domenica 31 dicembre 2023

San Silvestro

 Se ti fermi un momento a rifletterci questa frenesia da ultimo dell'anno è proprio assurda!
In Oceania è già iniziato l'anno nuovo e il pensiero che poche ore possano fare la differenza sulla mia sorte prossima, mi strappa un sorriso.
Eppure non resisto. Ci casco tutti gli anni. Stessa emozione. Stessa attesa.

Ho scritto le ultime pagine del vecchio diario, che mi sentivo Frodo mentre finisce il suo racconto del Signore degli Anelli; e questa volta ho già pronta l'agendina dell'anno nuovo.
Sono riuscita a creare un bel panzerotto ripieno anche questa volta.
Cosa accadrà l'anno prossimo? Quanti sogni, quante speranze.
Ma di loro ne parlerò tra qualche ora.
Oggi voglio salutarti 2023 e dirti grazie!
Perché di tutti i fratelli che ti hanno preceduto dal 2017 in poi, tu sei stato il meno severo e il più sereno.
È difficile da spiegare: nell'atto pratico la mia vita non è cambiata. Ma io ho iniziato ad apprezzarla. Ho iniziato ad amarla. E lo devo a te, 2023.
Sei stato un dono. Dall'inizio alla fine. Ogni singolo giorno, ogni singolo passo fatto, ogni "misurazione della pressione" sono stati dei regali preziosi.
La mia splendida famiglia è ancora tutta unita. Cugina ed io abbiamo cementificato la nostra amicizia. C'è un cucciolo nuovo nel gruppo. Persona non è più così distante come pensavo, ma direi che a modo suo (non certo mio) abbiamo stabilito una specie di rapporto. Ho vissuto dei giorni sereni. Ho letto dei buoni, anche se pochissimi, libri. Sono stata in dei posti di mare meravigliosi. Ho conosciuto un riccio e un pettirosso. Ho anche perso una persona importantissima, e questo fa molto male. Ma ho imparato a convivere con il mio dolore, senza lasciarmi da esso sopraffare.
Lunga è ancora la strada da percorrere per trovare un po' di felicità e soddisfazioni, ma mi sono sentita prendere per mano e ho sentito che qualcuno mi aiutava a muovere i primi passi.
Sono lieta per questo.
E oggi ti saluterò 2023 grata e serena.

In rete ho trovato alcuni piccoli gesti che si possono eseguire per lasciare andare il Vecchio anno.
E per sorridere un'ultima volta insieme, sono qui a condividerli.

Piccoli modi per attirare la fortuna e salutare la notte di S. Silvestro:

1. Indossare qualcosa di rosso e di nuovo
Il perché del rosso è da sempre simbolo di buona sorte. Già nelle usanze degli antichi romani era un colore associato al prestigio, al potere. Gli Imperatori non a caso, usavano il mantello rosso durante il Capodanno.
 Con il Medioevo le cose cambiano un po'. Il rosso diventa il colore per allontanare gli spiriti maligni e le streghe.
Oggi è un colore beneaugurale portatore di ricchezza, fortuna e salute.
E lo confesso: ho regalato a tutta la famiglia un capo di intimo rosso!
Non sono io: è la tradizione che lo impone!
Va regalato! E mai più indossato nelle future vigilie di Capodanno (in altri giorni si può).
Naturalmente va bene qualunque cosa, l'importante che sia da indossare.
Largo quindi a cravatte, fermacapelli, maglioncini, gonne, ecc. purché di colore ROSSO!

2. Mangiare cibi beneauguranti
E qui le tradizioni si sprecano. Che siate in tanti, o come me pochissimi, sulle tavole imbandite non possono mancare i cibi portafortuna!
Cotechino con lenticchie, uva, melagrane, frutta secca.
E che vi sia una pioggia di fortuna e ricchezza. Aggiungo salute e serenità per il mondo intero!
Mi raccomando il brindisi a mezzanotte con lo spumante, o con qualcosa che faccia il botto per scacciare paure e timori.
Vietati i crostacei: quelli hanno il brutto vizio di camminare all'indietro. Noi invece vogliamo andare avanti!

3. Botti e fuochi d’artificio
Qui lo dico e non lo nego: forse questa tradizione è oggi la più antipatica da ricordare. Non è ecologica e nemmeno animalista, ma dobbiamo riconoscere che ha ancora un certo fascino.
Luci e rumori aiutano a illuminare il nostro futuro sconfiggendo le tenebre e la negatività.
Però lasciamolo fare ai professionisti. Noi possiamo accendere per un momento, tutte le luci della casa.

4. Uscire di casa con dei soldi in tasca il primo di gennaio
Così se abbiamo fallito le usanze della notte, possiamo ancora attirare buona sorte e denaro in abbondanza, il mattino del Primo dell'anno.
Attenzione, però, alla prima persona in cui ci imbattiamo dopo lo scoccare della mezzanotte! La buona fortuna sarà assicurata incontrando una persona anziana, simbolo di lunga vita e prosperità.
E se del sesso opposto al nostro, ancor meglio.

Naturalmente sono solo tradizioni. Simboli.
Non dobbiamo crederci fedelmente. Ma solo usarli per sorridere e prenderci un po' in giro.

Ancora grazie 2023, grazie a tutti quelli che ogni tanto sfiorano questo posto omerico.
A voi tutti auguro una serena e felice notte di San Silvestro.
I miei pensieri e il mio cuore vanno anche alle persone che non sono qui.
Ai malati in ospedale e a casa; alle popolazioni vittime della guerra; a tutti coloro che hanno subito violenze; ai disoccupati; agli orfani; a chi è solo al mondo; a chi ha perso l'amore della propria vita; a chi è stato tradito; a chi ha perso una persona cara; a chi è depresso; a chi è triste: la luce splenderà anche per noi tutti.
Che la Pace torni a regnare nei nostri cuori e sulla Terra.

Buon ultimo giorno del 2023

sabato 30 dicembre 2023

Pace

 Caro Blog,
a volte mi comporto proprio come una bambina. Sono veramente un'illusa, ma da un po' di tempo la prima azione che compio al risveglio, è quella di controllare le notizie.
Attendo con ansia l'arrivo della Pace. E ci credo. Ci spero.
Mi sono imposta come persona che ha una fede, anche se sgangherata e malmessa, di credere.
Ho l'obbligo morale di credere nei miracoli.
Ed è così che sto vivendo questi giorni di festa: con Gesù Bambino nel cuore, in attesa della pace in tutto il mondo.
Penso all'Ucraina, ad Israele e alla Palestina. 

Non ti annoierò con le mie teorie. Non mi piace trasformare un campo di guerra in un campo di calcio, come se potessi appartenere ad una tifoseria o ad un'altra.
Ho rubato ad una persona che conosco il libro di Marco Travaglio. Io, per me, non lo avrei mai comprato. Ma mi ha incuriosito e ho cercato di leggerlo, visto che non mi è costato nemmeno un centesimo.
Non mi è piaciuto come ha parlato del 7 ottobre 2023. 
Ma devo ammettere che è riuscito in poche pagine a riassumere quella che è una situazione storica e politica, complessa e logorante.
Non c'è una morale. Non punta il dito contro qualcuno. Devo ammettere che è stata una lettura, triste, sfiancante, ma doverosa.
Le persone, come sempre, i comuni cittadini continuano a pagare un prezzo altissimo, mentre alle loro spalle c'è chi fa discorsi, tesse trame e cura interessi (personali).
Lo stesso accade per il popolo ucraino. E forse anche il popolo russo non ne può più.

Chi ci salverà dalla miseria, dalla morte, dalla carestia? Dio mio, conosco il libero arbitrio, ma credo nei miracoli. E prego affinché tu riesca a sciogliere il cuore di ghiaccio dei potenti.
Mi aspetto di vedere finalmente gli uomini di tutto il mondo vivere in pace.
Magari ci saranno sempre persone più fortunate, più ricche e privilegiate.
Ma credo nel sogno di un mondo equo. E senza guerre.

Che la pace sia il regalo del nuovo anno.


mercoledì 27 dicembre 2023

Un vaso d'alabastro illuminato dall'interno - diari George G. Byron

 Questo diario è un sollievo. Quando sono stanco - cosa che capita spesso -
eccolo saltar fuori, e tutto ci finisce dentro.
Ma rileggerlo sarebbe troppo - e Dio solo sa quante contraddizioni racchiuda.

Caro Blog,
non ho pubblicato nemmeno una foto natalizia. L'occasione me la fornisce Lord Byron, nostra vecchia amicizia.
Questo libro è stato molto illuminante. Per una volta un grande scrittore mi è apparso come una persona comune. Che scrive sul suo diario tutto quello che gli viene in mente: dall'incontro della sera prima, all'opinione su un'opera vista a teatro. Esattamente come accade per chiunque abbia un diario o un blog personale, anche Lord Byron si trova spesso a sfogare la sua frustrazione, i suoi timori, in generale il suo umore. Ritengo sia una caratteristica molto bella e umana, e ho constato che me lo ha reso ancora più simpatico. Lord Byron è ufficialmente un nostro amico. Lo abbiamo conosciuto in diversi momenti della vita e lo abbiamo potuto apprezzare anche in giorni "no". In quei momenti in cui anche un uomo, un ragazzo straordinario e di pregio come lui, doveva sentirsi solo e inadeguato:

Cosa diavolo ho che non va, io mi domando e dico!
Non riesco a fare niente e, per fortuna, non c'è niente da fare.

