mercoledì 30 settembre 2020

Il Cavaliere Inesistente - Italo Calvino

 Scrivi, scrivi, e già la tua anima è persa.


E così si conclude la mia lettura della trilogia I nostri Antenati. Sono stata capace di leggerli al contrario: ho iniziato con quello pubblicato per ultimo, ho finito col primo.

Forse, se avessi rispettato l'ordine di pubblicazione non sarei arrivata ad appassionarmi a tutti e tre i romanzi.
Ho letto alcuni commenti, scritti da chi a differenza mia ha capacità critica colta e preparata. In parole povere, questo romanzo non convince. Non c'è una spiegazione. E la storia non sembra decollare intorno a quello che dovrebbe essere il protagonista. Calvino precisò che era solo una storia. E credo che per uno scrittore sia veramente snervante spiegare la propria opera.
Dal mio punto di vista, di persona che semplicemente ama leggere, leggere per purificarsi, leggere per perdersi in vite diverse dalla propria, ho trovato piacevole trascorrere qualche ora in un tempo lontano lontano, in compagnia dei cavalieri di Carlomagno.

La prosa è bellissima.
La storia è scritta da tale Suor Teodora. Ci sono degli spunti di una meraviglia commovente. Leggevo e sorridevo. 

L'arte di scrivere storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita
tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci si accorge che quel che si sapeva
è proprio un nulla.

Tutto questo che ora contrassegno con righine ondulate è il mare. E riuscivo a vedere nella mia mente la mappa che a mano a mano prendeva forma, si riempiva, si colorava.

Persona è il mio cavaliere inesistente.
Con l'armatura bianca e lucida; impeccabile in ogni azione, in ogni pensiero. Nessun movimento è lasciato al caso, superfluo, volgare.
Lui è diventato il cuore della mia vita.
Regola il mio umore.

Non resto qui un minuto di più,
lui se n'è andato,
l'unico che poteva dare un senso alla mia vita e alla mia guerra.

Scrivere è sicuramente un lavoro, come diceva la mia professoressa di italiano, che non si improvvisa. Ci vuole esercizio e preparazione. Ma alcune parole sembrano provenire da un'altra dimensione, sembrano scritte da creature elevate:

E a un certo punto l'innamoramento di lei è pure innamoramento di sé,
di sé innamorato di lei,
è innamoramento di quel che potrebbero essere loro due insieme, e non sono.

Sono ancora in punizione. Sto cercando di imparare. 
Ma non è facile cambiare se stessi.

Anche ad essere si impara...

Oggi non mi addormenterò facilmente; troppi pensieri che non riesco a riordinare.



Una parola al giorno

o. orgoglio

Quando si tratta di te non mi importa niente.
Ho paura di offenderti, di urtare la tua sensibilità.
E sì...non mi trattengo e torno sempre indietro sui miei passi.
Forse sono penosa. 
Ma ci tengo.
E quando qualcuno ci tiene non c'è orgoglio, non c'è sé che regga.
Devo ancora imparare a essere.


martedì 29 settembre 2020

Vite di Caravaggio - Stefano Zuffi

 "Lombardo per i lombardi
romano per i romani
napoletano per i napoletani,
Caravaggio appassiona e divide ormai 
da più di quattrocento anni."


In altre parole oggi nacque l'artista italiano per antonomasia.
L'ho rincorso ovunque, quando ho potuto.
Animo tormentato e ribelle, ha donato al mondo dei capolavori di inestimabile valore.
Di lui tanto hanno già detto e scritto che non mi sembra il caso di aggiungere parole su parole.

Quello che non posso fare a meno di pensare è che le sue opere siano sparse per il musei più importanti del mondo. Come se tutti fossimo uniti in un solo abbraccio grazie al genio e al tormento di Michelangelo Merisi.

La sua vita è legata alla morte. Per evitare la condanna a morte per un omicidio commesso nel corso di una rissa girovagò tra Napoli, la Sicilia e Malta, lasciando in ogni luogo impronte preziose della sua incomparabile arte. Il Destino sa essere davvero molto ironico a volte.
La mia giornata è scivolata tranquilla. Sono anche riuscita a dormire un po'.
Ma la cosa più importante di tutte è che sto cambiando.
Mi sto trasformando.
Proprio come accade per le piante. Dalla morte del seme nasce, nel buio della terra, una piccola vita.
Sicuramente sono morta, sono rimasta al buio tanto tempo.
Ma qualcosa inizia a muoversi.

Filippo Neri disse a Caravaggio:"Vedo in te due lupi che lottano uno contro l’altro e devono sbranarsi a vicenda."
Caravaggio rispose:"Quale dei due riuscirà a vincere?" 
Filippo Neri ribatté:"Quello che tu avrai nutrito di più."

Credo che sia una metafora applicabile a tutti.
Oggi sono serena.


Una parola al giorno

n. nebbia

C'è qualcosa di affascinante nella nebbia.
Nel suo modo di sfumare ogni contorno e colore.
Il suo modo di avvolgere e attutire ogni suono.
Mi è sempre piaciuta la nebbia.
Si adatta al mio cuore malinconico.
I miei battiti si uniformano. Mi sento un'ombra tra le ombre.
Mi sento sfumata nei contorni, ma tutta la luce si concentra al centro.
Ed è una luce dolce, che non abbaglia, non ferisce.
Mi è sempre piaciuta la nebbia.


lunedì 28 settembre 2020

Moby Dick - Herman Melville

 "Non è segnata su nessuna carta:
i luoghi veri non lo sono mai."


Era un freddo lunedì, quel ventotto settembre del 1891. Sentirono il mare mugghiare parole di morte e il cielo farsi triste e versare ogni sua lacrima.
All'età di settantadue anni si spegneva povero e solo, Herman Melville.

D'accordo non è andata proprio così.
Ma immagino la Terra e tutti i suoi fratelli vestirsi a lutto quando muoiono persone ispirate. E Melville era tra questi.
Il capolavoro a cui oggi si associa il suo nome, non fu accolto con favore dai contemporanei. Pubblicato nel 1851 fu un fiasco editoriale. In Italia dobbiamo aspettare il 1930 per la sua prima traduzione, ad opera di Cesare Pavese, il 1932 per le prime pubblicazioni.
Lavoro complicatissimo quello della traduzione. Infatti esistevano due versioni differenti dell'opera.
Una inglese, La Balena, purificata delle parti blasfeme, irriverenti e colpevoli di lesa Maestà nei confronti della Corona Britannica.
L'altra americana, Moby Dick, ossia la balena, conseguenza di numerose revisioni e soggetta a non pochi errori di copiatura.

La bellezza ha trionfato alla fine ed il mondo ha conosciuto la tragica storia della Pequod e del suo sventurato equipaggio.
Questa è una di quelle storie che non ti abbandoneranno mai.

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa, - non importa esattamente quanti, - avendo poco o punto denaro nella mia borsa e nulla di particolare che mi trattenesse a terra, pensai di andarmene navigando un poco in giro a vedere la parte del mondo coperta dalle acque.

Non farti ingannare.
Le prima pagine del libro sono citazioni. Un libro con dentro altri libri!
Un capolavoro!
Immagina il mio disappunto quando, girovagando tra gli scaffali del mercatino dell'usato, scorsi questo capolavoro per la irrilevante cifra di € 1.80.
Roba da rimpiangere un'Inquisizione al contrario, in cui si mette all'indice non i libri, bensì coloro che non ne apprezzano il valore.

Melville fu marinaio. E in questo romanzo vive e racconta il dramma dell'uomo Achab, dell'uomo in senso universale.
Avrei voluto conoscere, dare la mia vita per lui, il mio capitano!

