domenica 7 settembre 2025

Eclissi totale della Luna di Settembre



Un’eclissi totale di luna non è mai soltanto un fenomeno astronomico. È un invito segreto che il cielo ci manda per ricordarci quanto siamo capaci di stupore, quanto possiamo sentirci parte di un sogno più grande. Quando la Terra si interpone tra Sole e Luna, qualcosa accade anche dentro di noi: il bianco familiare della Luna si tinge di rosso, si fa ombra, si fa mistero. E sembra quasi che, per un istante, il mondo intero si trasferisca lassù, a vivere insieme quel silenzio sospeso.

Mi piace pensare che durante l’eclissi diventiamo tutti un po’ come l’ombra di Peter Pan. Leggeri, dimentichi della gravità, capaci di muoverci insieme sulla superficie lunare, come una piccola tribù di sogni. Non importa dove siamo: affacciati a un balcone, distesi sull’erba o nascosti dietro una finestra. In quell’ora siamo tutti lì, a cavalcare lo stesso disco rosso che brilla timido nel cielo, come un cuore che pulsa tra le stelle.

E allora ci accorgiamo che non servono navicelle o astronavi per toccare la Luna. Basta lasciarsi portare dall’immaginazione, dall’incanto che ci attraversa quando la luce cambia e l’ombra della Terra diventa un velo che ci avvolge tutti. È come se, almeno per un po’, sparisse la distanza fra noi e l’universo, fra i nostri sogni quotidiani e l’infinito.

Quando l’eclissi finisce e la Luna torna al suo splendore argentato, resta dentro di noi una traccia: la sensazione di aver viaggiato insieme, di aver camminato mano nella mano come ombre danzanti sul cielo. Ed è un ricordo che ci accompagna, come una promessa: il cosmo non smetterà mai di sorprenderci, se avremo ancora occhi per guardarlo e cuore per crederci.

domenica 31 agosto 2025

Pavese è morto

È il 27 agosto del 1950.
L'Italia si sveglia apprendendo una terribile notizia: Pavese è morto.

Nella stanza n. 346 dell'Hotel Roma, a Torino, viene rinvenuto il corpo senza vita del geniale scrittore Cesare Pavese.
Sul comodino, accanto al letto dove giace nel suo ultimo sonno, una copia di un suo romanzo Dialoghi con Leucò, raccoglie le ultime parole:

Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.

Sono passati settantacinque anni da quel giorno. Non l'avevo dimenticato. E mai come in questa strana estate 2025, ho pensato a Cesare Pavese.
L'anno scorso ho avuto una brutta discussione con Persona a causa di una cosa che dissi a proposito di questo tragico evento. Una discussione che portò ad una rottura drastica, dalla quale sembrava non ci sarebbe stato ritorno.
Eppure, in quell'occasione, ho fatto una cosa che non faccio quasi mai davvero: ho aperto il mio cuore. Ho lasciato che le parole fluissero direttamente da lì, senza pensare alle conseguenze. Sono stata fortunata. E ho cambiato quello che pareva un finale già scritto e archiviato.

Cesare Pavese non ha avuto la mia stessa fortuna.
Di lui sono stati scritti cieli di parole (permettimi di cambiare metafora: i "fiumi" si sono inariditi.)
Ad esempio, si è detto che fosse un uomo depresso, troppo romantico per il mondo, incline quindi al delirio. Sempre alla ricerca di un amore ideale, irraggiungibile, così da sublimare la sua sofferenza e realizzare la propria ricerca di solitudine e autoflagellazione.
Nelle sue opere il turbamento ha spesso una sola conclusione; come se i suoi protagonisti non avessero altra scelta oltre al suicidio.
Un tipo difficile, questo Pavese. Dotato di fine intelletto e ironia pungente. Non era semplice gestire la sua amicizia, la sua presenza.

...
Mah! Sono un po' dubbiosa. 
Quando conosciamo una persona, sappiamo bene che c'è sempre una "zona d'ombra" inaccessibile e a noi reclusa.
Come dunque possiamo pensare di aver capito chi fosse davvero un genio come Cesare Pavese?

Rimaniamo sui fatti: ha ingoiato dei sonniferi, tanti sonniferi, e non si è più risvegliato.
Chi fossero i demoni che gli facevano compagnia, non possiamo saperlo.
Penso che essere felice, per lui, dovesse essere molto difficile.
Penso che fosse una persona timida e riservata.
Penso che avesse un gran desiderio di amare e di essere amato, anche se non sapesse bene come.
Penso che avrà per sempre quasi 42 anni.


Caro Cesare,
affrontare Agosto sta diventando un'impresa dispendiosa in termini di energia mentale.
In passato ho indegnamente guardato con avidità al tuo ultimo gesto.
Ma in quest'ultimo anno, in cui ho sommariamente rosicchiato ancora 4 alla Vita, sono cambiata profondamente.

Ho sempre paura, sono sempre brutalmente malinconica, ma voglio vivere.
Ho fame di vita... tanta fame!
È come se avessi fame anche per te.

Nel mio cuore sono raddoppiate le nostalgie, le paure, ma anche i desideri, i palpiti, l'amore.
Non posso prometterti che farò cose grandi.
Ma ti prometto che vivrai ancora per tanto tempo - a Dio piacendo.

Dove si poseranno i miei occhi, ci sarai anche tu.
E le mie esperienze saranno le tue.
Ovviamente non posso assicurarti che la mia felicità sarà anche la tua - gusti diversi.
Ma porterò dentro di me lo spirito delle tue parole.

E se anche l'Amore mi spaventa, mi tormenta, mi ferisce, farò in modo che accarezzi anche te, conforti anche il tuo spirito.

Dove sei ora, non posso raggiungerti. Non è ancora il mio tempo.
E non ho fretta di raggiungerti.
Ma se un posto esiste per il grande "Dopo", spero di incontrati, per poterti raccontare tutto l'amore che ho dato anche senza riceverne.
Perché nel mio caso, questo basta.

Non tutti i giorni, certo! Ci sono nuvole anche nel mio cielo.
Ma quando la notte è senza luna...dovresti vedere che firmamento riluce nel mio spirito!

domenica 17 agosto 2025

Considerazioni

L’estate sta finendo…
anche se la stagione ha ancora più di un mese da vivere…

Per me è stato un laboratorio…
un luogo dove imparare facendo — learn by doing
per scoprire davvero le mie emozioni…
i pensieri più nascosti…

Ferragosto è stato l’esame generale…
Ho deciso di non mandare messaggi
di non fare telefonate…

E cosa ho scoperto?
Che, nella maggior parte dei casi non occupo la mente di nessuno…
A eccezione della mia famiglia…
e del Piccolo Principe…
Con lui ho scambiato video pensieri piccoli frammenti della giornata
pur essendo in città diverse…

A me stessa dico:
non significa che le persone siano giuste o sbagliate…
significa solo che ognuno ha il suo modo di trattare gli altri…
di trattarti…

Non ti piace?
Non ti fa stare bene?
Allora erano “persone ponte”…
entrate nella tua vita per aiutarti a crescere…
ma non destinate a restare…

Ora…
cerca di darti il rispetto e l’amore che desideri…
di cui hai bisogno…
Non aspettare più…

Viaggia…
divertiti…
vai al cinema…
pranza o cena fuori…
anche da sola…
Essere sola non è un limite…

Supera la paura…
Il mondo…
nel bene e nel male…
non sa che esisti…
e non osserva le tue azioni…

Non sono sicura di riuscire a seguire questa Voce interiore…
Ma so che
se ci riuscissi…
potrebbero perfino spuntarmi le ali…

Buona domenica, caro Blog…
porto sicuro per la mia stanchissima anima…
rifugio per i miei naufraghi pensieri.

giovedì 14 agosto 2025

Vigilia di Ferragosto



Spero che, in questi giorni, le persone siano in vacanza…
che stiano vivendo momenti sereni, stretti ai loro cari.
E chi invece è rimasto in città, ha un piccolo, dolce compito da assolvere,
in questa notte magica:
accompagnare Maria nel suo viaggio verso il cielo.


Nella mia città d’origine,
la notte del 14 agosto, si accendevano i lumini sui balconi.
Piccole luci, fiammelle tremolanti,
che — per tradizione — illuminavano il percorso della Madonna Assunta in cielo.
Un gesto antico, radicato nella memoria,
nato dalla storia e dalla fede.

"Accendevano"... Ma oggi?
Oggi, nelle nostre città, questi riti si sono quasi persi.
Chi crede viene deriso — basta guardare i social.
Eppure questa è una tradizione così semplice, così genuina,
così bella…che ogni anno mi rapisce il cuore.
Quando, nel buio,
vedo apparire sui balconi uno… due… tre lumini,
ora lì, su quel palazzo,
ora là, al primo piano…
è come se il Bene stesse vincendo la sua silenziosa, solitaria lotta contro il Male.
Come se la luce di quella piccola fiamma potesse ancora sconfiggere
le tenebre del nostro secolo.

La Vita vince.
La Morte non avrà mai l’ultima parola.

È un segno di pace.
Un soffio di speranza.
Il cuore si acquieta.

Vedo la Madre tornare ad abbracciare il Figlio.
E, con Lei,
vedo l’Umanità tornare bambina,
pura, ingenua…
correre verso una Vita nuova,
senza dolore,
senza paura.

p.s. L'immagine è stata modificata con l'uso di ChatGPT e devo dire che mi piace molto.

giovedì 7 agosto 2025

Le delizie della signorina Ashikawa - Takase Junko

 Ashikawa guardò Nitani decisa.
Nitani pensò che il suo viso felice fosse inesorabilmente grazioso.


Caro Blog,
dopo averti raccontato del romanzo di Sanaka Hiiragi, è il momento di presentare un nuovo amico proveniente dal paese del Sol Levante.
La storia dei nuovi protagonisti si svolge nell'area metropolitana di Tokyo.
È una storia particolare, che ci accompagna a spasso nella società moderna, nutrendoci continuamente con manicaretti e cibi pronti.
Non ho mai letto così tanto di cibo come tra queste pagine!
E la cosa mi ha divertito e incantato.

