venerdì 30 giugno 2023

Addio Giugno

Io amo amare. Tutta la mia vita
brillò di stelle a sfida d’ogni buio.
(Maria Luisa Spaziani)


Caro Blog,
devo ammettere che il mio mese di Giugno è stato un po' tormentato dal punto di vista delle letture.
Non ho avuto particolare fortuna nei miei acquisti e Memorie da una Casa di Morti, del mio caro Fëdor Dostoevskij mi ha preso più tempo di quanto pensassi.
L'aspetto positivo è che abbiamo conosciuto un poeta di straordinario fascino quale fu Sandro Penna. E abbiamo imparato a conoscere il lato ironico di Dostoevskij e ad approfondire il suo lato umano, attraverso le lettere scritte quando era recluso in Siberia.
Ti prometto di parlartene in modo più approfondito domani.
Infine abbiamo vissuto per qualche giorno la piacevole sensazione di essere "visti" e "letti" da qualcuno.
A questo Qualcuno va il nostro ringraziamento più sentito. Infatti ci ha dato la possibilità di sognare ad occhi aperti e di immaginare un mondo tutto per noi. Soltanto per noi.
Per il futuro non so cosa preannunciarti.
Ho comprato alcuni volumi che sembrano interessanti. E come fossimo ad un concerto, te ne anticipo gli autori: Tolstoj, Woolf, Gogol'.
Sono emozionata all'idea di incontrare questi tre grandi scrittori.
Per farlo al meglio, devo riuscire a trovare il mio equilibrio interiore.
In effetti mi sto lasciando andare alla tristezza e al mal di vivere. Letteralmente mi stanno consumando.
Ora però voglio porre un freno a questa deriva.
E spero di riuscirci tuffandomi nelle storie giuste.
Il grande nome non basta, non è sempre una garanzia. Inoltre buona parte del lavoro spetta anche all'entusiasmo del lettore. Leggere è un atto di fede. Devo impegnarmi di più. Lo ammetto. Mi impegno a credere e a sperare nelle storie che ho scelto. E che qualcuno tanti anni fa si è preso la briga di scrivere anche per me.
Voglio onorare quelle storie e quegli scrittori che pur non conoscendomi, si sono impegnati per farmi compagnia in questo periodo della mia triste esistenza, per riempirla, per darle un volume.

Caro Blog,
salutiamo Giugno ringraziandolo per essere stato lo scenario perfetto per un incontro con Penna e Pasolini. Per averci fatto trascorrere del tempo con Kundera, che non sentivamo da un po'.
Per averci parlato della storia della letteratura francese, di cui non siamo mai paghi.
E di averci sopportato nel momento difficile della lettura con Dostoevskij.
Inoltre a me, e a me sola, ha donato un colorito dorato e un aspetto più morbido, che devo imparare ad accettare e ad amare.
L'umore non cambia. Ma non è colpa di Giugno.
Il mese che ci traghetta nel cuore dell'Estate è stato sempre disponibile, donandomi dei cieli rosa e delle nuvole meravigliose, che non dimenticherò mai.
Quindi, ancora una volta, grazie Giugno.

Buonanotte Blog,
a domani.

giovedì 29 giugno 2023

La spiritualità, per una come me che non crede in Dio, all’anima, all’aldilà,
sta nella capacità di amare e comprendere gli altri
− uomini e animali −
“di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
(Margherita Hack)


Caro Blog,
tempo fa parlavamo di coincidenze e numeri magici.
Ed eccoci qui a ricordare due persone e personaggi fondamentali del panorama culturale italiano, legati da un giorno: il 29 giugno infatti, si festeggia l'anniversario della nascita di Giacomo Leopardi e l'anniversario della scomparsa di Margherita Hack.
Durante un funerale, ricordo il sacerdote dire che il giorno della morte è il vero giorno del compleanno di un cristiano; perché per chi crede, il cristiano muore in questa vita per rinascere in quella del cielo.
In un certo senso quindi, oggi si potrebbe ricordare il compleanno sia di Giacomo sia di Margherita.
D'accordo Margherita era atea e non avrebbe gradito questo commento.
Ma la coincidenza rimane ed è particolare.
Inoltre, Giacomo Leopardi morì il 14 giugno e Margherita Hack nacque il 12 giugno.
Se te lo stessi chiedendo: non lavoro per il Lotto, non ti sto suggerendo di giocare questi numeri.
Sto solo cercando di salutare questo mese con immagini belle.
E allora mi piace immaginarli insieme che parlano di stelle e astronomia.
Infatti la professoressa Margherita Hack è stata una famosissima e geniale astrofisica e divulgatrice scientifica, con una spiccata personalità e sensibilità.
Giacomo Leopardi il poeta, il grande scrittore, fu anche un appassionato e curioso studioso di stelle e di tutto ciò che era scienza.
Questa grande donna e questo grande uomo sono vissuti in due epoche diverse, ma entrambi rappresentano la negazione della distinzione tra scienza e umanesimo.
E rappresentano la summa tra compasso e calamaio.
Quando ancora oggi leggo di chi contrappone gli scienziati ai filosofi sorrido e scuoto la testa.
Senza la filosofia e i pensatori non avremmo avuto le scienze.
Ma è cosa ardua da far accettare a chi continua a sostenere che certi licei non valgono nulla.

Peggio per loro.
A noi cosa importa?

Margherita Hack dice: «Pianeta» è una parola che deriva dal greco e significa «stella errante».
"Errante" come il pastore dell'Asia che canta donatoci da Leopardi.
Dimmi: quale meta hanno questo mio breve vagare e il tuo cammino eterno?