Spesso ho sentito accostare la parola "pesante" a questo romanzo.
Be' si parla di una gigantesca balena bianca, cosa ci potevamo aspettare!!!
Lo so, la mia ironia è pessima.
Ma quello che voglio dire è che non eliminerei nulla, non una parola, non una nota, non un elenco.
Moby Dick è tutto, è niente!
Puoi ascoltare i racconti, le confidenze di vecchi marinai accoccolati sotto un cielo stellato.
Puoi acquisire una conoscenza enciclopedici del capodoglio.
Puoi sorbirti un sermone biblico.
Puoi imparare tutto lo scibile sull'olio di balena!
Ma non puoi annoiarti.
Trattieni il fiato. Vuoi imbarcarti anche tu!

Per me la Balena Bianca è questo muro,
che mi è stato spinto accanto.
Talvolta penso che di là non ci sia nulla, ma mi basta.
Essa mi occupa, mi sovraccarica:
io vedo in lei una forza atroce innerbata da una malizia imperscrutabile.

È un sogno, un saggio, un dialogo, un romanzo, un poema, un'enciclopedia, una citazione, un delirio: Moby Dick è la vita.
Le diamo la caccia, lasciamo che ci tormenti, che ci porti alla follia. 
La temiamo, la amiamo.
La sfidiamo, la desideriamo.

Calma. Ci vuole calma per leggere questo libro. Non bisogna avere fretta. Respira. Lascia che la spuma del mare penetri la tua gola, il suo profumo ti invada l'anima.
Senti lo sciabordio delle onde?





Una parola al giorno

m. mare

Sei lontano, ma ti sento mio.
Non so spiegarmelo e non so spiegartelo. 
La tua presenza mi dà serenità, la tua assenza mi getta in uno stato di follia.
Non sono degna di viverti.
Sei di un mondo a me lontano.
Ma quando stendo la mano e incontro la tua, sento che posso volare.
Non chiedo altro. Non voglio disturbare.
Sei il mio mare. Io sono solo uno scoglio.
Circondami, smussami, infrangiti su di me.
Sei bellissimo e indispensabile.
Profondo e inspiegabile.
Nessuno ti può confinare, arginare. 
Sei la bellezza che toglie il fiato.
Io semplicemente ti amo.






domenica 27 settembre 2020

Memorie dal Sottosuolo - Fedor Dostoevskij

"Io sono una persona malata... sono una persona cattiva.
Io sono uno che non ha niente di attraente."


Sono riuscita a percorrere una delle strade del mio bivio letterario e a concludere la lettura di questo interessante e a me sconosciuto, romanzo dostoevskiano.
Ci tengo subito a dire che non sono io il delirante, isterico e nevrotico protagonista di queste confessioni. Anche se ho riconosciuto alcune similitudini con la me del passato. 
Ma procediamo con ordine.

Il libro si divide in due parti; nella prima, Il Sottosuolo, il protagonista si presenta e ci racconta la sua visione del mondo. Per alcuni tratti ci può sembrare perfido. Un uomo che usa la sua cultura e la sua intelligenza per umiliare gli altri. Le sue azioni sono dettate da consapevolezza e si rifiuta di pensare che la società possa essere legata a regole matematiche e senza volontà. Ma poi scopriamo, egli non è cattivo. Non si potrebbe definire una persona così. Le sue azioni non sono conseguenza di ciò che gli accade. Ma sono dettate dalla necessità di usare la propria volontà; un atto estremo di distacco dalla società circostante.
Il sottosuolo è la parte profonda di ogni uomo, che a volte emerge e si erge contro i costumi sociali, a volte isola completamente il cuore di ogni protagonista.
Nella condanna allo spirito del positivismo rivedo me stessa. Cieco e falso positivismo, che ci vuole tutti uguali!
L'uomo è contorto; fatto di luce e ombre. Di qualcosa di inconfessabile, di depositato sotto coltri di detriti di costumi imposti, idee preconfezionate, legami tipizzati.
Non pochi sono stati i momenti in cui ho toccato con mano umiliazione e bassezza. E mentre lo facevo, c'era una parte di me che sapeva di sbagliare.
Fortunatamente ho superato quel modo di fare. Non mi appartiene più. Non sfogo più, ciecamente e senza controllo, Cattiveria e Distruzione. Un attimo prima del tracollo, so riprendermi. Non accetto e non faccio più ciò che gli altri si aspettano, vogliono da me.

"... non c'era nessun motivo di offendersi, che era tutta una posa, e cionondimeno arrivavo a un punto tale che alla fine mi sentivo sul serio offeso.
Per tutta la vita mi sono sentito dentro, non so, come un'attrazione per questo genere di scherzi, a tanto che ho finito per perdere del tutto il dominio di me stesso."

Ancora oggi sono quella che si rifugia nei libri e nell'immaginazione. Che non è abituata a parlar con le persone. Che la realtà ancora la ferisce. Ma guarirò anche in questo.
Sono molto migliorata, e ne prendo coscienza in questo periodo.

Nella seconda parte, A proposito della neve bagnata, il nostro tormentato impiegato riporta alla luce dei ricordi del sottosuolo che condivide con noi, che siamo suo pubblico immaginario. Tutti, quando scriviamo, lo facciamo senza pensare che qualcuno possa leggere i nostri scarabocchi; semplicemente perché nel momento in cui si scrive ci si libera di un peso. E questo riportare in superficie pensieri sommersi, tradurre con un linguaggio di luce ciò che viene dal buio della propria intimità, risulta a volte delirante, intricato, senza senso.
Raccontandoci i suoi ricordi, condanna se stesso ad un giudizio negativo. Trattare male il prossimo, o qualcuno inferiore per condizione e stato sociale è becero, è maligno.
Perché farlo e poi denunciarsi? Perché maggiore è il disprezzo nei confronti della vita, delle leggi sociali false e ipocrite, maggiormente si sprofonda nel sottosuolo.


Questo libro è stato scritto da un Dostoevskij quarantatreenne (-sono ancora in tempo!-), deciso ormai a raccontare dell'intimità dell'uomo.
Rappresenta il solco nel quale ritroveremo i caratteri tipici dei suoi più importanti scritti, quelli che lo consegneranno all'Olimpo della letteratura russa.
Lisa ci ricorda Sonja; il protagonista può scegliere di agire. Non importa se sia folle o sciocco, ma proprio come Raskol'nikov, è la volontà a spingere i suoi atti.

Da questo momento in poi Dostoevskij ci accompagnerà in un viaggio nell'animo umano, illustrandoci come spesso le situazioni esterne e i sentimenti intimi gravano e influiscono sulle nostre azioni. Infatti questa narrazione non riguarda più solo dei personaggi letterari, ma coinvolge la realtà, le idee, i costumi della società.
Noi e i suoi personaggi viviamo e riviviamo con sofferente ossessione ogni singola parola.


Una parola al giorno

l. lunatica

Stasera nel cielo si è levata una Luna meravigliosa.
Non sono degna della sua bellezza, ma con essa condivido fasi e attrazioni.
Sono lunatica nell'umore e nel nome.
E col Mare vivo un amore impossibile e lontano.
Ci sfioriamo senza toccarci, ci uniamo in un riflesso.
Quando in te mi specchio, divento meravigliosa.




sabato 26 settembre 2020

Aspettando "Un Giorno In Pretura"

 Sei l'Addio che non so pronunciare.