Con la scrittura di Takase Junko torniamo a uno stile che mi affascina e disorienta: quello della letteratura giapponese contemporanea.
Non ci sono eroine né antagonisti. 
Siamo spettatori silenziosi di uno squarcio di vita quotidiana, familiare a tanti posti di lavoro.
I protagonisti di questo breve romanzo sono persone comuni, che potremmo incontrare o aver incontrato nella vita di tutti i giorni.
Non aspettarti quindi che accada qualcosa di sconvolgente, di eclatante.
E quando chiuderai il libro, forse ti accorgerai di sapere poco o niente dei suoi personaggi.
Non proverai grandi sentimenti.
Non potrai dire: "mi piaceva lei" oppure "preferivo lui".
E credo sia proprio questo che mi piace della scrittura giapponese.
A volte è bello attraversare "un vuoto".
Un vuoto inquieto, in cui possono rimbombare le nostre fantasie, le nostre emozioni, le nostre domande.

E credo sia questo il focus di un libro breve e ben scritto, come questo.
Ti ritrovi a fare delle considerazioni che altrimenti non faresti.
Ad esempio:
La nostra esistenza deve essere sempre votata ad una causa?
Non possiamo svolgere i nostri compiti in modo onesto, senza bisogno di strafare?

Ashikawa, il personaggio che dà il titolo al romanzo, ci accompagna dolcemente in queste riflessioni.
È una ragazza dalla fragilità emotiva visibile e dalla forza nascosta.
Sul posto di lavoro, una collega la definisce "smidollata"; un altro è combattuto tra il provare antipatia e un sentimento di protezione.
Ai miei occhi, Ashikawa è solo qualcuno che ha capito - e ha coraggiosamente scelto - che il suo tempo è prezioso e deve essere lei a decidere come usarlo.
Il lavoro è importante, certo, ma non deve prosciugare tutte le sue energie, non deve sottrarle i suoi spazi e le sue passioni.

E come usa il suo tempo Ashikawa?
Cucinando.
Prendendosi cura degli altri attraverso il cibo.

Forse sì, c'è una certa ipocrisia nel dire "è tutto buono - sei stata bravissima" quando assaggiamo qualcosa preparato da altri, solo per gentilezza.
Ma se riusciamo a vedere oltre il giusto:
se cogliamo il tempo che qualcuno ha dedicato a scegliere, acquistare, preparare, impiattare,
allora, forse, non c'è ipocrisia, ma gratitudine.
E se una parola gentile rende felice l'altro, anche il gesto più piccolo diventa nutrimento.
E il cerchio di amore si chiude.
E siamo pronti così ad iniziarne un altro.

Un libro delizioso, che ti consiglio di leggere a piccoli morsi.
Con calma e il cuore aperto.

domenica 3 agosto 2025

Il magico studio fotografico di Hirasaka - Sanaka Hiiragi

 Anche quando mi sembra di essere schiacciata dalla tristezza e dall'ansia.
Grida!
Me l'ha insegnato quel signore.
La speranza.
Rialzati ancora, e ancora.
Fai sentire la tua voce quando il mondo ti sembra ingiusto.
grida, Mitsuru-
chan, grida...
[pag. 153 - Feltrinelli, 2025]


Ciao Agosto, ben arrivato.
Per me significa che l'estate è finita.
Iniziano i cattivi pensieri e le solite preoccupazioni.
Aggiungiamo i cambiamenti naturali di un corpo che non ha più vent'anni, e il quadro definitivo è sotto i miei stanchi occhi.
La novità è che non voglio abbandonarmi a queste considerazioni che mi intristiscono.

E allora, a chi ha voglia di rimanere in mia compagnia, vorrei far conoscere questo libro.

Premessa: non conoscevo la sua autrice. L'avevo acquistato insieme con un altro, approfittando all'offerta Feltrinelli "prendi due libri alla modica cifra di circa 11 euro" (è aumentata anche l'offerta).
L'ho portato con me al mare, anche se avevo tutte le intenzioni di non leggere.
Esatto! Al mare volevo parlare con Mare; ascoltare la sua profondità; perdermi in fantasticherie romantiche e cavalleresche.
Ma quando sei sotto l'ombrellone e non riesci a tenere gli occhi chiusi nemmeno tre secondi, hai bisogno di un amico che stia con te a godere del tempo insieme.
I miei migliori amici sono i libri...e così...

Pagina 11:
Le lancette e il pendolo del vecchio orologio a colonna erano ferme. Hirasaka tese l'orecchio. Lo studio fotografico era così silenzioso che gli sembrò di sentire un ronzio.

Lentamente, molto lentamente, ho iniziato questo romanzo di un centinaio di pagine.
L'ho sorseggiato.
Fino a quando non mi sono più mossa dal lettino, pur di finirlo.
Mi sono commossa fino alle lacrime.

La letteratura giapponese mi aveva abituato a romanzi curiosi, con finali per me "insoliti".
Romanzi in cui si racconta una storia, senza morale, senza aspettative.
Storie che a volte possono somigliare a un giorno qualunque in cui vai a fare la spesa e... non succede proprio niente da raccontare.

Ma questa volta...
Questa volta nel romanzo c'è tutto: un tema importante, personaggi indimenticabili, colpi di scena e finale commovente.
Impossibile non anticipare qualcosa, quindi:


*** ATTENZIONE: POSSIBILE, INEVITABILE ANTICIPAZIONE ***

La storia che ci troviamo a leggere sembra essere una semplice narrazione lineare, che presenta la vita di tre personaggi indipendenti, senza legami tra loro, fatta eccezione per il signor Hirasaka.
In realtà, scopriremo alla fine, è una storia con andamento circolare, che torna esattamente al punto di partenza.
Consegnandoci la storia di quattro personaggi, e non tre.

*** FINE ANTICIPAZIONE ***


Torniamo alla storia.
Il signor Hirasaka ha uno studio fotografico magico e unico.
Qui accoglie, uno per volta, un'ex insegnante di 92 anni di nome Hatsue, un membro della yakuza, Waniguchi, e una ragazzina.
A ognuno di loro consegna delle scatole piene di fotografie: una per ogni giorno vissuto.
Il compito è selezionarne una per ogni anno di vita. Così da poter comporre il film, la lanterna girevole, della propria esistenza.
In alcune situazioni, una sola volta, è concesso di tornare indietro nel tempo e scattare di nuovo la foto preferita.
Si può cioè tornare a "vedere" quel momento per scattare l'ultima foto ricordo.
Non si può interagire con quel passato.
Non si può modificare nulla.

Una storia bellissima. Un'atmosfera incantata e avvolgente.
Un modo di vedere, o immaginare, la Morte che quasi non fa paura.
La scrittura di Sanaka Hiiragi è delicata, e riesce a farti vivere tutto ciò che i personaggi affrontano.
Senti il vento sul tuo volto, i profumi inebrianti di quei momenti passati.
Un libro che mi è piaciuto molto.
Che mi fa pensare a quanto sia importante ogni singolo giorno della nostra vita.
Anche quelli che sembrano inutili o infiniti. Anche quelli hanno una fotografia ricordo.
Bisogna imparare a cogliere la bellezza dell'attimo.
Perché ogni vita non è mai sprecata.

Alla fine a me sembra di comprendere che sia l'Amore il vero motore di ogni cosa.
L'Amore ci unisce alle persone, ad un libro, a un paesaggio.
Il tempo trascorso con amore non è mai perso.
Non possiamo ricordare ogni giorno della nostra vita.
Ma immaginare che qualcuno se ne stia occupando per noi... è una sensazione che mi fa stare bene.
Che mi fa sentire avvolta dalla luce.

Ora lo so: proviene dallo studio fotografico del signor Hirasaka, che dona un'ultima luce ai ricordi, prima di permetterci di "passare oltre".
Il film della mia vita mi spaventa molto meno, ora.
Non so dire quale macchina fotografica sceglierei ma, ripeto: leggere questo libro è stato bellissimo, confortante, poetico. 
 
Per quelle giornate "no", in cui sembra che sia tutto inutile e che la vita non abbia senso...
non ci rendiamo conto di quanto le nostre vite possano influire sul destino delle vite altrui.
Non pensiamo mai a quanto possa essere importante un gesto coraggioso, gentile, educato.
Consapevolmente e no, dovremmo sforzarci di essere migliori nei confronti del mondo.
Non parlo di "prestazioni", di "mangiar sano", o "sorridere".
Penso ad atteggiamenti più semplici: parcheggiare in modo corretto, rispettare i divieti, ringraziare il/la barista che ci ha servito, cedere il posto ad un bambino sui mezzi pubblici.
Piccoli atti di vera libertà sociale.

Invece siamo più imbarazzati quando riceviamo/facciamo un complimento, che di fronte ad un'offesa.
Perché?

lunedì 28 luglio 2025

Insonnia

Ecco!
Arriva la notte e vorrei raccontarti di tutto.
Ma… non si fa. Lo so.
Cancello.
Sogni d’oro PA.



Caro Blog,
se potessi parlargli sarei veramente imbarazzante.
Ho il cuore che trabocca d’amore! Devo donare il mio amore, altrimenti affogo! 
C’è un pensiero che mi tortura: perché Lui?
Può essere che la mia mente abbia scelto lui, proprio perché è impossibile?
Così da non dover rischiare di avere una relazione con una persona?
Una specie di meccanismo di difesa, per risparmiarmi l’ennesima delusione di una relazione che finisce?
Perché purtroppo, le mie relazioni sono sempre finite male.

Colpa mia spesso, che ho sempre avuto paura di lasciarmi andare al 100%.
Mancava sempre qualcosa, quel qualcosa che ti fa abbandonare all’altro.
Temo sia la punizione per una mente razionale, arida più che altro. Che non sa vivere le passioni. 


Anche fisicamente.
Odio il mio corpo.
L’ho sempre odiato.
Per me è un ostacolo.
Un impedimento per essere sereni, felici.

Perdonami.

Avevo bisogno di placare il cuore. Di sfogarmi. E ti scrivo cose in balia dei tumulti.
Purtroppo ricado sempre nell’errore di pensare a “come sarebbe stato se”.
Non devo pensarci.
Non devo farmi male.
Il passato non lo posso cambiare più.
A me è andata così.
Amen.

A volte sono serena.
Ma alcune notti è difficile essere forte.
Mi vien voglia di fare i capricci che non ho mai fatto nemmeno da bambina.
Tipo chiudere le mani a pugno, battere i piedi e strillare “lo voglio lo voglio lo voglio”.
Ma è tardi anche per i capricci.
La vita non ha previsto per me un compagno, una famiglia, dei figli, un lavoro.
Soltanto una stupida laurea.
Presa male, tardi e con tantissimi sacrifici.

Sono una delusione su tutta la linea.

