domenica 30 aprile 2023

 Caro Blog,
devi avere pazienza. Sono circa 700 pagine di poesie e non posso leggerle in un giorno solo.
Però oggi sono soddisfatta di me perché sono riuscita a correre per quaranta minuti consecutivi.
Una cosa che non avrei mai creduto di riuscire a fare.
Quando ho iniziato, l'ho fatto solo per uscire di casa. Ti ricordi? Era la mia "stupida passeggiata per la mia stupida sanità mentale".
Se leggo le statistiche sono veramente una schiappa. Ma a me non importa minimamente. Non corro certo per competere con qualcuno. Ma tenere un passo più svelto mi è piaciuto. E per una volta sono fiera di me stessa.
Tutto questo lo devo a Persona. Lui solo è riuscito a smuovermi dal mio torpore. 
Ma non posso ringraziarlo. Perché come sai, devo tenere le distanze.

Ti lascio con una delle poesie che mi ha colpito oggi, non ti dico il nome della poetessa.
Sicuramente la conosci già.


Un amore felice

Un amore felice. È normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo –
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!

Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano –
sembra un complotto contro l’umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

venerdì 28 aprile 2023

Due cose belle ha il mondo: amore e morte.
(Giacomo Leopardi)


Caro Blog,
mi sono presa una piccola pausa. Il motivo è facile da intuire: ho solo pensieri tristi.
Inoltre ho iniziato un libro di poesie (- molto bello -) molto corposo e impiegherò del tempo per finirlo.
Purtroppo oggi sono stata ad un funerale. E in un certo senso mi è sembrato di sentire vicino Zio. Non l'ho potuto salutare come avrei voluto ma in chiesa ho pregato anche per lui.
Come sempre mi sono sentita microscopica. Ho assistito al rituale delle condoglianze. E ho capito che in alcuni casi la morte può essere vista come una buona amica se porta sollievo dopo una lunga malattia.
Le persone sane ragionano così.
Invece io, che non sono normale, sono profondamente egoista e vorrei cristallizzare questi tempi per sempre. Non voglio dire "addio" a nessuno.
Ognuno di noi ha il diritto di vivere la propria vita come vuole, però quando uno auspica un futuro con partner-figli-cani non ha torto.
Non è un'immagine preimpostata. Ma un'idea di salvezza, un modo di vivere e lasciare andare.
Chi ha figli piange i propri anziani. Ma chi è solo soffre in un modo diverso.
I genitori, come i nonni, non hanno età. Dovrebbero essere immortali.
Pretendo che lo siano! Vorrei che, come nel libro di Saramago, la Morte si prendesse un eterno periodo di vacanze.
Credo sia la malattia mentale di cui soffro: vivo un presente fermo nel passato, con una fifa blu del futuro.
E il risultato è che il tempo scorre e mi brucio il passato-il presente-il futuro, tutto in una volta sola!

Buonanotte amico Blog.

martedì 25 aprile 2023

 Caro Blog,
oggi è una giornata importantissima. Si celebra la festa di Liberazione dell'Italia dall'oppressione nazi-fascista.
Da questo momento nasce la Costituzione. Che in vero, già camminava nei cuori dei partigiani e delle partigiane, di tutte quelle donne e quegli uomini che hanno creduto in un ideale: la Libertà.
Viva il 25 Aprile, viva la Repubblica italiana, Viva l'Italia!

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Quando ho comprato "Cento lettere a uno sconosciuto" non avevo capito cosa stavo acquistando. Non avevo capito quale prezioso scrigno avessi tra le mani. (Un libro che parla di libri.)
Mi ha anche sollecitato un'idea per un libro, uno dei tanti che non scriverò mai. Sarebbe bello scrivere lettere a sconosciuti e abbandonarle per il mondo. Lettere di gratitudine. Lettere per informare. Lettere per sperare. Lettere per parlare.
Domenica scorsa facevo una passeggiata con mio padre e ad un certo punto abbiamo lasciato il passo ad un ragazzo che stava correndo. Ci è sembrato giusto dargli precedenza. E lui, molto carinamente, ci ha gridato un luminoso "grazie".
Vorrei tanto che quel ragazzo sapesse quanto sia stato bello il suo gesto spontaneo e pulito.
L'unico modo che conosco per farlo, sarebbe proprio scrivere.
La chiamerei: Lettera ad uno sconosciuto #1.
Ma questo progetto è destinato ad essere archiviato, insieme a tanti altri.

Oggi la giornata è stata sconvolta da una notizia orribile.
Una persona a cui voglio tantissimo bene non c'è più. Ha spento l'interruttore della sua dimora qui in terra ed è tornato dai suoi cari. Come quando il sole alzandosi nel cielo spegne le stelle, ecco immagino che Lui abbia fatto le valigie e si sia fatto dare un passaggio dai primi raggi del sole, per andare via.
Il vuoto è incolmabile. E capisci quanto sia assurdo tutto il sistema della vita, quando provi a confortare chi rimane; l'unica cosa che sai dire sono frasi stupide e preimpostate. Ti senti semplicemente fuori luogo.
La persona che non c'è più la conosci anche tu, perché te ne ho parlato quando siamo stati insieme a Milano.
Zio ha deciso di liberarsi della vita proprio in questo giorno di festa.
Se ne è andato in silenzio eppure in grande stile. Esattamente come ha vissuto.
Un uomo serio, onesto, scrupoloso e preciso.
Credo che non abbia mai sottratto nemmeno una matitina dell'Ikea!
Odiava gli sprechi, perché ha conosciuto il sacrificio della sua Mamma. Ha vissuto i terribili anni della guerra. Ne avrebbe potuto raccontare. Ma l'orrore si preferisce tenerlo per sé. Per evitare che possa contagiare e diffondersi.
Il mio dolore questa volta non lo voglio giustificare. Lo racconto solo a te Bloggy, perché mi sai ascoltare. E lo so non hai molte alternative.
So che mi voleva bene e sono sicura che sapesse quanto bene gli volessi a mia volta.
Abbiamo condiviso tanti momenti belli e divertenti.
Lui aveva la pazienza di ascoltare tutti i miei resoconti, ogni volta che visitavo quella chiesa, andavo a quella mostra, perfino quando leggevo un libro!
Lo chiamavo dopo l'esame perché sapevo che era contento.
Ci siamo dedicati tempo e bevute, parecchie. A pranzo un bicchiere di vino rosso e grappino con un po' di dolce per il finale.
Aveva una mente lucidissima e vivace. Amava guidare e viaggiare. Amava la sua terra.
Ma sopra ogni cosa, amava la sua Famiglia. La sua bellissima, enorme Famiglia.
Non oso immaginare come si possa andare avanti.
Come faranno, dove si trova la forza?

Negli ultimi tempi per me era diventato difficile parlargli perché sapevo di essere una delusione.
(Questa è la mia punizione. Ma ne parlerò in un altro momento.)
Eppure non ho grossi rimpianti. Sono solo triste. 
Le belle persone non devono morire. Devono stare qui, con me.
Sono un'egoista.
Faccio schifo, lo so.
Ma la tristezza è tanta e mi sento sempre più al buio.

