martedì 13 settembre 2022

Il Deserto dei Tartari - Dino Buzzati

 Difficile è credere in una cosa quando si è soli, e non se ne può parlare con alcuno.
Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini,
per quanto possano volersi bene, rimangano sempre lontani;
che se uno soffre, il dolore è completamente suo,
nessun altro può prenderne su di sé una minima parte;
che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male,
anche se l'amore è grande,
e questo provoca la solitudine della vita.

Caro Bloggy,
lo sanno anche i sassi: un libro, come le persone, non va mai giudicato dalla copertina. Eppure questo qui proprio non mi piaceva.
Avevo comprato il famosissimo romanzo di Buzzati solo perché entrata in libreria per bighellonare, non volevo uscirne a mani vuote. Quando ho deciso di leggerlo, ho capito già dalle prime parole che lo avrei amato.
Dino Buzzati è stato per tanti anni, tra le altre cose, un giornalista del Corriere della Sera. La noia, il rigido cerimoniale della vita notturna in redazione gli ispirarono questo romanzo. Ed io che non sono brava con le allegorie e le metafore, mi sono immersa nella sua lettura, con una curiosità e interesse che raramente ho scoperto possedere.
La storia è ambientata in un'immaginaria fortezza militare, la fortezza Bastiani, posta a presidio dei confini del regno, al limitare di un deserto. Deserto nebbioso, misterioso, quasi mitico.
Nessuno lo conosce. Nessuno lo ha mai esplorato. E a volte non lo si può vedere, celato com'è dalla nebbia. Eppure si aspetta, si aspetta l'occasione della vita, si aspetta che possa arrivare un nemico, si aspetta un trasferimento, si aspetta. Pensa, una volta scese un esercito del nord, un esercito di tartari, proprio giù da quelle montagne.
Questa attesa in un certo senso, strega il lettore e molti valorosi uomini. Che incautamente si fanno ammaliare dalla promessa di una avventura, di un conflitto, della possibilità di conquistare lodi ed onori. E così lasciano trascorrere e sfiorire la propria giovinezza.
Consumati nella speranza, consumati da una promessa.
L'amara verità è che il tempo come un fiume, scorre inesorabile, non aspetta nessuno. E l'unica cosa certa e che accomuna tutti, è la morte.
Anche il nostro eroe, Giovanni alla fine del libro, si troverà a fronteggiare questo comune destino.
E il momento è di pura magia: Giovanni sa che la sua fine è vicina ma non la teme, le sorride.
Un sorriso bambino, complice, di chi ha afferrato e custodisce un segreto unico! Il segreto della morte.
Egli muore a suo modo da eroe.
Il romanzo prende il via con Giovanni che ha avuto la sua prima destinazione: la Fortezza Bastiani. Deve lasciare la città e l'amata madre. Ma quando si congeda da lei gli vengono fuori solo frasi fatte e un un sorriso di circostanza, forzato.
Ma quello che ora illumina il suo viso è un sorriso sincero, bello.
Di chi incontra il tesoro nascosto dal segreto della vita.

Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.

C'è un momento in cui lui cerca di liberarsi dalla malia che lo aveva incatenato.
Ma tornato alla vecchia vita, scopre quello che già scoprì molte ere prima di lui Frodo: "Non si torna indietro."
Gli altri sono andati avanti, ma in un costrutto che non ci appartiene.
E non riusciamo a reinserirci negli ingranaggi del meccanismo che avevamo abbandonato.

La verità è che ci costruiamo vite e impegni per distoglierci, per non pensare all'unica cosa che accomuna tutto il mondo, e che puntuale, sempre reclama il suo prezzo alla fine del giro sulla giostra: sorella Morte.

Un libro bellissimo. Che ho apprezzato sinceramente. E di cui avrei parlato con chiunque, se fossi una che parla con chiunque.
Ho però scoperto una cosa caro Bloggy, 
leggo più velocemente i romanzi lunghi. Arranco su quelli brevi.

Buonanotte caro Amico,
e ricordati: sorridi...

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