In questi momenti umani, di indicibile tristezza e irrinunciabile ironia, vedo il potere e il fascino del Byron "irresistibile". Naturalmente non mancano anche racconti più intimi della sua vita, diciamo "di conquista". Racconti sul quotidiano. Racconti sulla lavorazione di un progetto.
Il titolo è emblematico. Dovrebbe averlo detto Walter Scott quando si conobbero e Byron lo ripete anche in un verso del Don Juan.
La bellezza e la capacità di diffondere una luce soffusa, rendono questo materiale prezioso e molto usato nell'arte. E forse Scott vedeva in Byron una persona preziosa e pura, che illuminato dall'interno mostra anche le imperfezioni della sua matrice.
I diari di George Byron sono proprio la luce su ciò che aveva interiormente il poeta e scrittore inglese. E quella stessa luce lo attraversa, illuminando, a sua volta, il mondo.

Una lettura piacevole e personale. 
Non credo sia facilmente vendibile con gli amici, al bar, sorseggiando un caffè. Quindi rimane una conoscenza propria, di chi lo legge. Un vaso chiuso. Prezioso.
Per capirlo appieno dobbiamo partire da una considerazione importantissima: delle opere di Lord Byron non molto è arrivato a noi. Innanzitutto perché lo stesso autore non ne era mai soddisfatto e spesso bruciava ciò che scriveva. (In molti passaggi del suo diario si parla di qualcosa di scritto e gettato nel camino.) E poi perché alla sua morte, i suoi parenti bruciarono ciò che aveva scritto, temendone i contenuti. Pensavano che il Lord fosse omosessuale (in realtà fu onnisessuale), e che avesse scritto qualcosa di "scandaloso" che avrebbe potuto rovinare anche la loro reputazione.
Pochi carteggi sono tuttavia sopravvissuti. E possiamo ritenerci fortunati ad avere oggi questa edizione, proposta da Adelphi: il diario che Byron indirizzò alla sorellastra Augusta e che scrisse partendo dalla fine del 1813 fino a poche settimane prima di morire.
Non dimentichiamo che Byron è morto quando aveva solo trentasei anni, mentre inseguiva un ideale. Quello del popolo greco in particolare, gli è costato la vita.

Aiutandoci con l'Indice possiamo riconoscere in particolare quattro momenti:
- il diario londinese (novembre 1813, aprile 1984): leggiamo di un giovane scrittore e la sua vita tra circoli letterari, appuntamenti, incontri. Giovane, famoso e affascinante, non nasconde una certa arroganza e sicurezza in sé stesso;
- il diario alpino (18-28 settembre 1916): reduce della famosa disputa letteraria con i coniugi Shelley e Polidori a villa Diodati, si rifugia in una vacanza alpina nei pressi di Ginevra e ne scrive ogni dettaglio da raccontare alla sorellastra;
- il diario ravennate (gennaio-febbraio 1821): qui prende contatti con la carboneria romagnola;
- pensieri slegati: la parte per me più difficile da leggere;
- il diario di Cefalonia (giugno 1823, febbraio 1824): qui emerge l'amore di Byron per la libertà dei popoli. Non posso non ricollegarmi a quanto scrissi tempo fa: forse in quest'ultima campagna, Byron cercava anche altro.

 Ciò che rimane in me di questa lettura è quindi una sorta di scoperta straordinaria.
Che non potrò raccontare a nessuno.
Come quando vedi per strada un pettirosso: un incontro privilegiato, che non puoi raccontare, perché nessuno potrebbe capire ciò che hai provato.

lunedì 25 dicembre 2023

Buon Natale

Caro George, ricorda che nessun uomo è un fallito se ha degli amici.
P.S. Grazie delle ali!
Con affetto, Clarence.
(La vita è meravigliosa)

Caro Blog,
BUON NATALE!
Ho trascorso una giornata serena e bella; non accadeva da tempo, ho perso memoria dell'ultima simile.
Sono stata con la famiglia.
I nipotini sono cresciuti e con me non trascorrono più il loro tempo come in passato.
Ma è normale. Mi sento comunque fortunata a vederli crescere.
Forse Clarence ha ragione, una persona con molti amici è una persona di valore.
Quindi il mio valore è piccolo, ma di qualità.
È un pensiero, tutto sommato, piacevole.
E sono certa di non essere la sola.
Anche tu conti come amico, e amici sono tutti coloro che si fermano qui, un momento, a riprendere il fiato dalla vita.
A tutto il mio mondo virtuale e immaginario, auguro un sereno Natale.
L'idea che un bambino sia nato per portare luce e speranza, mi riempie il cuore di gioia.
Lo ha fatto per ognuno di noi. E abbracciando i miei nipotini sento che lui si nasconde tra le pieghe dei nostri cuori, un po' sgualciti e un po' rammendati.
Un momento prezioso per non pensare ai propri problemi, ma per essere solidari con chi soffre, con chi è solo.
Per sperare nella pace ed in un futuro migliore.
Per me il Natale è proprio speranza; è la volontà di far brillare un po' di luce nel mio cuore spento e stanco.
Spero che sia stato un Natale sereno per tanti.
Un pensiero a chi soffre, a chi è in ospedale, a chi è sotto le macerie della guerra, a chi ha perso il lavoro, a chi ha lavorato, a chi è solo, a chi ha perso una persona cara, a chi è stato lasciato dall'amore.
A tutti vorrei dire: Gesù è con noi.
Anche con chi non crede. Non importa. Il Natale è amore. Quindi è di tutti.
Dobbiamo fare in modo che diventi anche per tutti.

Buon Natale

lunedì 18 dicembre 2023

Confusione di stelle - Alda Merini

 Caro, io e te siamo soli,
                        i nostri profili si stagliano contro il vento
da innumeri anni ormai,
                        ci teniamo per mano
          come andassimo al giudizio di Dio
             che tarda troppo a venire

Caro Blog,
voglio concludere questo scarno anno di letture con la poesia. Non è il mio preferito, ma questa raccolta di poesie dedicata ad Alda Merini è davvero molto interessante e se sei un appassionato della poetessa dei Navigli, non puoi farti scappare questi inediti.
La raccolta è stata curata da Riccardo Redivo e da Ornella Spagnulo che ci regalano una generosa introduzione all'opera, a mio avviso, nuova e fuori dagli schemi.
Grazie al loro intervento abbiamo tra le mani informazioni personali della poetessa che se possibile, la fanno amare ancor di più.
Le poesie sono il frutto di una lunga e precisa ricerca tra inediti e lettere scritte a diverse importanti persone della vita della Merini.
In maniera particolare ricordo Orneste Macrì, intellettuale amico della Merini, che conservava faldoni pieni zeppi di lettere, poesie, santini, fotografie e articoli di giornale indirizzatigli proprio da Alda Merini.
Sinceramente non sono poesie che mi sconvolgono, ma mi hanno consentito di conoscere un po' di più Alda Merini.
Forse quelle che preferisco sono quelle dedicate al secondo marito, il medico poeta Michele Pierri.
Ed è questa la storia che ti racconto brevemente.
Quando si sposarono lui aveva 85 anni, lei 53.
Agli occhi del mondo sembro un azzardo, una burla, un matrimonio farsa!
Ma come spesso accade, il mondo che giudica solo guardando l'esteriorità si sbagliava.
Quel matrimonio era fondato su un comune e sincero sentimento di stima e amore.
L'amore può essere declinato in modi infiniti, che non sta a me in questa situazione, specificare.
Ma la verità è che Alda e Michele avevano iniziato un lunghissimo e profondo colloquio telefonico, durato senza interruzioni, per quattro anni. 
Al centro di questo colloquio c'era la poesia, ma poi la solidarietà, l'amicizia, il sostegno, il rispetto.
A me non sembra difficile pensare che poi sia diventato amore.
Pochi sono gli anni insieme perché Michele era anziano e malato.
Ma sono stati anni felici.
In cui Alda riesce a risollevarsi dalla malattia, dalla povertà, dal dolore della vedovanza (il primo marito era morto dopo una lunga malattia).
Taranto, la città di Michele, aveva accolto Alda e fatto da sfondo a quell'amore sublime e assoluto. E in questi anni felici la poetessa compone le liriche che hanno poi conquistato definitivamente il suo pubblico.
Quando Michele muore, Alda torna ad essere sola e al buio.
La malattia mentale che sembrava averle concesso una tregua, si riaffaccia prepotentemente nella sua vita.

In un certo senso la vita di Alda Merini si divise tra un dentro e fuori il manicomio.
A differenza di chi ancora oggi cerca di nascondere, come fosse una colpa, un delitto, lei divenne orgogliosa paladina della malattia mentale e di chi, come lei stessa, patì le torture del manicomio.
Non mi sento di definire "cure", quelle che le furono somministrate negli anni sessanta.
In Italia dovemmo aspettare l'arrivo del dottor Basaglia negli anni 70 per vedere un cambio di registro.
Alda Merini la ricordo in modo offuscato, in un'intervista da Maurizio Costanzo.
Lei parlava della sua malattia con parole forti ma modi gentili.
Questa invece è un'immagine che mi è rimasta dentro.

