lunedì 12 settembre 2022

Poesie - Hermann Hesse

 L'amore tuo, vedi, non voglio,
voglio soltanto saperti vicina
e che mi dia, tacita e lieve,
la tua manina.


Caro Bloggy,
in questi giorni non ti ho parlato di libri. Mi hai ascoltato raccontare cose lontane da me. Altre vite. Ma i miei, i nostri amati libri sono sempre presenti. E in questi giorni conto di parlarti di loro.
Per accogliere Settembre ho pensato fosse gentile usare la poesia e devo riconoscere che la penna di Hesse-poeta mi ha molto stupito. I temi che ho sentito più miei, lo puoi dedurre, sono quelli dell'amore, della malinconia e della morte. Che forse possono essere immaginati in un unico grande tema principale, che è quello della vita.
E in effetti, questa raccolta di poesie attraversa tutta l'esistenza di Hermann Hesse. E se conosci il tedesco suppongo si possa apprezzare maggiormente anche da un punto di vista estetico. A me, semplicemente, è piaciuta molto. Direi che è essenziale, nello stile. Eppure profonda.
Niente a che vedere con la robaccia che circola oggigiorno e che viene chiamata "poesia". E che onestamente, per la prima volta in vita mia, mi permetto di tenere lontano da me senza dare nemmeno una possibilità.
In queste poesie invece, troviamo una persona che innanzitutto sa scrivere, ha fatto dello scrivere un lavoro, un mestiere e in un certo senso una missione. Ma cosa più importante, c'è un uomo che ha cercato di comprendere il senso più profondo dell'esistenza. A volte è stato capito. Altre volte no. A me è arrivato dritto al cuore.

Nel vino e negli amici ti ho sfuggita,
poiché dei tuoi occhi cupi avevo orrore,
io figlio tuo infedele ti obliai
in braccia amanti, nell'onda del fragore.

Ma tu mi accompagnavi silenziosa,
eri nel vino ch'io bevvi sconsolato,
eri nell'ansia delle mie notti d'amore
perfino nello scherno con cui ti ho dileggiata.

Ora conforti tu le membra mie spossate,
hai accolto sul tuo grembo la mia testa
ora che dai miei viaggi son tornato:
giacché ogni mio vagare era un venire a te.
(alla Malinconia)

Hermann Hesse si interroga sul senso della fugacità del tempo.
Non può fare a meno di chiedersi come sia vivere per sempre. Ma "amata" definisce la Morte, che spera arrivi a prenderlo. Perché il vero senso della vita è il suo compimento.

In questi giorni ho un umore orribile. E sai che novità.
Credo di averne diritto. Ma domani mi passerà, non ne vale la pena.
L'unica cosa che ancora mi dà speranza, è la morte. E per un certo verso la sento vicina.
Non so come spiegarmi ma è come se fosse l'unica cosa che mi possa aspettare.
Per darti la misura del mio stato: mi ha scritto Persona e il mio cuore non ha detto niente.
Lo sappiamo che non gli importa di noi. Quindi abbiamo imparato a non fiatare più.
Non raccogliamo provocazioni, non ci innervosiamo, non ci lamentiamo. Niente.
Cuore ed io siamo stanchi e a pezzi non si va da nessuna parte.
Letteralmente.
Ogni due passi: "Fermi tutti! Ho perso questo!"- "Scusami, è tuo questo pezzettino?".
E quindi si perde tempo nel recuperare e cercare.
Ecco perché ci siamo comportati stupidamente con Persona.
Siamo a pezzi, non tratteniamo più nulla; siamo un recipiente che non trattiene nulla, tutto scivola via e noi ci svuotiamo.
Questa è la sensazione: un vecchio sacco di tela bucato e rammendato, completamente vuoto.

Buonanotte Bloggy

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