C'è da fermarsi, riflettere... magari guardando le stelle.

L'IA (intelligenza artificiale) che immagino ci potrebbe consentire un domani di non lavorare e di pensare. 
Sarebbe un sogno.

mercoledì 28 giugno 2023

Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose!
E come possiamo intenderci, signore,
se nelle parole ch’io dico
metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me;
mentre chi le ascolta,
inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?
Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!
(Luigi Pirandello)


Ciao Blog,
non ci sentiamo da un po'. La mia vacanza al mare è finita. Tutto bene, ovviamente. Il posto era meraviglioso. L'ultimo giorno in spiaggia, sono sbocciati alcuni gigli di mare. Per me una scoperta dal profumo di miracolo.
Purtroppo continuo a sentirmi inferiore a tutti. Penso che i miei genitori non saranno, non potranno mai essere fieri di me. E questo mi devasta interiormente. Mi auguro di morire ogni notte, e ogni giorno mi tocca constatare che sono ancora qua. Sono una persona fortunata. Eppure soffro. Sto malissimo. Mi sento vuota, incompleta.
Almeno ho imparato a soffocare dentro di me questo dolore.
All'esterno sembro sempre una fredda, distaccata; adirata con il mondo, che dà solo risposte acide. In altre parole: insopportabile.
È la mia maschera perfetta.
E nel giorno del compleanno di Luigi Pirandello, parlare di maschere è un atto dovuto.
Negli anni ho parlato spesso di questo scrittore originale, innovativo, avveniristico.
Oggi voglio essere didascalica e raccontare Pirandello come farebbe una brava insegnante di Letteratura Italiana, partendo da qualche dato biografico.

Luigi Pirandello nacque a Girgenti, oggi la meravigliosa Agrigento, in Sicilia.Essendo Estate, colgo l'occasione per suggerire la Sicilia tra le papabili mete vacanziere. Una città magica, che merita di essere visita in ogni stagione.
Famosa per la sua distesa di templi dorici dell'antica città greca posti nella cosiddetta valle dei Templi, che dal 1997 è considerata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, non delude nemmeno nel resto del territorio. Le persone sono cordiali e accoglienti, il cibo eccellente.
Un'esperienza da non perdere nella vita.

Luigi Pirandello ebbe un'infanzia serena e per i primi tempi felici. I problemi economici della famiglia, lo portarono a Palermo, dove completò i suoi studi. Roma e Bonn lo videro studente di filologia.
Per anni si è dibattuto sul suo ruolo negli anni del regime fascista. Ma non possiamo pensare che fosse "fascista" così come si può intendere una camicia nera.
Basti pensare che i controllori di regime guardavano con sospetto le sue opere apertamente anti-sistema.
Più che come scrittore, in vita ebbe successo come drammaturgo. Il regime stesso gli preferì altri scrittori.
Non so dire se sia stato fortunato o meno, ma sicuramente il Premio Nobel per la letteratura del 1934 fu il riscatto che si meritava e gli aprì le porte della fama internazionale.
Il mio romanzo preferito? Il Fu Mattia Pascal.

Siamo al XIII capitolo.
Anselmo Paleari spiega a Mattia, o meglio ad Adriano Meis, la sua lanterninosofia.
Esistendo ognuno di noi porta una luce, un lanternino, che proietta sulla realtà la propria luce e la modella; ogni luce quindi ha un'intensità diversa, una diversa sensibilità, un diverso modo di vedere la stessa realtà. ("Che cos'è LA verità?")
A queste piccole lanterne, si sovrappone la luce del tempo, una luce più grande: un lanternone. Che fornisce un colore predominante, un'idea da seguire comune: di color violetto, color deprimente, quello della virtù cristiana. Il lume di un'idea comune è alimentato dal sentimento collettivo.
Quando la luce sarà spenta saremo preda delle ombre. Saremo liberi dal mondo delle emozioni, delle percezioni.
Pirandello è il pessimista col sorriso.
E nelle sue letture mi sono trovata a mio agio.
Osserva l'uomo e lo vede in una eterna lotta nella società in cui vive.
Combatte contro la forma, gli obblighi e le maschere che la società gli impone, a tal punto da renderlo estraneo perfino a sé stesso. L'uomo è in trappola. La società lo ingabbia.
Da questa lotta l'uomo uscirà sempre sconfitto.
Questa consapevolezza però non ci deve abbattere. Ma provocare una riflessione ed un sorriso amaro, conclusivo: l'umorismo ci salverà.

Buon compleanno Luigi Pirandello.

giovedì 22 giugno 2023

Mare Mare

Mare mare mare
ma che voglia di arrivare lì da te, da te,
Sto accelerando e adesso ormai ti prendo
Mare, mare, mare
Ma sai che ognuno c'ha il suo mare dentro al cuore sì
E che ogni tanto gli fa sentire l'onda
Mare, mare, mare
Ma sai che ognuno c'ha i suoi sogni da inseguire sì
Per stare a galla e non affondare no, no

(Carboni, Mare Mare)



Caro Blog,
sto mantenendo la promessa sui tuffi. Sono sempre in acqua. Faccio tante scoperte. Mi abbronzo.
Ma leggo poco.
Sono troppo elettrizzata per restare ferma a leggere.
Sappi che sono delle giornate meravigliose e sempre più in profondità scava in me, la convinzione che la mia vita sia stata tutta sbagliata.
Ma ogni tanto un risarcimento arriva.
Un posto meraviglioso per davvero.
Però dovremmo prenderci più cura della nostra casa-Terra. Tutti quanti.
Viaggiare è un'esperienza meravigliosa.
E farlo anche con il corpo e non solo con la mente, mi fa sentire un essere appartenente al genere umano.