Penso che la base della follia sia questa continua frustrazione dei rapporti.
Questo emarginare la persona ritenuta malata.
Il giudizio sulla persona malata di solito viene da persone che non sanno assolutamente che cosa sia.

Oggi non so dirti se le cose siano diverse.
Se siano cambiate realmente o solo esteriormente. Qualcosa si muove; c'è sempre chi lotta per la giustizia. Ed è forse questo che salva tutto.

Ogni giorno cerco il filo della ragione,
ma forse non esiste o mi ci sono aggrovigliata dentro.

domenica 17 dicembre 2023

Mr. Grinch

 Caro Blog,

mancano otto giorni al Natale.
Il centro commerciale, i negozi del centro sono presi d'assalto per i regali.
Che siano piccoli o di valore, c'è una frenesia in giro che fa quasi paura.
Osservavo gli scaffali dei negozi: sembra quasi che abbiano subito un saccheggio.
Le persone addette alle vendite hanno impresso sui loro volti, il segno di quanto debba essere stressante lavorare in questi giorni, a stretto contatto con tanta gente.
Ed io come sto? Ad oggi mi sento tranquilla. Non ho voglia di stressarmi per queste cose.
Ciò che riguarda l'esteriorità del Natale per me si traduce nell'accendere lucine di tutti i tipi.
In questo momento sto scrivendo con la luce spenta; mi aiuta quella del monitor.
Nel buio la giostrina natalizia proietta ombre colorate e danzanti.
In un altro angolo invece, sembra che abbia preso dimora un lembo del cielo stellato.
Guardo la piccola grotta ancora vuota e prego per la pace.
Ecco il mio Natale.
Luce, attesa e speranza.

Le cose vanno esattamente come devono andare. Non è vero che "volere è potere". Per chi è solo come me, non si muove mai nulla. Ma cerco di rimanere pacata. Ho un po' di calma nel cuore e la proteggo con determinazione.
Nel mio stato nulla attira la mia attenzione; quello che desidero non può essere impacchettato; il mio corpo si rifiuta di fare qualsiasi cosa.
Allora mi sono sistemata sul divano per guardare un film; ho scelto la compagnia del Grinch e ho contrastato le lacrime che tentavano di affacciarsi quando il cuore del Grinch "aumenta di tre taglie".
All'improvviso un messaggio inaspettato di Persona.
Sapessi quanto mi fa piacere. Mi riscalda dentro. Altro che tre taglie! Il mio cuore si espande a circondare il mondo!
Sono solo battute di pochi messaggi.
Poi vola via.
Questa volta in quei pochi messaggi ci ha messo un po' di sé. Oh, beh, almeno così ho letto io! Ma con lui non posso andare oltre la superficie.
Sarò stata influenzata da Mr. Grinch?
Pensavo:
- se ad una persona le dici sempre che è brutta e cattiva, quella lo diventerà quasi sicuramente;
- un solo atto d'amore può essere più violento di una intera vita di odio;
- ci si può sentire molto soli a volte, nei giorni di feste;
- se sei una persona sensibile, vedi solo le mancanze, le persone che non ci sono più, le persone che si sono allontanate;
- gli auguri di sconosciuti sono tutti uguali, aridi e chiaramente non sinceri;
- sembra che nessuno parli con il cuore;
- tutti vogliono divertirsi per forza e sembrare "natalizi".
Ciò è a trattati ingiusto e oggettivamente irritante.

Crescendo ci ritroviamo ad "odiare tutto e tutti più del solito" nel periodo natalizio.
Forse per quello che ho scritto? Perché tutti pensano a fare un regalo, ma senza pensare al regalo. Comprano, spendono soldi, ma non c'è quasi mai un intento gentile a muovere il dono. L'attenzione è focalizzata sul punto sbagliato: "smaltire la lista".
Il dono di Natale dovrebbe essere intenzionato ed attento alla persona destinataria del pacchetto.
Tempo fa fui anch'io tra quelle persone che ebbero un dono di circostanza. E ci rimasi molto male. Non avevo torto, ma oggi mi comporterei diversamente.
 
Questo Natale è un dono. Cercherò di non essere troppo "me".
Solitamente sono una brutta Grinch. Oggi voglio essere il Grinch finale, che affetta il tacchino, scherza con tutti e canta intorno all'albero di Natale.
Vorrei anche essere una piccola Cindy Lou con chi ne ha bisogno. 
Ma ho smesso di farmi illusioni. Nella realtà nessuno vuole essere disturbato.
Posso solo modificare me stessa. Ed è quello che farò.

Caro PA,
avrei voluto chiederti il perché di quella frase.
Cerco di capire se è solo un modo di dire. Ma tu non sei tipo da usare le parole con leggerezza. E a volte ho paura che tu sia più solo di quello che lasci intendere.
E quando dico "solo" non intendo dire che tu non esca, non conosca gente. Anzi! C'è perfino troppa gente che ti circonda. Ma persone?
Ci sono giorni come questo in cui mi chiedo se anche tu non senta quella solitudine che tormenta il mio cuore.
Se così fosse, mi piacerebbe dirti che ti ascolto, che ci sono. Lo so, non sono in grado di capirti, ma ti ascolterei lo stesso.
Alla fine ti offrirei qualcosa da bere o da mangiare e ti costringerei a girovagare per vedere le luci natalizie.

Nella realtà ascolto il tuo silenzio. E rimango al mio posto.
È quello che vuoi. È quello che posso fare.
La giostrina ha terminato il suo giro.
Spengo le stelle.

Buonanotte Mr. Grinch.

giovedì 14 dicembre 2023

Dolore e Ragione - Iosif Brodskij

 Ormai il verbo è soltanto suono:
denota una reazione in cui la componente animale
prevale nettamente su quella razionale.


Caro Blog,
tempo fa e ora che scrivo mi sembra trascorso un secolo, ma in realtà sono passate solo alcune settimane, ho finito la lettura di questo libro di cui, lo confesso immediatamente, ho mancato il suo cuore.
Posso raccontarti la sua struttura, la sua esteriorità. Descriverti il colore dei suoi capelli. Ma come nelle descrizioni importanti di un amico, non posso raccontarti la sua anima, il suono della sua risata, né le pieghe intorno agli occhi mentre sorride.
E questo perché non lo conosco abbastanza; me ne dolgo, ma è un dato di fatto: non lo conosco affatto.
Quindi il mio viaggio inizia con la consapevolezza che sarà un racconto mutilato.
Potrei consigliarti una ricerca su altri blog; ma credo che non troveresti la chiave giusta per accedere al tesoro nascosto in questo libro.
Il consiglio vero è, invece, di recarti in libreria, acquistarne una copia e cercarti un posticino tranquillo per fare la sua conoscenza -mi raccomando!- senza essere disturbati. Lentamente si schiuderà davanti a te una caverna di tesori degna di Alì Babà!

Dal canto mio, visto che ci sei, ti darò qualche approssimata informazione.
Innanzitutto il suo autore, Iosif Brodskij è una di quelle persone che non si incontra tutti i giorni. Per amore di definizione possiamo dire che è stato ufficialmente poeta, saggista e drammaturgo.
Russo per nascita, naturalizzato statunitense è considerato uno dei maggiori poeti russi del XX secolo.
Vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1987 e fu nominato poeta laureato qualche anno dopo.
Studente di medicina per qualche anno, fu poi tornitore, fuochista, guardiano di un faro e partecipò anche a spedizioni geologiche in Sacha-Jacuzia ed in Siberia.
A me è venuto il fiatone scrivendo!
Nel mentre è impegnato a vivere mille vite, legge di tutto e scrive, scrive tanto.
Presto verrà raggiunto dalla censura sovietica che lentamente diventerà carcere ed esilio dalla madre patria.
Soffrirà di cuore e almeno una volta avrà tentato il suicidio. Quando morirà nel gennaio del 1996 a soli cinquantasei anni, viene da pensare che avrà avvertito nel suo corpo e nell'anima una stanchezza da Matusalemme!!!

Il libro di cui parliamo oggi è l'ultimo da lui scritto e fu pubblicato nel 1995, poche settimane prima della sua scomparsa. Da molti è quindi considerato una sorta di opera testamentaria.
È divisa in sei capitoli che raccolgono riflessioni e dialoghi dell'autore con chiunque sia disposto ad ascoltarlo.
Le prima parole scritte sono un omaggio al suo Paese, alla sua Russia, anche se in realtà non la nomina mai. Sembra che siano gli anni del dopoguerra. E in modo clandestino, entrano nel territorio comunista oggetti e libri della cultura occidentale, americana per lo più.
In questa atmosfera, anche una scatoletta in latta può diventare un oggetto di culto per un bambino.
Scrive Roberto Calasso: "Una prosa dove a ogni passo, a ogni frase, il pensiero può trasportare il lettore molto lontano, come su un tappeto volante."
Ed è proprio così.
Siamo con il nostro libro in mano a immaginare le scene di vecchi film in bianco e nero, a ricostruire i dialoghi di quei personaggi dagli sguardi languidi e profondi, quando ci ritroviamo catapultati su un palcoscenico, disturbato dalla nostra presenza, ché in situazioni normali è vuoto, e che se avesse coscienza giudicherebbe una scocciatura la nostra presenza.
E da qui prende il via un'immodesta proposta.
Brodskij novello poeta laureato, parla della sua materia preferita: la poesia.
Siamo nel 1991, in occasione della sua designazione a poeta laureato dalla Library of Congresso di Washington.
Vale la pena di leggerlo tutto.