Sta andando tutto secondo i piani: male.
La scelta di restarmene a casa è stata calzante. Più che nell'autunno sembra di essere entrati nella stagione invernale. Un cielo cupo e nuvoloso, carico di pioggia, sta stazionando sulla città da giovedì scorso. Non mi cambia nulla.
Se stanotte continuo a rimanere sveglia mi metto a leggere.
Ho sbagliato un bel po' di considerazioni in questi giorni.
Innanzitutto ho erroneamente pensato che qualcuno potesse volermi bene, anche senza che ci fossero legami di sangue tra noi.
Poi ho pensato di poter cambiare il mio modo di fare, di poter aprire la mia anima ad una persona di cui sapevo potermi fidare. Ho sbagliato ancora.
Seguo il processo.

ore. 01.10 del 27 sett.
"Un Giorno in Pretura" è terminato. Questo processo però non mi ha convinto. E l'ho seguito con concentrazione. Ho seguito ogni singola parola.

Sabato prossimo processo per la morte del povero Marco Vannini. Appuntamento imperdibile.

Credo di dovermi costruire questi appuntamenti per passare le giornate.

Scriveva Moravia: "Tutta questa gente sa dove va e cosa vuole, ha uno scopo, e per questo s’affretta, si tormenta, è triste, allegra, vive, io… 
Io invece nulla… Nessuno scopo… Se non cammino sto seduto: fa lo stesso."
Con una sola eccezione: mi torturo. Non sono indifferente. La mia povera testa scoppia di pensieri.

p.s. Mi ha scritto ColuiCheNonPuòEssereNominato... e improvvisamente mi sento serena.
Un solo breve commento per guarire le mie ferite, calmare il mio dolore.
Devo forse accettare che sarà sempre così con lui?
Una cosa è chiara: non sono capace di lasciarlo andare. 
Se riuscissi a mantenere la lucidità e la serenità di questo momento, potrei smetterla di soffrire e lamentarmi.

Capiva che per cambiare bisognava prima distruggere senza pietà.

Se riuscissi a distruggere la vecchia me e accettare questa nuova versione triste e solitaria non sarebbe male.

Cricetini attivissimi, giocano con la ruota. Dormirò benissimo, come quasi tutte le notti di questi ultimi mesi...
Ho deciso: finisco il libro e domani ne parlo.


Una parola al giorno

i. imbuto

Mi sento un imbuto. Mi gettano dentro di tutto, ma lo assimilo lentamente.
A volte si creano ingorghi.
Tutto si blocca.
Nulla passa.



venerdì 25 settembre 2020

Letture ad un bivio

"Ogni libro, ogni volume possiede un’anima,
l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto,
di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso.
Ogni volta che un libro cambia proprietario,
ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza."
Carlos Ruis Zafón avrebbe conpiuto 56 anni.

25 Settembre 1976: nascevano gli U2. 
Magari non è la loro migliore canzone, ma io li associo alle prime note di With or without you.
Sempre stato così, così sempre sarà.
L'insonnia non mi dà tregua. Sembra diventata la mia compagna fedele.
Del mostro di ieri inizio ad avere anche l'aspetto. Qualcuno mi ha detto: "Hai il viso di una bambina!". 
Bambino inteso come piccolo. Un modo gentile per dire: smunto, spento, pallido, malato.
Mi sono giustificata dicendo che la mancanza di trucco poteva essere complice del mio aspetto diversamente umano.

Artefice una certa ironia del Destino, sto leggendo Notre Dame de Paris - Victor Hugo.
E non posso non immaginare "mostro e bambina" come le due facce di questo periodo.
Sempre a proposito di letture, devo decidermi a finire La Fiera delle Vanità e Memorie dal Sottosuolo.
Sono senza energie. Completamente apatica. Tuttavia se riuscissi a completare qualcosa la mia anima avrebbe una leggera vibrazione. E non si può mai sapere quali distanze sappiano coprire, le anime vibranti.

Vorrei poter aiutare Amica, che sta vivendo un periodo difficile. In realtà non se ne farebbe niente della mia presenza, avendo già accanto una persona straordinaria. Già, esistono. Le persone straordinarie sono reali; a volte escono dalle pagine dei libri e passeggiano, vivono con noi. Ma è un ulteriore constatazione di fallimento.

Se ripenso alla mia vita, scopro di non avere mai avuto occasione di dimostrare ciò che ho dentro. Mi sarebbe piaciuto amare, donare e donarmi senza riserve.
La mia versione attuale è troppo pesante per poterlo fare. È come se al mio corpo non arrivassero gli impulsi del cuore. Quegli slanci di un tempo si sono dissolti.
Le mie braccia fanno fatica ad aprirsi in un abbraccio. Come se, abituatesi a rimanere vuote, non tentino più di lasciar entrare altro che non sia il Nulla.
Un guscio  vuoto, mi sento così.

Mentre scrivo vago con la memoria tra le letture degli ultimi mesi. Devo riconoscere che, fatta qualche eccezione di cui ho già raccontato, non mi sono rimaste molte emozioni da condividere.
Il mio pensiero è incagliato. Non vado avanti. Non vado da nessuna parte. Sono immobile.


Una parola al giorno

h. hacker

Pensavo di essere un sistema chiuso e inaccessibile.
Sei arrivato tu, hai violato le barriere di sicurezza.
Ti sei inoltrato senza difficoltà nel cuore di ciò che non doveva essere mostrato.
Ti sei impossessato dei segreti, dei progetti, dei piani, di ogni cosa.
Ora spietato, te ne prendi gioco.



Ore 19.04 mi manca il respiro.
Sembra quasi che tu abbia letto queste mie ultime parole.
Però ci sei e stai bene. 
Questa è l'unica cosa che conta.





giovedì 24 settembre 2020

Sono un mostro

Mi sono trasformata in un mostro lagnoso che si lamenta degli altri.
Ma la verità è che sono gli altri a dover biasimare, a dover evitare.

Sono frustrata, fortemente.
Non me ne rendo conto ma non sopporto nessuno; mi sento attaccata da tutti.
L'unico che mi fa stare bene è PiccoloPrincipe.
Non sono più capace di un gesto gentile. 
Sono un mostro.


Una parola al giorno

g. ghiaccio

Una volta avevo un cuore. Ora c'è un pezzo di ghiaccio.
Pensavo di non provare niente. Invece provo, provo solo sentimenti negativi.
Sono acida, cattiva, critica, scontrosa.
Dovrebbero starmi tutti alla larga.

Dentro sono arida e fredda.
Questa aria glaciale si sta espandendo anche all'esterno.
Merito tutto quello che mi accade.

Sono una persona cattiva.


mercoledì 23 settembre 2020

I versi del Capitano - Pablo Neruda

Io ti scelsi tra tutte le donne
perché tu ripetessi sulla terra il mio cuore che danza con le spighe
o lotta senza quartiere quando occorre.


Questo 23 Settembre mi sembra molto importante. 

Nel lontano 1910 veniva pubblicato a puntate il Fantasma dell'Opera di Gaston Leroux. In questo celebre romanzo si possono trovare le eco di diversi generi letterari; il giallo, l'avventura e la favola nera. Il suo valore ha avuto fama mondiale ed il personaggio protagonista è tra quelli che ha ispirato molte trasposizioni cinematografiche e teatrali.

Solo sei anni dopo, nel 1916, nasceva a Maglie in provincia di Lecce, un illuminato Aldo Moro. Vero uomo di stato, tra i padri della nostra bellissima Costituzione, la sua vita fu barbaramente recisa a sessantadue anni. Credo che nelle nostre scuole si dovrebbe approfondire maggiormente lo studio della storia del Novecento. Sono certa che ancora oggi molti italiani non conoscano questo straordinario uomo. Molti ricorderanno le immagini del ritrovamento del suo corpo, nel bagagliaio di quella sventurata Renault 4; ma credo che di un uomo sia giusto ricordare la vita.