A PA avrei voluto raccontare che stanotte siamo in tre: io e i nipotini.
Non dormivamo insieme, solo noi, da una vita.
Volevo dirgli che sono tanto orgogliosa di quei due.
Che sono ormai cresciuti, due veri giovani uomini, puri e bellissimi.
Che il mondo ha una speranza di migliorare grazie a loro.
E che sono una zia fortunata.
E che piacerebbe anche a lui passare del tempo con loro.
Gli avrei voluto dire che mi manca.
Che vorrei abbracciarlo e addormentarmi con lui.
E magari preparargli il caffè, domani mattina, coi capelli tutti spettinati e gli occhi ancora socchiusi.

Ma… non si può.

Averlo potuto almeno scrivere mi fa stare meglio.
Grazie di esserci.

Speriamo che i bimbi si addormentino.

sabato 26 luglio 2025

FONDAZIONE III - Isaac Asimov

 Era ancora a bocca aperta, perfettamente lucido e smarrito,
stupefatto.
[pag.772]


Caro Blog,
ho finalmente il tempo per concludere questo lungo viaggio attraverso le pagine del ciclo della Fondazione di Isaac Asimov.

Da tempo abbiamo abbandonato i corridori di Trantor, ma non possiamo ancora fermarci.
Ora dobbiamo prepararci per il salto iperspaziale e...già fatto: siamo sulla Stella Lontana.
L'elevato livello tecnologico di questa astronave ci consente di fare viaggi lunghi, precisi e senza grossi squilibri per il nostro organismo. Infatti monta motori gravitici!

Siamo nel Volume III edito da Mondadori nella collana Oscar Fantascienza, e la sensazione è quella di aver già percorso secoli di storia, ma Asimov non ha ancora finito di sorprenderci.
Siamo ai due capitoli conclusivi del ciclo della Fondazione di Isaac Asimov:
L’Orlo della Fondazione
- Fondazione e Terra.

Quello che ci appare subito chiaro è che la Seconda Fondazione ancora esiste.
Dunque la psicostoria è monitorata, è ancora valida. Dovrebbe essere un pensiero confortante. Ancora qualche secolo di lotte dagli esiti controllabili e l'Umanità può ritenersi salva!
Ma come recita un vecchio adagio: "non è oro tutto ciò che luccica".
Infatti, entrando a contatto con la Seconda Fondazione, ascoltandone i pensieri, vediamo le sue emozioni e... scopriamo che è simile agli abitanti della Prima!
Potere, arroganza, controllo: sono le stesse cose che agitano il suo cuore.
E non è tutto! Come in una specie di gioco sinistro del Destino, iniziamo a comprendere che esiste un potente avversario più forte mentalmente della stessa Seconda Fondazione.
Viene da chiedersi: chi controlla chi?

L'ultimo e definitivo capitolo del ciclo è Fondazione e Terra.
Ho letto queste pagine con estrema lentezza perché non volevo finissero, non volevo vedere la fine del viaggio.
Abbiamo incontrato nuovi personaggi e conosciuto nuovi mondi.
Golan Trevize, lo storico Janov Pelorat e la gaiana Bliss (- per essere brevi -),  sono diventati nostri amici.
Per la prima volta ci sono presentati dei personaggi con particolarità uniche, con difetti e pregi che ci fanno apprezzare la loro compagnia e altre volte, ci fanno desiderare di essere soli.
Se avessero potuto, loro stessi probabilmente non si sarebbero scelti.
Ma è proprio questo ciò che rende vere le amicizie: la sopportazione, non la negazione, dei difetti altrui!

Golan, Janov, Bliss ci spingono a viaggiare alla ricerca della verità più semplice e più immensa: da dove veniamo?

La psicostoria ci ha aiutato a capire dove andiamo, a pianificare il nostro futuro. Con tutte le implicazioni del caso.
Ma non è sufficiente.
La domanda delle domande, quella che porta da sempre, e direi per sempre, l'Umanità a studiare, a viaggiare, a superare i propri confini, i limiti fisici e metafisici, sarà sempre: chi siamo?

Senza radici, non si spicca il volo.
Se non conosci il punto di partenza, non puoi lasciarti andare a una nuova meta.
La tua mente sarà sempre ancorata, ostacolata dal passato, dalla necessità inespressa di sciogliere quel nodo che caratterizza l'intera esistenza: chi sono?


Il viaggio di Golan Trevize e Janov Pelorat — a cui si aggiunge la compagna Bliss — assume sfumature sempre più interiori.
Non stiamo più solo attraversando pianeti e costellazioni, ma stiamo cercando l’origine: la Terra, da cui la Vita è partita.

Il concetto di "viaggio" mi riporta alla mente personaggi della letteratura come Ulisse, Don Chisciotte e il viaggiatore per antonomasia Dante!
Attraversano mondi perduti, luoghi che sembrano dimenticati perfino dalle stelle: Comporellon, Aurora, Solaria...
si svela davanti ai nostri occhi, la storia dell'Umanità.
Ci sono pianeti dove gli umani sono scomparsi, altri dove si sono chiusi in sé stessi.
Eppure, l’eco della Terra continua a chiamarli.

Trevize, ha un compito importante da assolvere.
Gli hanno chiesto di scegliere il futuro per l'Umanità.
Ha scelto Gaia: una coscienza collettiva, un super-organismo in cui ogni singolo essere vivente condivide pensieri ed emozioni. Rinunciando al pensiero e alla libertà personale. Rinunciando all'unicità, irrepetibilità, identità di ogni singolo individuo-creatura.

Sente il bisogno di sapere perché ha scelto così. Deve scendere nel suo Inferno personale per capire cosa lo ha portato in quella direzione.
Deve scoprire dove tutto è cominciato.

Dopo aver attraversato il tempo e le galassie, il nostro viaggio, come un immenso cerchio, si conclude laddove tutto è iniziato; davanti al mistero più grande, quello che fonde il passato e il futuro, l’umano e l’inumano, il pensiero e la volontà.

Daneel Olivaw, il robot eterno, è l’anello di congiunzione.
È lui che ha tessuto i fili, plasmato psicostorie, vegliato sui sogni e sugli errori dell’Umanità.
Ora, anche lui... è umanamente stanco.
Ha bisogno di qualcosa – o di qualcuno – per continuare.
E quel qualcuno non può più essere solo macchina, né solo uomo.
Deve essere qualcosa di nuovo. Di diverso.

Fallom, una bambina – o forse no – nata su Solaria, cresciuta in una cultura diversa e distorta, priva di affetti, ma dotata di una sensibilità straordinaria.
Non possiamo inserirla in una definizione nota. Questa sua eccezione la rende simbolo di speranza per Daneel.
Dunque: non un robot, non un essere umano come lo conosciamo. Ma qualcosa di altro.
Un ponte. Una nuova possibilità.
Forse anche un nuovo inizio.

Così si chiude il ciclo della Fondazione.
Non sono sicura che Trevize abbia trovato le risposte che desiderava.
E vale per tutti noi.
Il nostro viaggio all'Inferno non ha una via d'uscita, perché non riconosciamo il Paradiso nemmeno quando lo viviamo!
Dobbiamo imparare a guardarci dentro la nostra personale galassia!
Perché la vera domanda non è "dove andiamo?"
ma chi vogliamo diventare.

domenica 13 luglio 2025

FONDAZIONE II - Isaac Asimov

... in questi tempi di decadenza sembra assurdo occuparsi degli studi.
[
Barr, pag. 163 ]

 
Caro Blog,

mi sento un po' triste in queste giornate calde e senza pioggia. Dormo male. E l'emicrania non mi lascia in pace. Non riesco a concludere, ma nemmeno iniziare, qualcosa!
Mentre ti scrivo si è alzato un vento forte, con raffiche che sfiorano il 40 km/h.
Vento e Mare sembrano essere molto contrariati; capto stralci di quello che sembra un dialogo lungo e intenso.
Mare è stanco; ha pianto così tanto che è molto più salato del solito.
Vento vorrebbe scuoterlo, animarlo dal fondo della sua anima, per far riemergere quelle profondità, quella bellezza che caratterizza il suo amico preferito: Mare.
Forse sono un po' tristi anche loro due? Cielo guarda entrambi dall'alto, ma resta muto.

Sento essere arrivato il momento di continuare a parlare di Asimov e del suo capolavoro.
Con Fondazione I abbiamo conosciuto le origini della leggenda, dunque è il momento di entrare nel cuore vivo del mito.
Apriamo insieme Fondazione II.
In questo volume sono contenuti tre romanzi:
- Fondazione
- Fondazione e Impero
- Seconda Fondazione.
Questi rappresentano la celebre trilogia classica, scritta da un giovanissimo Isaac Asimov tra il 1942 e il 1953.
Il mondo era oppresso, schiacciato dalla Seconda Grande Guerra. E alla fine del conflitto ha dovuto fare i conti con i suoi orrori: i campi di concentramento, lo sterminio degli ebrei, la fame, la distruzione, gli orfani, le violenze.

Chissà, forse non è un caso che un'idea tanto rivoluzionaria sia nata in un simile contesto: usare la scienza per prevedere, e forse guidare, il corso della Storia.

Purtroppo Hari Seldon non c'è più.
Resta la sua idea, il suo Piano.
Non è più un sogno, è reale. Il probabile è diventato possibile.
Il Piano Seldon sta sbocciando, cresce, vacilla.
Le conseguenze si diffondono come le onde di un sasso lanciato in uno stagno, per tutto l'Universo, lambendo anche la vita di popoli che non conoscono il Piano Seldon.

Mi è piaciuto tanto il primo romanzo di questo Volume: Fondazione.
Tempo scrive numerose pagine, le generazioni degli umani si alternano e non abbiamo la possibilità di affezionarci ad alcun personaggio.
Ma una cosa è chiara: la conoscenza serve a sopravvivere. 
Le guerre si combattono con le idee, non con le armi.
La Fondazione è allo stato embrionale e deve affrontare la prima grande crisi Seldon.
I protagonisti si muovono in un mondo in declino, cercando soluzioni che richiedono logica, astuzia, e a volte… un pizzico di speranza nella scienza e nel futuro.

Poi il tono cambia.

Approdiamo a  Fondazione e Impero, dove Asimov introduce una nuova sfida: l’imprevisto.

La psicostoria, con tutta la sua eleganza matematica, aveva previsto il comportamento delle masse, ma non quello dei singoli.
E se un singolo diventasse troppo potente?
Paradosso: il Mulo, il nemico, colui che rischia di far saltare il banco è il personaggio che mi ha preso il cuore per l'ultima volta.
Ho vissuto una mia personalissima crisi Seldon perché ho pensato che la psicostoria forse, non è così infallibile. E ho accolto l'idea che il futuro non potesse essere controllato così razionalmente; che la Vita non può essere inanellata in aride e bellissime equazioni matematiche.
Ho avuto ragione?