La poesia dovrebbe essere disponibile in una quantità di gran lunga superiore a quella attuale. Dovrebbe essere onnipresente come la natura che ci circonda e da cui la poesia deriva molte delle sue similitudini...

Suggerisce di produrre libri di poesia come fossero auto, che però ci trasportano in luoghi più distanti; immagina libri di poesia in farmacia, per abbassare la spesa degli psicofarmaci.

Ci spiega che la forma lirica è la forma di linguaggio per antonomasia. Se rinunciamo ad essa, allora rinunciamo all'evoluzione.
Ci condanniamo a gradi inferiori di articolazione, al grado del politicante, del commerciante o del ciarlatano.
Essa è l'unica assicurazione contro la volgarità del cuore umano.

Leggere poesia è una forma assai economica di accelerazione mentale. Entro uno spazio ridottissimo una buona poesia abbraccia un immenso territorio mentale, e spesso, verso l’epilogo, offre al lettore un’epifania o una rivelazione.

In chiusura ci regala una perla meravigliosa: I libri trovano i loro lettori. Ecco, nel mio caso effettivamente mi ha trovato che girovagavo in libreria alla ricerca di un'edizione non troppo costosa degli Adelphi. E quel dolore in copertina, mi ha chiamato più della ragione.

Scendiamo dal palcoscenico. Troviamo Iosif seduto alla scrivania, mentre scrive tutto assorto in sé stesso, una lettera. Sbirciamo oltre la sua spalla e leggiamo: Mio caro Orazio...
Siamo nuovamente in viaggio: lontano nello spazio e nel tempo. 
Ma non è ancora finita.
Abbiamo ancora tempo per meravigliarci.
Gli ultimi tre capitoli, così da me impropriamente chiamati, ci portano a conoscere tre maestri del panorama poetico-letterario: Robert Frost, Thomas Hardy e Rainer Maria Rilke.

Poeta del mondo rurale, Frost, poeta premodernista Hardy, con entrambi Brodskij ci dimostra l'importanza del linguaggio poetico.
Il saggio dedicato a Frost dà il nome al nostro libro, e analizzando la sua poesia ci mostra come dolore e ragione possano entrambi essere cibo per il linguaggio e quindi linfa vitale della poesia.
Con Hardy la musica è diversa. Chiamarlo poeta può essere deviante. Lui non è il fragile, tubercolotico che scrive nel freddo di una soffitta. Ma un uomo ben lucido, sempre più scontroso che riesce a dirvi qualcosa della vostra vita a prescindere dal luogo e dal tempo in cui visse la sua.

E alla fine di questo lungo viaggio arriviamo a Novant'anni dopo, quando nel 1904 Rainer Maria Rilke scrive Orfeo. Euridice. Ermes 
proprio così, senza il punto fermo dopo il nome del dio.
Immaginando ascoltare Brodskij che svela a piccoli passi questa poesia stupenda, mi sono venute le lacrime agli occhi.
Lo fa senza tecnicismi, senza usare paroloni. Lo fa rendendola accessibile a chiunque!
Brodskij stesso mi sembra diverso in queste ultime pagine.
Probabilmente dipende dal fatto che ora abbiamo davanti a noi il mito con tutto il peso del suo essere eterno, e perché sappiamo bene che qualsiasi sfida agli dèi conduce ad un’inevitabile sconfitta. Eppure siamo incollati a queste pagine, ad ascoltare ancora una volta la storia di Orfeo, del suo amore e della sua sconfitta.

Un libro che parla di libri; a me è piaciuto molto.


p.s. Ho fatto una piccola ricerca. Se te lo stessi chiedendo: dicesi poeta laureato il poeta ufficialmente premiato da un sovrano o da un governo con l'alloro poetico e pertanto investito del compito di comporre opere per eventi ufficiali o celebrative di personaggi legati al governo stesso.

In una fredda mattina di Dicembre

 Caro Blog, 

mancano diciotto giorni alla fine del 2023.
Siamo alle solite, inevitabilmente si formano dei pensieri nella mente.
In realtà è già da un po' che sento i bilanci bussare alla porta della mia coscienza.
Non ho molta voglia di aprire loro, ma so che farlo mi aiuterà a crescere quantomeno in consapevolezza.
Ed eccomi qui a dire che mi sento "cresciuta" emotivamente.
Non perseguito più Persona (lo facevo solo mentalmente, con discorsi immaginari: ho smesso), non gli imputo la responsabilità delle mie pene d'amore e cosa più importante, scrivo meno e quindi rimugino meno sui miei fallimenti.
Anche con gli altri ho un atteggiamento diverso; non mi aspetto più nulla da nessuno. Quindi le loro piccole bugie, le parole sgarbate o la totale mancanza di riconoscimento nei miei confronti, non mi ferisce più.
Ciò che ancora non riesco a sistemare è la stabilità economica.
Ma continuo a nutrire la Dama Speranza e a credere nel Cavalier Destino.
Perché quello che mi è accaduto in questo anno mi ha dimostrato che dobbiamo vivere e impegnarci, ma il risultato finale non dipende da noi.
Che l'impegno serve a non scoraggiarsi e a non perdere la lucidità occorrente per affrontare la Vita.
Ma le cose accadono perché devono accadere.
Negli ultimi anni l'avevo proprio persa Lucidità! Smarrita! Forse era finita sulla Luna; tutto mi sembrava buio e inutile.
Ma in questi mesi ho imparato! Ora so rialzarmi; non mi lamento, vado avanti.
Le Sirene del malcontento, del "ma perché a me?", "perché non muoio?" non hanno più la forte presa di un tempo. Come una novella Ulisse, ancora sento le loro voci, ma la mia forza interiore sta riemergendo come un'onda alta e voluminosa. E lentamente la malia sta svanendo.
Penso che riprenderò a scrivere con più frequenza. Indipendentemente dai libri letti.
La lettura è stata blanda. Concluderò il 2023 con il numero più basso di amici frequentati.
Ma va bene così. Anche questo ha contribuito alla mia crescita interiore.
Il progetto per il prossimo anno si presenta impegnativo.
Ma io devo affrontarlo con serenità e senza paura.
Paura...già lei. Terribile parola!
È stata compagna silenziosa, che mi ha seguito ovunque negli ultimi cinque anni. Mi ha legata, bloccata, incarcerata. Ma io bendata, non capivo chi fosse il mio carceriere!
Ora è giunto il momento di spezzare questa catena, liberarmi da questa prigione.

Buon Dicembre caro Blog.
Buona preparazione al Natale caro Amico silenzioso e sempre accogliente.

mercoledì 29 novembre 2023

I ragazzi che amavano il vento - SHELLEY, KEATS, BYRON

 Non riesco mai a far capire alla gente
che la poesia è l'espressione di uno stato di eccitamento passionale,
e che non esiste una intera vita di passione, così come non si può avere un continuo terremoto,
o una febbre eterna.
A parte tutto, chi riuscirebbe a radersi in simili condizioni?
(Lord George Gordon Byron, 1788-1824)

Il freddo è infine arrivato a sferzare anche le coste della mia terra. Non c'è niente di più piacevole che accoccolarsi sotto una coperta, con una tazza fumante tra le mani, leggendo un libro di poesia. (Qualcosa di meglio ci sarebbe; è più un qualcuno ma limitiamoci a raffigurazioni solitarie e realistiche.)
Continuiamo: mentre la pioggia batte sui vetri delle finestre (sporcandole! È ancora valida la raffigurazione solitaria e realistica con me che poi dovrò pulirle!) mi sono immersa nella lettura di questo breve saggio firmato Roberto Mussapi che mi ha traghettato in totale sicurezza tra i versi dei tre più grandi poeti del secondo romanticismo inglese al profumo italiano. Il libro è infatti diviso in due parti: l'introduzione curata da Mussapi ci svela i tre giovani poeti nel pieno della loro giovinezza; la seconda parte è dedicata ai loro versi.
Avevamo già avuto modo di incontrare questi tre brillanti poeti ma credo di averli visti sempre in modo confuso, come attraverso una nebbia che non permette di distinguere i contorni dei paesaggi, degli oggetti.
Invece con l'aiuto di Mussapi un po' di questa nebbia si è diradata e le figure si stagliano quasi a colori sul palcoscenico della storia.
I colori sono quelli vivaci del Carnevale veneziano, delicati delle colline pisane, melanconici e fieri del paesaggio ligure.
Chi lo avrebbe immaginato? I tre poeti british, che più british non si può, erano tutti egualmente innamorati dell'Italia. Del suo clima, dei suoi costumi, del suo mare, delle sue donne (beh direi che Byron lo era!), delle sue genti.
Spesso ci dimentichiamo della bellezza di questa incredibile lingua di terra.
Eppure gli azzurri di Tiziano non potevano che nascere dalla contemplazione del cielo italiano; e i chiaroscuri di Caravaggio? Una chiara conseguenza della maniera unica della luce di riflettersi tra le nuvole e tra i paesaggi e i volti del Bel Paese.
Se un veneziano ha aperto al mondo la conoscenza dell'Oriente, fu un genovese a rivelarne l'Occidente. E tutto ciò non mi stupisce, ma mi deprime pensare a cosa siamo oggi.

