venerdì 7 aprile 2023

Venerdì Santo

 Sono ancora sveglia.
Forse andrò a vedere una processione molto suggestiva, che si svolge di notte nella mia Città.
Fa molto freddo.

ore 06.06
Fuori dalla finestra vedo il cielo rischiararsi.
La Luce sta avanzando lentamente. A breve sentirò cantare i primi uccellini.
È stata la notte più lunga e più bella di tutta la mia vita e te la voglio raccontare così come il cuore è ancora in grado di sussurrare.

L'avvio è il Giovedì Santo.
Dopo la messa In coena Domini, Nostro Signore Gesù viene deposto in quello che in forma dialettale chiamiamo sepolcro, ma il mio vecchio sacerdote chiamava "Repositorio".
Nella mia città si usa andare in giro per chiese, possibilmente in numero dispari, a salutare Gesù e a "vedere i Sepolcri".
Non avendo nessuno che mi accompagni, ho infilato gli auricolari, preso Immy e sono uscita sola soletta per il mio personalissimo giro.
Ho visitato tre chiese. E già per questo ero felice. Tre è il numero della Trinità. Simbolismo nel simbolismo.


Come sempre ho pensato: "Signore siamo riusciti a tradirti anche quest'anno! Quanto coraggio hai avuto scegliendo di sacrificarti per noi. Ma non lo meritiamo. Siamo falsi, beceri, violenti, arroganti e ignoranti. E sguazziamo beati nella nostra bassezza. Non ci eleviamo mai. Nemmeno davanti alla tua morte in croce, o alla croce di altri. Anzi. Disprezziamo la povertà, la insultiamo come fosse una vergogna. Quando invece, sono altre cose che dovrebbero provocare il nostro diniego. Siamo sempre pronti a farci la guerra. Non apprezziamo la natura, la libertà, la pace.
Perché sei morto per noi?"

 

E poi, alla fine del mio percorso, l'illuminazione: il Signore non può impedirci di cadere, di soffrire, di essere umiliati e di morire. Ma non ci lascia mai soli. Lui è sempre al nostro fianco pronto a sostenerci, ad aiutarci a portare la nostra croce, a risollevarci e a rinascere.
Gli sono grata per essermi stata accanto quando Mamma è stata investita, quando abbiamo avuto paura di perdere P.
Lui non mi ha mai lasciata sola. Mi ha dato la forza per sostenere, il coraggio per sopportare, il silenzio per soffrire.

Ed ecco perché nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo sono uscita con P. alle tre di notte per andare a vedere la Processione dei Misteri. 
Nella suggestiva cornice del Borgo, con il mare che placido ci salutava, abbiamo assistito a quella che è senza dubbio la processione più suggestiva e coinvolgente della Settimana Santa della mia città. Immagina la città buia, illuminata solo dalle fiaccole dei penitenti e da lumini ai balconi. In sottofondo la banda suona le marce funebri. Da una piccola chiesa incastonata tra le antiche ed eleganti palazzine dell'Ottocento, escono le statue lignee (pesantissime!) rappresentanti i Misteri Dolorosi: Gesù nel Getsemani, alla colonna, Ecce Homo, Gesù che porta la nostra croce ed infine...
tutti, ma proprio tutti tacciono.
Dalle ali di gente che seguono la processione non si sente più nessuno fiatare.
Sono le 4 del mattino.
Dalla chiesa si eleva il canto dei confratelli, una preghiera, una supplica.
Poi sulle note de “U Conzasiegge” ecco comparire coram populo, già riposto sulla pietra sepolcrale, il Cristo Morto.
Tutto è compiuto. Per un istante il cuore ti si ferma. Tutto è sospeso.
Poi quell'oscillìo sofferente fa ripartire il movimento del mondo.

Signore resta qui con noi, la notte non verrà.

 

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