mercoledì 14 giugno 2023

Giugno: la terna poetica

La solitudine è come una lente d'ingrandimento
se sei solo e stai bene stai benissimo,
se sei solo e stai male stai malissimo.
(Giacomo Leopardi)

12-13-14 Giugno: tre date da ricordare. 
Il 12 nacque Sandro Penna;
il 13 nacque Fernando Pessoa;
il 14 morì Giacomo Leopardi.

Di Sandro Penna abbiamo già parlato. A proposito: il mio pacco ha avuto un problema e così niente libri. Ma non mi sono persa d'animo e ho fatto un nuovo ordine.
Allora oggi voglio ricordare sia Pessoa sia Leopardi.

Fernando António Nogueira Pessoa nacque a Lisbona il 13 giugno del 1888. Morì a soli 47 anni, a causa di problemi epatici. 
Di sé stesso scrisse una specie di nota biografica, e quindi uso le sue parole:
Professione: La definizione più propria sarà «traduttore», la più esatta quella di «corrispondente in lingue estere in aziende commerciali». L'essere poeta e scrittore non costituisce una professione, ma una vocazione.
Un tipo originale. Appassionato di astrologia, grande studioso, ci ha lasciato un'eredità importante che non è fatta solo delle sue traduzioni e dei suoi libri, ma di "altre vite".
Egli infatti è famoso per la creazione di eteronimi.
Gli eteronimi non sono "nomi d'arte". Ma dei veri e propri alter ego poetici, dotati di vita propria, autonomi; capaci di scrivere ognuno con un proprio e personalissimo stile distintivo.
Quelli che hanno lasciato una produzione poetica maggiore sono Álvaro de Campos, Ricardo Reis e Alberto Caeiro.
Le loro liriche sono raccolte nell’opera Un’affollata solitudine. Poesie eteronime.
Una raccolta che prima o poi dovremo recuperare, caro Blog.
Per il momento ricopiamo questa poesia: L’amore, quando si rivela.
Lo so, ti sembrerò pazza da legare, ma mi ha fatto pensare a Persona.
Questa volta soltanto non sono io che gli dedico qualcosa, ma è sua la voce narrante.
Sensazioni Blog,
solo questo. Basta il battito delle ali di una farfalla ed esse vengono spazzate via.

L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…

Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando…


Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi (riesco a memorizzare solo tre nomi per volta, scusami Giacomo: ho usato il copia-incolla) nacque a Recanati il 29 giugno 1798 e morì a Napoli, il 14 giugno 1837, che non aveva compiuto 40 anni.
Di Leopardi hanno scritto tutti e di tutto. E infinito è il fiume di parole che riversiamo quando si tratta di lui. Non importa che tu sia studente o letterato, Leopardi avrà sicuramente caratterizzato un periodo della tua vita e almeno una volta nella vita lo avrai nominato o citato.
Oggi, ricordandone la scomparsa, vogliamo porre l'attenzione non soltanto sul poeta, di indiscussa e indiscutibile grandezza, ma anche sull'essere stato filosofo a pieno titolo.
Basta sfogliare le Operette Morali o lo Zibaldone per capirlo. Visse a pieno il Romanticismo e anticipò, possiamo dire, l'Esistenzialismo.

Oggi rileggiamo insieme una poesia scritta nel 1829: Le Ricordanze, che fa parte dei cosiddetti canti pisano-recanatesi.
Leopardi è riuscito ad andar via da Recanati. Non lo abbiamo mai sottolineato ma egli era un giovane eternamente in fuga ed eternamente senza soldi. Ecco perché fu costretto a rientrare alla casa paterna.
Si sente soffocato nell'ambiente di provincia, non è capito da suo padre. E così mestamente riguarda con la memoria i luoghi della sua infanzia, che hanno fatto da sfondo alle illusioni dell'adolescenza.
I ricordi all'inizio sono lieti; ma il confronto tra il passato ed il presente è un fallimento totale: sono le illusioni infrante, i sogni naufragati.
In questa composizione ritroviamo uno dei pensieri sulla poesia di Leopardi: la poesia stessa è tale, se suscita il ricordo.
Viceversa un paesaggio, un oggetto, uno scorcio, un rintocco di campane: nel ricordo diviene poetico.
L'alone del tempo ne sfuma i contorni e in un ricordo, le cose sembrano lontane, probabilmente migliori e più belle che nella realtà. L'immaginazione dipinge tutto con colori brillanti e veste il ricordo con emozioni e sentimenti più intensi.
Naturalmente è presente anche l'amore, che ha il volto di Nerina. Anche lei non godrà più delle gioie della giovinezza. E in Nerina vediamo il riflesso di quello che sarà A Silvia.

E sebben vóti
Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
Il mio stato mortal, poco mi toglie
La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
A voi ripenso, o mie speranze antiche,
Ed a quel caro immaginar mio primo;
Indi riguardo il viver mio sì vile
E sì dolente, e che la morte è quello
Che di cotanta speme oggi m’avanza;
Sento serrarmi il cor, sento ch’al tutto
Consolarmi non so del mio destino.


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