martedì 31 gennaio 2023

Il Conte di Montecristo - Alexander Dumas

 Attendere e sperare


Carissimo Bloggy,
dopo un tempo che possiamo definire infinito, torno a parlarti delle mie amate letture.
Mi ha fatto compagnia per circa dieci giorni quello che possiamo definire senza remore, un classico della letteratura mondiale: Il Conte di Montecristo di Alexander Dumas padre.
Un capolavoro che mi ha legato a sé senza incatenarmi.
Che per 1114 pagine ha avuto il mio cuore ed il mio rispetto ma che negli ultimi capitoli, quando pensavo di incontrare il punto più alto della narrazione... devo confessarlo, mi ha un tantino delusa.
Come se ci fosse stata un'accelerazione improvvisa per tagliare il traguardo.
Ciò non toglie che sia un romanzo bellissimo.
Mi è piaciuto vedere la trama prendere forma davanti ai miei occhi.
Indovinare chi si nascondeva dietro quel nome, quella descrizione.
Da un punto di vista stilistico, a me la forma asciutta e precisa adoperata dallo scrittore, è piaciuta molto. (Non condivido la citazione di U. Eco anche se lui era competente ed io no.)
C'è una voce narrante che ci svela la triste storia di Dantès e che di tanto in tanto, conversa con noi, curiosi e affascinati lettori.
Il protagonista (ma potrei dire "i protagonisti") per antonomasia è, indiscutibilmente, il conte di Montecristo. Ne conosciamo i tormenti, la crescita psicologica. Il mutamento interiore.
Lo abbiamo incontrato che era un giovane ragazzo perbene, con tutta la vita davanti, pronta a sorridergli: il capitano Edmond Dantès.
Lo ritroviamo dopo quattordici anni piegato, consumato e pur rinvigorito, accecato dalla vendetta: il prigioniero 34.
Infine eccolo, trascorsi ancora dieci anni, bellissimo e terribile, come solo l'angelo sterminatore può essere: il conte di Montecristo.

L'unico che gli si può contrapporre è l'abate Faria. Lo splendido erudito italiano. No, non è per patriottismo che lo ammiro. Egli possiede, ciò che manca a Dantès: la compassione.
E credo sia questo che distingue un uomo, da un grande uomo.

Gli altri personaggi sono semplicemente bassi e mediocri:
Salviamo la famiglia Morrel, soprattutto l'armatore.
Ma i personaggi femminili? Che roba!
Ah, il Diciannovesimo secolo! Povere noi. Sempre viste o come creature deboli e delicate o come streghe maldette.
Gentilissimi!

La mia edizione è di una delle case editrici che preferisco, quella Einaudi.
Ho apprezzato la prefazione, breve, di Michele Maris che mi ha insegnato ad associare il nome Dantès a quello del Sommo Poeta.
Come se fin dal nome, quindi, l'autore volesse farci comprendere le intenzioni del suo personaggio.
Il cui scopo è restituire ai suoi nemici, in una sorta di contrappasso, per l'appunto, dantesco quello che hanno seminato.

Non dimenticherò mai quello che ho provato quando Edmond viene arrestato.
Fino a quel momento il racconto era "luminoso".
Mi sembrava di sentire il profumo del mare e il garrire dei gabbiani nel porto di Marsiglia.
Immaginavo il cielo azzurro di quella città che tanto bene mi ha accolto.
Ma verso la fine di febbraio, tutto cambia.
Edmond inizia la sua discesa all'Inferno e noi con lui.
Non un gesto umano. Nessuna pietà per un uomo che diventa solo un numero.
Questa parte mi ha profondamente scosso: n.27 e n.34.
Una volta erano uomini; nel carcere di If non sono più nulla.
Solo polvere ed ombra.

Attendere e sperare.

Questa la più grande lezione di questo romanzo. Nella vita, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. La Provvidenza è sempre in agguato. Siamo noi che dobbiamo comunicare con essa e comprenderla. Attendere i suoi tempi e sperare che il suo progetto coincida con il nostro.

sino al giorno in cui Dio si degnerà di svelare all’uomo l’avvenire, l’intera saggezza umana risiederà in queste due parole: Attendere e sperare!

Un libro che ti consiglio di leggere mio caro Amico, ma con calma e senza fretta.
Con pazienza.
Pare che Dumas si sia ispirato ad una storia vera per scrivere questa storia.
Ma fortunatamente per noi, ha elevato il suo Conte ad essere superiore agli altri.
La vera storia è di un ciabattino francese di nome Pierre Picaud, ha inizio nel 1807 ed è terribile. Per alcuni versi mi ha ricordato I Miserabili.
Miseria che si fonde ad altra miseria.

La realtà supera la fantasia, anche in questo caso.

Buonanotte Amico caro.
A presto

p.s. L'ultimo giorno della Merla è stato molto freddo. C'è speranza di avere una bella Primavera. 
"Speranza"... buffo... in questo post è stata chiamata in causa numerose volte.

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