Domani i bimbi riprenderanno il loro cammino scolastico. Sono emozionata. PiccoloPrincipe frequenterà la Quinta classe. Mio Dio! Ma com'è successo?!? Ricordo ancora, come fosse oggi, quando lo cullavo tra le mie braccia. 
In bocca al lupo giovani e assetate menti. Che la fortuna vi arrida. 

Infine: anno 1973, si spegneva a Santiago del Cile, Pablo Neruda, poeta del popolo, amato da chiunque abbia un pizzico di sale in zucca (sono già in fermento per Halloween!).
Come ho ammesso tante volte, non sono brava con la poesia.
Ma questa raccolta di poesie ha due caratteristiche che meritano di essere raccontate.
Sorvolando sulla bellezza della lirica, mi piace ricordare:
- l'autore tornava a cantare dell'amore, durante il suo esilio a Capri. Siccome era ancora legato ufficialmente alla sua compagna dell'epoca, Los versos del Capitàn apparvero anonimi, in edizione limitata di quarantaquattro copie. 
Quando la critica scoprì in Neruda l'autore di queste poesia, fu terribile. 
Dissero che il poeta era al suo declino, aveva tradito il popolo, era solo poesia privata.
Pazzi!
- l'episodio dell'esilio ha ispirato a Troisi quel capolavoro che è Il Postino.

Troisi, Capri, Neruda, Settembre, Moro, Fantasma, Scuola.
Sembra proprio che la bellezza chiami bellezza, in un balletto interminabile, si spera, di vita e magia.

Alzati con me.
Nessuno più di me
vorrebbe restare
sul cuscino in cui le tue palpebre
vogliono chiudere il mondo per me.
Anch'io vorrei
lasciar dormire lì il mio sangue,
circondando la tua dolcezza.



Una parola al giorno

f. farfalla

Ogni volta che ne vedo una, penso che l'anima di un defunto mi mandi una carezza.
Vorrei mi prestasse le sue ali per volare da Lui e fargli sentire quanto l'amo.

martedì 22 settembre 2020

Un'estate con la Strega dell'Ovest - Kaho Nashiki

 La vita è un intreccio di tante storie.


Durante i giorni del lockdown le librerie erano chiuse. Uscivo una volta a settimana per fare la spesa e ricordo quale conforto fosse l'angoletto dei libri all'interno del supermercato.
La Feltrinelli, di tanto in tanto, regala delle sorprese; vuole liberarsi di titoli che magari sono stati stampati male. E così per dieci euro ci invita ad adottare due amici sgangherati.
È andata in questo modo l'incontro con il piccolo amico di oggi. Una bella sorpresa: l'estate con la Strega dell'Ovest è scivolata serenamente ed oggi che l'Autunno entra in campo per riprendersi il suo spazio, la memoria torna a quelle pagine calde, soleggiate e piene d'amore.

Le protagoniste sono due donne: una Nonna-bambina ed una Bambina-anziana.
L'una arricchirà la vita dell'altra; e come nelle migliori teorie sull'apprendimento, entrambe impareranno molto, cambiando se stesse.
La storia è ambientata nella campagna giapponese; campagna che profuma di semplicità e di vita, innaffiata con del buon tè inglese, colorata di magia.
Una storia che mi porterò dentro per sempre. Anche perché mi sembrava proprio scritta per una strega come me. Ho affrontato il mio praticantato da autodidatta. E devo riconoscerlo, con ottimi risultati. Mi sono fermata quando le cose hanno iniziato a prendere una strada per me difficile da sostenere. Ancora oggi trovo segnali di presenze che non mi lasciano mai sola.
Ma l'Autunno e questo romanzo mi riportano, almeno col pensiero, proprio a quei giorni lontani, fatti di studi e approfondimenti.
Apertura di cerchi magici, purificazione di cristalli, preghiere alla Natura. Non ricordo di aver sentito energie più vive e vibranti di quel periodo.
Le streghe imparano sempre, ogni giorno e da ogni esperienza di vita.
Qui c'è una lezione da registrare:

Per ottenere le cose che per te hanno più valore, quelle che desideri di più,
può darsi che tu debba superare le prove più difficili.

Non sono sicura di essere ancora degna di sentirmi legata a quel regno, a quel mondo.
Continuo a provarci. La vita non mi è mai sembrata tanto difficile come in quest'ultimo anno. Sono tormentata dalle solite paure e fissazioni. Dai soliti "se" e "ma".
Spero di venirne a capo. Ma nel frattempo...

Provò un senso di solitudine e di dolore,
come una stretta al cuore,
come se stesse precipitando all'infinito dentro un ascensore.


Una parola al giorno:

e. equinozio

Oggi Luce ed Ombra iniziano la loro ancestrale lotta.
Ombra ha pareggiato i conti e si è ripresa metà del cielo e del tempo.
Da domani Luce soccomberà.
Ma la sconfitta non esiste.
L'esistenza è un ciclo continuo in cui non si può distinguere l'inizio e la fine.
Vita e morte si rincorrono, raggiungono e coincidono, in una danza senza fine.

Persefone torna dal suo sposo.
Demetra, affranta, avvolge la terra di silenzio e morte.
Sento il suo dolore.



lunedì 21 settembre 2020

Lo Hobbit - J.R.R.TOLKIEN

In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit.
Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido,
e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa,
con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.


Oggi, nel 1937, veniva pubblicato per la prima volta e in poche copie, quella che nasceva come una storia per bambini e che invece è diventata la porta di ingresso per un mondo meraviglioso e fantastico: la Terra di Mezzo. Se ci penso non posso non commuovermi. Sono passati 83 anni. Immagino generazioni di bambini divorare le pagine di questo bellissimo romanzo, che a me fa pensare ad una carezza, alle coperte rimboccate dal papà prima di andare a letto.

Tutto quello che l’ignaro Bilbo vide quel mattino fu un vecchio con un bastone.

Quante avventure saranno iniziate così, senza che ne fossimo consapevoli?
Incontriamo persone ogni giorno e non sappiamo di vivere già una speciale avventura. Alcuni incontri lasciano tracce indelebili nella nostra vita e nessuno può spiegarne la ragione. L'unica cosa che comprendo è che non posso immaginare la mia vita senza la presenza di alcune persone. Fanno parte di me.
In questo periodo sto cercando di non essere la solita me.
Sto cercando di riconquistare la sua fiducia e considerato che la mia personale è inesistente, devo ammettere che lo sforzo e il dispendio di energie sono notevoli.
Ma non desisto. Se lui non c'è la mia giornata non è completa. Mi sento persa. 
Vorrei tanto raccontargli cosa mi è accaduto.
Ma starei meglio?
Io cosa sono? Un'ombra.
In modo del tutto fortuito ho ascoltato dei discorsi sul mio conto.
Per farla breve: sono una delusione.

Non nascondo che in questo momento darei qualsiasi cosa pur di sentire Gandalf bussare alla mia porta, chiedermi di partecipare ad una spedizione in compagnia di dodici nani e perire per salvare un amico.



Una parola al giorno: 

d. disperata

Immagino di non meritare né comprensione né un po' di affetto.
Sono una fortunata che pertanto, merita biasimo e insulti.

L'occasione arriverà ed io mi librerò in volo.
Mi allontanerò lontano, lontano, fino a diventare un puntino e a scomparire per sempre nel buio della notte.