martedì 20 giugno 2023

La ragazza baciò il ranocchio e divenne una rana.
Ennio Flaiano


Per non rischiare non gli ho dato un bacino. Mi sono solo avvicinata un pochino per fargli una foto e lui è rimasto buono buono in posa. Non so proprio cosa ci facesse lì, sotto la luce del lampione ma è stato un incontro bellissimo.
Caro Blog,
sono in una struttura meravigliosa, immersa nel verde. Ci potrei morire qui. Felice.
Domani Mare. Sono emozionatissima.
Speriamo bene.
Naturalmente in borsa ho messo il mio libro.
Conto di leggere almeno due libri mentre sono qui. E fare mille bagni.
Sogni d'oro a te, caro Blog e al Principe Ranocchio.

lunedì 19 giugno 2023

Letteratura francese

 

Caro Blog,
domenica ho trascorso una bella giornata fuori casa. Un anticipo d'estate e di vacanze.
La parte più divertente per me è stata girovagare per le bancarelle dell'usato. E naturalmente portare a casa un piccolo ricordo della giornata.
Le Tavole dei Logaritmi me le sono regalate come una specie di portafortuna.
Mi sono voluta fare un augurio. Magari mi portano bene.
La Storia della Letteratura francese invece mi ha colpito per due motivi:
innanzitutto è una vecchia edizione della Biblioteca del Popolo. Una collana che fu ideata verso la fine dell'Ottocento per raccogliere una serie di argomenti scientifici e di letteratura, a prezzi accessibili a tutti. E poi perché ho un debole per la letteratura francese. La copia che ho acquistato è così buona che l'ho letta senza problemi. E mi è piaciuto viaggiare attraverso la Chanson de Roland e i canti di Re Artù.

Il caldo sta invadendo la Penisola. Domani vado al mare. 
In qualche modo cercherò di stare bene.
Ti tengo aggiornato. 
Magari riesco a finire il libro che ho iniziato dieci giorni fa.

Buonanotte Lettori

sabato 17 giugno 2023

Sandro Penna: Il dolce rumore della vita - Altamura, Pecora, Verdastro

Io vivere vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita.
(Sandro Penna)


Caro Blog,
ieri è arrivato il libro che avevo preso da Amazon; non era quello che mi aspettavo, ma mi è piaciuto lo stesso.
Non è una raccolta di poesie ma un omaggio ad un grande poeta del Novecento, che in vita non ha goduto del giusto riconoscimento. In un certo senso è quasi un risarcimento danni. 
La parte che mi è piaciuta di più è il lavoro di Elio Pecora rielaborato drammaturgicamente da Massimo Verdastro.
Pecora è un poeta, e con la sua scrittura sensibile riesce a restituire un po' di giustizia all'immagine di un altro poeta.
Solo lui può capirlo e solo lui può donarlo agli altri.
Attraverso i suoi diari, le sue carte sparse, Sandro Penna insonne, ci racconta parte della sua vita. Ci confida i suoi pensieri, le sue riflessioni; direi che quasi si confida. Abbiamo la fortuna di parlare con i ricordi di un uomo immerso nel suo quotidiano. L'uomo che capta poesia nell'aria, negli oggetti più comuni, e restituisce a noi sotto forma di versi. Un maglione rosso, un treno che irrompe sullo sfondo di un'alba: tutto è poesia.
Abbiamo intravisto Saba, Montale, Pasolini, mentre camminavamo nella Roma di Penna.
Un viaggio breve e intenso.
Volevo qualcosa di più.

Buonanotte caro Blog,
ci pensi mai? Qualcuno a volte percorre un pezzo della nostra strada senza dirci niente.
Siamo vicini, eppure distanti.
Credo sia uno dei miracoli di questo mondo virtuale.
Grazie a te che ci leggi.


mercoledì 14 giugno 2023

Giugno: la terna poetica

La solitudine è come una lente d'ingrandimento
se sei solo e stai bene stai benissimo,
se sei solo e stai male stai malissimo.
(Giacomo Leopardi)

12-13-14 Giugno: tre date da ricordare. 
Il 12 nacque Sandro Penna;
il 13 nacque Fernando Pessoa;
il 14 morì Giacomo Leopardi.

Di Sandro Penna abbiamo già parlato. A proposito: il mio pacco ha avuto un problema e così niente libri. Ma non mi sono persa d'animo e ho fatto un nuovo ordine.
Allora oggi voglio ricordare sia Pessoa sia Leopardi.

Fernando António Nogueira Pessoa nacque a Lisbona il 13 giugno del 1888. Morì a soli 47 anni, a causa di problemi epatici. 
Di sé stesso scrisse una specie di nota biografica, e quindi uso le sue parole:
Professione: La definizione più propria sarà «traduttore», la più esatta quella di «corrispondente in lingue estere in aziende commerciali». L'essere poeta e scrittore non costituisce una professione, ma una vocazione.
Un tipo originale. Appassionato di astrologia, grande studioso, ci ha lasciato un'eredità importante che non è fatta solo delle sue traduzioni e dei suoi libri, ma di "altre vite".
Egli infatti è famoso per la creazione di eteronimi.
Gli eteronimi non sono "nomi d'arte". Ma dei veri e propri alter ego poetici, dotati di vita propria, autonomi; capaci di scrivere ognuno con un proprio e personalissimo stile distintivo.
Quelli che hanno lasciato una produzione poetica maggiore sono Álvaro de Campos, Ricardo Reis e Alberto Caeiro.
Le loro liriche sono raccolte nell’opera Un’affollata solitudine. Poesie eteronime.
Una raccolta che prima o poi dovremo recuperare, caro Blog.
Per il momento ricopiamo questa poesia: L’amore, quando si rivela.
Lo so, ti sembrerò pazza da legare, ma mi ha fatto pensare a Persona.
Questa volta soltanto non sono io che gli dedico qualcosa, ma è sua la voce narrante.
Sensazioni Blog,
solo questo. Basta il battito delle ali di una farfalla ed esse vengono spazzate via.