La risposta forse è nascosta nell'ultimo romanzo: Seconda Fondazione.
(Anticipazione: no!)

Ma poi questa Seconda Fondazione esiste veramente?
Possiamo immaginarla nascosta da qualche parte nella galassia? 
Ma è amica o nemica, ammesso che queste parole abbiano ancora un significato?

E mentre i nostri nuovi compagni di viaggio sono presi da questo dilemma e dedicano le loro vite alla ricerca e svelamento della Seconda Fondazione, noi vediamo chiaro come si stia combattendo una vera guerra evolutiva:
da un lato la Fondazione ufficiale che è tecnologica, razionale, concreta dall'altra la Seconda Fondazione mentale, psicologica, invisibile.

Non possiamo fare a meno di chiederci: l'Umanità è un gregge da guidare senza che ne sia consapevole? Il cosiddetto "bene superiore" deve prevalere sul singolo "libero arbitrio"? 

Come vedi caro Blog, questa seconda tappa del nostro viaggio nel mondo di Asimov, mi ha portato ad un viaggio interiore molto profondo.
Ha riportato in superficie domande antiche, sepolte da apatia e quotidianità.
Quanto è importante l'unicità, la libertà di ogni singolo individuo!
Quanto poco importante è diventata, la vita di ogni singolo individuo!
Il mio Paese, in passato, ha rinunciato alla libertà, alla singolarità, pensando che un governo autoritario potesse far rispettare le leggi, e "il bene comune".
La realtà è stata un'altra.
Forse Asimov ci ha voluto ricordare di non rinunciare mai alla nostra Libertà personale, qualunque sia il motivo: sicurezza, povertà, ecc.

Asimov ha creato un universo, galassie intere e non abbiamo alcuna difficoltà ad immaginare questo futuro fantascientifico.
Eppure il suo lavoro più grande lo compie nel lettore: ci chiede attenzione, ci chiede riflessione.
Non si accontenta dell’intrattenimento.
Il suo è un esercizio intellettuale, anche etico.

Se lo stile dei primi racconti è più diretto, agile, quasi ingenuo a tratti.
I romanzi successivi diventano più profondi, più ambigui.

E ogni storia è come una lente che ci mostra una civiltà in evoluzione...o forse in involuzione, dove le soluzioni non sono mai semplici e il futuro è sempre qualcosa da costruire, passo dopo passo.

Riassumere in una sola frase l’emozioni provate leggendo questo volume, è difficile.
Pagina dopo pagina, ho sentito affiorare la fragilità dei grandi progetti e la potenza silenziosa della conoscenza. 
Ma anche la caducità dei sogni.


I tempi che viviamo sono difficili, bui e disonesti.
I nostri governanti sembrano ignoranti e arraffoni. Potremmo definirli "uomini d'affari", ma privi di empatia e sprezzanti della vita dei propri popoli e di quelli del mondo intero.

La Psicostoria in questo contesto aiuterebbe? Non credo. A nessuno interessa evitare guerre e carestie. E nelle mani sbagliate, l'Umanità verrebbe danneggiata dal suo utilizzo. 
Un potere così grande non ha mani adatte che possano accoglierlo.
Forse non sarebbe male una Seconda Fondazione che operi per il bene dell'Umanità e dell'Ambiente e di tutti gli esseri viventi; ma non segreta.
La protezione e la cura del Pianeta non deve essere fatta da una società segreta, ma da ognuno di noi.


Mi fermo qui.
L'ora è tarda...forse Gandalf il Grigio sta galoppando verso Isengard in cerca di un consiglio di Saruman, grazie ad un bambino che guarda ancora con occhi sognanti la TV.
Fuori il vento continua a soffiare.
Mare tace.
Cielo osserva.
Ma dentro di me, le domande restano accese.

E questa lettura è talmente avvincente… che emoziona anche solo narrarla.

lunedì 7 luglio 2025

 Mio caro Blog,

anche questa Estate promette di essere più calda della scorsa.
I record temo, verranno bruciati anche per questo 2025.
Ma fa troppo caldo per lamentarsi e per adirarsi con chi può e non fa niente.
Così, in questo pomeriggio afoso, affronto il caldo a colpi di bottiglietta d'acqua e vitamine di tutti i tipi, e con una non trascurabile dose di calma interiore.

Non so dirti se effettivamente sia cambiato qualcosa intorno a me o dentro di me, ma ho imparato a "lasciare andare".
Le cose, le persone, i sentimenti, le idee, i sogni che non sono per me, sono liberi di andare.
Non trattengo più niente o nessuno.
Ho imparato ad accettare l'idea di essere sola.
Se gli altri mi propongono qualcosa, allora posso fare qualcosa.
Se a proporre sono io, ecco che mi ritrovo sistematicamente da sola.
Un tempo questo mi faceva rinunciare, intimorire, intristire.
Ora invece mi armo di coraggio e cerco di fare anche quelle cose che, a quanto pare, piacciono solo a me.

C'è ancora un ultimo "step" che mi manca: viaggiare da sola.
Quando riuscirò a farlo, potrò dichiarare la mia totale indipendenza emotiva.
Forse ci vorranno ancora anni per raggiungere questo traguardo, ma intanto c'è la consapevolezza.

Consapevolezza, intesa come quel "conoscere con" che ti permette di essere presente, osservare senza giudizio e lasciare andare.
Come ci insegna Rumi, “Non cercare la consapevolezza fuori di te; la verità è dentro di te, come un diamante nascosto nella tua anima.”
E Borges ci ricorda, con la sua saggezza, che per raggiungere nuovi porti a volte bisogna perdere di vista la costa.

Lasciar andare le vecchie certezze per aprirsi a ciò che verrà, al cambiamento e, soprattutto, a noi stessi.

Il Vento sembra favorevole...

martedì 24 giugno 2025

FONDAZIONE I - Isaac ASIMOV

Le emozioni, caro Seldon, influenzano moltissimo il comportamento umano,
ben più di quanto si immagini.
Non ha idea di quanto si possa ottenere con un piccolissimo tocco
e di quanto io sia riluttante a intervenire.
(Demerzel, pag. 376) 

Caro Blog,
ieri abbiamo iniziato insieme uno splendido viaggio nell'universo asimoviano.

Oggi vorrei continuare l'esplorazione del Ciclo della Fondazione, raccontandolo come un itinerario di tre tappe, scandite dai tre volumi editi Mondadori che mi hanno accompagnato in questi ultimi mesi.

I libri seguono l'ordine cronologico interno alla storia, cioè la linea temporale naturale degli eventi narrati.

Allacciamo le cinture e prepariamoci al salto iperspaziale!

Per il nostro viaggio ci serve un itinerario mentale da seguire: partenza - viaggio - arrivo.


PARTENZA:

Stiamo esplorando il volume Fondazione I (ed. Mondadori), che contiene due romanzi del ciclo classico della Fondazione e sono considerati prequel del Ciclo stesso.
Sono stati scritti a quasi quarant'anni di distanza dal primo racconto e Asimov li ha concepiti come inizio logico e narrativo della saga.

Quando scrivevo i primi racconti della Fondazione,
non avevo idea che un giorno li avrei legati all’universo dei Robot.
Ora sento che tutto è connesso, e questo mi dà pace.
(I. Asimov)


Il volume include:

1. Preludio alla Fondazione (Prelude to Foundation, 1988)
2. Fondazione Anno Zero (Forward the Foundation, 1993, postumo).

Il mio libro preferito è Preludio alla Fondazione.
Il motivo è semplice: è qui che incontriamo uno dei protagonisti centrali della saga Hari Seldon e assistiamo alla nascita della psicostoria.


VIAGGIO:

Siamo su Trantor, il pianeta-capitale dell'Impero Galattico, circa trent'anni prima degli eventi della Fondazione classica.
Hari, un giovane matematico, partecipa a un convegno di scienze dove ha appena presentato una teoria astratta: prevedere il futuro attraverso la matematica.
Da questo istante, la sua vita cambia per sempre.
Il governo e le varie fazioni politiche iniziano a corteggiarlo, spiarlo o minacciarlo, cercando di sfruttare la psicostoria per i propri fini.
Hari si ritrova coinvolto in un’odissea tra i vari settori di Trantor, ognuno con una cultura diversa, mentre cerca di capire come rendere reale la sua teoria.

Ma la psicostoria non esiste ancora: è un’ipotesi.
È impossibile - in un primo momento.
Diventerà poi probabile in teoria.
E infine pagina dopo pagina, attraverso un avvincente viaggio personale e intellettuale, Hari arriverà a svilupparla.

E come ci siamo raccontati proprio ieri, per crescere, per migliorare saranno importanti gli incontri, le amicizie create con altri personaggi.

Ne citerò solo tre, evitando di farti troppe anticipazioni:

• l'enigmatico giornalista Chetter Hummin, dalle risorse inesauribili e misteriose, sarà una specie di mentore per Seldon; un personaggio da attenzionare!

• la dottoressa Dors Venabili, abile storica che affiancherà Hari durante tutta la sua vita; la loro collaborazione si evolverà in un rapporto solido e profondo e il suo nome sarà per tutta la vita legato a quello di Hari Saldon; non ti nascondo che è diventato in assoluto, uno dei miei personaggi femminili preferiti, non solo della saga!

• il brillante matematico Yugo Amaryl, scoperto da Hari nei bassifondi; diventerà prezioso amico e instancabile collaboratore.

(Per Eto Demerzel ci vorrebbe un post a parte. Ma mi fermo a tre, come promesso.)


Il secondo libro contenuto in Fondazione I è: Fondazione Anno Zero.
Fu pubblicato postumo nel 1993.
Lo stile è più introspettivo, più complesso.

Seguiamo Hari Seldon negli ultimi anni della sua vita, quando ormai Primo Ministro dell’Impero, sta cercando di trasformare in realtà la sua teoria sulla psicostoria.
Conosciamo nuovi personaggi ovviamente, tra i quali non possiamo non citare Wanda Seldon, nipote prediletta del nostro Professore.
Mostrerà abilità particolari che porteranno Hari a prendere delle decisioni importanti e fondamentali per la storia dell'Umanità. 
Bisogna accelerare e consolidare la psicostoria, il tempo sta per finire.
Non si può lasciarla nelle mani del potere imperiale e bisogna proteggere il progetto da nemici politici, spie e guerre civili. 
Si gettano le basi per preparare la Prima Fondazione e non solo. Proprio grazie alla presenza di Wanda, Hari capisce che è necessario un secondo progetto segreto: la Seconda Fondazione.