Il mio alfabeto dei sentimenti è misero.

p.s. Grazie Gibran

domenica 20 settembre 2020

Il Piccolo Libro dell'Amore - Gibran Kahlil Gibran

L'amore è più di un'emozione.
È una forza sacra che manda in frantumi
le nostre idee su noi stessi
e ci trasporta lungo un sentiero che attraversa
l'esistenza, e va al di là.


Ho già accennato alla poesia che mi ha fatto pensare a Persona.
Ma credo che questa raccolta sia semplice balsamo per tutte le anime dilaniate.
La vita è una corsa ad ostacoli. La maggior parte dei quali ho preso in faccia! E con la faccia gonfia e gli occhi lacrimanti non si vede niente.
Così tutti corrono, tutti sanno tutto.
Tutti tranne me, chiaro.

In questo periodo sto riscoprendo la bellezza della lentezza e con essa forse il gusto della lettura calma, placida. Poche pagine prima di addormentarmi (oh più che altro prima di spegnere le luci). Un sorseggiare flemmatico. Un decantare di parole. Perfino nella copertina riesco ad avvertire un sussurro appena accennato. Un frullo di ali. Una foglia mossa dal vento. In questo periodo ho bisogno di intimità.
Non voglio più rumori e urla. Ho bisogno di PAce.

Gibran scrive: se lo vuoi capire, non ascoltare ciò che dice, ma quel che tace.
Non sarà facile, ma ho deciso di mandare in frantumi le idee che avevo di me stessa.
Non voglio lasciarlo andare. Non ci riesco. 

Chi fra voi non sente
che la sua capacità d'amare è illimitata?

Io!
L'ho scoperto da poco quanto sia inesauribile l'amore. Ho sempre pensato che si trasformasse, passasse. Non questa volta. È caparbio, cocciuto e non si arrende. Non mi riconosco in questo sentire. Mi sono sempre vista arrendevole. Invece Cuore non molla. Non gliene importa niente di ridicolizzarci, di farci dire le cose più stupide. Sembra come quei girasoli che instancabili reclamano e accolgono fino all'ultimo istante possibile, ogni raggio di sole.

L'amore non dà e non prende
altro che se stesso.
L'amore non possiede e 
non sarà posseduto.

Perché l'amore basta all'amore.

Gibran Kahlil Gibran è il poeta che dà voce all'amore. Quell'amore che unisce gli uomini indipendentemente dalla fede, dalla terra che popolano. Siamo tutti fratelli. Ci uniamo per distruggere templi dello spirito e per costruire edifici terreni. Abbiamo bisogno dell'ignoranza per percorrere la strada della conoscenza. Siamo creature particolari. Se imparassimo a vivere tutti insieme, il paradiso sarebbe sulla Terra e per chiunque.

Deve esserci qualcosa di stranamente sacro nel sale.
È nelle nostre lacrime e nel mare.

E ho capito che per togliere il sigillo che blocca il mio cuore, devo spezzarlo!
Solo così potrò andare avanti.
Un'immagine, quella della rottura, della frattura, che avevamo già incontrato ne Il Profeta
Non ci sono alternative. Perché l'amore basta all'amore ma l'amore non ci basta mai. Non è il possesso che ci guida. Perché l'amore non si può possedere. Ma fa parte della vita come l'ossigeno, come il sangue che ci scorre nelle vene. Non ci si sofferma a valutare la sua importanza, a controllare che sia in salute e che non vi siano intrusi. Ma sappiamo che fa parte del nostro organismo. 


p.s. Una parola al giorno:

c. corazza
come quella che hai mandato in frantumi tempo fa.
I tessuti, gli organi sono ora tutti esposti. Colpirli è semplicissimo, non ci vuole una particolare destrezza nell'uso delle armi.
Il naturale mutamento delle stagioni può essere letale.
Ma ne è valsa la pena. Perché ho sentito.
Ho sentito il tuo calore, ho avvertito il tuo tocco. 
Lo rifarei ancora e ancora.
Non ho rimpianti né rimorsi.
Ho sentito il tuo respiro.



sabato 19 settembre 2020

Follia - Patrick Mc Grath

 "E vedendo Stella
sentì il suo cuore cantare.
Con Stella c'era sempre di mezzo il cuore,
il linguaggio del cuore."


Se continuo con questo andazzo non parlerò mai più dei libri che mi hanno sconvolto l'anima e che mi si sono cuciti addosso.
Un atteggiamento che mi caratterizza è che quando faccio schifo continuo a sguazzare nella palude nella quale amabilmente ristagno (- Ma si potranno usare le parole palude e ristagno, nella stessa frase? -).

E così con questo meraviglioso spirito autocritico e accattivante, mi accingo a parlare di questo compagno estivo.

Avevo letto commenti entusiastici e favoleggiamenti di ogni sorta. Ovviamente a me non è piaciuto.
"Non lo poserete un attimo", dicevano. "Una storia che vi prenderà dalle prime pagine", leggevo. Non l'ho lasciato perché non amo iniziare un libro e non dargli la possibilità di esprimersi fino all'ultimo punto; mi ha preso così tanto che ho impiegato un mese per finirlo e nel frattempo macinavo Murakami come fossi stata un mulino a vento, nemico giurato di Don Chisciotte (come mi è venuta questa?!?) e alimentavo una nuova passione nei confronti delle serie televisive.
Luglio è stato un mese molto intenso...

Per un po' le tenebre parvero diradarsi.

Cosa mi è piaciuto: la scrittura e la narrazione in prima persona.
Infatti è uno dei protagonisti a raccontarci questa storia.
Inoltre, lo so che è blasfemia, ma mi è piaciuta moltissimo la copertina!
Le edizioni Adelphi hanno questa peculiarità che apprezzo molto: usare riproduzioni di quadri come immagini per le loro copertine. 
In questo caso specifico è stata usata una riproduzione di Pierre Soulages, Peinture.
Leggo: conosciuto come il maestro del nero, egli era affascinato dal suo essere "... sia un colore sia un non colore. Quando la luce si riflette sul nero, lo trasforma e lo trasmuta. Apre un campo mentale tutto suo".

Cosa non è piaciuto: la storia.

Colpa mia, chiaramente. Come ho potuto solo comprare un libro con un titolo simile?

-ANTICIPAZIONE-
Gli amori mi piacciono quando hanno il lieto fine.
Invece, in modo molto lontano, mi è sembrato di riconoscere il finale che rischio se continuo con questo atteggiamento di follia... appunto!
-FINE ANTICIPAZIONE-

Come sempre, la protagonista non mi è piaciuta perché è come me. In realtà mi riconosco solo nella debolezza. Non nella sua forza, o nel suo coraggio. Non nella sua bellezza o nel suo fascino.

Mi ha fatto tanta pena.
Siamo tutti soli.
Buffo!
"Soli" potrebbe far pensare, in modo positivo, a tante stelle madri. In modo realistico, è un aggettivo.
Io intendevo usarlo in modo realistico.

Sono un'acqua scura, sono dolore,
la mia anima è lacera, sanguina,
toccherai la mia ferita?

Stella è una donna a metà. Divisa tra ciò che si deve fare e ciò che vorrebbe fare.
Ha su di sé gli occhi inquisitori di chiunque. Perché chiunque si arroga il diritto di giudicare le vite altrui. E lo fa in modo crudele e mai provando a mettersi nei panni dell'inquisito.

Di solito vogliono che tu tenga la bocca chiusa,
a volte invece pretendono che gridi,
e si aspettano che sappia tu la differenza.