Comunque sia i tre poeti hanno vissuto un'Italia immortale e irripetibile.
E la loro amicizia si è qui cementata.
Erano tre talenti letterari unici, che hanno amato la vita e che dalla vita hanno preso commiato troppo presto.
Leggere i loro versi, tutto d'un fiato, una pagina dietro l'altra, mi ha dato la sensazione di averli vicini e di ascoltarli mentre, ognuno a suo modo, con la forza del proprio carattere, spiegano che cosa sia la vita, la leggerezza, la passione per le cose.

Shelley sarà spesso definito vulcanico, irrequieto.
Sensibile fino all'eccesso, non potrà sopportare la morte del giovanissimo Keats, il poeta dell'immedesimazione.
E forse la morte sarà in un certo senso cercata.
Al giovanissimo Byron, abile nuotatore, il ragazzo dall'argento vivo addosso, amato dalle donne, instancabile ingegno ironico e sofisticato, non sarà sembrato accettabile di sopravvivere ai suoi amici.
E così alla fine avrà scelto la guerra greca per permettere al demone accidioso della malinconia che sentiva sempre alle calcagna, di raggiungerlo.

ma sulle ali invisibili della poesia,
pur se la mente ottusa indugia e dubita,
io sono già con te!
(John Keats, 1795-1821)

Il mio preferito è sempre stato Keats. Lo immaginavo trascorrere i suoi ultimi giorni a Roma, preda a volte della malinconia e della disperazione. Chissà quanto avrà sognato di vivere ancora. Quanto avrà desiderato sentir tornare la salute nel suo corpo. Oggi vive in ogni luogo di Roma, in prossimità di piazza di Spagna. O per lo meno così la vedo io.
Devo però confessarti che questo libro ha illuminato di nuova luce Byron e mi ha mostrato anche un Shelley che ho sempre visto solo come il marito di Mary (Vedi? A volte anche ad un uomo può capitare di essere messo in ombra.).

vento,
se arriva l'inverno la primavera non è lontana.
(Percy Bysshe Shelley, 1792-1822)

Un ragazzo sensibile, interessato alle cose del mondo. Quelle almeno non lo facevano soffrire come la povertà e l'ingiustizia. E allora eccolo correre a cavallo tra le campagne pisane. Immergersi in una pozza d'acqua per ammirarne quel mondo fangoso e celato all'esterno.

C'è un passaggio del libro, in cui Mussapi immagina Byron che osserva la cremazione del corpo del suo giovane amico Shelley.
Shelley è morto durante un naufragio, durante una violenta tempesta. In tasca un libro di Keats.
Byron lo accompagna nell'ultimo saluto.
Cosa avrà pensato un animo tanto sensibile? Perché se la sensibilità dei primi due era palese, credo proprio che quella di Byron fosse ben celata sotto la maschera del libertino, del conquistatore, dello sfacciato.
E chissà cosa avrebbe pensato vedendo l'Italia oggi...

Tre poeti, ma soprattutto tre ragazzi: questo è quello che ritroviamo in queste pagine, ed è questo che mi è piaciuto immensamente.
Sbirciare oltre il ruolo imposto dalla letteratura, guardare oltre le maschere.

Le veneziane hanno ancora bei volti,
dolci espressioni e sopracciglia arcuate,
e occhi neri come le arti antiche,
mal imitate, presero alle greche.
O come veneri del gran Tiziano
(la migliore è a Firenze non ho dubbi)
appaiono affacciandosi al balcone,
o scese da una tela di Giorgione,
tinte di verità e bello sublimi.
(Lord Byron)


venerdì 24 novembre 2023

Ciao Freddie

 Caro Blog,
è da un po' che non ti scrivo. Sto cercando di non vomitare ogni mia emozione in questo posto e di lasciare che le emozioni si plachino da sé.
Un po' funziona. Nel senso che non lasciando ovunque tracce del mio rimescolamento emotivo mi sento più normale ed è come se rimuginassi con meno forza su ciò che mi accade.
Oggi è un giorno speciale: si commemora la scomparsa di Freddie Mercury.
Mi sembra giusto interrompere il silenzio e salutarlo con questa canzone: In My Defence.

Non una delle mie preferite, ma non importa.
Oggi mi interessa solo soffermarmi su quella domanda che Freddie cantava al mondo: "How can I try to right the wrong?".
Non sono la persona più titolata per parlarne, ma voglio per una volta dire anch'io la mia su quello che sta accadendo in questi giorni nel mio paese.
Per l'ennesima volta è stata uccisa una ragazza, una donna. Il suo assassino, il suo ex fidanzato. Si erano lasciati da tempo ma lei, preoccupata per il suo stato emotivo, non voleva abbandonarlo del tutto e acconsentiva a frequentarlo.
Sabato 11 Novembre per Giulia, questo il suo nome, una cena al centro commerciale è stata l'ultima cena della sua vita.
Io ero a casa, in pigiama e cercavo di rimanere sveglia per seguire Un Giorno In Pretura (che da quando ho cancellato i profili sui social, seguo con estrema difficoltà). Era stata una bella giornata; ero uscita con il mio papà, ci eravamo presi un caffè insieme in un posticino nuovo, aperto da poco in città e per pranzo avevamo preparato "le frittelle" (cibo semplice che per tradizione si prepara a San Martino, dalle mie parti).
Io ero in pigiama, al sicuro nella mia casa. Giulia combatteva per la sua vita.
Tutto ciò è estremamente ingiusto.
Ora Giulia potrebbe diventare il simbolo di una bella alleanza tra la sfera maschile e femminile, per collaborare a migliorarci.
Invece hanno preferito trasformarla in una guerra: maschi contro donne.
Come se ne esce? Non lo so. Credo sia molto difficile. Parlarne certo, aiuta.
Ma è veramente sconfortante constatare che ancora oggi se una donna viene stuprata "se l'è cercata", perché la gonna era corta, il drink alcolico e la notte tarda.
Lo stipendio è inferiore se sei una donna? L'uomo porta i soldi a casa. 
Ti toccano il sedere per strada? È goliardia.
Ti fischiano e gridano frasi orrende? È solo un apprezzamento.
Lavori e hai bisogno di un aiuto in casa? Hai voluto la parità, ora son fatti tuoi.
Ti fissano in tram? È galanteria.
Il professore invece di farti domande d'esame, ti invita ad un colloquio privato a casa sua, è normale perché le femmine non sono portate per le materie scientifiche.
Per non parlare di come guidiamo, dei commenti sul fisico e delle mestruazioni.

Come vedi l'elenco è lungo. Ed io sono incapace di continuare.
Quello che so però, è che l'esempio della famiglia è importantissimo.
Se i padri e le madri trattano i figli e le figlie allo stesso modo, e insegnano loro il rispetto personale e verso il prossimo, allora metà del percorso lo abbiamo fatto.
Se moglie e marito si rispettano in modo reciproco, il bambino e la bambina respireranno una normalità sana.
Se a scuola non si parlasse più di "essere portati per" quella materia o quell'altra, eviteremmo di inculcare nei e nelle discendenti ridicoli stereotipi di genere.
Bisogna insegnare a gestire le proprie emozioni e a parlarne.
Bisogna imparare a riconoscerle.
Bisogna imparare ad accettare i "no". E a capire che non si possono avere solo "sì" come risposte.

Basta con gente volgare e violenta in TV.
Basta con la musica troglodita nelle orecchie.
Le donne non sono oggetti.
Basta con la depersonalizzazione delle donne.

Cambierà mai, in meglio, questa società? Per le minoranze, per i deboli, per gli indifesi?
Sono stanca di stare dal lato di quelli che devono vivere sempre con la paura.

Oh, what on earth
Oh, what on earth
How do I try
Do we live or die?
Oh, help me, God
Please, help me

sabato 11 novembre 2023

Le Tessitrici, Mitologia dell'Informatica - Loreta Minutilli

 Per Ada, l'immaginazione è la chiave del lavoro dello scienziato.
Non esiste scoperta scientifica senza immaginazione,
dunque la facoltà di immaginare va analizzata con il più rigoroso metodo scientifico.


Caro Blog,
ti presento un nuovo amico, adottato la scorsa settimana e terminato oggi pomeriggio.
L'ho comprato attirata dalla copertina alla Matrix in versione omerica e dal titolo.
L'argomento in realtà non mi compete per nulla, ma sono stata attirata come sotto la malia del canto di una Sirena: "Forse, per essere delle buone scienziate femministe, dovremmo imparare a essere più comprensive con i nostri modelli. Dovremmo tirare fuori le nostre madri dal silenzio e ascoltare quel che hanno da dire senza fare domande e senza pretendere risposte."

