mercoledì 5 gennaio 2022

Umberto Eco: novant'anni

Il mondo possibile della narrativa
è l’unico universo in cui noi possiamo essere assolutamente sicuri di qualcosa,
e che ci fornisce una idea molto forte di Verità.

Oggi Umberto Eco avrebbe compiuto novant'anni.
Uno scrittore per me difficile da leggere, che ha lasciato un patrimonio letterario importante e un'eredità morale a cui ambire.
Mi piace tanto quel suo modo di scrivere ironico e con sempre illuminati riferimenti letterari. L'ho immaginato come un tutore della semantica, un protettore della letteratura.
E al suo cospetto, ho visto tanti diventare nani.
Il Nome della Rosa fu il suo romanzo di esordio. Penso non serva aggiungere altro.
Un grande scrittore che parlava dello scrivere così:

Come scrivere bene
Ho trovato su Internet una serie di istruzioni su come scrivere bene
Le faccio mie, con qualche variazione, perché penso che possano essere utili a molti, specie a coloro che frequentano le scuole di scrittura.

1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all'espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe - o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento - affinché il tuo discorso non contribuisca a quell'inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All'inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica - eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.


Penso che sia stato un genio della letteratura.
Scrivere e parlare non sono azioni facili. Tradurre il proprio pensiero, i propri sentimenti in parole regolate da leggi e schemi è arduo. Ma non ci sono alternative: bisogna comunicare. Credo sia fondamentale per la sopravvivenza dell'Anima.
In questo nuovo anno sto cercando di spogliarmi di impalcature che non mi appartengono, o non mi appartengono più. Anche nel modo di esprimermi voglio tornare a quella che ero.
Sono stati anni difficili e pieni di tormento. Mi sono smarrita. Voglio ritrovarmi.
Faccio di ogni giorno un'esperienza.

Buon compleanno Umberto Eco.
La tecnologia di cui avevi intuito il potenziale e l'importanza, ci ha semplificato notevolmente la vita. Ma ci ha anche inaridito. Mentre ci scriviamo ogni giorno non riusciamo a costruire mondi, semmai li distruggiamo. Gentilezza ed eleganza sono obsolete: nei modi, nel parlare, nei rapporti.
Chissà cosa avresti scritto in merito. 

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