L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…

Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando…


Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi (riesco a memorizzare solo tre nomi per volta, scusami Giacomo: ho usato il copia-incolla) nacque a Recanati il 29 giugno 1798 e morì a Napoli, il 14 giugno 1837, che non aveva compiuto 40 anni.
Di Leopardi hanno scritto tutti e di tutto. E infinito è il fiume di parole che riversiamo quando si tratta di lui. Non importa che tu sia studente o letterato, Leopardi avrà sicuramente caratterizzato un periodo della tua vita e almeno una volta nella vita lo avrai nominato o citato.
Oggi, ricordandone la scomparsa, vogliamo porre l'attenzione non soltanto sul poeta, di indiscussa e indiscutibile grandezza, ma anche sull'essere stato filosofo a pieno titolo.
Basta sfogliare le Operette Morali o lo Zibaldone per capirlo. Visse a pieno il Romanticismo e anticipò, possiamo dire, l'Esistenzialismo.

Oggi rileggiamo insieme una poesia scritta nel 1829: Le Ricordanze, che fa parte dei cosiddetti canti pisano-recanatesi.
Leopardi è riuscito ad andar via da Recanati. Non lo abbiamo mai sottolineato ma egli era un giovane eternamente in fuga ed eternamente senza soldi. Ecco perché fu costretto a rientrare alla casa paterna.
Si sente soffocato nell'ambiente di provincia, non è capito da suo padre. E così mestamente riguarda con la memoria i luoghi della sua infanzia, che hanno fatto da sfondo alle illusioni dell'adolescenza.
I ricordi all'inizio sono lieti; ma il confronto tra il passato ed il presente è un fallimento totale: sono le illusioni infrante, i sogni naufragati.
In questa composizione ritroviamo uno dei pensieri sulla poesia di Leopardi: la poesia stessa è tale, se suscita il ricordo.
Viceversa un paesaggio, un oggetto, uno scorcio, un rintocco di campane: nel ricordo diviene poetico.
L'alone del tempo ne sfuma i contorni e in un ricordo, le cose sembrano lontane, probabilmente migliori e più belle che nella realtà. L'immaginazione dipinge tutto con colori brillanti e veste il ricordo con emozioni e sentimenti più intensi.
Naturalmente è presente anche l'amore, che ha il volto di Nerina. Anche lei non godrà più delle gioie della giovinezza. E in Nerina vediamo il riflesso di quello che sarà A Silvia.

E sebben vóti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m’avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch’al tutto
Consolarmi non so del mio destino.


lunedì 12 giugno 2023

Sandro Penna

 Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.


Caro Blog,
sto leggendo con molta lentezza un libro particolare di cui ti parlerò. In teoria è un bene che io legga lentamente.
La lettura senza correre faceva parte delle intenzioni di questo 2023. Ma poi è saltato tutto.
E come una zattera persa nell'oceano, cerco solo di rimanere a galla.
Stamattina mi ero ripromessa che ti avrei scritto. I giorni passano ed io non me ne rendo nemmeno conto. Sono così persa, che mi alzo da letto pensando a quando ci tornerò. Solo questo.
Solita stanchezza. Solita pesantezza. Solito senso di vuoto.
"Di che parlare?" - mi chiedevo.
Scorrendo le pagine di una rubrica, ho notato il suo nome: Sandro Penna. E subito sono tornata tra i banchi di scuola del primo anno di Liceo. La Prof. di Italiano era la temutissima A.V.
Una che faceva tremare tutti in classe. Che non aveva preferiti. Che ci guardava come fossimo tanti avanzi di galera senza futuro e connessioni neuronali. (E in alcuni casi, lo ammetto, non aveva torto.)
Lei adorava Sandro Penna, di cui ci obbligava a leggere le schede tecniche, i riquadri critici del libro di letteratura. Ed io me lo ricordo ancora, vagamente, come un sogno. 
L'ho incontrato in questa antologia comprata qualche anno fa, quando avevo voglia di scoprire e capire un po' di più di poesia. E incoraggiata dall'incontro, ho anche acquistato un libro su Amazon. 

(Apro una parentesi su questo punto.
Amo le librerie, lo sai. Ma quando ne oltrepasso la soglia, accade una cosa orrenda: non ricordo più di quale autore ero alla ricerca, quale titolo volevo acquistare.
Così mi capita di comprare a caso. E spesso male, devo riconoscerlo!
Su Amazon invece, faccio una ricerca mirata, spietata, asettica. E il libro mi arriva in due giorni; faccio anche una bella passeggiata per andare a ritirarlo dall'Amazon Hub scelto volutamente distante. Ciò non mi impedisce di gironzolare nelle librerie. Ma di ridurre gli acquisti insensati, sì.)