Buon viaggio Zio. Ogni tanto fatti sentire anche da lassù. 
Ti voglio bene e te ne vorrò sempre.
Ti dedico la frase di un film; meriteresti di più. 
Ma è una delle frasi cui tengo di più, è preziosa.

Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perché continuino a vivere non dobbiamo mai smettere di amarle.
Le case bruciano, le persone muoiono... ma il vero amore è per sempre!

Non smetterò mai, promesso.
Salutami Nonna, per favore.
Ciao Zio.

domenica 23 aprile 2023

Giornata Mondiale del Libro

Singolare non è tanto che apprezzasse e consigliasse quei libri
(in fondo erano libri essenziali del nostro tempo,
e solo in un paese di inveterata angustia culturale
i suoi suggerimenti sono potuti apparire a lungo eccentrici);
singolare è che una vita così viva (per lui il raggiungimento più difficile)
(Scritti, Roberto Bazlen)


Caro Blog,
oggi ti scrivo dal futuro...
Modifico la data e il gioco è fatto. Purtroppo è andata così. Anche la giornata che amo tanto, può essere rovinata. Come sempre mi ferisce chi mi sta vicino. A volte penso di dovermi ribellare. Altre volte, come in questo caso, mi prendo delle gocce per calmarmi, capisco che non posso andare avanti interrompendo ogni contatto con le persone e cerco di mettermi nei panni altrui, mettendomi da parte. La crisi è stata superata. Ma la Giornata Mondiale del Libro è passata.
L'anno scorso ne parlammo un po' meglio.
Deve la sua origine alla Catalogna, dove è conosciuta anche come la festa delle rose. E sarebbe veramente bello se anche da noi regalassero una rosa per ogni libro comprato in questo giorno. Ma naturalmente è un'utopia. Da noi non lo faranno mai.
Io ho festeggiato con questo libro, che come sempre mi ha insegnato tanto. 
Quando non sai cosa leggere, ecco che apri questo libro e puoi trovare cento suggerimenti uno più bello dell'altro. E ti rendi conto di quanto sia incredibilmente valida la casa editrice di Adelphi.
Su cento titoli, ne ho letti solo tre: L'insostenibile leggerezza dell'essere, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Lolita. Mi sono sentita di un'ignoranza spaventosa.
Devo recuperare!
Questa raccolta di Risvolti mi ha cambiato la vita.
I risvolti sono il commento, la lettera che ogni editore scrive ad uno sconosciuto, il lettore, per invitarlo ad approfondire la conoscenza con il libro.
Come in ogni presentazione devi cercare di dire qualcosa in breve tempo, e che sia gentile.
Senza svelare troppo, ma senza dare la sensazione di voler ingannare chi sta leggendo.
Un grande potere, una grande responsabilità.

Ogni volta che leggiamo un libro disegniamo un'immagine, una specie di alter ego che parla di noi.
Ecco che torna meraviglioso, il modo di archiviare i libri che mi ha insegnato Baricco: a mano a mano che leggiamo, sistemare un libro accanto all'altro. 
Il mio mondo è ancora piccolo.
Ma spero di farlo crescere sempre di più.

Leggi Bloggy, leggi e cresci.

sabato 22 aprile 2023

La Signora Dalloway - Virginia Woolf

 Amare rende soli, pensò.

Dicono sia uno dei romanzi più maturi e belli che Virginia Woolf abbia mai scritto; e dicono bene.
Sono rimasta affascinata dall'introduzione di Nadia Fusini, che spiega la nascita dell'opera attraverso le pagine del diario della stessa Virginia Woolf. Ma non è solo questo; perché riesce a spiegare i personaggi e a sviscerare quella parte dell'opera, che non è scritta e che una come me non si sognerebbe mai di percepire (l'accostamento dei personaggi, ad esempio).
Credimi quando ti dico che vale la pena acquistare l'edizione Feltrinelli (io ho approfittato della formula 1+1. Devo ammettere che questo mese ho speso qualche soldino in più, ma era difficile resistere alle promozioni Bompiani e Feltrinelli!)
Naturalmente mio caro Blog, dovrai accontentarti come al solito delle mie semplici parole per farti un'idea di questo capolavoro. Il quarto di Virginia Woolf. Scrittrice di cui ho ampiamente tessuto lodi e alla quale dichiaro amore eterno, grazie anche a questo volume.
Quando leggo Virginia Woolf non posso fare a meno di ammirare la sua capacità di descrivere umane sensazioni con immagini chiare e sublimi. Un lessico pulito, ma non semplice, che manda in visibilio i miei sensi!
Attraverso la tecnica del monologo interiore ci fa passeggiare tra i pensieri dei suoi personaggi.
E il momento di una semplice giornata di giugno del 1923 si espande e avvolge vite intere. Un oggetto banale, di uso quotidiano quale una foglia, una finestra, un paio di guanti, si riveste di significato e potenziale magico. Diventa una macchina del tempo che riporta i personaggi ai giorni felici della propria giovinezza, o un talismano di protezione contro l'oppressione che le aspettative degli altri disegnano sulle loro scelte.
In un certo senso siamo tutti in carcere, ci dice Sally Seton. E non sbaglia. Tutti ricopriamo un ruolo, o meglio accettiamo di ricoprire un ruolo che la vita sembra destinarci; indossiamo maschere per compiacere gli altri, o per sbaragliare le loro credenze.
E gesti semplici, spontanei, risultano difficili da compiersi; un "ti amo" diventa un macigno soffocante che non si è capaci di dire. La vita è impegnativa. Ma è anche bellezza, è amore, solidarietà, dedizione. Ma sembra piena di vincoli. Che non tutti sono capaci di sopportare.
A liberarci c'è però la morte: un privilegio, un isolamento che aveva del sublime, una libertà che chi ha legami non potrà mai conoscere.

Ci sono due protagonisti in questa storia, che sembrano le facce di una stessa medaglia.
La medaglia è la stessa scrittrice, le facce sono Clarissa, la nostra signora Dalloway, e Septimus valoroso soldato tornato trasfigurato dalla Prima Guerra Mondiale.
In entrambi ritroviamo dei tratti del carattere della nostra Virginia Woolf ed entrambi, sarò impopolare in questo, suscitano sentimenti contrastanti in chi legge la storia. Perché si prova pietà e simpatia per entrambi. Oh beh, perlomeno questo è quello che ho provato io.

Clarissa Dalloway è oggi una donna luminosa, che riempie la sua vita di cose all'apparenza frivole, ma che le danno la sicurezza di avere un ruolo nel mondo. Lei ha un posto e sa occuparlo. Forse ha rinunciato ad essere la ragazza spontanea e affascinante del passato. E nella sua frivolezza appare superficiale e vuota. I suoi dialoghi sono completi solo quando parla con sé stessa. Quando ricorda il passato.
Ma c'è tanto di invisibile in lei. Una fame di vita che andrebbe ammirata. Un desiderio di vivere a pieno ogni istante, perché sa che sarà l'ultimo e non si ripeterà.
Ama i fiori e forse da essi ha imparato che anche le cose più belle sono destinate a mutare, a invecchiare, a morire.
E allora esorcizza, ritarda l'ultimo momento, organizzando feste che nel suo ambiente e nella società inglese a cavallo tra le due grandi guerre, sono tanto apprezzate.