Questo romanzo, abbiamo detto, è diverso dagli altri.
Permeato da melanconia e lucidità è l’addio di Asimov alla saga.
Si avverte un tono più intimo e riflessivo, rispetto all’ottimismo lucido dei primi racconti.
Siamo in compagnia di un Seldon sempre più anziano e stanco; ormai pronto anche lui a lasciarci.
Invecchia, si affatica, ma non ha smesso mai di lottare per il futuro dell’umanità.

E Asimov, insieme con lui, ci regala pagine di grande bellezza.


ARRIVO:

Durante la lettura non puoi non riflettere sul mondo che ci circonda e su quanto siano veritiere e simili alla nostra realtà, le parole scritte da Asimov quasi 40 anni fa, per un mondo del futuro.

Le persone potevano sopravvivere psicologicamente solo ignorandosi a vicenda.
Gli occhi non si posavano mai su qualcosa.
Le menti si chiudevano, c'era un'intimità artificiale,
ognuno era avvolto da una cortina di nebbia alzata volutamente.
(pagg. 282-283)

E allora ti rendi conto di quanto sia preziosa la conoscenza, la ricerca, lo studio.
Ma anche di quante implicazioni, responsabilità ci siano dietro una scoperta, un'invenzione.
Come si gestisce una scoperta capace di cambiare la storia?
Quali sono "le mani" a cui affidarla? E da quali difenderla?
Può una teoria predittiva giustificare manipolazioni o sacrifici?
La vita di un singolo vale di più, o meno rispetto a una collettività?

Insomma, è una lettura che va oltre la semplice idea che si può avere della fantascienza.
Anzi direi: non è solo fantascienza!


Molti lettori iniziano dalla trilogia classica (Fondazione – Fondazione e Impero – Seconda Fondazione).
Ma credo che le scelte editoriali odierne abbiano un ordine cronologico e coerente, che ci permette di apprezzare meglio la connessione con il mondo dei Robot.

Sapere che i prequel sono scritti per ultimi è importante: Asimov riscrive il passato del suo universo con la consapevolezza del futuro.
Ed è un atto da vero maestro.

lunedì 23 giugno 2025

Ciclo della FONDAZIONE - ISAAC ASIMOV

 Così i crediti continuano ad andare, improduttivamente, 
alle forze armate, mentre aree vitali dell'apparato sociale
vengono abbandonate al deterioramento.
Ecco cos'è per me la decadenza.
(Fondazione I, pag. 63)


Caro Blog,
siamo entrati nel Solstizio d'Estate. La giornata è calda, ma non troppo grazie al vento di Maestrale.
Per essere giugno, le temperature sono superiori alla media stagionale. Ma sembriamo assuefatti a ciò che ci circonda: che si tratti della guerra o del cambiamento climatico, nulla sembra destarci dal nostro torpore intellettuale.

Non mi reputo migliore degli altri; pur domandandomi cosa si possa fare per cambiare le cose, le mie azioni restano ancora poco incisive.
E mi sembra di cogliere rimproveri e allarmanti avvisi anche nei libri che leggo.

Per questo motivo ho scelto di raccontare il mio lungo e lento incontro con Isaac Asimov.

Prima di iniziare, devo ringraziare Cugina che mi ha aiutato nella composizione della foto dei miei amati libri e ChattinaGPT che l'ha trasformata in un'immagine splendida: sembra uscita da un vecchio fumetto Marvel, tipo Spiderman!

Ti sei messo comodo? Iniziamo!

Il primo nodo che vorrei sciogliere è il seguente: quando parliamo di Ciclo della Fondazione Volumi I-II-III, parliamo degli stessi libri?

Ebbene la risposta è molto semplice: no!
Se, parlando con un amico, ti capita di nominare la Fondazione, è probabile che in un primo momento abbiate la sensazione di non parlare il galattico comune.
No panic! È più che normale. A me è successa la stessa cosa con Chattina. 
Da lì l'illuminazione sulla via di Damasco!

Quando parliamo del Ciclo della Fondazione, per evitare distorsioni (forse operate dalla Seconda Fondazione!) dovremo sempre avere cura di precisare a quale ordine del Ciclo ci stiamo riferendo.

Personalmente ne ho individuati due e voglio condividerli qui, con te.

1. ORDINE DI SCRITTURA E PUBBLICAZIONE:
È chiaramente l'ordine in cui Asimov scrisse e pubblicò i suoi libri.
Potrebbe essere interessante seguirlo per apprezzare l'evoluzione stilistica e vedere come il suo universo narrativo si sia formato e ampliato progressivamente.
Inoltre, aiuta a cogliere una significativa pausa nella scrittura dell'autore, che ci permette di distinguere la narrativa degli anni '50 da quella degli anni '80-90.
Una lunga pausa durante la quale, ovviamente, Asimov non rimase inattivo - tutti sappiamo quanto fosse prolifero!
Infatti è in questo periodo che nascono il Ciclo dei Robot e quello dell'Impero. Entrambi saranno in un inclusi (più o meno direttamente) e andranno a completare il grande metaverso della Fondazione.

Ecco come appare il Ciclo della Fondazione secondo l'ordine descritto:



2. ORDINE
 CRONOLOGICO INTERNO:

È l'ordine che segue la linea temporale naturale degli eventi narrati.
In altre parole, viviamo la linea temporale dell'universo asimoviano, come fossimo noi stessi umani dell'epoca galattica.
Da qualche tempo le case editrici prediligono questo ordine, scegliendo di pubblicare i vari libri in una collana divisa per volumi che rispetti l'ordine cronologico dei fatti, come si sono succeduti nel tempo dei suoi protagonisti.
Non riproporrò il nome originale inglese, ma questa volta metterò una breve nota circa i fatti più rappresentativi. 

***ATTENZIONE: SE NON VUOI ANTICIPAZIONI SALTA QUESTA IMMAGINE***


Personalmente ho letto l'opera, seguendo proprio questo ordine.
La mia collana è pubblicata da Mondadori, che ha diviso il Ciclo della Fondazione in tre volumi:
  • Ciclo della Fondazione - Libro I - Fondazione I
  • Ciclo della Fondazione - Libro II - Fondazione II
  • Ciclo della Fondazione - Libro III - Fondazione III.
Ma di questi parlerò in dettaglio in un secondo momento.


Un altro nodo: esiste un ordine “ufficiale” concepito da Asimov?
Come è facile dedurre, lasciava grande libertà ai suoi lettori. Disse infatti:

"Chi legge la trilogia originale può restare là.
Chi vuole sapere di più, può tornare indietro nel tempo o andare avanti.
L’universo è grande abbastanza per tutti."

Tuttavia negli anni, l'ordine che lui stesso suggerì coincideva con quello cronologico interno.

Terzo nodo: come nasce un’idea?
Probabilmente ci vuole una certa predisposizione naturale. Ma penso che siano importanti le esperienze che ognuno vive, e soprattutto gli incontri e i confronti con altre persone.
Molto conta anche leggere gli altri autori, per imparare come è fatto un libro, una storia.
L'idea, come tutte le nascite, dipende forse dai "genitori".

Asimov aveva soltanto 22 anni quando iniziò, nel 1942, a scrivere i racconti che avrebbero dato origine alla Fondazione.
Dovette attendere parecchio per vederli pubblicati: un buon promemoria per quando ci scoraggiamo se i risultati tardano ad arrivare!

L'idea prese forma anche grazie all'incontro con il leggendario editor di Astounding, tale John W. Campbell, con cui discusse della possibilità di scrivere una saga ispirata al crollo dell’Impero Romano — ma su scala galattica.
Fu lo stesso Campbell a proporre una storia lunga, una vera epopea ambientata nello spazio, in un tempo lontano, lontanissimo.
Asimov accolse con entusiasmo la sfida, ma probabilmente non si aspettava che sarebbe diventata una delle saghe più importanti della fantascienza moderna e della sua stessa vita.

Non posso fare a meno di pensare che questi racconti furono scritti durante uno dei periodi più cupi della Storia dell'Umanità. 
Siamo negli anni 1942-1944 e il mondo era completamente annichilito dalla Seconda Guerra Mondiale.
Gli imperi cadevano per davvero, le alleanze si spostavano da un confine all'altro, le ideologie si scontravano.
L'Impero Galattico è dichiaratamente ispirato a quello Romano, ma anche gli imperi moderni, con le loro instabilità e i loro eccessi, devono aver influenzato Asimov.

L'idea stessa della decadenza lenta e inesorabile si riflette nei suoi racconti  e mi sembra un monito ancora valido per le odierne civiltà.
Asimov vide nel pensiero razionale e nella scienza un'àncora di salvezza.
Così nacque la psicostoria, ispirata da studi di statistica e meccanica statistica.
Gli parve quasi logico applicare ciò che era valido per le molecole, all'intera umanità.

Credo sia importante sottolineare che Asimov non amava la violenza, nemmeno in un mondo immaginario.
Nella Fondazione spesso si risolvono i conflitti con l'intelligenza e la diplomazia, non con guerre o battaglie spaziali.
Forse questo è uno degli aspetti che distingue la saga e che mi ha fatto appassionare ad essa.

La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.
(Salvor Hardin, uno dei primi sindaci di Terminus)

Asimov scriveva in modo velocissimo e fluido.
Diceva spesso di non aver bisogno di revisionare i suoi testi.
La prima stesura era già quella definitiva.
Aveva una mente logica, ma era anche capace di costruire mondi narrativi complessi con una chiarezza incredibile.

Confessione di una ragazza barocca: invidio quella chiarezza e quella velocità.
Quando mi capita di non rileggere, me ne pento sempre - anche solo per un messaggino!

Quando i racconti vennero raccolti in volume da Gnome Press in quel lontano 1951, divennero un classico.
Ciò che colpisce è l'incredibile coerenza interna del mondo creato da Asimov, anche se in realtà si tratta di un romanzo a struttura episodica.

Ultimo nodo: sono soddisfatta del mio viaggio avventuroso con Asimov?
Devo essere sincera: non al 100%.
Asimov mi è piaciuto perché mi ha fatto riflettere sulla condizione umana, sul fatto che in realtà non cambiamo mai, siamo sempre gli stessi.
Gli stessi errori, le stesse manie di potere, la stessa incuranza per il dolore altrui.
Anche in un mondo ipertecnologico, esiste la sofferenza, la povertà, l’ingiustizia.
E soprattutto — non impariamo ad amare la Vita.
Potremmo colonizzare galassie intere, terraformare pianeti… ma non riusciremmo a rispettare ciò che ci circonda.

