sabato 3 giugno 2023

Il Coccodrillo - Fedor Dostoevskij

Racconto veritiero di come un signore di una certa età
e di un certo aspetto fu inghiottito vivo, tutto intero,
dal coccodrillo del Passage, e di quanto ne conseguì.


Russia, 1865.
La rivista Epocha è al capolinea. Si prepara la pubblicazione del suo ultimo numero.
Solo, la moglie Marija e il fratello Michail morti già nel 1864, senza quasi più un rublo in tasca a causa dei debiti accumulati per colpa del gioco d'azzardo, Dostoevskij compone, malgrado tutte le difficoltà, questo racconto breve.
Quando l'ho visto nella libreria della stazione di Santa Maria Novella non ci ho pensato due volte. Avrei fatto anche una fila di venti minuti ma non lo avrei lasciato. Sono stata fortunata. Ed ora che l'ho letto, aggiungo, sono stata saggia.
Inutile ribadire quanto mi piaccia Dostoevskij, lo scrittore che scende nelle profondità più nascoste dell'animo umano per restituirne personaggi di elevata caratura.
Ma in questo romanzo breve accade qualcosa di inaspettato. Mi è sembrato di ricevere un premio unico, un premio fedeltà per così dire. Come se questa volta venisse svelato a pochi fedelissimi, un lato inaspettato del carattere dello scrittore.
Un libretto che contiene un Dostoevskij ironico, burlone. Soleva dire: "Siamo tutti usciti dal Cappotto di Gogol’".
Diventa per noi quindi normale incontrare sulla Prospettiva Nevski  insieme con un maestro che insegna com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire, un Naso che se ne va a spasso, un Cappotto e la società più variegata che si possa immaginare.
Cosa vuoi che sia un coccodrillo!
Un coccodrillo in cui ci si può comodamente sistemare, come fosse un moderno monolocale milanese inventato dal più alla moda degli architetti.
C'è il coccodrillo prêt-à-porter che puzza un po' di gomma, ma per essere di tendenza si versano due lacrime (sempre di coccodrillo) e la puzza si sopporta.
Abbiamo anche il coccodrillo dotato di servizio sveglia, direttamente incorporata nella pancia dell'animale, che a qualche gentiluomo di piratesca origine farebbe storcere il naso, ma pare avere grande successo tra i monelli Peter sognatori e volteggianti.

Il coccodrillo è una storia per alcuni versi senza finale (perché, in realtà, a me è sembrata perfetta così, senza altre aggiunte; come una scena che vedi dal finestrino del treno).
Galleggia nell'animo di chi la legge, senza mai depositarsi.
Chiaro il tono ironico e la sprezzante critica contro la cosiddetta società colta pietroburghese, che completamente asservita al principio economico, corre incontro ad un progresso che non comprende fino in fondo, dimenticando i valori importanti, prostrandosi davanti al dio denaro, alle apparenze, all'avidità.

Una birbonaggine letteraria da godersi in santa pace e con leggerezza.
Proprio come se ci si trovasse a prendere in giro i costumi della propria città, in compagnia di quell'amico brillante ed eccentrico, mai allineato con i suoi contemporanei. 

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