Come se questo non bastasse a mettere i brividi, la storia si svolge nelle lande desolate della Gran Bretagna. Tra le mura di un manicomio criminale vittoriano, sobborghi londinesi, colline scozzesi. Non c'è un raggio di sole (modo positivo) che riesca a penetrare le coltri nebbiose che avvolgono luoghi e protagonisti. E se per una strana coincidenza, riesce a sfuggire al controllo del Destino, dura poco. E viene subito spezzato.
La nebbia vince su tutto.

La gente è fatta così, seleziona con fiuto infallibile le proprie vittime fra chi avrebbe più bisogno di calore.

Parzialmente vero. Ho imparato una cosa da questa storia: noi non vogliamo amore. Noi vogliamo quell'Amore. 


p.s. Continua la rubrica Parola del giorno.
Sarà un breve viaggio nel mio alfabeto di sentimenti. Come sempre sarà un guizzo non pensato. Chiedo venia.

b. bocca 

Bocca da baciare e per baciare.
Se la si usa solo per parlare la si rilega al ruolo di una mera fessura.
Se si seleziona ciò che da essa esce, può diventare una finestra sul nostro mondo interiore.

Nessuno ti bacia più, mia piccola bocca.
Un giorno forse, diventerai la porta dei Little People.
O sarai il tramite per liberare l'incatenata Anima.

Una parola al giorno

 A. Amicizia

La parola del giorno che si è concluso, venerdì 18 settembre, è Amicizia.

Amicizia, quel sentimento di inestimabile valore che lega me ad alcune speciali persone che oggi hanno reso bello questo venerdì 18 settembre 2020.

Un pranzo con Cugina.

Messaggi con Amica. 

Serata di chiacchiere e concertino swing con S.

Sono forse poche cose per gli altri abituati ai grandi incontri, alle conversazioni importanti, alle strette di mano ferme.

Il mio obiettivo era non pensare a Persona, non pensare a quanto schifo faccia la mia esistenza.

Per un verso ci sono riuscita. Anche se devo riconoscere che quando la conversazione verteva su certi argomenti, era difficile tenere fede al mio impegno di non pensare.

Anche perché mi sono resa conto che Persona è sempre presente.

Credo che mi farebbe bene accettare e accogliere questa verità: lui non ci sarà mai, ma farà sempre parte di me.

Così come non sarebbe male imparare a fingere che le cose andranno meglio.

Che ci sono fiotti di selezionatori che non vedono l'ora di ascoltare una mediocre quarantenne senza prospettive, che non sa fare niente di particolare e che non ha nessuna particolare dote. Mi renderebbe semplici e accettabili il 90% dei discorsi che devo affrontare.

Ma quanto è difficile non pensare?

Ci pensi mai?

Sei lì che fissi il vuoto, ti torturi il mento, rosicchi le unghie, tamburelli con le dita e pensi di esserci riuscito, pensi di non pensare. Invece no! Ecco che il pensiero è costantemente affacciato sull'uscio della tua coscienza. Magari a volte si limita ad uno sguardo fugace, una visita lampo, giusto per vedere chi è presente! Ma nella maggior parte dei casi, staziona prepotentemente nella tua mente come un chiodo fisso, un'immagine indelebile, una sirena urlante, una spina nel fianco.
Torturatore appassionato ed esperto del suo lavoro non incline a lasciare le cose a metà, Pensiero non abbandona il campo nemmeno quando è ora di dormire. E tu non puoi proprio fare niente per contrastarlo. Non pensare è impossibile! Ci vorrebbe molta concentrazione ed esercizio. Forse anche tempo e volontà. Tenere fuori Pensiero è un'arte per pochi adepti, selezionati alla nascita da un benevolo Destino. 

La mia parola di oggi è Amicizia.

Perché è un nobile sentimento che fa battere il cuore di nobili persone, mosse da nobili sentimenti e aventi nobili intenzioni.

Sono un pessimo amico perché non ho niente di vagamente nobile.

Ma so riconoscere la nobiltà negli altri.


giovedì 17 settembre 2020

Poesia - Kahlil Gibran

"Se l'amore vi chiama seguitelo,
anche se ha vie lunghe e tortuose."

L'amicizia: ore da vivere.

Ho letto questa poesia e ho pensato a Persona. Avrei voluto inviargliela, ma non mi parla più.
E se una persona non ti parla più, solitamente, è inutile insistere; con Persona poi, le cose si complicano ulteriormente perché io sono innamorata e lui è "semplice".
Dove per "semplice" si intende: nero è nero, bianco è bianco, sì è sì, no è no, "mi sono scocciato" è "mi sono scocciato lasciami in pace".

Questa la situazione.

La mia giornata è trascorsa con molta difficoltà. Mi sono svegliata pensando fosse lunedì, tanto mi sentivo triste e angosciata. Avevo un po' di servizi da fare, tuttavia le lancette delle ore non si muovevano. Ormai le speranze si assottigliano. I miei pensieri vanno dallo sconforto per la situazione contingente, al devastante vuoto che provo dentro da quando non sento più il trillo di quella notifica. Kawana Tengo mi capirebbe. Il telefono squilla in modo diverso quando è quella persona a chiamarci. Non so come sia possibile. Ma è vero. Succede proprio così.
E da quando non sento più la sua voce, io sto morendo.
Non che la cosa mi dispiaccia. Ma è doloroso. 

La poesia mi dà conforto. Stasera conto di finire una raccolta di Gibran. L'ho letto poco alla volta, ma non voglio anticipare emozioni.
Questa poesia è veramente bella, mi ha colpito alla prima lettura.
La sento un po' mia.

Ho cercato di dare il meglio, anche se non ci sono riuscita.
Ho cercato di non intrattenere con lui solo conversazioni frivole.
Ho cercato di credere, di dare fiducia a ciò che provavo.
Volevo essergli vicino, volevo essere un momento per spegnere la cattiveria del mondo, per parlare serenamente, senza guerre, con sincerità, senza maschere.
Non riuscivo a scrivergli in ogni momento, anche se non mancava il desiderio.
Avrei voluto passare dal buongiorno alla buonanotte, senza problemi, senza limitazioni.
Ma le mie parole dovevano essere sempre piene di vita, di amore.

Cercatelo sempre nelle ore in cui volete vivere.

Per una che desidera la morte è stato uno sforzo immenso.
Quanto c'ho provato!
Quanto è stato bello!







mercoledì 16 settembre 2020

Alice nel Paese delle Meraviglie - ed. L'Ippocampo

– Alice: Per quanto tempo è per sempre?
– Bianconiglio: A volte, solo un secondo.


Oggi il mio piccolo Amore ha compiuto dieci anni.
Il giorno del mio decimo compleanno me lo ricordo benissimo, perché in TV trasmettevano Alice nel Paese delle Meraviglie.
Il mio piccolo Angelo è attratto da questa edizione particolarissima firmata L'Ippocampo, dello stesso romanzo che mi aveva colpito alla sua età.
Piena di immagini delicate e stampe colorate. Pop up straordinari che aiutano a vivere la storia anche coi propri sensi.
A volte penso che lui, PiccoloPrincipe, sia la mia anima gemella.
Quando stiamo insieme mi sento amata e leggera. Dimentico tutti i miei guai e mi sento così forte che potrei sconfiggere qualsiasi male. Vorrei difenderlo da tutto e tutti. È un bambino tanto sensibile. A volte mi chiedo se saprà resistere in questo mondo. Non che io ci sia riuscita! Ma vorrei che lui non conoscesse mai questa mia stessa tristezza e solitudine.

