lunedì 24 gennaio 2022

L'idiota - Fedor Dostoevskij

Lo avevano ricoverato per curarlo della sua follia,
ma secondo me non era pazzo,
aveva soltanto terribilmente sofferto:
in ciò consisteva tutta la sua malattia.


Caro Bloggy,
da quanto tempo non ti scrivo. Come stai? Io male, come sempre, ma mutata.
Questa pausa mi è servita. Finalmente sono tornata a leggere con passione e avidamente. Sabato ho fatto le ore piccole per arrivare alle ultime pagine e sono rimasta in silenzio, al buio, lasciando che si spegnessero nella mia mente gli ultimi echi di questa lunga narrazione. Aspettando che le vibrazioni scaturite nel mio cuore, si smorzassero. Consentendo alle emozioni provate di trovare un posto nella mia anima.
In dieci giorni di lettura ho lasciato che l'Idiota entrasse in me, e ripulisse ogni mio pensiero. Che mi svuotasse. Per poi riempirmi con qualcosa di nuovo.
Non so dirti quanto durerà il suo benefico effetto, ma posso dirti che è stato un viaggio coinvolgente e che rafforza il mio amore nei confronti di uno scrittore geniale e unico.

Non userò mai più la parola "idiota" per insultare. E quando distrattamente (perché lo so che capiterà ancora), mi definirò così, una piccola parte della mia anima sorriderà.
Il principe Lev Nikolaevič Myškin è forse, tra i personaggi letterari più belli che io abbia mai incontrato.
Dostoevskij stesso dirà di lui che è una specie di Cristo, l'uomo buono per eccellenza.
E lo è veramente! È così buono che mi ha sconvolto e portato a riconsiderare tutta la mia esistenza. È così buono che in futuro cercherò di ispirarmi a lui nel mio agire.
Negli ultimi anni mi sono costretta a diventare dura, cinica, distaccata e menefreghista.
Non fraintendermi, non intendo tornare indietro, ma come il Principe, tornerò a guardare il prossimo come un essere dotato di una luce interiore.
Hai accolto così tante volte le mie lamentele che non ti sarà difficile ricordare quanto sia delusa dal comportamento delle persone.
Quanto sia stanca e ormai indifferente, alle loro sorti.
L'incontro col Principe mi obbliga a cambiare prospettiva, a guardare il mondo anche con gli occhi degli altri.
Non assicuro che la cosa possa aiutarmi a provare nuovamente empatia per il prossimo, ma sicuramente mi offrirà nuovi spunti di riflessione.

Avevo già Cristo, perché non poteva bastarmi? Perché Gesù è morto come uomo ed è risorto come Dio. Invece il Principe è umano in ogni suo atomo e come tale fallisce, si perde. Ma se è stato capace lui di farlo, allora possiamo provarci tutti.

Si usa dire di una persona buona, che è "scema". Proprio perché in questo tempo sono osannati i furbi, i ladri, i balordi, i cafoni, i volgari.
Invece quello che tutti chiamano "idiota", si dimostra essere il più intelligente di tutti.
Il più acuto osservatore. Il più profondo pensatore. E naturalmente perde.
Non può vincere uno che ama, che mette il prossimo davanti a tutto, che vuole aiutare tutti.
Non può che perdere e perdersi.

Questa è la lezione che mi sento di imparare da questo bellissimo romanzo: sono un essere umano, come tale sono destinato al fallimento, ma non è questo il punto. Il punto è vivere.

Quello che importa è la vita, la vita soltanto - il cammino che si fa per scoprirla, ininterrotto ed eterno, e non la scoperta in sé!

Un ultimo pensiero; quando si parla de L'Idiota si evocano una frase e un quadro.
La frase, l'avrebbe detta il Principe ed è Ippolit a ricordarla: "È vero, principe, che una volta avete detto che ‘la bellezza salverà il mondo’?".
Il quadro invece, è il Cristo deposto di Hans Holbein il giovane.
Sia la frase sia il quadro impongono una riflessione profonda e intima.

Difficile in realtà la traduzione dal russo. Mondo e Pace si dicono con la stessa parola.
E questa bellezza cos'è? Quella dei volti delle donne protagoniste? 
Il bene, che inevitabilmente associamo al bello?
Non ha risposto nessuno, non intendo farlo io.
Però mi piace pensare che il Mondo debba salvare la Bellezza e tutelarla. La bellezza del cuore, dello spirito. E che l'uno potrà sopravvivere grazie all'altro. Il mondo ha bisogno della bellezza, la bellezza del mondo.
In tanti ne hanno parlato ed io non sono nessuno per aggiungere sciocchezze.
Invito infine, a contemplare il quadro. Ha ragione Dostoevskij: si può perdere la fede guardando questo Cristo. Come si può pensare che ci sia qualcosa dopo una simile sofferenza? Sofferenza che permane, dolore che aleggia su quel corpo abbandonato dalla vita.
La fede è un mistero insondabile.
Ognuno nel silenzio del proprio cuore lo contempla.

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