domenica 27 settembre 2020

Memorie dal Sottosuolo - Fedor Dostoevskij

"Io sono una persona malata... sono una persona cattiva.
Io sono uno che non ha niente di attraente."


Sono riuscita a percorrere una delle strade del mio bivio letterario e a concludere la lettura di questo interessante e a me sconosciuto, romanzo dostoevskiano.
Ci tengo subito a dire che non sono io il delirante, isterico e nevrotico protagonista di queste confessioni. Anche se ho riconosciuto alcune similitudini con la me del passato. 
Ma procediamo con ordine.

Il libro si divide in due parti; nella prima, Il Sottosuolo, il protagonista si presenta e ci racconta la sua visione del mondo. Per alcuni tratti ci può sembrare perfido. Un uomo che usa la sua cultura e la sua intelligenza per umiliare gli altri. Le sue azioni sono dettate da consapevolezza e si rifiuta di pensare che la società possa essere legata a regole matematiche e senza volontà. Ma poi scopriamo, egli non è cattivo. Non si potrebbe definire una persona così. Le sue azioni non sono conseguenza di ciò che gli accade. Ma sono dettate dalla necessità di usare la propria volontà; un atto estremo di distacco dalla società circostante.
Il sottosuolo è la parte profonda di ogni uomo, che a volte emerge e si erge contro i costumi sociali, a volte isola completamente il cuore di ogni protagonista.
Nella condanna allo spirito del positivismo rivedo me stessa. Cieco e falso positivismo, che ci vuole tutti uguali!
L'uomo è contorto; fatto di luce e ombre. Di qualcosa di inconfessabile, di depositato sotto coltri di detriti di costumi imposti, idee preconfezionate, legami tipizzati.
Non pochi sono stati i momenti in cui ho toccato con mano umiliazione e bassezza. E mentre lo facevo, c'era una parte di me che sapeva di sbagliare.
Fortunatamente ho superato quel modo di fare. Non mi appartiene più. Non sfogo più, ciecamente e senza controllo, Cattiveria e Distruzione. Un attimo prima del tracollo, so riprendermi. Non accetto e non faccio più ciò che gli altri si aspettano, vogliono da me.

"... non c'era nessun motivo di offendersi, che era tutta una posa, e cionondimeno arrivavo a un punto tale che alla fine mi sentivo sul serio offeso.
Per tutta la vita mi sono sentito dentro, non so, come un'attrazione per questo genere di scherzi, a tanto che ho finito per perdere del tutto il dominio di me stesso."

Ancora oggi sono quella che si rifugia nei libri e nell'immaginazione. Che non è abituata a parlar con le persone. Che la realtà ancora la ferisce. Ma guarirò anche in questo.
Sono molto migliorata, e ne prendo coscienza in questo periodo.

Nella seconda parte, A proposito della neve bagnata, il nostro tormentato impiegato riporta alla luce dei ricordi del sottosuolo che condivide con noi, che siamo suo pubblico immaginario. Tutti, quando scriviamo, lo facciamo senza pensare che qualcuno possa leggere i nostri scarabocchi; semplicemente perché nel momento in cui si scrive ci si libera di un peso. E questo riportare in superficie pensieri sommersi, tradurre con un linguaggio di luce ciò che viene dal buio della propria intimità, risulta a volte delirante, intricato, senza senso.
Raccontandoci i suoi ricordi, condanna se stesso ad un giudizio negativo. Trattare male il prossimo, o qualcuno inferiore per condizione e stato sociale è becero, è maligno.
Perché farlo e poi denunciarsi? Perché maggiore è il disprezzo nei confronti della vita, delle leggi sociali false e ipocrite, maggiormente si sprofonda nel sottosuolo.


Questo libro è stato scritto da un Dostoevskij quarantatreenne (-sono ancora in tempo!-), deciso ormai a raccontare dell'intimità dell'uomo.
Rappresenta il solco nel quale ritroveremo i caratteri tipici dei suoi più importanti scritti, quelli che lo consegneranno all'Olimpo della letteratura russa.
Lisa ci ricorda Sonja; il protagonista può scegliere di agire. Non importa se sia folle o sciocco, ma proprio come Raskol'nikov, è la volontà a spingere i suoi atti.

Da questo momento in poi Dostoevskij ci accompagnerà in un viaggio nell'animo umano, illustrandoci come spesso le situazioni esterne e i sentimenti intimi gravano e influiscono sulle nostre azioni. Infatti questa narrazione non riguarda più solo dei personaggi letterari, ma coinvolge la realtà, le idee, i costumi della società.
Noi e i suoi personaggi viviamo e riviviamo con sofferente ossessione ogni singola parola.


Una parola al giorno

l. lunatica

Stasera nel cielo si è levata una Luna meravigliosa.
Non sono degna della sua bellezza, ma con essa condivido fasi e attrazioni.
Sono lunatica nell'umore e nel nome.
E col Mare vivo un amore impossibile e lontano.
Ci sfioriamo senza toccarci, ci uniamo in un riflesso.
Quando in te mi specchio, divento meravigliosa.




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