In attesa della raccolta di poesie, ho letto alcuni pdf.
Sandro Penna nacque il 12 giugno del 1906 a Perugia e trascorse quasi tutta la sua vita a Roma.
A causa di problemi di salute riuscì a diplomarsi con molte difficoltà e a lavorare poco e in modo saltuario. Visse quasi in totale povertà. Ma penso che fosse anche perché non ebbe mai bisogno di beni materiali; era un uomo atipico! Aveva bisogno di amore.
Come ebbe a dichiarare lui stesso, la sua poetica era tutta incentrata sull'amore.
Iniziò a scrivere versi all'età di vent'anni e all'inizio fu supportato da Saba e Montale. Non proprio "due scappati di casa".
Per vivere vendeva anche quadri, oggetti vari, generi alimentari. Ha lavorato in una libreria, come correttore di bozze. Insomma: non stava mai fermo. Si dice che nella sua stanza a Roma, immaginata come un luogo epico e mistico, ci si potesse trovare spazzatura e quadri di valore, senza distinzione.
Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Moravia, Garboli, Pecora, Bellezza: sono solo alcuni dei suoi amici. E tra questi non posso non ricordare Pier Paolo Pasolini, che molto ammirò e stimò la poesia di Penna.
Se proprio dobbiamo dargli un'etichetta, egli è definito un poeta della linea antinovecentistica. Proprio per rimarcare la sua distanza dai poeti ermetici del Novecento.
O come diceva Pasolini, faceva parte della linea sabatiana. Per affiancarlo a Saba e a Montale, anche se pur essendo vicino ai Crepuscolari, ne era distante per lo stile.
Oh insomma! Penna non si definisce! Penna fu semplicemente Sandro Penna.
Solitario e anticonformista.
Amava la notte e per dormire prendeva un sacco di sonniferi.
La scuola italiana lo ha messo da parte per altri suoi illustri colleghi.
Ma la mia Prof. ha seminato tanto e bene. 
Il modo di scrivere di Penna colpisce per la sua brevità e semplicità.
Che naturalmente di semplice non ha niente.
Perché cogliere la bellezza nelle cose piccole e comuni è, secondo me, un'arte complicata e difficile.
Che riesce solo a chi ha un animo diverso e unico.
Sono folgorazioni, più che poesie.

Felice chi è diverso
Essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
Essendo egli comune.

Penna non ha mai fatto mistero della sua omosessualità e in un periodo storico difficile e contradditorio come il Secolo Breve, alta si innalza la sua sensibilità e forza. Incurante della falsa e ipocrita moralità del tempo, pur riservato e schivo, non si nasconde e dichiara sempre e liberamente l'amore.
In ogni forma. E guai a chi finge di essere altro da sé stesso.
Tutti hanno il diritto di amare ed essere amati.

Se le prime liriche furono caratterizzate da una strana gioia di vivere, le successive divennero più cupe e tristi.
Sapeva parlare degli attimi quotidiani, di incontri, di oggetti.
Ha vissuto gli anni del fascismo, la Seconda Guerra, la Prima Repubblica e la sua distruzione. Ma la sua poetica non ne viene nemmeno sfiorata.
Il suo mondo è impermeabile alla realtà della vita; è un mondo fatto di pace, di piccole cose, di mare, di vento tra i capelli, di treni e di fanciulli.
Il suo stile si definisce monotematico (omoerotico) e monolinguistico.

Scelgo come preferita questa poesia:

La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.

Un uomo atipico, che amava la solitudine. Spesso andava in giro di notte, in auto, con il suo cane Jack, prendeva sonniferi per dormire, non era interessato al successo, ha fatto tanti piccoli lavori per vivere.
La notte avrà, ora, un significato diverso per me. Sarà popolata dalla sua silenziosa presenza. E per alcuni versi...mi sembra di essergli affine. Come se avessi ritrovato un pezzo della me di un'altra vita.

giovedì 8 giugno 2023

Che cos'è l'insonnia se non la maniaca ostinazione della nostra mente
a fabbricare pensieri, ragionamenti, sillogismi e definizioni tutte sue,
il suo rifiuto di abdicare di fronte
alla divina incoscienza degli occhi chiusi o alla saggia follia dei sogni?
(Marguerite Yourcenar - Memorie di Adriano)


Ciao Blog,
sono la tua amica senza dignità. La tua raccattatrice ufficiale di figuracce. La tua elemosinatrice senza vergogna di attenzioni.
Ho bisogno di essere amata Bloggy.
Ma nessuno lo capisce. 
Per Palo devo essere una specie di flagello.
Sono triste.
Una coperta che non mi lascia.
Sono stanca.
No, non ho novità da raccontare. No, non ho niente da dire.

Grazie per avermi ascoltato.
Speriamo di dormire. 
Ho bisogno di abbandonarmi alla saggia follia dei sogni.

mercoledì 7 giugno 2023

Alan Turing

Alan Turing.
Alan Turing fu un brillante scienziato del Novecento, che contribuì a mandare all'aria i piani dei nazisti ed a gettare le basi dell'informatica e dell'intelligenza artificiale.
Per sintetizzare: è il papà di AI.
Come lo ha ringraziato l'umanità?
1) Imponendogli il silenzio sull'attività di decrittazione dei codici dei nazisti e in pratica, riducendo al silenzio e all'oblio il ruolo determinante delle sue scoperte in ambito scientifico.
2) Arrestandolo nel 1952 per il reato di omosessualità.
(Già, era ancora un reato nel civilissimo Regno Unito. E in Italia come andavano le cose? Grazie al codice penale del ministro della Giustizia Giuseppe Zanardelli, l'omosessualità fu decriminalizzata nel 1889. In questo l'Italia fu tra i primi paesi europei. E per una volta mi sento quasi orgogliosa. Ma solo perché mi fermo qui e non approfondisco l'argomento.)