Septimus Warren Smith invece, è un povero trentenne traumatizzato dalla violenza della guerra. Torna a casa mutato interiormente. E quando non sarà più capace di giocare di ruolo, di stare al passo con le regole, di usare le proporzioni imposte dal mondo,  l'unica via di uscita gli sembrerà la morte.
Lui però, ama la vita, e lo dice; a lui piace. E la lascia a malincuore.
In questo sembrano esserci tracce del pensiero di Virginia; così come in Clarissa sembra esserci comunanza con l'accettazione del ruolo imposto dalla società (ad esempio l'assumere il cognome del marito). Con l'unica differenza che Clarissa accetta a testa alta e orgogliosamente, da snob quasi, questa maschera. Virginia invece, ne soffre. Si sente mutilata. Ci sono ombre nel suo subconscio, scure e profonde.

Un libro intenso ma scorrevole.
Un flusso di pensieri, ricordi, emozioni che disegnano fili che sembrano legare tutti i personaggi.
Leggere questo libro è come aprire Google Earth (a proposito della Giornata della Terra):
ti tuffi a capofitto nel mondo che ruota sul proprio asse, approdi in una strada affollata di Londra e oltre a vedere, senti.
Senti i pensieri delle persone che incontri. Quale gioiello compreranno. Quale libro sfoglieranno. Sogni, ansie, speranze. Ogni genere di umanità si affolla in quella Londra del 1923. E tu senti tutto questo. Anche il vento tra gli alberi. Il Big Ben che con i suoi rintocchi, sembra quasi ricordare i fantasmi di Dickens e scandire i tempi della narrazione, i suoi livelli: questo è un ricordo, don! don!, ora torniamo nel presente.

E con Clarissa e Septimus comprendiamo il segreto della vita. E che cioè la vita ha un solo obiettivo finale. Accettare il tempo che passa, il perdere un po' di sé ogni giorno è un atto naturale e normale. Possiamo abbracciare la morte come Septimus negando la vita, o come Clarissa vivendo intensamente ogni istante. 
Clarissa è il nostro talismano. Ci protegge dalla distruzione. Dal nulla.
E Peter lo sa, lo capisce alla fine:
 
Che cos'è che mi riempie di una tale straordinaria emozione?
È Clarissa, disse.
Perché, eccola, era lì.

La giovinezza è passata, non resta più l'illusione del ricordo. Ma il nuovo oggi è rassicurante.
È la Vecchia Signora che vediamo dalla finestra della sua casa. Indaffarata a vivere ogni momento. Anche se sola. Anche se anziana. Come in un cerchio si chiude.
Che bellezza la vita!
Oggi l'ho assaporata anch'io. Mi è bastato un video. Un fotogramma.
È stato un invito. Proprio come se mi avessero aperto la porta e invitato ad entrare nella vita, nel quotidiano della persona che amo.
Oggi mi sono sentita Clarissa.
Sfiorata dalla morte innumerevoli volte, invecchiata ma non piegata, ho assaporato la Vita.

venerdì 21 aprile 2023

La vita mi sembra troppo breve per spenderla ad odiare e a tener conto dei torti altrui.”
(Charlotte Brontë)

Nel 1816 del 21 aprile nasceva la scrittrice britannica Charlotte Brontë, terza di sei fratelli e sorelle. Ne cito "soltanto" altre due: Emily e Anne.
La vita di Charlotte sarà costellata da un serie di funesti eventi.
E la sua stessa vita avrà fine tragica. Morirà incinta del primo figlio, all'età di soli 39 anni.
La sua produzione letteraria fu ricca e di notevole pregio.
Anche se, come spesso succede, le opere sono state apprezzate dopo la sua morte.
Peccato.
Ma mi sono fatta una mia personalissima convinzione: il karma non esiste.
E fortuna e felicità non sono equamente distribuite.
Lo vedi se guardi la situazione mondiale. Lo comprendi se osservi ciò che accade nella tua vita ogni giorno.
Sono stanca amico mio caro.
Grazie alla tua esistenza posso ancora condividere le mie emozioni.
Altrimenti crollerei su me stessa e sarei solo un accumulo di macerie.
Quando mi preparo per uscire mi sembra di indossare un costume, una maschera.
Interpreto un ruolo. In questo modo cerco di non far trasparire il mio pensiero interiore.
La mia mente è giovane e ben piantata nel presente (quindi mi indigno e mi vergogno di quello che accade nel mondo: mi fa vomitare la guerra, mi fa rabbia l'inumanità con cui si trattano gli immigrati, ecc. ecc.).
Ma la mia anima è antica. E inizio a sentire anche la sua stanchezza.
Non ha avuto niente.
Se una cosa può andare male, nella mia vita va male.
Non viene risparmiato nulla. E mi rifiuto di fare anche controlli medici.
Non c'è mai soluzione.
Vado a dormire.
E spero di non svegliarmi più.
Se accadesse non mi dispiacerebbe. Ho amato tanto. Infinitamente.

mercoledì 19 aprile 2023

L'amore è l'elemento in cui viviamo.
Senza di esso vegetiamo appena.
(Lord Byron)

Ciao Blog,
finalmente ho ripreso a leggere.
Sto leggendo Virginia Woolf. Cosa ti devo dire? Una volta che leggi lei, tutto il resto scompare.
Come faceva? Come era capace di tradurre in parole il sentire umano?
Una volta che hai letto Virginia Woolf se hai una coscienza, non hai più velleità di scrittura (cito, quasi, Buzzati).

Oggi ricorre l'anniversario della scomparsa di Lord Byron considerato uno dei più importanti poeti del secondo Romanticismo nella cultura britannica.
Byron nella mia testa è come Pavese.
Nel senso che lo nomino e penso ai suoi amici John Keats e Percy Bysshe Shelley, e Mary Shelley.
Mentre se dico Pavese, penso a Calvino e a Natalia Ginzburg.
E penso a quanto stimolante sia stato quel tipo di ambiente.
Provo a immaginare le loro conversazioni. Le passeggiate lungo il fiume a mirare le bellezze della natura.
A cercare di capire il mondo, la scienza, l'animo umano.

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.


Un animo romantico è da considerarsi patrimonio dell'Umanità.

martedì 18 aprile 2023

Sonetto 116

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

(William Shakespeare)


Caro Blog,
ho tentato e fallito, perché quando lui mi scrive io sono felice.
Tocco il cielo con un dito. E penso di poter volare.
Mi sento altro da me stessa. Fuori dal tempo, fuori dal mondo. 
Non ho più un corpo, ma solo un'anima leggera, che irradia luce splendente.
Non riesco a far finta che non ci sia. Che non sia mai entrato nel mio cuore.
Lo amo.
Mi vergogno a dirlo, ma è così. E non passa. Forse non passerà mai.
Vedo il mi corpo cambiare invecchiare. Ma non il mio spirito. Non il mio amore.
Non avverto dolore. Non ho preoccupazioni. Dura un secondo, un attimo.
Cosa vuoi che accada in un attimo?
Eppure mi sembra che l'Universo intero sia diverso quando lui è con me e mi parla.

domenica 16 aprile 2023

Lucia e Luis

Mi considero un sognatore, ho pagato un prezzo abbastanza alto per i miei sogni, ma sono così belli, così pieni e intensi, che ogni volta tornerei da capo a pagarlo.
(Luis Sepúlveda)