L'ho guardato per tutto il tempo: com'era felice, sereno. 
PiccoloPrincipe è un bambino veramente dolce. Non conosce la cattiveria. Non ha mai dato una spinta a qualcuno. Non ha mai desiderato imprigionare un insetto. Osserva il mondo con curiosità e interesse. Fa domande precise e ascolta scrupoloso le risposte. Spesso conosce cose insospettabili. E non posso fare a meno di chiedermi quale meraviglioso Paese si celi nella sua testolina.

Ma allora – disse Alice – se il mondo non ha assolutamente alcun senso, chi ci impedisce di inventarne uno?

A volte penso di essere lo Stregatto del mio PiccoloPrincipe. Sono abbastanza fuori di testa e rispetto agli adulti che lo circondano, ho un modo di fare fanciullesco e non gli mento mai.

Sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti.

Ecco! Non vorrei mai, mai, che il mio Piccolino vivesse senza fantasia. Senza immaginazione. Sarebbe come vivere senza un cielo stellato. Senza il mare blu.
Non inventerei mai spiegazioni e non gli direi mai:"Quando diventerai un adulto, capirai". Quello che spero è che cresca sereno. Ma non gli auguro di diventare un adulto.
Lui sarà un Grande amato. Una di quelle persone che tutti vorrebbero come amico.
È innegabile già ora: coloro che lo incontrano se ne innamorano profondamente. 
Non può che essere così.

Il segreto cara Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore.
È allora, solo allora, che troverai il Paese delle Meraviglie.

PiccoloPrincipe è il mio Paese delle Meraviglie. 

Sognare è l’unica libertà che nessuno potrà ostacolare. 


martedì 15 settembre 2020

Post senza senso e privo di ogni logica di pensiero e di semantica (alle ore 23.38 mi è venuto questo titolo)

"La vita è davvero conosciuta solo da quelli che soffrono,
perdonano,
sopportano le avversità
e inciampano di sconfitta in sconfitta."
Anaïs Nin


Sono monotematica,
monocromatica,
monomane.
Mio Dio! In televisione è ripartita la programmazione autunnale.
Ciò equivale a dire che un altro anno è passato.
Un altro anno di fallimenti si va ad accumulare ai precedenti fratellini.
Sono diventati una grande famiglia!
Stasera non ho niente da dire. Non riesco a trovare nemmeno un titolo per questo post.
Sono sempre in attesa della mia possibilità.
Sono sempre in attesa di un messaggio che non arriverà.
Sono sempre in attesa di capire qual è il modo opportuno per rivolgersi alle persone.
Una cosa l'ho capita: la comunicazione solo tramite scrittura è incompleta.
Bisogna sentire almeno la voce di una persona a cui si vuole bene.
Osservarne gli occhi.
Solo così si può pensare di capirci qualcosa. Sperare di capire che magari quella frase è stata fraintesa, quell'atteggiamento è fastidioso. Niente di sconvolgente. Questioni di ordinaria amministrazione.
Poi, per i rapporti più profondi, più veri, ci sarebbe altro da fare e da dire.
Ma per il momento rimaniamo sul piano campagna. Iniziamo dalle indagini preliminari.
Diciamo che la parte della ricerca bibliografica è stata completata brillantemente. Abbiamo studiato le carte alla scala giusta, le sezioni, le colonne, precedenti articoli e lavori.
Ora sarebbe il momento del rilevamento in sito. 
Invece... niente. Niente di niente. Il vuoto assoluto. Pneumatico! 

Coi libri per fortuna non avverto alcun disagio. Ma lo racconto solo qui. Perché i veri lettori mi stanno antipatici.
In modo particolare quelli che giudicano tutto e tutti; che ti considerano una bestia di Satana perché hai sottolineato un libro, fatto una piega ad una pagina, hai messo quel segnalibro, non hai approfondito quell'argomento.
Ma io dico: chi può pensare di avere la formula d'oro per vivere un rapporto d'amicizia? Io e i miei amici facciamo ciò che ci aggrada di più. Se dormiamo insieme, se ci prestiamo gli abiti, se ci baciamo e abbracciamo...saranno fatti nostri, no?
Siccome è chiaro che non riesco a quagliare niente di buono e che sono un caso perso, mi sto dedicando a dei nuovi non-progetti.
La mia lista "libri da leggere prima di morire" si sta notevolmente assottigliando.
Nel frattempo però ho scovato una nuova libreria in una città vicina. Secondo mia modesta opinione è gestita da gente che non ha la più pallida idea di come ci si rivolga al pubblico, ma fatto sta che lì lavorano, io ho speso un patrimonio, e non sono sicura di volerci tornare, benché sia indubbiamente bellissima.
Ci sono titoli di tutti i tipi. Sarei rimasta lì, tra uno scaffale e l'altro, accucciata per sempre. (Non avevo ancora avuto contatti con i bipedi.) La sezione dei saggi era ricchissima.
Non hai idea di quante voci abbia sentito. In tanti mi chiamavano. Ma non ho potuto portarli tutti con me, purtroppo. Però ho finalmente trovato Ulisse. Ho completato la mia prima collezione della collana di classici della letteratura per ragazzi edizione L'Ippocampo (prima o poi pubblicherò qualche foto). Ho sentito il Profeta declamare alcuni versi. Emily raccontarmi la sua storia. Demoni mostrarmi il proprio regno. E Alice mi ha anche invitato a tornare con lei nel Paese, per una tazza di tè con la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto.
Per farla breve: in una libreria potrei entrare e non uscirne più.

Persone che non si incontreranno mai, vivono mille vite, contemporaneamente, tra le pagine dello stesso libro.
Non importa in quale epoca stia leggendo, non importa quanti anni abbia il lettore, che colore della pelle, in che lingua stia leggendo le sue pagine. Non interessa nemmeno sapere se ama qualcuno, se è single, se ha figli, lavora, è diplomato. Non importa nulla!
Quello che vogliamo sapere è se anche lui ha pianto mentre Enea porta in salvo, sulle spalle, il povero, vecchio padre, Anchise!!!
Che vita difficile quella dei personaggi dei libri.
Vivere e morire infinite volte, per infinite Anime.
Quante volte il gesto di Anna sarà stato giudicato, capito, condannato.
Ultimo avrà conquistato più ragazzi o fanciulle? 
In quanti saranno sopravvissuti al naufragio della Pequod?
Quante spade saranno state sguainate per salvare il Re?
E in quanti avranno scalato quella torre per salvare Raperonzolo?
Quante volte sarà stato gridato a Romeo: "No, non bere!". 

Non lo so cosa mi sia preso...ma stasera il mio Cuore sconfitto cerca conforto tra le braccia, tra le pagine di un buon Amico. 
E allora ho pensato a tutti quei Cuori sconfitti che popolano la Terra.
Anche loro troveranno un aiuto?






lunedì 14 settembre 2020

Michael mio - Amos Oz

 "Gli uomini forti possono fare quasi tutto ciò che vogliono,
ma anche gli uomini forti non possono scegliere ciò che vogliono."


- OZ in ebraico significa FORZA. -

Ieri ho terminato la lettura di questo bel romanzo.
Purtroppo lo avevo scelto come mio accompagnatore, durante le giornate al mare. Ma avendo trascorso poco tempo in codesta sede ho ritardato la sua conclusione.
In un certo senso ha avuto tutto il tempo opportuno per sedimentare nella mia anima.
O forse sono io che ho avuto il tempo opportuno per conglomerarmi ad esso.

Fatto sta che mi è piaciuto. Ed è una cosa che non accade spesso quando impiego tanto tempo per finire un libro.

