque sono i punti fondamentali.
Per Tolstoj, l'uomo che non può accettare di essere un animale ma deve aspirare alla santità, all'esempio di Cristo, deve imparare a domare i propri istinti e di conseguenza abbracciare e condividere il valore morale dell’astinenza,
Ciò che colpisce è la fredda convinzione che un uomo e una donna non possano amarsi in modo tenero, passionale. Ma l'atto sessuale, inteso come qualcosa che corrompe lo spirito, non ha nulla di romantico e devozionale.

Per leggere questo romanzo non possiamo che considerare il periodo storico e la realtà storica nel quale è stato concepito.
Altrimenti si rischia di mandare tutto "a Kreutzer" senza finire la lettura.
Eppure ci sono alcuni spunti molto moderni, molto attuali.
Colpisce la descrizione di un rapporto uomo-donna che si è realizzato perché lo status sociale lo impone, ma poi deraglia dai binari convenzionali e si accende di pulsioni distruttive, ossessioni morbose.
Questo testo potrebbe essere il racconto di uno dei tanti tragici eventi che costellano la nostra cronaca nera. Uno dei troppi femminicidi.
Inoltre è una lettura da non trascurare se si vuole avere un panorama più ampio dello stile e del pensiero di Tolstoj che in questo scritto, sembra molto dostoevskiano, tutto concentrato com'è sul tentativo di comprendere la mente dell'assassino.

L'amore è il grande assente di questo racconto. Non è bastato nemmeno quello per i figli.
Ho provato sincero fastidio nei confronti di Vasja Pozdnyšev.
Così preso da sé stesso da preoccuparsi della sua immagine anche durante un omicidio:
"Volevo correre dietro a lui ma mi ricordai che sarebbe stato ridicolo correre dietro all’amante della moglie con i calzettoni..."

Eppure alla fine, un moto di pietà l'ho avvertito.
Ma non so dirti se per colpa della mia stupida fragile sensibilità, o se per la magistrale abilità di Tolstoj.




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