martedì 16 novembre 2021

Quel che resta del giorno - Kazuo Ishiguro

 Ogni qualvolta pensavo di andare via non potevo fare a meno di vedere me stessa che usciva da quella casa senza trovare nessuno che mi conoscesse o a cui importasse di me.
Ecco a che cosa si riducono tutti i miei principȋ.
Mi vergogno di me stessa.
Ma non sono stata capace di andarmene.

Caro Bloggy,
come stai? Non mi ero resa conto che fossero trascorsi così tanti giorni senza scambiare nemmeno una battuta.
Sai, sono riuscita a finire un libro. Ho impiegato un tempo infinito. Continue interruzioni. E poca passione. UN DISASTRO. Il solito: io.
Ma prima di parlarti del libro, voglio aggiornarti sulla mia situazione. Il dolore al ginocchio si è ripresentato. Nel momento in cui sforzo un po', lui si lamenta. Ma alla passeggiata del mattino non riesco a rinunciare. Mi fa bene. Mi stanco fisicamente e quindi dormo. Poi mi piace osservare la flora e la fauna che incontro lungo il cammino, soprattutto gatto Pallino.
Ah, continuo a mandare video a Persona. Che indifferente subisce la mia presenza. E in questo momento, mentre ti scrivo non posso nasconderti che sono un po' stanca di me stessa.
Parlo da sola anche quando parlo con lui. Che interviene alla fine della giornata e sparisce. Oggi ho fatto un esperimento per capire fino a che punto sono stupida. Gli ho mandato messaggi così, come mi veniva in mente qualcosa. Anche la fine del libro che ho letto.
Lui niente. E credimi, andava bene. Certo, spero sempre di non essere invadente. Poi mi ha mandato una cosa, ovviamente avulsa da tutte le cose insensate che gli avevo scritto. Ed è scomparso.

Lasciando il vuoto.

Dai possiamo dirlo: incontrare me è una sventura. Ma chi sano di mente vorrebbe instaurare un qualsiasi rapporto con me? Ecco perché tutti i colloqui vanno male. Non ho amici. E nessuno mi sopporta più di un anno.

Andrea...
Ti ho mai parlato di Andrea? Non credo. Andrea è un ragazzo che aveva un profilo su Twitter. Era sempre molto triste. Però aveva il coraggio di scrivere sempre come si sentiva. Nessuno più vero di lui. Noi siamo tutti impegnati a nasconderci dietro quella o quell'altra maschera. O a fare la battuta acchiappa like. Siamo proprio vuoti.
Ma non Andrea. Lui era diverso. E non è sopravvissuto. Nel senso che ha cancellato il suo profilo.
Mi sento malissimo mentre lo scrivo.
Avrei tanto voluto essergli amica. Invece mi vergogno di ammettere i miei difetti pubblicamente. Mi vergogno di essere la fallita che sono.
E non ho potuto dirgli: resta. Spero stia bene.

Caro Bloggy,
non è cambiato nulla. Sono sempre a terra.

E in questo mio splendido stato emotivo ho portato a termine la lettura di cui sopra.
Come ho detto a Persona: con Kazuo Ishiguro è un amore che non decolla.
Stesse sensazioni provate con Il gigante sepolto

: mi piace ma mi lascia l'amaro in bocca.
La sua scrittura è diligente, professionale, seria, ma non mi prende.
Chiedo venia. Lo so che sono io il problema, ma devo essere sincera. Non mi ha appassionato e peggio, mi ha prosciugato energeticamente.

Il romanzo fu pubblicato nel 1989 ed ebbe anche dei riconoscimenti importanti. Inoltre fu tratto un bel film con nel ruolo dei protagonisti, Anthony Hopkins ed Emma Thompson.