Condannato per omosessualità, dovette scegliere tra una pena a due anni di carcere o la castrazione chimica mediante assunzione di estrogeni.
Lo scienziato scelse la strada della castrazione chimica. Per oltre un anno si sottopose a trattamenti che provocarono in lui un calo della libido e lo sviluppo del seno.
Ti lascio immaginare come dovesse sentirsi una persona innocente.
Che non aveva mai fatto nulla di male.
L'umiliazione e la depressione hanno fatto il resto.
7 giugno 1954: AlanTuring verrà ritrovato morto nel suo letto, probabilmente suicida.
(I generali nazisti e compagnia bella in confronto scontarono una pena fasulla. Anzi molti non hanno fatto nemmeno un giorno di carcere.)

Bisogna aspettare il 1974, vent'anni dopo la morte, per iniziare a sentire il nome e il lavoro di Alan Turing.
In particolar modo la macchina di Turing ebbe grande rilievo; era un sistema di calcolo capace di eseguire qualsiasi operazione logica o matematica descrivibile attraverso un "algoritmo".
Ma importantissimi furono le sue ricerche in campo fisiologico e medico. In un articolo comparso sul Mind, egli descriveva quello che sarebbe divenuto noto come il test di Turing: cioè fu il primo a parlare di un'intelligenza artificiale possibile semplicemente seguendo gli schemi del cervello umano. L'intelligenza artificiale è già scienza.

Nel 2009 la sua figura fu riscatta. Gli hanno perfino chiesto scusa.
E infine il 24 dicembre del 2013, con calma e per piacere, la regina Elisabetta II elargì la grazia postuma per Alan Turing.

Che rabbia.


martedì 6 giugno 2023

Fate una passeggiata; coltivate intuizioni; scrivete tutto, ma preservate il disordine del vostro archivio; abbracciate la serendipità; commettete errori fecondi; appassionatevi a hobby molteplici; frequentate i caffè e le altre reti liquide; seguite i link; lasciate che altri sfruttino le vostre idee; prendete in prestito, riciclate, reinventate.
(Steven Berlin Johnson)

Non so chi sia questo giornalista statunitense, ma mi piaceva questa sua frase e l'ho riportata.
Stavo pensando al concetto di serendipity, a quel qualcosa che si trova per caso mentre si sta cercando altro.
Non ne so molto. E non è un'idea che ho capito pienamente.
Se penso alla serendipità penso a Pa.
Quando ho iniziato a frequentare la comunità l'ho fatto per scaricare le mie frustrazioni.
Non avrei mai pensato di innamorarmi.
Ed è stato un incontro piacevole e inaspettato. 
Come se non potesse che andare così. Che ogni pezzetto della mia vita era stato un tassello per costruire la strada che mi avrebbe portato a quell'incontro, quell'unico incontro.
E da quel momento la mia vita a livello emotivo è cambiata.
Come se qualcuno avesse acceso un faro in una grotta buia e profonda.
Un anfratto in cui non era entrato mai nessuno.
Roba da speleologi, da pionieri, da persone bellissime-intelligentissime-stupendissime.

Oggi mi ha restituito un attimo di serenità. 
Naturalmente non mi basta mai.
Ma per oggi, solo oggi, va bene così.
Perché sono stanca, stanca anche di sentirmi così male, così vuota e inutile.

Grazie Amoremio.

lunedì 5 giugno 2023

Il libro del riso e dell'oblio - Milan Kundera

L’assassinio di Allende ha rapidamente cancellato il ricordo dell’invasione russa in Boemia, il sanguinoso massacro nel Bangladesh ha fatto dimenticare Allende, la guerra nel deserto del Sinai ha soffocato il pianto del Bangladesh, il massacro in Cambogia ha fatto dimenticare il Sinai, e così via e così via, fino al più completo oblio di tutto da parte di tutti.


 Per spiegare questo romanzo userò le parole del suo stesso autore, consapevole del fatto che non si troveranno due lettori con la stessa opinione: "un romanzo in forma di variazioni calamitato da un tema: la lotta dell'uomo contro il potere e la lotta della memoria contro l'oblio".
Il libro può essere visto come una serie di episodi che sviluppano lo stesso tema all'infinito, come fanno gli scienziati che guardano al microscopio un fiore noto; che cercano di entrare in ogni dettaglio del fiore, aprendo di volta in volta una finestra su un nuovo universo. O può essere visto come una raccolta di racconti autonomi.
Qualunque sia la nostra opinione sarà sbagliata, o giusta. Il grado di convinzione, suppongo, deriverà da quanto ci si senta pessimisti quel giorno.
Solo un pessimista, infatti, può pensare di avere ragione. E di essere arrivato ad una soluzione.
Nel frattempo posso assicurare che la compagnia del maestro Kundera non delude; resta una delle mie preferite e questo libro è l'ennesima piacevole chiacchierata insieme.
Scorrendo l'indice ci si troverà davanti l'immancabile divisione in 7 parti del libro, in perfetto stile Kundera. (La numerologia ci accompagna anche oggi...):

Le lettere perdute
La mamma
Gli angeli
Le lettere perdute
Lítost
Gli angeli
Il confine

Sembra quasi un gioco esoterico, un codice massonico, un quadrato del Sator: ma da Kundera non mi aspetto niente di meno. Pubblicato nel 1978 questo romanzo fa da apripista al capolavoro dello scrittore boemo L'insostenibile leggerezza dell'essere, ed è proprio per questo scritto che ha subìto la perdita della cittadinanza cecoslovacca ed è stato costretto ad emigrare in Francia, dove tuttora vive.