Diciamo che da brava scienziata ho fatto la mia parte. Non sono certa di potermi definire femminista, ma questo libro mi ha fatto decisamente arrabbiare (e già sento ironici: "Sai che paura?")! Hai mai sentito parlare dell' Effetto Matilda? No? Ti illumino:
Con l'espressione Effetto Matilda si definisce la meticolosa opera di ottenebrazione o minimizzazione o negazione dei risultati conquistati in ambito scientifico dalle donne.
Tali risultati sono puntualmente attribuiti ai colleghi maschi, a volte mariti delle stesse scienziate. E questo accadeva-accade semplicemente perché donne.
La definizione deve il suo nome e i natali alla storica della scienza statunitense Margaret W. Rossiter che nel 1993 ha coniato la locuzione Effetto Matilda, corollario femminile dell'Effetto Matteo.
Se a Matilda vengono tolti onori e riconoscimenti in quanto donna, a Matteo vengono riconosciuti in quanto uomo.
E ti risparmio i luoghi comuni di cui è ancora pregna la nostra società: le studentesse sono portate per le materie umanistiche, gli studenti brillano maggiormente nelle discipline scientifiche.
Devo continuare? La donna non aspira a ruoli di comando; la donna è più portata per ambiti in cui può accudire il prossimo. L'uomo è dotato di intelligenza logica. Le donne sono più empatiche.
Mi fermo: devo vomitare!
Questo è l'effetto che mi provocano i luoghi comuni: la nausea!

Ma torniamo al nostro Amico in carta e inchiostro.
Non mi ha conquistato. 
Loreta Minutilli è una giovanissima scrittrice e scienziata. Tra le sue opere c'è anche un libro su Elena di Sparta; e così ha risposto ad una domanda che mi ponevo tempo fa. 
Ha unito in questa opera, quella che lei definisce i suoi interessi: il mondo della mitologia e il mondo delle scienze. La scienza scelta è l'Informatica, una scienza da sempre immaginata maschile, per programmatori asociali e solitari, magari musoni e impolverati. La mitologia è più complessa. Non sono capace di riassumere con una parola, ma accanto ad eroine omeriche incontriamo anche eroine reali, storiche, che la Storia però ha dimenticato.
Questa unione si snoda lungo sei racconti. E tra telai ed equazioni incontriamo Penelope, Pandora ma anche Ada Lovelace (che molti conosceranno per il più famoso padre Lord Byron), Grace Murray Hopper e tante matematiche e scienziate che hanno dato impulso alla nascita della programmazione informatica.
La scrittrice tenta di dare una spolverata al mondo Informatico, cercando di renderlo più accessibile anche ai non addetti ai lavori.
Sono sincera: l'dea è bellissima. Però il libro non mi ha convinto. Tanti errori di battitura, di cui l'autrice non è colpevole, mi hanno perfino irritato.
Naturalmente non si deve offendere nessuno per quello che scrivo. So di essere tra quelli che commette un'infinità di errori! Ma a volte può accadere che un libro non mi piaccia. Sono umanissima anch'io e molto ignorante.
Tuttavia sono contenta di aver letto il libro di una scrittrice giovane e che non conoscevo.

Questa lettura mi ha fatto pensare a quanti sacrifici nel corso del tempo ha dovuto fare ogni singola Donna.
Marie Curie, Rita Levi Montalcini, Mary Anning, Ippazia, Artemisia Gentileschi: la lista è infinita, indipendentemente dall'epoca e dal ruolo nella società, essere donne non è mai stato facile. Viene chiesto sempre il massimo, sempre l'eccellenza e spesso non basta.
Da queste donne avrei voluto apprendere il coraggio e la passione.
Due caratteristiche che a me mancano. Non sono una valida rappresentante del genere femminile.
L'unica cosa che posso fare è ricordare.
Grazie a tutte voi. E anche a Loreta Minutilli per avermi traghettato in questo viaggio immaginario, onirico.

lunedì 6 novembre 2023

L'istante non è altro che il punto di malinconia
tra il desiderio e la memoria.
(Robert Musil)

Caro Blog,
alla fine sono cambiata.
Non un lento lavorio di generiche forze esogene nel corso del tempo.
Direi che il cambiamento è dovuto ad un'alluvione catastrofica avvenuta quasi un anno fa.
Ora l'acqua si è ritirata. Si possono osservare i danni che ha causato.
So che è sbagliato mettersi continuamente sotto un vetrino e osservarsi al microscopio.
Tuttavia non riesco a fare a meno di comportarmi così.
Vorrei avere una reazione. Provare un'emozione "bella".
Invece mi sento ovattata e le uniche sensazioni che provo sono per lo più preoccupazioni e smarrimento.
È normale sentirsi così alla mia età? Sentirsi finiti?
Consolo le altre persone; trovo la parola giusta da dire nel momento opportuno. 
Ma per me stessa riservo ben altri panorami: desolati, silenziosi, bui.
Non si aggirano più nemmeno gli spettri.
Di buono c'è che ho smesso di fare sciocchezze (qui la parolaccia ci sarebbe stata bene!) e non inseguo più chi non vuole avere a che fare con me.
L'isolamento in atto è lodevole.
L'unico che non comprendo è il mio cuore. Perché il suo battito è accelerato? 
Forse insegue da solo emozioni che non provo? O magari sta consumando più velocemente che può, i battiti che ci sono stati destinati, così da accorciare questa agonia.
Mentre sistemavo delle carte, ecco che ho maturato il pensiero finale, senza alcun preavviso.
Dal nulla, di getto mi son detta: "Che bello se morissi ora!"
Ed è così che si consuma il mio tempo: tra ricerche che non portano a nulla, solo a porte chiuse con aumento di disistima e autocommiserazione, invocazioni alla Morte...o meglio alla morte, con la lettera "m" scritta in minuscolo. Infatti è alla morte desinata alla mia sezione che dovrei rivolgermi, e non a quella suprema (così come mi ha insegnato Saramago).

Niente... anche mentre scrivo: non sento niente.
Solo per un attimo, come un'eco lontana, mi è parso di ascoltare la voce di PA che mi irride con quel suo tipico: "Che trisccctezza!"
Per un po' ho pensato di poter cambiare le cose. Mi sono solo illusa.
Un anno difficile si sta concludendo ed io non sono stata capace di fare niente di buono per me. Anche l'egoismo che provo è sterile, senza frutto. Un altro componente utile a torturarmi con i sensi di colpa.

venerdì 3 novembre 2023

L'arte del Romanzo - Milan Kundera

 Che la vita sia una trappola è una cosa che abbiamo sempre saputo:
siamo nati senza averlo chiesto, rinchiusi in un corpo che non abbiamo scelto
e destinati a morire.
(Milan Kundera)

Nel giorno dedicato alla Commemorazione dei Defunti, volevo ricordare un amico che ci ha lasciato alcuni mesi fa.
Sono un po' in ritardo, ti scrivo oggi per mostrarti un suo libro letto nelle scorse settimane: L'arte del Romanzo - Milan Kundera, 1988.
Come nella migliore delle tradizioni kunderane (scusami, mi piace inventare parole che non esistono!) anche questo libro, benché un saggio e non un romanzo, è diviso in sette "capitoli", che chiameremo "testi"; che sono tra di loro indipendenti e quindi potremmo leggere in modo autonomo e separato; ma che leggendo nella sequenza scelta dal loro autore, ci regaleranno la viva sensazione di averlo di fronte a noi, a parlare della sua materia, del suo mondo: il romanzo europeo, arte nata come eco della risata di Dio≫.

Un saggio che in parte realizza un mio sogno: poter ascoltare la voce dei miei autori preferiti che raccontano e mi spiegano mondi nascosti tra le loro pagine scritte.
Con amore e dedizione, Kundera mostra cosa accade quando autori diversi come Kafka, Cervantes, Broch, Tolstoy, Gombrowicz, Flaubert e ancora Diderot, Musil, Dostoevskij, Rabelais, Sterne ed un certo Kundera prendono una penna in mano.
Il romanzo europeo è una cosa viva. E come tale ha infinite e strepitose verità da mostrare, e tantissime altre da celare.
Ho sorriso quando ha raccontato che non amava rilasciare dettagli sulla sua vita, come aveva scelto di fare anche Italo Calvino.
E mi sono chiesta quanto gli avrebbe dato fastidio avere a che fare con me, che invece mi sarei voluto dissetare alla sorgente di una simile esistenza. Mi sarebbe piaciuto spiarne le espressioni del viso mentre componeva, mentre scriveva, mentre magari davanti a lui si disegnava il profilo di un suo personaggio.
Ma sono solo sciocchezze, fantasticherie da lettrice dilettante.
All'interno del libro sono proposte due interviste condotte da Christian Salmon: Dialogo sull'arte del romanzo e Dialogo sull'arte della composizione.
Pensa se fossi stata io l'intervistatrice: "Mi dica carissimo Kundera, le è mai capitato di uscire di casa con dei calzini spaiati?".
Infine, segnalo la parte che ho apprezzato maggiormente, il testo Sessantaquattro parole.
Kundera sceglie 64 parole chiave per esprimere sé stesso, cioè la sua opera, cioè l'etica, la poetica, l'estetica della sua opera.
Che meraviglia! È stato proprio come poter parlare con lui.
Mi ha fatto sentire ancora più vicino il suo genio creativo.

Scrivere un romanzo è una cosa seria.
Ne sono sempre più convinta. È un'Arte gentile, che non lega con chiunque.
Io devo accontentarmi di essere tra i lettori. Se penso a tutti gli strafalcioni presenti su questo blog mi viene la pelle d'oca! Ma non ho la bontà, la forza e nemmeno la voglia di correggerli. Ti chiedo scusa; tu cerca di non badare alla forma. 
Stimo e ammiro tutti quelli che invece, conoscono e danno lustro alla parola scritta.