Una volta, parlando con Persona, gli chiesi quanti libri di uno stesso autore bisogna aver letto per poter affermare che lo stesso ci piaccia.
Domanda, invero, che mi tortura spesso e alla quale cambio ripetutamente risposta.
Lui mi disse che se arrivava al secondo libro di uno stesso autore era già un miracolo!

Questo è il mio secondo romanzo di Amos Oz. Autore che aveva conquistato il mio stupido cuore già dai primi personaggi, con la bellezza della sua prosa e una rara capacità di cullare, come in una nènia, il lettore.
Anche questa volta è andata così. È stata la sua voce a rapirmi. C'è una piccola prefazione al racconto, in cui ci spiega come e perché è nato.
Hannah, la protagonista, lo ha letteralmente perseguitato per anni. Fino a quando, logorato da tanta insistenza, mise nero su bianco la sua storia.
La storia è stata dettata da Hannah. Lo scrittore ha tacitamente trascritto ciò che lei, nella sua mente, continuava a narrargli.

Hannah è un personaggio nuovo, per me. Non sono riuscita a capire i suoi umori, eppure sentivo di dover essere dalla sua parte.
Ha paura Hannah. Paura di tante cose. Di dimenticare. Di morire. Di non essere amata e di non amare con la passione e dedizione che si deve all'amore.
Michael, suo marito, non è un uomo di grandi slanci, non è un uomo di lettere, non è un uomo che può dedicare una poesia; è un geologo.
Eppure è "un bravo marito". Accudisce il loro figlioletto, è presente nelle faccende domestiche, assolve a tutti quelli che sono i doveri coniugali.
Ma allora?
Ce lo spiega in quella che è, a mio modesto parere, la prosa poetica caratteristica di Oz:

"Moriremo, Michael, io e te,
prima di toccarci almeno una volta?
Toccarsi. Unirsi. Tu non puoi capire.
Perdersi l'uno nell'altra.
Fondersi,
crescere l'uno nell'altra senza rimedio.
È difficile spiegare.
Anche le parole sono contro di me."

Povera Hannah. Agli occhi degli altri è fortunata.
Di cosa si lamenta? Perché è insoddisfatta? Dovrebbe sorridere di più. Essere positiva! Insomma, cambiare atteggiamento!

"Lo scrittore generalmente propende per il trionfo finale della luce.
Io devo ammettere di preferire le tenebre."

Sono d'accordo con te, ragazza mia. Anch'io vorrei spegnere tutto e lasciare il mondo in una perpetua tenebra.
Quello che noi vogliamo sembra essere impossibile.
Però il tuo professore disse una cosa molto bella, che mi fa sperare in una visione della vita diversa da quella che ci viene proposta. Sempre fondata su opposizioni, su "o questo o quello", su "è meglio così". Una visione di accoglienza, coesistenza, di comunione. Dove principi diversi convivono, collaborano.
Dove non ci sono antitesi, ma convergenze.

"Sia la geologia che la letteratura vanno alla ricerca di tesori nascosti,
scavando in profondità inesplorate..."

Per la prima volta ho visto contemporaneamente espresse le anime della mia formazione: la letteratura e la geologia.
Per la prima volta ho provato un moto di orgoglio per le mie passioni, per quanto non sia degne di nominarle.
Per la prima volta ho pensato di non essere tanto male.

Inoltre ho scovato un messaggio molto importante.
Spesso riteniamo che gli anni trascorrano senza che nulla cambi.
Ma i cambiamenti sono sempre in atto, a volte in modo impercettibile.
Non sono solo superficiali, spesso si realizzano nel sottosuolo, nella profondità della Terra e della nostra Anima.
C'è una ciotola incastrata tra i rami di un albero. 
Chissà come ci è arrivata lassù. Resta immobile per anni, indifferente alle intemperie e allo scorrere del tempo. All'improvviso, senza che neppure un alito di vento l'abbia turbata, la ciotola cade e si sbriciola, impattando con il suolo.
In un primo momento pensavi "fosse in uno stato di assoluta immobilità, e invece un processo continuo e segreto si era svolto al suo interno, fino alla conclusione" descritta.

Non riesco a smettere di piangere.
Ma passerà anche questa volta.
"Proprio come se io fossi sono un'invenzione della sua immaginazione", la me stessa di questo momento sarà spazzata via, o si sbriciolerà cadendo a terra.
Non ne resterà più traccia. Qualcosa di nuovo e di diverso prenderà il suo posto.

Facevi bene a ridere di me.

domenica 13 settembre 2020

Ritorno a testa bassa

“Che si abbia torto o ragione una delle cose più belle da dire è "chiedo scusa":
è come una frustata benigna al cuore.”

Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho provato a scrivere qualcosa.
La mia vita, per alcuni aspetti, credo non si possa dire cambiata.
Ma i miei studi mi hanno insegnato che i cambiamenti sono sempre in atto.
A volte sono evidenti, altre volte invece accadono in silenzio.
Siamo il risultato di forze esogene ed endogene che lavorano continuamente su di noi e dentro di noi. Crediamo di saperci difendere, di saper reagire ma ci illudiamo, più o meno tutti. Siamo semplicemente barche in mezzo al mare.
Alcuni di noi sono come il Capitano Achab, altri come il Capitano Nemo.
Ci sono anche i Jack Sparrow -pardon!- capitan Jack Sparrow!
A volte non abbiamo gradi: siamo semplici Santiago, o giovani Jim Hawkins.
Tutti, abbiamo bisogno di una rotta da seguire e una meta da raggiungere.

La mia l'ho persa da un po'. Sembra che la mia Stella non voglia brillare.
Il problema è che mi comporto male proprio con chi meriterebbe di ricevere il meglio, per quanto scarso una come me possa offrire.
Da qui il mio ritornare, ma a testa bassa.
Sono sconfitta nel corpo e nella mente.
Non sono riuscita a capire cosa fare, non sono riuscita a dare ciò che avrei voluto dare.

Che devo fare? A volte chiedere scusa non basta. A volte le persone si stancano. 
Dicono che basta fidarsi, lasciarsi andare e le cose vanno come devono andare.
A me non succede mai così.
A me succede che se non me lo dici che ci tieni a me, che non ti infastidisce la mia presenza, io penso di essere di troppo.
A me succede che se non mi rispondi ai messaggi penso che, sì sei impegnato, ma che non ti importi di rispondere.
A me succede che se mi tratti come un fumetto, divento fumetto per un po', ma poi i colori vanno via e di me non resta più traccia.
A me succede che se mi sento sola e non hai voglia di darmi un abbraccio (indipendentemente dalle misure anti Covid-19!), scivolo in un buco profondo e buio, e non ne vengo più fuori.

Sorry, it's all that you can say ed è l'unica cosa che mi sento di dirti.
Scusami se mi isolo.
Scusami se non riesco a parlarti.
Scusami se sono così inadatta da amarti profondamente ma da risultarti arida e indifferente.
Scusami se non sono capace di trattarti come vuoi.
Scusami se sono sempre di malumore.
Scusami se non mi basti mai.
Scusami per tutti gli errori fatti.
Scusami per tutti i messaggi fiume, di cui forse non hai compreso minimamente il mio sentire.
Scusami per tutte le volte che ti ho infastidito.
Scusami per tutti i pensieri che ti ho rivolto.
Scusami per averti coinvolto, quando volevi solo tenere le distanze.
Scusami per la mancanza di ironia.
Scusami per quello che ho detto e per quello che non sono riuscita a dirti.
Scusami.

Sono una persona maledettamente imperfetta e misera.
Forse questa storia non sarebbe mai dovuta nemmeno iniziare.
Non lo so. 
So soltanto che tu continui ad essere la Favola ed io un semplice e distante lettore.