Ma cosa vuol dire romanzo in forma di variazioni?
Le situazioni e i personaggi narrati in ciascuna delle sette parti, variano, sono diversi.
Sono autonome, se prese singolarmente.
Ma possiamo vederli come gli anelli di un'unica collana.
Sembra quasi di fare un viaggio a tappe obbligate. Ogni tappa cerca di spiegare la precedente, in una speciale ricerca che apre una serie infinita di riferimenti e di derivazione, che è impossibile pensare di essere arrivati alla fine.
Le sue variazioni sono un nuovo invito al viaggio.

Ciò che mi ha colpito è, dando uno sguardo al titolo, l'intento di tutti i personaggi di combattere l'oblio, la cancellazione di ciò che è avvenuto.
E di resistere al riso, che non è una creazione angelica ma diabolica.
Il riso è un simbolo potente, quanto l'oblio. 
Dipende da chi lo usa.
Il riso genera le fate, nell'interpretazione di Barrie, è la debolezza, la corruzione, l’ insipidità […] della carne per il vecchio bibliotecario cieco Jorge de Burgos, di Eco.
Solo per citare due riferimenti.
L'oblio è il campo di battaglia su cui rivoluzioni intere hanno cercato di far valere le proprie verità.
E nelle vite di tutti i giorni, è quel potere che può aiutarci ad andare avanti nelle situazioni dolorose. Che ci fa alleggerire i nostri cuori. 

Un libro che obbliga a pensare, a riflettere, tanti sono gli spunti che offre!

Io ho apprezzato il contributo personale che l'autore ha inserito e condiviso con noi lettori.
Parte sesta: gli angeli: e parla della malattia del proprio padre.

Pensavamo all'infinito delle stelle,
e non ci curavamo dell'infinito che nostro padre portava dentro di sé.

Un pensiero che mi sconvolge, soprattutto quando sono di malumore e penso che nessuno mi capisca.
Questo mio tacito bisogno di sapere, di conoscere i pensieri di chi amo, non è mera curiosità.
Direi che è un'esigenza. La paura di perdere, di dimenticare una parte dell'infinito mondo che chi amo nasconde in sé.
Perché ho sempre paura di cadere, come oggi, oltre il confine.
Di ritrovarmi in quella landa in cui nulla ha più importanza, più senso.
Cercare di conoscere un pezzo di infinito è l'àncora per la mia povera anima.

Hai mai visto un albero di ulivo mosso dal vento?
Le sue foglie diventano ora verdi ora argentate a seconda della direzione decisa da Eolo.
Io sono come quelle foglie: voglio vivere, ma basta un niente, un insignificante cambiamento e mi ritrovo al di là del confine. 

Un libro speciale.
Grazie Kundera.

domenica 4 giugno 2023

Lo strano caso del numero 41

L'amore è tutto quello che sta prima e quello che sta dopo.
Magari bisognerebbe tenere più in considerazione il durante.
(Massimo Troisi)


Ciao Blog,
oggi voglio ricordare insieme con te due artisti scomparsi in questi giorni, di tanti anni fa, all'età di 41 anni.
Età che pensavo avrebbe segnato anche il mio passaggio nell'aldilà. (Questa affermazione mi permette di toccare il mio dolore e concretamente comprendere che sto male da anni ormai.)

Il primo artista è Massimo Troisi.
Nato a San Giorgio a Cremano nel 1953, morì a Roma, il 4 giugno del 1994 per complicanze occorse in seguito a febbre reumatica, di cui sempre soffrì e che aveva indebolito il cuore. Quel grande e generoso cuore.
Aveva 41 anni.

E come te lo descrivo uno come Troisi?
Se sbirciassimo il suo curriculum troveremmo sicuramente: attore, sceneggiatore e regista. Aggiungerei: poeta.
Troisi è stato un rivoluzionario interprete del piccolo mondo italiano.
Un brillante antieroe che insieme con il sorriso, riusciva a strappare alla gente riflessioni e amare considerazioni sulla vita, sull'amore, sulla realtà.
Troisi parlava attraverso le battute, certo, ma parlavano i suoi occhi, il viso, le mani.
Lo hanno soprannominato il "Pulcinella senza maschera", "il comico dei sentimenti".
Personalmente ho amato i suoi modi sempre pacati di dire verità forti e scomode.
Ricomincio da tre, Non ci resta che piangere, Il Postino: sono solo alcuni dei gioielli in cui possiamo godere dell'arte di questo geniale e straordinario italiano.

Il secondo ci avrebbe lasciato ieri: Franz Kafka.
Lo scrittore boemo di lingua tedesca, nato a Praga, morì a Kierling il 3 giugno del 1924, per l'aggravarsi della tubercolosi che aveva profondamento condizionato la sua giovane vita.
Aveva 41 anni.
Di Kafka abbiamo parlato tante volte. Uno scrittore unico e favoloso che ha segnato e ispirato gli scrittori in ogni parte del mondo.
Inquieto eppure amabile, non era mai soddisfatto di sé. Ed è molto probabile che soffrisse anche di disturbi della personalità, disturbi alimentari, oltre che di una grave depressione.

Troisiano è l'aggettivo coniato per indicare il particolare modo del primo di fare teatro-cinema. Un modo fresco, nuovo che rompe le regole del cinema conosciuto. Non è la telecamera che guida i passi degli attori; ma essi sono liberi di muoversi e segnare il proprio cammino davanti ad una telecamera che è fissa, è testimone sulla scena.