**TRAMA - SPOILER (ma non importanti)**

Il signor Stevens è il maggiordomo di Darlington Hall. Sia negli anni Trenta, quando la magione era di proprietà dell'aristocratico inglese Lord Darlington, sia negli anni Cinquanta quando il proprietario è il giovane uomo d'affari americano Mr. Farraday.
Proprio seguendo il consiglio del suo eccentrico e aperto padrone americano, Stevens intraprende un viaggio in auto, una splendida Ford, lungo le campagne inglesi. E nel contempo, si avvia a incontrare la sua vecchia collaboratrice, la governante Miss Kenton.

Siamo seduti sul sedile anteriore della Ford proprio accanto a Stevens e viviamo le sue stesse emozioni nell'affrontare una curva, ammirare un paesaggio, conoscere la genuina gentilezza della persona comune.
Ma non solo.
Il viaggio che facciamo insieme con Stevens è anche tra i suoi ricordi.
Ricordi di un tempo ormai andato, che non tornerà mai più.
Ed è con un certo rammarico che Stevens si rende conto di aver riposto la sua cieca fiducia nelle regole e in un padrone che forse, aveva rivestito di una superiorità morale non meritata.
Stevens ha vissuto una non vita. Chiuso nella dimora Darlington, ha vissuto un'esistenza ovattata, come su un set cinematografico, sempre intento a interpretare egregiamente il suo ruolo. E nessuno può muovergli una qualche critica in questo.
Ma a quale prezzo? Ora è solo. Ha controllato le sue passioni per l'intera esistenza.
Gli eventi esterni, come le Grandi Guerre lo hanno solo sfiorato; come se non avesse mai capito realmente cosa stava accadendo.
E così sembra che Stevens, sul far della sera, si desti a guardare cosa gli è rimasto del giorno che si va concludendo.

*FINE SPOILER TRAMA*

Il migliore dei maggiordomi resta Alfred Thaddeus Crane Pennyworth.
Non una volta manca di rispetto ai suoi signori; non una volta si è sottratto ai suoi compiti. Ma non ha mai evitato di esprimere opinioni anche scomode.
Alfred ha passione.
Una passione che magari non tutti comprendono. Ma è un personaggio che si può solo amare.
Stevens è più difficile. Sembra inscalfibile. Mai un cedimento. Una dimostrazione di umano affetto, anche in privato, senza che nessuno lo vedesse.
Difficile come personaggio, me ne rendo conto.
Anche perché  io sono una dei tanti Stevens su questa terra.
Sempre ligia al dovere. Sempre a mettere gli obblighi, le necessità degli altri davanti a tutto.
Anch'io come Stevens ho difficoltà nel comprendere ed elaborare battute simpatiche, che non sono mai certa che gli altri vogliano.
Sempre lì a chiedermi quale sia il mio posto. Sempre con la paura di sconfinare.
E poi quando ti volti a guardare indietro, scopri che non ne è valsa la pena.
I figli crescono e tu sei un peso.
I nonni sono un problema da sistemare durante le feste.
Agli occhi degli amici "sei tu che non l'hai mai detto".
E il fidanzato? "Morto un Papa..."
Questo il senso della vita.
Mai guardare indietro, vivere l'oggi dando il proprio meglio, guardando sempre al futuro.
Nel momento in cui non hai progetti, non hai aspettative, MUORI.
Io sono morta così.
Andrea stava morendo per la solitudine.

Pure, non riuscivo a sottrarmi alla sensazione che ciò che realmente vedevo fosse una stanchezza nei confronti della vita; quella scintilla che un tempo aveva fatto di lei una persona così vivace e a volte persino mutevole, adesso sembrava sparita.
E a dire il vero, di tanto in tanto, quando non parlava, quando il suo viso era rilassato, mi sembrò di cogliere nella sua espressione qualcosa che assomigliava alla tristezza.


Morirò per il desiderio di un amore che non avrò mai vissuto, perché sono inutile e perché non ho progetti.
Sono un buco nero rivoltato su se stesso.

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