Con costanza e fedeltà,
il romanzo accompagna l'uomo dall'inizio dei Tempi moderni.


Una compagnia forte e delicata al contempo. Un'ombra silenziosa che sa illuminare i tempi che attraversa. E a volte diventarne specchio.
Una volta le Arti influenzavano, davano un'impronta ai secoli che attraversavano. O ne erano il loro calco!
Oggi sembriamo privi di estro, di immaginazione. Non riusciamo a inventare, a sognare un nuovo genere. E la sensazione è che tutto sia stato già scritto.
Forse è anche questo un segno caratteristico, distintivo a modo suo, del secolo XXI°.
Ed io non lo comprendo, perché sono cieca e ignorante.

Nel Mondo le cose continuano ad andare male. Il mio mondicino continua ad essere buio e triste, ma sapere che la mia amica Fatina sta bene e non ha avuto danni a causa della tempesta che si è abbattuta la scorsa notte sulla Toscana, mi ha confortato molto.

Caro Blog,
questo periodo Ottobre-Novembre, (ma non è il solo!)
risulta sempre un incubo per chi si trova sotto la pioggia. L'acqua portatrice di vita, si trasforma in un'ondata di fango e morte.
Ma ai politici non interessa. Se un'azione non produce benefici nel breve termine, non si danno la pena di fare qualcosa. 
E il Bel Paese sprofonda, annaspa, frana, annega sempre di più.

martedì 31 ottobre 2023

Vigilia di Ognissanti

Io credo perché ho bisogno di credere in Dio e nel «dopo» che c'è oltre la vita
 La fede, per me, è un dogma.
Un valore assoluto.
Che fa parte della vita di chiunque, anche di quelli che dicono di non credere.
(Bud Spencer)


Caro Blog,
questa è una di quelle notti piene di magia di cui ho bisogno per vivere.
Portiamo a casa un bellissimo risultato: a PiccoloPrincipe il nostro costume è piaciuto tanto. E tutti erano felici e sorridenti. Una giornata in famiglia serena. Ecco quello che mi serviva. E non lo sapevo. Sai che non ho pensato nemmeno per un minuto a Persona? E non succedeva da anni.
Sai Amico mio, la stanchezza ha i suoi vantaggi: è così prepotente che si porta via tutto e rimane solo lei.
Se scavi nelle origini di questa notte, rischi di perderti. Ha radici profonde e antiche. Semplici e contadine.
Una serata unica per ricordare tutte le persone che non ci sono più.
La mia lista si è molto allungata.
Ma in un certo senso penso che quelle persone non mi abbiano mai veramente lasciato. E mi piace illudermi che per loro io sia importante e che in qualche modo ci tengano a mandarmi dei messaggi.
Sia vero o falso che importa? A me fa stare bene.
Buona Vigilia di Ognissanti caro Blog,
che ti arrivino tanti dolcetti. (Basta con gli scherzetti.)

sabato 28 ottobre 2023

Solo chi ama senza speranza conosce il vero amore.
(Pablo Neruda)




Caro Blog,
me ne vergogno ma questo è il risultato delle mie osservazioni notturne.
Oggi c'era un'eclissi parziale di luna ed io me la sono goduta tutta dal vivo.
Onestamente le foto sono orribili. Ma sono fatte con amore.
La luna piena del Cacciatore è di una bellezza mozzafiato e solo un'eclissi poteva effettivamente offuscarla.
Un'eclissi di appena il 6% che ci ha ricordato che ci siamo anche noi e che per qualche ora ci ha portato sulla Luna.
Beh, perlomeno la nostra ombra. La nostra Terra come il piccolo Peter Pan, ha visto la sua Ombrina volteggiare liberamente fin sulla luna!
Inoltre torna finalmente la mia amata ora solare.
Questo è il periodo in cui le Tenebre prendono il sopravvento sulla Terra. Ma il loro dominio non durerà a lungo.
E questa è la più bella metafora che la Natura potesse donarci.
I tempi bui hanno vita breve! Non dobbiamo lasciarci sconfiggere da essi. Dobbiamo credere nella Speranza.
La Luna del Cacciatore tradizionalmente segue la Luna del Raccolto.
E spesso è il nome della Luna piena che appare nel mese di ottobre.
I campi sono pronti al riposo autunnale, sotto la luce della Luna splendono come un cristallo di ghiaccio.
Gli animali notturni che si attardano alla ricerca di cibo per prepararsi al lungo inverno, sono completamente privi di nascondigli; sono scoperti e i loro movimenti brillano sotto la luna.
Per i cacciatori è un momento più che propizio!
In passato erano cicli vitali per la Natura e per l'uomo che ne faceva parte.
Oggi la caccia mi sembra solo uno sport crudele e l'uomo mi sembra sempre più un nemico della Natura.

Ho visto una stella cadente e l'ho sprecata per mandare un messaggio d'amore.
Non imparerò mai!
Quegli animaletti sui campi illuminati dalla luna hanno più diritto di me di vivere.

venerdì 27 ottobre 2023

La tentazione di esistere - E.M. Cioran

 "Gli altri" mi diceva un vagabondo "trovano piacere nell'avanzare; io nell'indietreggiare".
Beato vagabondo!
Io non indietreggio nemmeno, sto...


Ciao Blog, come stai? 
Sì, sì, tutto bene anch'io, grazie. 
Saluti a casa. Ciao ciao.
...
Fossi una persona normale dovrei essere capace di sostenere queste conversazioni. Invece no.
Ti dirò la verità.
Non ci sentiamo da dieci giorni e sono stati giorni difficili.
Lo scenario mondiale non migliora.
Siamo sull'orlo della catastrofe.
Con quel filo di fede che mi è rimasta, non ti nascondo che mi sono unita alla preghiera per la Pace del Papa.
E in cuor mio penso che solo un miracolo può aiutarci.
E spero disperatamente che quel miracolo esista, avvenga. Perché ci sono troppi bambini nel mondo che meritano di vivere sereni e felici.
Lo scenario privato non migliora.
Semmai peggiora anche lui. PA è scomparso. Mercoledì sera l'ho trascorso al pronto soccorso (e vabbè non succedeva da un po'). La chiamata che aspettavo non è arrivata. Ho saputo che le condizioni di salute di una persona che conosco non migliorano. Piove.

A questo punto penso di dovermi rassegnare definitivamente. Ma non ti ammorbo oltre.
Stasera lascio parlare Cioran.
Filoso e saggista rumeno, nazionalizzato francese; è considerato da molti, uno dei migliori scrittori, prosatori in lingua francese. 
Se si dice Cioran, si dice nichilista. Ed io amo questa parola!
La Tentazione di Esistere è un'opera difficile da riassumere. Contiene una serie di riflessioni filosofiche che toccano temi come l'esistenza, il senso della vita e il nichilismo.
E fin dalla lettura delle prime pagine emerge la prospettiva spesso pessimistica e provocatoria sulla condizione umana, del suo autore.
Come scrive Pietro Citati: "Quando abbiamo finito di leggere L.T.D.E., ci rendiamo conto che non potremo mai raccontare i fitti, intensissimi, brillantissimi pensieri con i quali E. M. Cioran ci ha incatenato per qualche giorno."
Le riflessioni di Cioran provengono da un profondo senso di scetticismo nei confronti delle convinzioni tradizionali sulla vita e sull'esistenza umana, che vedeva come una sorta di condanna, con l'inevitabilità della sofferenza e della morte.
Mentre leggi un libro simile, ti impressionano la lucidità del suo autore, la chiaroveggenza delle sue parole.
E soprattutto, ti meravigli nello scoprire che la pensi come lui; e ciò che dice non ti ferisce.
Annuisci, consapevole di quanto sia falso tutto ciò che ci circonda.
Non si salva niente e nessuno. Né ideali né pensieri.
È come se liberi da ogni preconcetto, concetto o ideale, ci si renda conto che "non ne vale la pena". Perché siamo tutti già cadaveri; cambia lo stadio di putrefazione e quindi la puzza che ci portiamo dietro.

Non si distrugge, ci si distrugge.

Una volta compresa la vacuità di ogni senso; una volta compreso che la nostra esistenza è legata alla durata delle nostre finzioni, scopriamo che esistere è un atto di fede. Una specie di ribellione davanti alla realtà!
Eccola la tentazione: Esistere è una inclinazione che non dispero di far mia.
Anche se il Nulla era senz'altro più confortevole.
Non ci riesce nemmeno di dissolverci! Dissolversi nell'Essere? Una faticaccia!

Un autore coraggioso. Che non ha paura della libertà che il pensare da soli porta.
Siamo di quelli che stanno lontano dagli altri per non corromperli con la nostra cruda rivelazione.
Vivere è un tapparsi il naso per non sentire l'odore di putrefazione che aleggia ovunque.

Pensare significa smettere di venerare, significa levarsi contro il mistero e proclamarne il fallimento.