Kafkiano è l'aggettivo coniato per indicare il particolare modo del secondo di fare letteratura. Un modo cupo, claustrofobico, alienante, fantastico. Un modo di descrivere la realtà pregna di particolari, come nessuno prima aveva fatto. I suoi personaggi sono per lo più schiacciati dal potere che li circonda. Padrone dell'uso di allegorie, che non siamo stati capaci di decriptare, Kafka ha contribuito ad alimentare la mia teoria sulla vita: non è vero che alla fine le cose si accomodano.

Troisi e Kafka due uomini molto diversi, uniti da alcuni tratti importanti, divisi da circa trent'anni di storia.
Guardare le foto per comprendere.
Già a colori le foto del primo, ancora in un fosco bianco-nero le foto del secondo.
In ambo i casi lo sguardo è profondo e malinconico.
Entrambi hanno lasciato un'impronta indelebile sulla pellicola della vita.
Hanno condiviso uno strano numero, il 41.
Sono diventati immortali entrambi grazie a trasformazioni, mutamenti, metamorfosi che hanno saputo cogliere nel proprio spazio di mondo.


Oggi voglio scrivere di altre cose, ma le cose non vogliono.
(Lettere a Milena, Franz Kafka)



p.s. In questi anni insieme sono certa che tu abbia imparato a conoscermi. E non ti sarà sfuggita la mia curiosità nei confronti dei numeri, oltre il significato matematico.
Così ho scoperto che il 41 è numero primo ed è molto potente.
Quando vedi spesso il 41 vuol dire che gli angeli ti stanno inviando un messaggio.
Credono in te.
Ecco cosa ho trovato, un breve riassunto:

"Il numero 41 si presenta alle persone con grande immaginazione e suggerisce che non dovrebbero lasciar andare i loro sogni.
È difficile essere diversi, ma è anche coraggioso, arricchente e stimolante.
A volte perderai la tua motivazione
.
Sono necessari anche periodi di attesa per riprendersi e rimettersi in carreggiata."

Cari Angeli,
la prossima volta provate con un messaggio su WhatsApp o un dm su Twitter, perché qui non crediamo più in niente.

sabato 3 giugno 2023

Il Coccodrillo - Fedor Dostoevskij

Racconto veritiero di come un signore di una certa età
e di un certo aspetto fu inghiottito vivo, tutto intero,
dal coccodrillo del Passage, e di quanto ne conseguì.


Russia, 1865.
La rivista Epocha è al capolinea. Si prepara la pubblicazione del suo ultimo numero.
Solo, la moglie Marija e il fratello Michail morti già nel 1864, senza quasi più un rublo in tasca a causa dei debiti accumulati per colpa del gioco d'azzardo, Dostoevskij compone, malgrado tutte le difficoltà, questo racconto breve.
Quando l'ho visto nella libreria della stazione di Santa Maria Novella non ci ho pensato due volte. Avrei fatto anche una fila di venti minuti ma non lo avrei lasciato. Sono stata fortunata. Ed ora che l'ho letto, aggiungo, sono stata saggia.
Inutile ribadire quanto mi piaccia Dostoevskij, lo scrittore che scende nelle profondità più nascoste dell'animo umano per restituirne personaggi di elevata caratura.
Ma in questo romanzo breve accade qualcosa di inaspettato. Mi è sembrato di ricevere un premio unico, un premio fedeltà per così dire. Come se questa volta venisse svelato a pochi fedelissimi, un lato inaspettato del carattere dello scrittore.
Un libretto che contiene un Dostoevskij ironico, burlone. Soleva dire: "Siamo tutti usciti dal Cappotto di Gogol’".
Diventa per noi quindi normale incontrare sulla Prospettiva Nevski  insieme con un maestro che insegna com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire, un Naso che se ne va a spasso, un Cappotto e la società più variegata che si possa immaginare.
Cosa vuoi che sia un coccodrillo!
Un coccodrillo in cui ci si può comodamente sistemare, come fosse un moderno monolocale milanese inventato dal più alla moda degli architetti.
C'è il coccodrillo prêt-à-porter che puzza un po' di gomma, ma per essere di tendenza si versano due lacrime (sempre di coccodrillo) e la puzza si sopporta.
Abbiamo anche il coccodrillo dotato di servizio sveglia, direttamente incorporata nella pancia dell'animale, che a qualche gentiluomo di piratesca origine farebbe storcere il naso, ma pare avere grande successo tra i monelli Peter sognatori e volteggianti.

Il coccodrillo è una storia per alcuni versi senza finale (perché, in realtà, a me è sembrata perfetta così, senza altre aggiunte; come una scena che vedi dal finestrino del treno).
Galleggia nell'animo di chi la legge, senza mai depositarsi.
Chiaro il tono ironico e la sprezzante critica contro la cosiddetta società colta pietroburghese, che completamente asservita al principio economico, corre incontro ad un progresso che non comprende fino in fondo, dimenticando i valori importanti, prostrandosi davanti al dio denaro, alle apparenze, all'avidità.

Una birbonaggine letteraria da godersi in santa pace e con leggerezza.
Proprio come se ci si trovasse a prendere in giro i costumi della propria città, in compagnia di quell'amico brillante ed eccentrico, mai allineato con i suoi contemporanei. 

giovedì 1 giugno 2023

Giugno

La prima metà dell'anno è volata.
Come fossi su una bicicletta e mi lasciassi andare lungo una discesa, senza poggiare le mani sul manubrio.
Siamo entrati nel mese di Giunone, la madre di tutti gli dei.
Il Solstizio è nell'aria.
C'è voglia di mare, desiderio di estate.
Per me è sempre inverno.
Non me ne importa niente. Odio la luce, i profumi, le risate della gente.

L'unica cosa che mi piace ascoltare sono le rondinelle.
Di loro non mi stanco mai.