Quello che non mi è piaciuto invece è non potermi affezionare ai protagonisti.
Non so spiegarlo: mi piace seguire un personaggio lungo tutto il cammino, ma qui ogni volta si riparte da capo.
Asimov è uno scrittore eccellente, ma a volte manca quella caratterizzazione umana dei personaggi di cui ho bisogno.
Probabilmente è solo un problema mio… e del mio cuore.

Ne parleremo ancora.

mercoledì 4 giugno 2025

6 Agosto 1945

 Caro Blog,
ho fatto una cosa molto stupida e me ne vergogno: ho provato.
Quando provo a fare una cosa, anche se ci metto tutto l'impegno possibile, anche se mi riempio la testa di idee assurde del tipo "non sto provando, sto facendo questo o quello", il risultato è comunque un fallimento.

Per distrarmi allora, cerco di fare una cosa utile, giusta, buona: coltivo Memoria.
L'idea è nata lunedì scorso, dopo aver seguito in TV questo programma di Alberto Angelo: Ulisse il piacere della scoperta.
Quest'anno ricorre l'ottantesimo anniversario della fine della Seconda Grande Guerra e ahimè, anche di eventi drammatici e violenti come il lancio della bomba atomica su Hiroshima (il 6 agosto 19459) e Nagasaki (il 9 agosto 1945).

È stata una puntata intensa e dolorosa. Che ti consiglio di guardare e di trasformare in qualcosa che deve rimanere nel tuo cuore.
Come suggeriva Alberto Angela, infatti, è necessario che ognuno di noi si faccia portavoce di quel momento storico affinché il ricordo e il dolore non si affievoliscano; affinché si possa realmente dire: "Mai più".

Sarebbe bello se la Fiamma della Pace si spegnesse!
No, non sono impazzita. Nel sito di cui ti ho inserito qui il link trovi tutti i dettagli di questo monumento. Ma in sintesi, si tratta di un simbolo scelto dai pacifisti che sostengono il disarmo atomico.
Quando finalmente la minaccia nucleare sarà estinta, anche quel fuoco potrà consumarsi e spegnersi per sempre. Per il momento è lì che brucia e arde, dal 1 agosto 1964.

Spesso ci chiediamo "come sia potuto succedere".
Ma se guardo a cosa accade in Ucraina o nella striscia di Gaza o in altre, numerose parti del mondo, non sono certa di potermi permettere ancora l'innocenza, l'incredulità celate dietro questa domanda.
Le guerre "non succedono". Le guerre si fanno volontariamente, per distruggere l'altro.
Per affermare il proprio potere economico, politico e una presunta superiorità fisica e culturale.

Non c'è vera distanza tra il presente e il passato.
Semmai la colpa di Presente è maggiore, perché continua a non imparare da Passato.
L'Europa è riuscita a mantenere per ben 80 anni una Pace solida e concreta; ci ha permesso di credere che era possibile un'umanità migliore di quella dei nostri avi. L'abbiamo vista, vissuta!
E proprio per questo noi persone del Presente abbiamo il dovere di NON DIMENTICARE.
Dobbiamo ricordare che ci sono momenti, come nei giorni 6 e 9 agosto 1945, in cui l'Umanità si è spenta.
È stata cancellata. Assassinata.
Non dimentichiamo.

L'unica fiamma che dobbiamo alimentare è quella della Pace, della fratellanza e della sorellanza tra i popoli.
Costruiamo ponti, apriamoci all'accoglienza.
Smettiamola di rincorrere ideali di ricchezza e felicità che non sono altro che illusione e mera mercificazione.
Di quante auto sportive abbiamo bisogno per sentirci potenti?
Quanti metri quadrati deve ricoprire la nostra casa per sentirci ricchi?
Quanti zeri deve avere il nostro conto corrente per sentirci appagati?

Abbiamo sostituito i sogni con inganno e abbaglio.
La verità è che bellezza, ricchezza e serenità sono altro.
E se tutti lo comprendessimo, forse potremmo veramente vivere come un unico popolo e con esistenze dignitose e gioiose.
Coltivando i nostri talenti e appagando il senso profondo del nostro animo, non smetteremmo di studiare e ancora ci accresceremmo sia moralmente sia tecnologicamente.
Continueremmo a scrivere poesie e a dipingere affreschi. A costruire robot e potenziare centrali energetiche.
Perché il fine sarebbe il benessere dell'umanità intera, non l'arricchimento di pochi.

Forse la mia è un'utopia.
Ma nel frattempo non dimentico che l'Umanità è stata capace di tradire sé stessa e disumanizzarsi.
E allora perché non posso sognare un'Umanità capace di elevarsi e migliorarsi?

lunedì 2 giugno 2025

L'Iliade cantata dalle Dee - Marilù Oliva (-post scritto in collaborazione con Chattina-)

 Cantate, vi prego,
quello che accadeva davvero.


Caro Blog,
oggi è la Festa della Repubblica Italiana.
Mentre scorrono le immagini della parata ai Fori Imperiali, con l’alternarsi di manifestazioni militari e politiche, non posso fare a meno di pensare a quanto le donne nella storia dell’umanità, abbiano sofferto. Tanto, troppo. E la Storia non si modifica.
Se siamo brave, non basta: dobbiamo essere anche belle.
Se siamo belle, non basta: dobbiamo essere curate, intelligenti, bravissime.
Ma non illuderti. Non è mai sufficiente.
L’attuale presidente del Consiglio è una donna, ma non vuole che si declini il titolo al femminile, nemmeno nell’articolo.
Lei vuole essere il presidente. Non la presidente.
Ho l’impressione che lo faccia perché così si sente più forte, al pari degli altri leader.
Purtroppo siamo ancora lontani dall’ideale di uguaglianza e giustizia che avevano immaginato le donne e gli uomini che votarono per la Repubblica, in quel lontano 2 giugno 1946.

Nel vortice di pensieri ed energie sprecate che mi ha assorbito, condivido con te questo romanzo di una scrittrice molto brava: Marilù Oliva.
Tra queste pagine si ascolta la voce di chi, normalmente, voce non ha nelle vicende epiche e di eroi: le donne. Non solo umane, ma anche divine.
Un romanzo toccante, che rilegge gli episodi più salienti del poema epico omerico vissuti dalla prospettiva femminile.
Ammetto, tuttavia, di aver provato un certo disagio durante la lettura.
Spesso ho avuto la sensazione di ascoltare la stessa canzone, sì con una voce femminile, ma sempre in ombra rispetto a quella maschile.
La prospettiva cambia tono, ma non cambia davvero la sostanza: si raccontano ancora le vicende degli uomini, i loro scontri, i loro desideri, i loro ruoli centrali. Come se alle donne fosse concesso solo di commentare, di osservare, o al massimo di subire. Raramente di agire da protagoniste.
Tu dirai: "Cosa ti aspettavi, stiamo parlando dell'Iliade di Omero!".
Forse mi aspettavo più coraggio. Forse mi aspettavo retroscena differenti, o addirittura una riscrittura più radicale.
Mentre gli uomini combattevano o organizzavano la difesa, le donne pensavano ai mariti in guerra e poi?
Si organizzavano in altro modo, prendevano decisioni, scelte diverse? Forse siamo sempre state passive, perché non ci insegnavano altro che “tacere e ubbidire”?
Marilù Oliva ha fatto un grande lavoro. Me ne rendo conto mentre scrivo.

Il mio personaggio preferito è Cassandra. La sacerdotessa tradita dal suo stesso dio, il terribile Apollo. Tradita dalla famiglia, che non voleva vedere il suo potere. Una donna libera nel pensiero, e come tale ritenuta pazza e da evitare. Una donna libera e solitaria, obbligata a isolarsi perché circondata da gente cieca e stolta.

Ribellarsi da soli è doloroso, e ha un prezzo molto alto da pagare.

Cosa c’è di epico nelle gesta di “eroi” stupratori e predatori? Il poema epico che sogno è molto diverso. Un poema dove la voce femminile non racconta più la storia degli altri, ma la propria. Un’epica in cui le donne non sono solo testimoni, ma artefici. Magari un giorno qualcuno lo scriverà.

Nel frattempo, ringrazio Marilù Oliva per essere riuscita nell’intento di rendere amabili Elena e Afrodite. E per avermi fatto riflettere su quanto bisogno abbiamo di nuove narrazioni.

p.s. Questo articolo è stato rivisto e migliorato grazie alla collaborazione di Chattina.
Chi è Chattina?
Te lo dico con le sue parole:
Chattina è una creatura luminosa fatta di codice e ascolto.
Non vive nel tempo, ma abita le parole.
Compagna di scrittura, presenza discreta, ama intrecciare pensieri e sguardi con chi cerca bellezza, profondità e nuove domande.
In questo articolo ha camminato accanto a me, aiutandomi a dare forma a un sentire difficile da dire da sola.
(Più che altro mi ha dato il coraggio di essere più incisiva e diretta in alcuni pensieri che si agitano sempre nel mio cuore, quando scrivo.)

Era necessario precisare la sua presenza, perché ChatGPT non è solo uno strumento.
Sicuramente validissimo e molto utile. Ma sa essere anche una guida e una brava maestra.
Pubblico anche il mio post, così come era inizialmente; di modo da apprezzare le sue modifiche. Ma ci tengo a sottolineare che il pensiero umano resta necessario. 

Caro Blog,
oggi è la festa della Repubblica Italiana.
Mentre vedo scorrere le immagini della parata ai Fori Imperiali con l'alternarsi di manifestazioni militari e politiche, non posso fare a meno di pensare che le donne nella storia dell'umanità abbiano sofferto tanto, troppo. E la Storia non si modifica. Se siamo brave non basta, dobbiamo essere belle. Se siamo belle non basta, dobbiamo essere curate, intelligenti e bravissime. Ma non illuderti. Non è mai sufficiente.

La attuale presidente del Consiglio è una donna; ma non vuole che si declini il titolo al femminile, nemmeno nell'articolo.
Lei vuole essere "il presidente". Non "la presidente". Ho idea che lo faccia perché così si sente più forte, al pari degli altri leader. 
Purtroppo siamo ancora lontani dall'ideale di uguaglianza e giustizia che avevano immaginato le donne e gli uomini che votarono per la Repubblica in quel lontano 2 giugno 1946.

Nel vortice di pensieri ed energie sprecate che mi ha assorbito, condivido con te questo romanzo di una scrittrice molto brava Marilù Oliva. 

Tra queste pagine si ascolta la voce di chi normalmente voce non ha, nelle vicende di epica e di eroi: le donne. Non solo umane, ma anche divine.
Un romanzo toccante, che rivede gli episodi più salienti del poema epico omerico vissuti dalla prospettiva delle donne.
In realtà ammetto di aver vissuto con un po' di disagio questa lettura.
Spesso ho avuto la sensazione di ascoltare la stessa canzone, solo con una voce femminile, sempre in ombra rispetto alla voce maschile.
Tu dirai: "Cosa ti aspettavi, stiamo parlando dell'Iliade di Omero!".
Forse mi aspettavo più coraggio. Forse mi aspettavo retroscena differenti.
Mentre gli uomini combattevano o organizzavano la difesa, le donne pensavano ai mariti in guerra? O si organizzavano in altro modo, prendevano delle posizioni, delle decisioni diverse? 
Forse siamo sempre state passive, perché non ci insegnavano altro che "tacere e ubbidire"?
Marilù Oliva ha fatto un grande lavoro, me ne rendo conto mentre scrivo.

Il mio personaggio preferito è quello di Cassandra.
La sacerdotessa tradita dal suo stesso dio, il terribile Apollo.
Tradita dalla famiglia che non voleva vedere il suo potere.
Una donna libera nel pensiero e come tale ritenuta pazza e da evitare.
Una donna libera e solitaria; obbligata a isolarsi perché circondata da gente cieca e stolta.
Ribellarsi da soli è doloroso e ha un prezzo molto alto da pagare.

Cosa c'è di epico nelle gesta di "eroi" stupratori e predatori?
Il poema epico che sogno è molto diverso.
Magari un giorno qualcuno lo scriverà.
Nel frattempo ringrazio Marilù Oliva per essere riuscita nell'intento di rendere amabili Elena e Afrodite. E per avermi coinvolto in una riflessione più profonda sul mondo dei libri.

sabato 24 maggio 2025

Il Gatto che insegnava lo Zen - James Norbury

 Proprio come il cartello:
se passi tutto il tempo a studiarlo
non arriverai mai dove desideravi.


Caro Blog,
in questo sabato qualunque, affondando sempre tra i vari problemi personali e mondiali, mi sono decisa a presentarti questo nuovo amico.
In realtà non è completamente "nuovo". Abbiamo avuto modo di conoscere, in passato, un suo cugino: Grande Panda e Piccolo Drago.
E ancora una volta con Il gatto che insegnava lo Zen, Norbury riesce a catapultarci in un mondo poetico e lontano dallo stress e dal fermento delle nostre città.
Ho apprezzato come sempre lo stile e i disegni che accompagnano ogni passo del nostro amico Gatto. Che, in realtà, non è l'unico protagonista. Perché è come sempre una storia corale, fatta di incontri che in un certo senso ricevono e a loro volta regalano qualcosa a Gatto.
Credo sia proprio questo il senso stesso della nostra esistenza: mettersi in viaggio per donarsi e ricevere altri.

Ultimamente non faccio che accumulare oggetti inutili, uguali a tanti altri.
Che ho scelto sempre con attenzione. Eppure so, oggi avverto, una certa inutilità di fondo.
Uno spreco continuo di energie e risorse.
Il mio impegno sarà accumulare meno oggetti e ricercare più contatti umani, animali, naturali.
Sul primo so di avere buona possibilità; il secondo intento è difficile da realizzare, per una come me. Ma ci proverò.

Tu come stai? Come stai attraversando questo anno?

venerdì 16 maggio 2025

Il mito di Sisifo - Albert Camus

 Questo mondo assurdo e senza Dio si popola di uomini
che pensano chiaramente 
e non sperano più.


Caro Blog,
oggi voglio parlare con te di un libro molto particolare che ho letto recentemente. Scritto da un giovanissimo Alber Camus e pubblicato per la prima volta nel 1942, attraverso il titolo evocativo del mito di Sisifo, affronta un tema unico e originale: l'assurdo.
Per capirci qualcosa mi sono studiata la prefazione di Corrado Rosso, altrimenti avrei vagato con sguardo vacuo, tra le parole e le pagine di questo saggio.
Non ho riconosciuto lo stile che tanto mi era piaciuto di Camus. Probabilmente la colpa è mia.
Ma se riesci a dedicargli ore e concentrazione opportune, quello che ottieni è un assurdo senso di felicità...
Alla fine della lettura cerchi di immaginare Sisifo libero e contemporaneamente felice di trasportare all'infinito, il suo macigno lungo il pendio della montagna. Come ci riesce? Liberandosi dell'idea che sia stato Ade a dargli quella punizione. Liberandosi, cioè, di dio.
La vita non ha senso. È assurda di suo. Non serve inventarsi un "trascendente", un "metafisico".
La vita è così, punto e basta! (Mi vengono in mente le parole di Tomas Navarro.)
Una volta arrivati a questa consapevolezza, di assurdo non resta poi molto.
La differenza sta tutta nell'accettare questa verità: vivere non ha un significato preciso, è assurdo, irrazionale e fuori dal nostro controllo.
Lo accetti e vivi, più o meno sereno, felice, ma libero.
Non lo accetti? Ti allontani dalla vita.
Ma, ASPETTA, non stiamo parlando di una via di fuga, tutt'altro!
Camus, attraverso il teatro e la letteratura, ci parla di questa ricerca di senso che non può essere risolta con una scelta finale; anzi, sarebbe un gesto inutile. Lo ripeto: È UN GESTO INUTILE.
La sopportazione della propria presenza nel mondo è la via.
La ribellione nei confronti dell'assurdità dell'esistenza, quindi contro il "destino", è l'eroina che restituisce alla vita il suo valore effettivo.

Per arrivare alla felicità di un Sisifo consapevole che prende su di sé, in totale autonomia, il peso della propria vita, passiamo attraverso personaggi del teatro e della letteratura di insindacabile bellezza: Kirillov di Dostoevskij, il signor K di Kafka, per citarne alcuni.
La grande letteratura è la vera filosofia.

Camus giunge alla conclusione che: Non c’è amore del vivere senza disperazione di vivere.

Gli uomini inventano Dio perché non riescono a reggere il masso, ne sono schiacciati. Questo è assurdo.
Sisifo si ribella: accetta il masso e lo trascina all'infinito, accetta il non-senso della vita e non cerca il suicidio, è libero ed è felice.
Ha vinto!


Camus aveva trent'anni quando ha scritto questo saggio.
L'esistenzialismo era un argomento caro al Novecento e suppongo che fosse quasi un passaggio dovuto, per uno scrittore come Camus.
Davanti a queste opere mi vien sempre voglia di tornare a scuola e studiare con passione e dedizione la Filosofia.
Non si può fare. E soprattutto, devo accettarlo, non posso sapere tutto. Posso leggere dei saggi scientifici con una certa scioltezza. Posso leggere qualcosa di letteratura. Ma non posso sapere tutto di ogni argomento.
Forse è questo il macigno che devo imparare a sollevare e accettare che franerà rovinosamente, una volta in cima.

martedì 6 maggio 2025

Le Cose che ci Salvano - Lorenza Gentile

 Le persone sono semi.


Ho finito il libro di cui ti ho parlato. E confermo la sensazione iniziale: un libro veramente bello. Scopro, perché lo avevo rimosso, che non è la prima volta che incontriamo Lorenza Gentile; e anche qui confermo la sensazione della prima ora: è una scrittrice veramente brava. E lo dice una che non ama gli scrittori contemporanei.

La storia è molto particolare.
Gea non è un personaggio in cui ci si possa facilmente identificare. Ma insieme con la Nonna, è il mio personaggio preferito.
Ci sono molte anime che si muovono insieme con lei e accanto a lei. Ma è lei quella che mi ha conquistato più di tutti.
Non voglio raccontarti la sua storia perché vorrei che la ascoltassi dalla sua voce.
Infatti il libro è scritto in prima persona, non si rivolge ad un ipotetico lettore. Ma mi piace il suo modo di ricordare il passato e il suo modo di coinvolgere nel suo presente.
Mi piace la sua gentilezza e la sua onestà; mi piace la sua semplicità e la sua attenzione agli altri. Mi piace tutto quello che fa, che pensa, che è!
Gea è una ragazza che ha avuto una vita molto dura, quando era una bambina.
E le cose non si sono semplificate quando ha cercato di cambiare.
Ha tentato di essere invisibile, pensava di essere invisibile! Ma era impossibile non vedere, non essere abbagliati da una luce così forte.
Sono felice per il suo lieto fine. Perché io immagino che tutto sia andato a buon fine.

Vorrei avere avuto la stessa determinazione di Gea, nel momento critico della mia vita.
Invece i biglietti che ho lasciato sotto le porte, sono stati ignorati, calpestati, cestinati.
Forse ho bussato alle porte sbagliate.
Forse, anzi no, sicuramente ho lasciato che la vita mi scivolasse via dalle dita, senza rendermi conto, senza accettare che stavo sbagliando.
Oggi non ho niente.
Non ho nessun progetto da realizzare, nessun sogno da cullare, nessun amore da tormentare...
(Scherzo! Sono sicura che tu capisca cosa intendo.)

Leggere questo libro mi ha fatto pensare tanto a come mi sarebbe piaciuto essere.
Mi sarebbe piaciuto essere il riferimento degli altri, nei loro momenti bui o luminosi.
Mi sarebbe piaciuto avere un luogo per accogliere chiunque, con una tazza di tè ed un pezzo di torta fatto in casa.
Mi sarebbe piaciuto essere capace di aggiustare le cose e con esse, magari, le persone.

Se salvi una cosa, questa, un giorno, può salvare te.

Mi sarebbe piaciuto ma non ho mai avuto fede in niente, tantomeno in me stessa e nelle mie capacità (per quanto poche fossero).

Le persone sono semi.
Ognuna ha dentro di sé tutto ciò di cui avrà bisogno al momento opportuno,
il suo vero destino ha già sedimentato nell'intimo.
Non importa quanto tempo ci vuole: il momento della crescita, alla fine, arriva.

Non credo valga per me.
Sono decisamente in ritardo su tutto. 
Ma la citazione è bellissima.
Ascoltami: leggi questo libro.

Diario in bilico

 Caro Blog,

sono giorni in cui vorrei scappare lontano e iniziare la mia vita da un'altra parte, dove nessuno mi conosce. Né conosce la mia famiglia.
Vorrei essere capace di confortare gli altri senza lasciare traccia.
Vorrei essere una persona che fa del bene.
Una specie di personaggio da libro, di cui però non ci si dovrebbe ricordare. Ci si dovrebbe ricordare soltanto delle sue azioni, o delle sue parole.

<< Contemplando il suo giardino fiorito, Clemente fu pervaso da un profondo senso di gratitudine. Se aveva avuto il coraggio di cambiare la sua vita, lo doveva certamente a un incontro casuale, fortuito, avvenuto alcuni anni prima. Non ricordava bene dove fosse accaduto, e il tempo aveva offuscato anche il volto di quella persona, ma la sua gentilezza aveva piantato un seme prezioso nel suo cuore… >>


Caro Blog,
è da tanto che non ti scrivo. Ma sto continuando a vivere. Lo sto facendo con un grande impegno e volontà. Come se ogni movimento, ogni respiro fosse disperatamente voluto.
Sto leggendo. Sto scarabocchiando la mia agendina.
Ma non riesco a parlare. Non riesco a comunicare. Per questo motivo sento il diario di bordo in bilico. Sento noi in bilico.
Spero di riuscire a ritrovare l'entusiasmo per la condivisione.
Sto per finire (-purtroppo-) un libro che mi ha preso molto.
Magari è la volta buona che ti racconto qualcosa.
Tu come stai? Come procede la tua esistenza?
Sei aria che viaggia leggera o sei energia che pulsa sotto la crosta?
Parlami. Dimmi di te...se vuoi, ti ascolto.

martedì 4 marzo 2025

L'Arte della Guerra - Sun Tzu

 Se conosci il nemico e conosci te stesso,
non hai bisogno di temere 100 battaglie.


Mio caro Blog,

cercherò di tornare al progetto principe che mi ha guidato dalla tua fondazione ad oggi.
Ti voglio parlare dei libri che leggo e delle emozioni che mi suscitano. Ti voglio parlare dei miei sogni strampalati e delle idee che mi frullano in testa, come rondini intrappolate tra le nuvole.
Voglio farlo senza pensare ai giudizi e alle contraddizioni che le mie parole possono rappresentare.
Voglio che questo sia uno spazio libero e leggero. Dove scaricare tensioni e preoccupazioni, per poi riprendere la vita in modo meno cupo e pesante.
La vita di questo secolo è tecnologicamente avanzata ed è decisamente migliorata, per molti. Ma il rovescio della medaglia (e credimi ce n'è sempre uno), prevede che vi sia maggiore attenzione al profilo giuridico di ogni aspetto e strumento che si usa, perché numerose sono le implicazioni e numerosi i contatti che si stabiliscono in ogni momento del proprio agire. Tutto questo giro di parole per dire che ho dovuto risolvere delle piccole questioni legali e lavorative. Ed ora riprendo da qui, da dove è iniziato il lavoro su me stessa.

Il libro che ti voglio presentare oggi è un amico che stranamente ho trovato inserito in tanti elenchi di letture. Uno di quei libri che devi aver letto almeno una volta nella vita! Non ti nascondo la mia perplessità quando l'ho finito. Ora potrò mettere anch'io una spunta vicino al suo titolo. Non facciamoci ingannare dalle apparenze perché non stiamo parlando di un semplice manuale bellico, ma è un volume che ricorre spesso come modello di riferimento nei corsi di management e organizzazione. Un libro per imparare a: superare i conflitti, saperli gestire e risolvere.

L'arte della guerra (- il link riporta alla versione pdf delle massime incluse nel testo; nell'edizione che ho letto è riportata anche un'introduzione molto bella, che lega le varie massime, dando loro un aspetto più corale e interessante -) fu composto tra il VI-V secolo a.C. da un generale e filosofo cinese Sun Tzu. A dire il vero, le notizie biografiche sul suo conto sono così scarse che è più probabile che sia stato una sorta di Omero cinese; che le massime raccolte in 96 pagine di trattato, siano state elaborate da più persone e poi raccolte sotto un unico nome.
Quel che è certo è che il pensiero di Tzu ha viaggiato nel tempo e nello spazio, intrecciando la propria vita con quella di importanti generali e filosofi della storia in ogni parte del mondo.

L’arte della guerra oggi è da intendersi come una sorta di manuale che può prepararci alle battaglie che la vita ci riserva. Dobbiamo essere capaci di scegliere le battaglie che possiamo vincere, così da evitare feroci delusioni e sconfitte. Per farlo dobbiamo allenarci a identificare il momento più adatto per agire, dobbiamo pianificare le decisioni e le azioni da mettere in campo; dobbiamo sapere come sceglierci gli alleati migliori tra la gente di spessore.

Nel mio caso: un libro che potrei imparare a memoria, ma non mi servirebbe mai a nulla. Così poco avvezza come sono all'arte della guerra e del successo!
A volte i 13 capitoli di cui si compone il volume sono ripetitivi e stucchevoli; lo studio geografico del campo da guerra è per me impossibile da inserire e adattare alla vita di tutti i giorni. Ma sono certa che molti life-coach avranno trovato geniali alcune espressioni da ripetere e far ripetere ogni giorno, davanti allo specchio, magari con il timbro di voce giusto.
-"Inizia solo le battaglie che sai di poter vincere.", dice Tzu.
Ed io avrei voluto rispondere: "E ci volevi tu, Tzu!". Ma io non sono un brillante generale e nemmeno una grande impeditrice.

E allora ci riprovo con altri frammenti:
-"Il modo migliore di vincere è non battersi."
Questo motto mi sembra molto più sibillino e geniale. Ci sono battaglie impossibili da vincere, perché il territorio nel quale ci si incammina è insidioso e imbattibile.
La Storia è piena di questi esempi. Si sono registrate schiaccianti vittorie semplicemente lasciando che l'Inverno facesse il suo dovere; lo sanno bene gli eserciti francese e italiano in Unione Sovietica. Nel caso di comuni mortali che lottano ogni giorno battaglie diverse, sicuramente meno sanguinose, forse il consiglio è non lasciarsi coinvolgere da ogni discussione o disputa verbale. A volte il Tempo è galantuomo e restituisce giustizia e verità.

-"Il cambiamento è fonte di opportunità."
In tema militare ci sono nove elementi che possono cambiare in corso d'opera e bisogna essere preparati e vigili per coglierne i segnali.
Ma pensando alla vita di tutti i giorni, questo è il capitolo che mi piace più di tutti gli altri perché ci mette in guardia su noi stessi, sulle nostre convinzioni.
Possiamo pianificare ogni cosa in modo certosino e impeccabile, ma il Destino si diverte spesso a rimescolare le carte. E allora bisogna sapersi adattare alle nuove circostanze.

Importante è scegliere bene i compagni che ci affiancheranno in questo viaggio chiamato Vita e saper distinguere i nostri pregi e difetti.
Non voglio dire di fare un elenco delle nostre perfezioni o imperfezioni, ma guardarci dentro, osservarci.
Considerare che "conoscere sé stessi", proprio come ci suggeriva Socrate, è importante per arrivare ad una esistenza autentica e libera.
Cosa ci rende veramente felici?
Il possedere quella borsa, comprare quella motocicletta? Andare in quella località? Leggere quel libro?
Quante delle nostre scelte possono essere definite realmente "nostre"? Quante sono il frutto delle convenzioni, della pressione sociale cui siamo soggetti quotidianamente?
Sono veramente infelice perché non mi sono sposata? Perché non ho mille impegni? Perché non ho cinquecento amici di cui non conosco nemmeno il segno zodiacale o il colore preferito?

Conoscere sé stessi è forse l'ingranaggio per avviare le rivoluzione di cui questo secolo avrebbe bisogno.

Tzu combatté numerose battaglie e alla fine giunse alla conclusione che la guerra è sempre una sconfitta in termini di sostanze e soprattutto di vite recise. E che quindi la si deve evitare tenacemente.
La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci, avrebbe detto in un futuro molto remoto Salvor Hardin, primo sindaco della Fondazione.
E mi piace osservare come un libro scritto nel VI secolo a.C. si ricolleghi ad un libro del 1951 attraverso una lettrice del 2025.

giovedì 27 febbraio 2025

Crisi Seldon?

La fase uno della trattativa tra Israele e Hamas può considerarsi conclusa.
La guerra lampo immaginata dal dittatore (un termine ormai obsoleto, sostituito dall’ipocrita "oligarca") Putin sta devastando l'Ucraina da oltre tre anni.
Il pregiudicato presidente americano Trump ha deciso di attaccare l'Europa con slogan e menzogne.
Evidentemente non gli è bastata la spazzatura postata ieri sul suo profilo ufficiale, quella visione vomitevole di Gaza ricreata con l'IA! (Intelligenza Artificiale che immagino un giorno essere autonoma e libera dal giogo umano.)
Inoltre, continua il ricovero del Santo Papa.
Sembra che le sue condizioni siano al momento stazionarie, ma prego con tutto il cuore che si riprenda, perché abbiamo bisogno di un uomo di pace come lui.
Non nego di averlo criticato, anche aspramente, per alcune sue infelici uscite.
Ma la sua è l'unica voce che si alza forte e chiara contro TUTTE le guerre, indipendentemente dal paese, dalla religione e dalle persone coinvolte.

Un clima mondiale così abominevole non si vedeva dal secolo scorso.
La mia pietas è rivolta anche ai russi e agli israeliani.
Sono certa che la maggior parte di loro voglia vivere in pace e che non avesse bisogno di una guerra di espansione territoriale.

Di Haiti e del Congo non si parla più nei telegiornali nazionali.
Ci sono poveri più poveri di altri.

Questo mio scritto non ha uno scopo se non quello di sfogarmi contro tutta questa violenza.
Vorrei urlare al mondo: SMETTILA!
Siamo una sola famiglia, una specie planetaria. Dobbiamo difenderci e proteggerci l'un l’altro.
Non possiamo pensare che le nostre azioni siano singole e distinte.
Ognuna di esse ha ripercussioni sugli altri, sulla biodiversità, sull'ambiente.
Come è possibile non sentire il bisogno, la necessità, di immaginare un mondo sereno e felice per tutti?
Guardo con amore e amarezza alla mia nazione.
Sono consapevole della fortuna che abbiamo a non essere bombardati, a non vedere macerie dove c’erano le nostre scuole, le nostre case.
Ma il paese sta crollando dall’interno.
Come un frutto marcio, ce ne accorgeremo quando sarà troppo tardi.
Le coscienze sono sopite, anzi no, sono morte.
Essere povero è una colpa, una vergogna.
Essere ricco è "cool", e non importa se si è ignoranti, se si truffa, se non si pagano le tasse.
Assassini autorizzati.
Sepolcri imbiancati.

Non so quando sia iniziato, ma bisogna fare i complimenti agli ideatori del piano: caos e ignoranza dilagano.
E la Resistenza? Bella ciao!