Ma non sono capace di scivolare totalmente nel grande Nulla, e allora ogni tanto mi inebetisco con l'illusione del divino. Ho bisogno di credere che Qualcuno ascolti le nostre preghiere.
Ho bisogno di sperare che sia possibile vivere in pace.

martedì 17 ottobre 2023

Una Terza Guerra Mondiale a pezzi

 Il mondo è decisamente impazzito.
Perché solo la follia può pensare che la vita di ogni singola persona non sia importante.
Sembra che le Moire abbiano molto lavoro da fare; in modo particolare Atropo sembra essere instancabile.

domenica 15 ottobre 2023

Cent'anni con Italo Calvino

 Se alzi un muro,
 pensa a ciò che resta fuori!
(Il barone rampante)


15 Ottobre 1923, nasceva a Santiago de Las Vegas, nell’isola di Cuba, Italo Calvino.
Uno degli scrittori più significativi e particolari del panorama letterario italiano.
Quello che c'è da sapere su di lui lo racconteranno meglio di me scrittori e blogger professionisti.
Ciò che scriverò io, è quel Calvino che esiste nel mio cuore.
L'ho eletto mio amico personale; autore che maggiormente mi supporta nei momenti di sconforto. Non è il solo, è in compagnia di autori stranieri e di autori che lui conobbe in vita e che gli furono realmente amici.
Mi hanno colpito il suo carattere schivo e timido della gioventù, il suo stile rivolto alla fantasia e alla fiaba come solo un eterno bambino è capace di fare, e quella sua necessità di viaggiare per il mondo, alla continua ricerca di un luogo che lo facesse sentire al sicuro.
Forse la Liguria è la terra che meglio ha rappresentato questa pace per la sua anima; ma non posso non immaginarlo camminare per i portici torinesi, magari seduto ad un caffè del centro, a parlar di libri e parole con gli amici Einaudi, Pavese, Ginzburg Natalia e Leone.
Il suo mondo, il suo pensiero vivono nei suoi libri.
Ed è difficile non tornare con la memoria a quelle splendide pagine che in diversa misura, mi hanno aiutato a immaginare un possibile mondo diverso.

Immagina cosa accadrebbe se una notte d'inverno, un viaggiatore camminasse lungo il sentiero dei nidi di ragno e giungesse nel paese delle città invisibili.
Forse incontrerebbe un cavaliere inesistente che potrebbe invitarlo a sostare presso il castello dei destini incrociati, per raccontare la sua storia ai presenti.
Qui conoscerebbe certamente il visconte dimezzato e il barone rampante.
Apprenderebbe di amori difficili e di fiabe per i più piccini
Dai racconti del signor Palomar e di Marcovaldo potrebbe ricavare lezioni americane e comprendere perché leggere i classici è meglio che non leggerli.
La sua vita non sarebbe più la stessa. Questi incontri sicuramente lo vedrebbero modificarsi. I personaggi stessi inizierebbero a modificarsi davanti ai suoi occhi.
Tornando a casa, ultimo viene il corvo a salutarlo, consapevole che nessuno gli sparerà questa volta.


Quando si entra in un libro, se ne esce cambiati. La memoria trattiene quello che le è possibile. Ma la maggior parte del lavoro lo fanno le emozioni e il cuore.
Da Calvino si apprende sempre una lezione sugli altri e su sé stessi.
Siamo spesso le vittime del noi-carnefice, soprattutto quando non ci capiamo fino in fondo e non ci fermiamo ad analizzarci.
Quando non comprendiamo la nostra natura mutevole, volatile per alcuni versi.
Siamo spesso in contatto con altri, eppure siamo così distanti da sentirci soli, soli con noi stessi.
E allora qual è il senso del vivere?
Ci tormentiamo alla ricerca di qualcosa che non riusciamo ad afferrare. O quando l'abbiamo presa ci pare di aver perso tempo.
E allora eccoci ancora a cercare di capire il mondo, a cercare di capire l'amore, i sentimenti, gli altri, "i noi".
Siamo creature fragili, possiamo ammalarci, morire, il destino stesso può piegarci ed esserci ostile.
Forse per questo motivo nel mondo di Calvino c'è tanto spazio all'immaginazione.
E i confini tra reale e favoloso sono spesso sfumati che è come se ci fossero entrambi.
Chissà forse era una lezione da apprendere: il mondo reale e il mondo dell'immaginazione sono entrambi essenziali per sopravvivere e per comprendere appieno la condizione umana. 

"E lei: – Tu non credi che l'amore sia dedizione assoluta, rinuncia di sé…
Era lì sul prato, bella come mai, e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l'altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli, e riaverla tra le braccia…
Poteva dire qualcosa, Cosimo, una qualsiasi cosa per venirle incontro,
poteva dirle: – Dimmi che cosa vuoi che faccia, sono pronto… – e sarebbe stata di nuovo la felicità per lui, la felicità insieme senza ombre.
Invece disse: – Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze.”

Calvino non è solo un autore di libri.
Calvino ha attraversato cent'anni di vita come il polline in primavera: viaggiando leggero e inseminando la vita stessa.
Ad alcuni provoca allergia, ad altri porta il profumo e la sorpresa della primavera.
Buon compleanno Italo,
ovunque tu sia, sento il ticchettio delle tue dita sulla macchina da scrivere accompagnarti.
Arriva fino al mio cuore quella musica.
E mi sento meno triste.
È meno buio.


venerdì 13 ottobre 2023



Il grande errore consiste nel voler anticipare il risultato dell’impegno; non dovreste preoccuparvi di come finirà, lasciate solo che la natura faccia il suo corso, ed i vostri strumenti colpiranno al momento giusto.

BRUCE LEE

giovedì 12 ottobre 2023

Umiliazioni

 Non so proprio dire quale sia il carico massimo di umiliazioni che una persona possa sopportare.
Mi sento abbastanza ridicola a elaborare questo pensiero, soprattutto se penso all'atmosfera presente in ambito internazionale.
Ma sono veramente schiacciata da tutto.
Il fisico però regge ancora, malgrado il sonno discontinuo e la faccia sempre più scheletrica.
E dire che il mio appetito è ancora robusto! Forse è un bene. Qualcuno mi vuole ancora in vita.
Ma perché?

Caro Blog,
penso che tu conosca il mio sogno nel cassetto.
Oggi ho infranto un altro tabù e sono arrivata a telefonare, a espormi in prima persona.
Malgrado la gentilezza, innegabile, della mia interlocutrice, non ho potuto non notare una sua sommessa risata davanti alla mia richiesta.
Era scherno? Era compassione? Onestamente non ho informazioni sufficienti per dirlo.
Ma il peso sul mio cuore si è fatto sentire.
Mi sento umiliata fin nel profondo.
Sono una fallita e sono anche fragile.
Il pianto è quantomeno liberatorio.
A te lo posso dire: non voglio più sentirmi così.
Non sono una persona cattiva, non sono una delinquente, non è giusto.
Ho sentito l'ennesimo "crack" nel mio spirito.
Tra un po' tutte queste micro fratture si allineeranno e tutto cadrà giù, verso un fondo oscuro e impenetrabile.
Grazie per avermi ascoltato.
Come sempre sei indispensabile.

"Non credo di farcela" e poi sono ancora qui.
Che vorrà dire? Che sono una bugiarda? O che ho più forza di quanta riesca ad immaginare? O semplicemente sono fortunata a vivere in un paese democratico, con una famiglia che non mi odia, per quanto delusa da me, e la mia è solo l'esternazione capricciosa di una persona viziata?

mercoledì 11 ottobre 2023

La variante di Lüneburg - Paolo Maurensig

Ogni scelta implica, di per sé,
l’abbandono di tutte le alternative.


Caro Blog,
se hai voglia di un libro breve e bellissimo, ti consiglio di leggere "La variante di Lüneburg".
Lo avevo abbandonato dopo qualche pagina; purtroppo non sono capace di fare più cose contemporaneamente. Se studio un testo di chimica, mi concentro su quello e lascio perdere il resto. Ma ieri sera mi sono imposta di finirlo perché, letteralmente, ho sentito il desiderio di conoscere il finale, sensazione che non avvertivo da un po'. E mentre lo leggevo sentivo i richiami di altre storie, di altre emozioni.
Una storia particolare, una narrazione intricata che si sviluppa su diversi piani, perfettamente intersecanti l'uno con l'altro, il cui punto di unione ci restituisce la storia completa.

Se il romanzo fosse una mappa che si può modificare con il tasto "sfocatura", o se si potesse giocare con i diversi "leyer", si scoprirebbe subito quanto siano importanti il sottofondo storico e il misticismo quasi sussurrato della trama.
La scacchiera degli scacchi non è solo uno strumento.
Il suo dividere il mondo in bianchi e neri, è qualcosa che va oltre la distinzione formale di una regola. È una traslazione del mondo degli uomini divisi in buoni e cattivi. È una separazione tra cosa è giusto e cosa è sbagliato.
La partita non è quella di un semplice gioco.
Se pensiamo alla filosofia cinese, il bianco e il nero rievocano la coppia Yin (nero) e Yang (bianco), i cui movimenti opposti e complementari consentono ogni forma di vita e secondo cui la realtà si esprime. 

La narrazione va avanti e indietro sulla linea del tempo. E la comprensione della storia arriva solo sul finale.

L'avvio può sembrare ingannevole, ma ci dice subito: è il sottofondo il protagonista.
Una leggenda sul mondo degli scacchi spiega che la loro invenzione pare sia legata a un fatto di sangue.
L'argomento scacchi è affascinante, certamente, ma da sola non sono stata capace di apprezzarlo fino in fondo. Ne percepisco il valore, naturalmente, ma non posso comprenderne appieno la bellezza. