Ci s'innamora anche così, sùbito, e pure a dire sùbito si perde la velocità di quell'istante.
Si era caricato molto prima, accumulato come una valanga su un pendio.
Uno sguardo scambiato la distacca, la fa precipitare.
Ci s'innamora in discesa, a capofitto.
Buona Pasqua mio caro Blog.
Spero sia stata una giornata serena come la mia. Malgrado l'essere stata in famiglia, tutto è andato bene.
Ormai mi sono convinta che non dipende da nulla di esterno al mio cuore: la mia malinconia, tristezza, la mia voglia di oblio, di morire sono tutte cose mie, mi appartengono, hanno il mio sigillo. Nessuno ne ha colpa. Nessun DNA. Nessuna situazione-causa esterna. Dopo giorni di crisi, sono tornata ad ignorare il mio telefono. Cuore, sempre più allenato alle delusioni e alle disillusioni, si è ripreso prima: arreso alla solitudine e al "tanto non scriverà mai".
Tanto vale rassegnarsi e immergersi nei libri. Sicuramente lo sai anche tu, ma in giro è tornata l'offerta "1+1 Feltrinelli". Come sempre titoli sconosciuti. Mi sono allora fiondata su autori che conosco. E non ti nascondo che mi ha fatto una certa impressione trovare Isabel Allende. Ero convinta che "Violeta" avesse avuto un grande successo. Ma saprò dirti qualcosa in più dopo averlo letto.
Per oggi ti parlo di Erri De Luca, che ringrazio sempre per queste perle e per il suo modo di scrivere così unico e personale.
A grandezza naturale è una breve raccolta di racconti in cui un eterno figlio, cerca di giustificare la sua mancanza di paternità raccontando di storie tra altri padri e figli.
C'è come sempre dell'autobiografico. E poi si tirano in ballo padri e figli, comuni e illustri, che attraverso il tempo snodano questo rapporto unico e sempre nuovo.
Il fatto che sia "breve" non deve però illudere che sia un libro "veloce".
Erri De Luca infatti, è uno dei pochi scrittori al mondo a saper essere nodale, senza essere laconico. Un chirurgo dei sentimenti, del sentire umano. Con precisi termini, scelti, scandagliati e insostituibili, racconta quelle emozioni universali, in cui è facile riconoscersi.
Per questo non perdo mai occasione di comprare i suoi libri.
Si crede di decidere le proprie azioni,
poi vengono dei momenti in cui si riconosce di essere stati condotti per mano come dei bambini da un marciapiede all'altro.
Ci sono forze, attrazioni che smentiscono la pretesa di essere padroni di sé stessi.Scrivere un libro comporta un debito di tempo nei confronti dei lettori, dice De Luca. Non specificando però che spesso, sono i lettori ad avere un debito con chi scrive. Un debito di tempo buono, pieno.
Mai come in questo periodo mi sono soffermata a pensare all'amore, a mio padre e alla vita.
A volte mi chiedo che razza di figlia io sia.
Forse sono una Isacco. Che non si ribella ai nodi del sacrificio.
Forse sono la figlia di un soldato, che pur negando i legami con la famiglia, non può fare a meno di amare il proprio padre.
Sono una carcerata che ottiene un po' di libertà grazie alla morte della madre.
E sorrido pensando a me stessa come genitore.
Non avrei mai lasciato che il mio Gesù venisse ucciso da quelli che so essere degli stupidi uomini. E anche se lui mi rinnegasse, non potrei fare altro che amarlo.
Riflessioni...interiori. Riflessioni in uno specchio. Riflessioni nell'altro.
Riflessioni che partono da un quadro.
A grandezza naturale è il ritratto che realizza del proprio padre, il pittore Marc Chagall.
Lo fa lontano da casa. Non ha con sé una foto da riprodurre. Lo fa scavando nella sua anima alla ricerca dell'immagine paterna.
UN'immagine che deve parlare, deve emozionare. Solo così l'artista riesce a rievocare, a creare, a trasferire su tela.
Noi non ci rendiamo conto, società delle immagini, di quanto sia preziosa la possibilità di
vedere quotidianamente le persone che amiamo, anche quando sono distanti da noi.
Ma fare un ritratto seguendo solo il ricordo impresso nel proprio cuore, è un'arte difficile e dolorosa.
E De Luca parte da quel dolore, da quella difficoltà, per descrivere il legame tra genitori e figli; legame fatto di nodi di ogni tipo, che possono unire o dividere.
Che a volte si sceglie di sciogliere. Altre volte si ricorre a mezzi estremi, come Alessandro Magno con il nodo di Gordio.
Alcuni nodi ci aiutano a ricordare, come quelli che si facevano ai fazzoletti.
Altri uniscono le estremità di oggetti diversi. Possono essere fatti per distinguersi in rango, come i nodi dei religiosi.
Intrecciati, i nodi diventano ricami.
Sono numerose le tipologie, come numerosi sono i rapporti.
Io sono il tipo nodo alla gola, che non sa parlare, non riesce a raccontare; che mi prende sempre quando penso al mio favoloso padre e che stringe forte la mia povera gola mentre penso a quanto mi senta fiera, eppure indegna, di essere sua figlia.