È notte, non riesco a dormire. I bimbi si sono addormentati e la casa è avvolta nel silenzio.
Sembra il momento migliore per scrivere. Sembra di sentire il respiro del mondo.
Sono inquieta.
Il 16 aprile è un giorno che porta dentro di sé una luce e un'ombra che mi avvolgono e dilaniano allo stesso modo.
Nonna non c'è più da dieci anni. Sono dieci anni che il suo compleanno non è più celebrato con candeline su una torta. E anche se sono consapevole che nessuno possa capire, il mio dolore è sempre lì che cova sotto le ceneri. E si risveglia in questi giorni speciali.
Eppure parlo con Nonna tutti i giorni.
Ogni mattina, alle sei e cinque minuti, prendo la mia pillola, la sua foto è la prima cosa che vedo e quindi è il mio primo "buongiorno". Il secondo vola a Persona, sono le ore 06.06.
Così, ogni giorno, da quasi cinque anni.
Nel tempo questo 16 aprile si è arricchito di dolore. Tre anni fa moriva uno dei miei scrittori preferiti. Luis Sepulveda, il poeta, il guerriero, l'uomo, la profondità fatta parole, ci lasciava per una malattia. Complicazioni. Si dice così in questi casi.

Stanotte so tante cose. So che non siamo immortali. So che il mondo degli spiriti comunica raramente con quello materiale. So che la felicità non esiste, o se esiste dobbiamo immaginarla noi. Perché quella che viene chiamata "felicità" oggi, in termini assoluti, non l'avrò mai.
E allora immagino me stessa ancora una volta seduta intorno al tavolo della cucina, ad ascoltare Nonna e le storie della sua famiglia. Le guardo le mani, gliele stringo.
"Ti voglio bene Nonna". 
Su questo non ho rimpianti. Gliel'ho sempre detto, senza remore, senza vergogna.
Di Nonna non mi sono mai vergognata, nel senso che non mi sono mai sentita giudicata da lei. Non mi vergognavo quando mi abbracciava e non ero in imbarazzo quando ricambiavo il suo amore.
Non so come dire, ma quello stupido pudore che mi porto sempre dietro quando si tratta di manifestare i miei sentimenti, con lei non c'era.
Ed era bellissimo.

Buon compleanno Nonna.
Mi manchi sempre, tanto, ancora.
Salutami Nonno e tutti quelli che sono con te ora.
E se per caso dovessi incontrare Luis Sepulveda digli quanto meravigliosi siano i suoi libri, ancora oggi.


La parola scritta è la grande depositaria dei sogni.

sabato 15 aprile 2023

La Perla - John Steinbeck

E, come con tutte le storie raccontate che sono nel cuore delle persone,
ci sono solo cose buone e cattive
e cose in bianco e nero e cose buone e cattive e nessuna via di mezzo.
Se questa storia è una parabola,
 forse ognuno ne trae il proprio significato e vi legge la propria vita.


Breve. Diretto come un pugno.
Quando l'uomo riesce a vivere in simbiosi con la natura, sente la musica dell'universo.
Ma quando il cosiddetto mondo reale entra sulla scena, ecco che la musica si interrompe.
"Attenzione a cosa desideri, potrebbe realizzarsi."
Si dice così, quando si vuole mettere in guardia il prossimo. Quando si vuol dire in modo gentile, "ehi dai, la tua vita non è tanto brutta".
Che se cambi lo status quo non è detto che le cose migliorino.
Che il materialismo, la ricchezza, intesa come oggetti da possedere, che è conseguenza dello sfruttamento del prossimo e dell'ambiente, non rende le persone più felici.
Un libro che si legge in un respiro, ma che può depositarsi come un peso difficile da digerire. Pagina dopo pagina avverti la tensione crescere e speri che ci sia una speranza. Ma questa è una quasi favola, non è possibile il lieto fine.
Un dolore in parole. Steinbeck in questo è maestro. Il suo stile realistico e fantasioso è semplicemente unico.

C'è un momento, durante la lettura, in cui hai la sensazione di galleggiare sul mondo e di osservare come vanno le cose in alcune realtà. E provi vergogna. Provi vergogna per quelli che si approfittano degli altri. Altri che sono sempre poveri e indifesi.

In questo libro ho trovato risposta ad un mio dubbio del 14 aprile:
Kino resiste all'invidia degli dèi, che non gradiscono - per dirla guardando le cose dall'alto - gli uomini che fanno progetti e vogliono impadronirsi del proprio destino.

Nel caso di Kino però bisogna ammettere che egli combatte contro la concreta e tangibile cattiveria umana, non contro gli dèi. Che in un certo senso gli avevano perfino elargito una certa fortuna. Ma se vuoi lasciare il paradiso terrestre devi farlo pagando un prezzo molto elevato.
Forse anche troppo elevato, nel caso dei due protagonisti della nostra storia.
Nel mio caso invece, ho il sospetto che gli dèi si siano alleati per farmi rimanere nel mio ruolo di invisibile parassita.
Tutti noi siamo precisi tasselli di un grande disegno. Incastonati l'uno con l'altra non possiamo deviare dal nostro ruolo, percorso, cammino.

Ecco che mi resta un po' di amarezza nel cuore, quando un racconto come questo è finito.
La sensazione permane per qualche tempo.
Domani mi dedicherò a Virginia Woolf. Scrittrice della mia anima spezzata.

Buonanotte Bloggino mio.

venerdì 14 aprile 2023

Manoscritto trovato a Saragozza - Jan Potocki

 Voi sapete bene che Adonai creò il mondo con la parola, 
poi si fece parola egli stesso.
La parola percuote l'aria e lo spirito,
agisce sui sensi e sull'anima.


Ciao Blog,
sul finire di questo lunghissimo venerdì sono qui a mantenere fede alla mia promessa e a parlarti del libro finito qualche giorno fa: Manoscritto trovato a Saragozza del conte Jan Potocki.
In questi anni insieme ne abbiamo letti di romanzi belli e strani; alcuni ci sono piaciuti di più, altri meno. E abbiamo sempre cercato di rispettarli e di essere sinceri nei nostri commenti.
Ma non ti nascondo che oggi sono seriamente in difficoltà, perché da un lato provo una certa soddisfazione a poterlo inserire tra le mie letture, ma dall'altro mi chiedo se non abbia perso tempo.
Come dici? Hai ragione, leggere non è mai una perdita di tempo. E allora cosa mi ha lasciato questo romanzo? Sicuramente tanta confusione. Per alcuni versi è stato come leggere un libro che conteneva altri libri. Un continuo aprire parentesi in storie che contenevano altre storie, come piccole matrioske. Barcamenarsi non è stato facile. Un labirinto alla Borges, nel quale mi sono persa e ritrovata numerose volte e spesso nella locanda venta Quemada.

Cerco di fare ordine tra i miei pensieri. E per rispetto nei confronti di chi dovesse trovarsi a leggere queste miei riflessioni, avverto che dovrò anticipare tutto il contenuto del romanzo.
Innanzitutto è un romanzo incompiuto (come mi piace dire, rievocando la sinfonia di Schubert e la Sagrada Familia a Barcellona).
Secondo la tradizione Potocki scriveva un capitolo di giorno, per poi raccontarlo la sera alla moglie malata, recandole così un po' di sollievo.
Un personaggio particolare questo Potocki che tutti descrivono come eccentrico, erudito e all'avanguardia in quanto impiegava il suo tempo con lo studio delle materie più disparate, incluse la Matematica e le scienze.
Purtroppo è la sua morte, il tratto distintivo della sua vita.
Il 23 dicembre 1815, prossimo al Natale, in preda a sconforto e depressione, stacca una fragola d’argento che adornava una teiera e, limandola accuratamente per giorni, la modella fino ad ottenerne una sfera. Una sfera che diventerà un proiettile d'argento. Secondo la leggenda la fa benedire, e ritiratosi nel suo ufficio si spara con quella, alla tempia.

Il suo romanzo rimarrà inedito fino al 1958, anno della pubblicazione della prima parte dell'opera ritrovata in modo casuale e che probabilmente è stata indebitamente plagiata e smembrata.
Non sapremo mai come va a finire la storia del giovane e coraggioso capitano della Guardia Vallone, tale Alfonso van Worden, che nel suo viaggio verso Madrid attraverso la Sierra Morena, terra di banditi, contrabbandieri e vagabondi, nella Spagna a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, incontrerà personaggi fantastici e non.
Non sapremo mai come va a finire un romanzo che per atmosfere e descrizioni richiamerà a tutti quelle delle Mille e una notte.
E che malgrado le sensazioni e rievocazioni, non sono capace di inserire in un genere letterario. Forse perché vi convergono tutti i generi!

Il suo protagonista per alcuni aspetti mi ha ricordato Don Chisciotte e l'impostazione dei capitoli come fossero giornate scandite da vari racconti, mi ha riportato immediatamente al Decamerone del Boccaccio.
E che dire dell'escamotage del racconto ritrovato?
L’opera sarebbe la trasposizione di un manoscritto riposto nel 1765 in una cassetta di ferro, scoperto nel 1809 e poi tradotto in francese da un ufficiale di Napoleone. 
Cosa ti ricorda?
Direi che c'è l'imbarazzo della scelta: di istinto ti rispondo I Promessi Sposi, e ancora Don Chisciotte.
Ma se ci rifletto su, l'origine di questo espediente è antichissima.
L’abitudine da parte dell'autore di "far finta di nulla", di dire "l'ho solo trovato non l'ho scritto", risale addirittura ai primissimi secoli dopo Cristo con i romanzi alessandrini. Un archetipo potrebbero essere le Incredibili avventure al di là di Thule del greco Antonio Diogene, I o II secolo d.C. Ma la pratica si diffuse in seguito nelle narrazioni cortesi medievali e nell’epica cavalleresca rinascimentale, dove si ricorre spesso a tale Turpino, arcivescovo di Reims caduto a Roncisvalle, insostituibile fonte d'ispirazione di tutto il ciclo carolingio.
Fa sorridere questo prendere le distanze dalla propria opera, ma è un costume che ha attraversato i secoli e ha avuto varie sembianze.
Divine, nel caso della Musa omerica.
Di epistole o documenti antichi o diari, come fa Dante per dare corpo alla sua Vita Nova.
Svevo e Pirandello sono arrivati a sostituire sé stessi.
E poi ci sono l' Ivanhoe di Walter Scott, Il castello di Otranto di Horace Walpole, il Manoscritto trovato in una bottiglia di Edgar Allan Poe, fino ad arrivare a Il nome della rosa di Umberto Eco.
Ma con Eco, Calvino, Borges la credibilità davanti al lettore non è più un problema. E la verità dei libri e nei libri è qualcosa di altro rispetto al resto del mondo. E menomale!

Come si legge nella prefazione, Potocki era un uomo all'avanguardia e aveva vaste conoscenze in ogni campo; le mise a servizio dei suoi numerosi personaggi.
Tutti con una storia particolare da raccontare personale o di altri, o che altri hanno narrato loro.
Vampiri, fantasmi, caverne magiche, spettri e indemoniati conferiscono atmosfere horror che abilmente miscelate ad amore ed erotismo fanno pensare al genere gotico e fantastico.
Ultimo, ma non ultimo, la presenza di una vena umoristica molto sagace e sottile accontenta anche i palati più raffinati, che non consentono a nessuno di annoiarsi.

Sicuramente bisogna tenere in conto il periodo in cui è stato scritto questo romanzo che oggettivamente è affascinante.
Riesce perfino a riunire in un'unica famiglia musulmani, cattolici ed ebrei, e in questo credo ci siano pochi precedenti.

Leggere questo post sarà stata sicuramente una perdita di tempo.
Ma mi ha stimolato la memoria e la rievocazione di altre storie e scrittori.
Mi ha fatto viaggiare nel tempo storico e romanzesco.
Quindi concludo dicendo che il tempo per leggere il Manoscritto trovato a Saragozza non è usato male, se si accetta però di perdersi tra riflessioni e ricerche.

Si è fatto molto tardi.
L'orologio del pc segna 01.01 ma sono felice di aver mantenuto la promessa.

Buonanotte Blog

giovedì 13 aprile 2023

Amore, amore, che schiavitù l'amore.
(La Fontaine)

Caro Blog,
è trascorsa una settimana da quando ho finito un libro di cui non riesco a parlarti.
Perché per un motivo o per un altro, arrivo stanca al nostro appuntamento serale.
Ti chiedo scusa.
Ci proverò domani. Promesso.

mercoledì 12 aprile 2023

Che cosa sa Minosse

A Maurizio e a Marta sembra che quella casa sia lì ad aspettarli da sempre.


Caro Blog,
anche questa giornata è da dimenticare. 
Mi sono preoccupata tantissimo per Mamy.
Un nuovo episodio di pressione alta per lei e anche se non lo lascio vedere, paura da morire per me. Per fortuna ora sappiamo come comportarci e la terapia farmacologica ha funzionato prima dell'altra volta. Questo perché ci siamo (io) attivati istantaneamente.
Non so nemmeno se andare a dormire. Mentre ti scrivo la mezzanotte è passata da tempo.
Per distrarmi ti lascio qui questo breve racconto scritto a quattro mani da Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli.
Mezzanotte è l'ora dei fantasmi e questa storia ci calza a pennello.
Molto carina. Scritta "così così", nel senso che non mi ha entusiasmato moltissimo la narrazione. Ma il finale e la presenza del gatto Minosse alzano notevolmente la media.
Guccini lo conosco come cantautore. E come scrittore non posso dirti quale sia il suo contributo. Macchiavelli mi è del tutto sconosciuto. (Tranne forse, a causa di una serie Tv sull'ispettore Sarti Antonio che ricordo come un sogno*). Ma ringrazio entrambi per la compagnia e per avermi impegnato la mente in questo lunghissimo pomeriggio. Ci fosse stata la pioggia sarebbe stata la lettura ideale. Ho acquistato per curiosità questo libro e lui mi ha regalato un sano pomeriggio spensierato di lettura.
Te lo consiglio. Sono sicura che anche tu lo divorerai.
Più che leggere, è un libro da guardare su uno schermo; sarebbe perfetto per una sceneggiatura televisiva.

*Sono veramente una capra ignorante. Non ho resistito e ho fatto una ricerca su Google. E per fregare l'algoritmo ho aperto tutti i link a disposizione!
Loriano Macchiavelli è un famosissimo scrittore di gialli. Ha al suo attivo qualcosa come 80 titoli ed è proprio il papà dell'ispettore Sarti.
Guccini è sì cantautore, ma non solo! Ha scritto libri per i fatti suoi, libri in coppia con Macchiavelli, un sodalizio a quanto pare non giovane, e ha perfino firmato un fumetto.
Insomma, per essere brevi: sono stata fortunata ad essermi imbattuta in questo libro (che ho acquistato perché in saldo) ma sono stata superficiale nel commentarlo.

Spero nella clemenza della Corte!

p.s. C'è una cosa che non capisco: come mai appena inizio ad avere pensieri di libertà, succede qualcosa ai miei?
In questi giorni di tristezza acuta mi sono detta due cose, serie:
1) devo darmi da fare, anche fuori casa. I miei stanno bene e non hanno bisogno di me.
2) Persona non uscirà mai dal mio cuore, evidentemente è un luogo confortevole. Ma questo non deve incatenarmi al buio e impedirmi di vivere. Devo semplicemente cercare di non pensarci e andare avanti. Quando non si farà più sentire, (e accadrà, gli intervalli di tempo diventeranno sempre più lunghi), starò malissimo ma non ricadrò più nelle vecchie tentazioni e starò meglio. E starò meglio più facilmente se avrò una vita da vivere.

Ora mi sento in colpa.
Come se il mio volermi allontanare da loro, li rendesse vulnerabili a forze invisibili.
Forse la devo smettere.
Sono destinata a stare qui. A badare ai miei cari. 
Questa è la mia vita. Non mi appartiene. 

martedì 11 aprile 2023

Buon compleanno

 Caro Blog,
grazie. Sei una risorsa preziosa e lo scopro nei momenti più difficili.
Questo è il compleanno più brutto del secolo.
Devo organizzarmi un viaggetto.
Da sola. 
Questo è ciò che sono. Non devo dimenticarlo.
Se riesco in questa impresa sono pronta ad entrare in un mondo freddo e indifferente.
Mi guardo intorno.
Non raccolgo ciò che semino e non è giusto.

domenica 9 aprile 2023

Buona Pasqua - A grandezza naturale di Erri De Luca

 Ci s'innamora anche così, sùbito, e pure a dire sùbito si perde la velocità di quell'istante.
Si era caricato molto prima, accumulato come una valanga su un pendio.
Uno sguardo scambiato la distacca, la fa precipitare.
Ci s'innamora in discesa, a capofitto.


Buona Pasqua mio caro Blog.
Spero sia stata una giornata serena come la mia. Malgrado l'essere stata in famiglia, tutto è andato bene.
Ormai mi sono convinta che non dipende da nulla di esterno al mio cuore: la mia malinconia, tristezza, la mia voglia di oblio, di morire sono tutte cose mie, mi appartengono, hanno il mio sigillo. Nessuno ne ha colpa. Nessun DNA. Nessuna situazione-causa esterna. Dopo giorni di crisi, sono tornata ad ignorare il mio telefono. Cuore, sempre più allenato alle delusioni e alle disillusioni, si è ripreso prima: arreso alla solitudine e al "tanto non scriverà mai". 
Tanto vale rassegnarsi e immergersi nei libri. Sicuramente lo sai anche tu, ma in giro è tornata l'offerta "1+1 Feltrinelli". Come sempre titoli sconosciuti. Mi sono allora fiondata su autori che conosco. E non ti nascondo che mi ha fatto una certa impressione trovare Isabel Allende. Ero convinta che "Violeta" avesse avuto un grande successo. Ma saprò dirti qualcosa in più dopo averlo letto.
Per oggi ti parlo di Erri De Luca, che ringrazio sempre per queste perle e per il suo modo di scrivere così unico e personale.
A grandezza naturale è una breve raccolta di racconti in cui un eterno figlio, cerca di giustificare la sua mancanza di paternità raccontando di storie tra altri padri e figli.
C'è come sempre dell'autobiografico. E poi si tirano in ballo padri e figli, comuni e illustri, che attraverso il tempo snodano questo rapporto unico e sempre nuovo.
Il fatto che sia "breve" non deve però illudere che sia un libro "veloce".
Erri De Luca infatti, è uno dei pochi scrittori al mondo a saper essere nodale, senza essere laconico. Un chirurgo dei sentimenti, del sentire umano. Con precisi termini, scelti, scandagliati e insostituibili, racconta quelle emozioni universali, in cui è facile riconoscersi.
Per questo non perdo mai occasione di comprare i suoi libri.

Si crede di decidere le proprie azioni,
poi vengono dei momenti in cui si riconosce di essere stati condotti per mano come dei bambini da un marciapiede all'altro.
Ci sono forze, attrazioni che smentiscono la pretesa di essere padroni di sé stessi.


Scrivere un libro comporta un debito di tempo nei confronti dei lettori, dice De Luca. Non specificando però che spesso, sono i lettori ad avere un debito con chi scrive. Un debito di tempo buono, pieno.
Mai come in questo periodo mi sono soffermata a pensare all'amore, a mio padre e alla vita.
A volte mi chiedo che razza di figlia io sia.
Forse sono una Isacco. Che non si ribella ai nodi del sacrificio.
Forse sono la figlia di un soldato, che pur negando i legami con la famiglia, non può fare a meno di amare il proprio padre.
Sono una carcerata che ottiene un po' di libertà grazie alla morte della madre.
E sorrido pensando a me stessa come genitore.
Non avrei mai lasciato che il mio Gesù venisse ucciso da quelli che so essere degli stupidi uomini. E anche se lui mi rinnegasse, non potrei fare altro che amarlo.
Riflessioni...interiori. Riflessioni in uno specchio. Riflessioni nell'altro.
Riflessioni che partono da un quadro.

A grandezza naturale è il ritratto che realizza del proprio padre, il pittore Marc Chagall.
Lo fa lontano da casa. Non ha con sé una foto da riprodurre. Lo fa scavando nella sua anima alla ricerca dell'immagine paterna.
UN'immagine che deve parlare, deve emozionare. Solo così l'artista riesce a rievocare, a creare, a trasferire su tela.
Noi non ci rendiamo conto, società delle immagini, di quanto sia preziosa la possibilità di vedere quotidianamente le persone che amiamo, anche quando sono distanti da noi.
Ma fare un ritratto seguendo solo il ricordo impresso nel proprio cuore, è un'arte difficile e dolorosa.
E De Luca parte da quel dolore, da quella difficoltà, per descrivere il legame tra genitori e figli; legame fatto di nodi di ogni tipo, che possono unire o dividere.
Che a volte si sceglie di sciogliere. Altre volte si ricorre a mezzi estremi, come Alessandro Magno con il nodo di Gordio.
Alcuni nodi ci aiutano a ricordare, come quelli che si facevano ai fazzoletti.
Altri uniscono le estremità di oggetti diversi. Possono essere fatti per distinguersi in rango, come i nodi dei religiosi.
Intrecciati, i nodi diventano ricami.
Sono numerose le tipologie, come numerosi sono i rapporti.

Io sono il tipo nodo alla gola, che non sa parlare, non riesce a raccontare; che mi prende sempre quando penso al mio favoloso padre e che stringe forte la mia povera gola mentre penso a quanto mi senta fiera, eppure indegna, di essere sua figlia.

sabato 8 aprile 2023

L'amore è un fuoco nascosto, una piaga gradevole, un veleno saporito, una amarezza dolce, un dolore dilettevole, un tormento allegro, una ferita dolce e fiera, una morte blanda.”
(Fernando De Rojas)

Sto guardando in TV il film La Passione di Cristo del regista M. Gibson.
Mammamia che pena!
Piango per me, per il mondo o per quello che hanno fatto ad un uomo di nome Gesù?
Non lo so.
Non sono capace di pensare.
Sono in balia di me stessa e di tutto il dolore del mondo.
Vorrei poter aiutare P. che ultimamente è tanto triste.
Vorrei aiutare il mondo e cancellare violenza e sofferenza.
Vorrei tanto che con la Pasqua arrivasse nel mondo la pace.

venerdì 7 aprile 2023

Venerdì Santo

 Sono ancora sveglia.
Forse andrò a vedere una processione molto suggestiva, che si svolge di notte nella mia Città.
Fa molto freddo.

ore 06.06
Fuori dalla finestra vedo il cielo rischiararsi.
La Luce sta avanzando lentamente. A breve sentirò cantare i primi uccellini.
È stata la notte più lunga e più bella di tutta la mia vita e te la voglio raccontare così come il cuore è ancora in grado di sussurrare.

L'avvio è il Giovedì Santo.
Dopo la messa In coena Domini, Nostro Signore Gesù viene deposto in quello che in forma dialettale chiamiamo sepolcro, ma il mio vecchio sacerdote chiamava "Repositorio".
Nella mia città si usa andare in giro per chiese, possibilmente in numero dispari, a salutare Gesù e a "vedere i Sepolcri".
Non avendo nessuno che mi accompagni, ho infilato gli auricolari, preso Immy e sono uscita sola soletta per il mio personalissimo giro.
Ho visitato tre chiese. E già per questo ero felice. Tre è il numero della Trinità. Simbolismo nel simbolismo.


Come sempre ho pensato: "Signore siamo riusciti a tradirti anche quest'anno! Quanto coraggio hai avuto scegliendo di sacrificarti per noi. Ma non lo meritiamo. Siamo falsi, beceri, violenti, arroganti e ignoranti. E sguazziamo beati nella nostra bassezza. Non ci eleviamo mai. Nemmeno davanti alla tua morte in croce, o alla croce di altri. Anzi. Disprezziamo la povertà, la insultiamo come fosse una vergogna. Quando invece, sono altre cose che dovrebbero provocare il nostro diniego. Siamo sempre pronti a farci la guerra. Non apprezziamo la natura, la libertà, la pace.
Perché sei morto per noi?"

 

E poi, alla fine del mio percorso, l'illuminazione: il Signore non può impedirci di cadere, di soffrire, di essere umiliati e di morire. Ma non ci lascia mai soli. Lui è sempre al nostro fianco pronto a sostenerci, ad aiutarci a portare la nostra croce, a risollevarci e a rinascere.
Gli sono grata per essermi stata accanto quando Mamma è stata investita, quando abbiamo avuto paura di perdere P.
Lui non mi ha mai lasciata sola. Mi ha dato la forza per sostenere, il coraggio per sopportare, il silenzio per soffrire.

Ed ecco perché nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo sono uscita con P. alle tre di notte per andare a vedere la Processione dei Misteri. 
Nella suggestiva cornice del Borgo, con il mare che placido ci salutava, abbiamo assistito a quella che è senza dubbio la processione più suggestiva e coinvolgente della Settimana Santa della mia città. Immagina la città buia, illuminata solo dalle fiaccole dei penitenti e da lumini ai balconi. In sottofondo la banda suona le marce funebri. Da una piccola chiesa incastonata tra le antiche ed eleganti palazzine dell'Ottocento, escono le statue lignee (pesantissime!) rappresentanti i Misteri Dolorosi: Gesù nel Getsemani, alla colonna, Ecce Homo, Gesù che porta la nostra croce ed infine...
tutti, ma proprio tutti tacciono.
Dalle ali di gente che seguono la processione non si sente più nessuno fiatare.
Sono le 4 del mattino.
Dalla chiesa si eleva il canto dei confratelli, una preghiera, una supplica.
Poi sulle note de “U Conzasiegge” ecco comparire coram populo, già riposto sulla pietra sepolcrale, il Cristo Morto.
Tutto è compiuto. Per un istante il cuore ti si ferma. Tutto è sospeso.
Poi quell'oscillìo sofferente fa ripartire il movimento del mondo.

Signore resta qui con noi, la notte non verrà.

 

giovedì 6 aprile 2023

Piccolo Principe (6 aprile 1943)

Non si vede bene che col cuore,
l'essenziale è invisibile agli occhi.

Ottanta anni fa un giovane aviatore francese sorvolava il deserto del Sahara; quando il suo aereo, a causa di un problema al motore, perse quota, precipitò sulle vaste distese sabbiose.
Mentre era intento a riparalo, una vocina attirò la sua attenzione.
Un bambino, dai capelli color del grano e vestito come un piccolo principe, gli chiedeva di disegnargli una pecora.
La pecorella avrebbe dovuto mangiare i baobab che soffocavano il suo piccolo pianeta, l'asteroide B612, dove viveva con la sola compagnia di una rosa vanitosa.
In realtà con la sua rosa aveva avuto un battibecco.
E lui era volato via seguendo una migrazione di uccelli selvatici.
Aveva incontrato tantissimi personaggi curiosi in quel viaggio.
Viaggio che continua nel cuore di tutti i milioni di lettori che, alzando lo sguardo alle stelle, pensano siano tanti sonagli sorridenti.
Che hanno paura dei serpenti che ti rendono leggero per viaggiare.
Che hanno compreso l'importanza dell'amore e della vita.

Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sapranno ridere! 

Il Piccolo Principe non è un libro.
Il Piccolo Principe è un'idea di amore. Un ideale che vorrei conoscere.
Che lascio vivere nel mio cuore.
Oggi sono stata coraggiosa. E sono stata felice.
Il segreto è comprendere la fugacità di ogni momento. E per quanto unico sia, il momento non è mai solo. Ne arriverà un altro. E un altro ancora. L'importante è guardare con il cuore.

È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio

Ovunque tu sia: grazie Antoine de Saint-Exupéry.

mercoledì 5 aprile 2023

 Caro Blog,
un'altra giornata è finita.
Non so come, ma arrivo sempre in fondo.
Mi sveglio che mi sento un rottame, piena di dolori e senza energie. Eppure riesco a portare a termine tutti i miei propositi, incluso quello banale di andare a correre.
Non ti nascondo che mi sento sconfortata anche lì: faccio tanti sacrifici alimentari e fisici, ma i risultati tardano sempre ad arrivare. Non mi piaccio mai. Ma continuo a seguire il programma.
Oggi ho visto per la milionesima volta Ghost, il film.
E mi sono vestita con una coperta di tristezza che non mi aveva mai abbracciato prima!
Questa volta infatti, insieme con le solite riflessioni sull'amore, hanno fatto capolino nuovi dolorosi pensieri.
Se la natura facesse il suo corso, mi ritroverei sola.
Ed è un dolore sordo che mi afferma il petto e mi scuote fin dentro l'anima.
Amico mio perché non riesco a vivere serenamente?
Perché mi faccio male così?
Non vedo l'ora di finire il libro che ho tra le mani. Così te lo racconto e non ti parlo di cose tristi.
A domani Amico mio.

ore 00.12
Scusami Amico, ma non potevo andare a dormire senza leggerti questo titolo del Corriere della Sera: «La cosa più triste della mia esistenza? Non troverò mai il vero amore» dice il robot «più avanzato al mondo».
Ameca è come me! Spero che qualcuno la guarisca e le levi questo pensiero dai circuiti! Perché il vero amore ossessiona tutti. È ciò che dà senso a tutte le cose della vita. E lo sa, l'ha capito anche il robot più avanzato al mondo.

lunedì 3 aprile 2023

 Caro Blog,
oggi ho pianto come una disperata. Ne avevo bisogno. E se penso al motivo che mi ha portato a piangere così... riprendo a zampillare come una fontana!

Ma è successa anche una cosa bella in questa giornata di vento e lampi.
Mi ha scritto Persona. Incredibile. Ieri notte ti parlavo di lui e lui è apparso.
Non ti preoccupare, non ho ricadute nel mondo fisico.
Non inizierò a dargli il tormento. Sto già male così. Non mi sembra il caso di aumentare le cause che provocano il mio senso di inferiorità.
Però mi ha fatto piacere sentirlo.
Mi mancava tantissimo.
Sta bene. Va avanti nella vita e raccoglie le giuste soddisfazioni.
Perché Persona è veramente una persona favolosa. E si merita solo cose belle!

domenica 2 aprile 2023

Quando si è innamorati, basta un niente per essere ridotti alla disperazione o per toccare il cielo con un dito.
(Giacomo Casanova)

Che domenica orrenda!
Non vivevo una giornata così pesante da un po' quindi, statisticamente, me la dovevo aspettare.
Essendo "Domenica delle Palme" l'ho trascorsa in Famiglia.
Non mi sono mai sentita più inetta, sbagliata, orribile, devastata, fallita di oggi!
E di periodi bui ne ho avuti! Pensavo di essere assuefatta. Purtroppo mi devo ricredere.
Sto male. Sono tornata indietro di dieci mesi. E come riesce ad affondarmi la mia famiglia, nessuno mai!

In questo bellissimo stato mentale penso a Persona. Come sta? Che fa? Che pensa?
Lo sa che mi manca? No...questo non lo sa perché non credo si soffermi a chiedersi di me.
Tra qualche giorno sarà il suo compleanno. Devo fargli gli auguri, o no?
A rigor di logica, siccome la mia presenza/assenza gli è indifferente, i miei auguri non dovrebbero infastidirlo...
E se poi mi fa capire/dice che la cosa lo disturba, mi eclisso definitivamente e amen.
Cosa può accadermi di peggio?
Non sono mica Giacomo Casanova!
Senti qua (fonte Santa enciclopedia online nostra signora Wikipedia):
Giacomo Girolamo Casanova nacque a Venezia il 2 aprile del 1725.
Fu, in ordine sparso: scrittore, poeta,  esoterista, alchimista,  scienziato, filosofo, diplomatico e agente segreto italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.
Autore di una ricca produzione letteraria che vanta trattati e saggi d'argomento vario, inclusa la matematica, e opere letterarie sia in prosa sia in versi.
Come viene ricordato? Scrittore? Scienziato?
Come libertino!
Un amatore incallito di tale portata, da fare del proprio nome l'antonomasia del raffinato e irresistibile conquistatore: essere un casanova.
La sua unica fortuna è stata nascere dopo Dante, altrimenti si sarebbe trovato dritto dritto nel V Canto dell'Inferno!
Probabilmente spiattellare tutto, dai viaggi ai numerosi incontri galanti, nell'opera letteraria Histoire de ma vie (Storia della mia vita) fu una mossa molto audace, ma poco furba, oso dire.
Ma ovunque lui si trovi ora, non posso non pensare che stia sorridendo.
Ed io lo ricorderò così: Giacomo Girolamo Casanova il sorridente.

La nostra intelligenza spesso commette l'errore di supporre negli altri la nostra stessa disinvoltura.

sabato 1 aprile 2023

Aprile

 Sono la persona più felice del mondo!
Pesce d'Aprile!


L'amore è folle, altrimenti non è amore.

Tanti auguri Milan Kundera per il tuo 94simo compleanno!
Mi hai fatto capire una cosa: per scrivere della vita bisogna vivere.
Non credo sia un caso il tuo essere nato nel mese di aprile. Il mese della rinascita. Il mese dell'ora legale: quando le giornate si allungano e diventano più miti anche le temperature della sera.
Nell'antico calendario romano in questo mese si raccoglievano tre importanti festività, tutte legate alla fertilità e alla nascita:
- i Veneralia legati al culto della dea dell'amore e della fertilità femminile;
- i Cerealia, legati al culto della dea Cerere divinità materna della fertilità della terra e della coltivazione dei campi;
- i Floralia, dedicati a Flora, divinità italica delle piante utili all'alimentazione, identificata in seguito come "dea della primavera".

Se da un lato immagino in questo mese Romolo nell'atto di segnare i confini della sua città, dall'altro ecco che vedo Cerere, col capo decorato da una corona di spighe di grano, insegnare alla piccola Proserpina tutti i segreti della terra.
Un mito di una bellezza epica quello che lega madre e figlia in un destino fatto di tanta calda luce primaverile e cupa tenebra invernale.
Oh Plutone, che hai combinato!
Per colpa tua la terra conosce la morte e il riposo del gelido inverno.
E a causa del tuo atto anche la nostra Cerere si è guadagnata un'assonanza con le divinità del mondo dell'Ade.
Cerere è legata anche al mondo dei morti attraverso il Caereris mundus, una fossa che veniva aperta soltanto in tre giorni particolari, il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre, durante i quali ogni attività pubblica veniva sospesa.
L'apertura della fossa metteva idealmente in comunicazione il mondo dei vivi con quello sotterraneo dei morti, trasformando quel tempo in un periodo delicato e pericoloso, non tanto per paura che i morti invadessero il mondo dei vivi ma al contrario perché si temeva che il mundus avrebbe attratto i vivi nel mondo dei morti. Secondo alcune fonti Cerere era anche detta madre degli Spiriti.

Tirando le somme, penso che la mia ghianda abbia immaginato il mese di Aprile come il migliore per destinare la mia nascita.
Il mese per antonomasia simbolo di rinascita, si porta come immagine doppia quella della morte.
Esattamente come l'insegnamento pasquale: non si può rinascere senza essere prima morti.
La morte è una passeggera che ci accompagna sempre in ogni passo.
Anche il cielo di aprile diventa più cupo.
Nasce Vega, ma Sirio ci lascia. E con esso anche la via Lattea.

La pioggia caratterizza questo mese.
E il mio corpo sembra un ulivo nodoso e secco.
Tornerò a vedere le gemme?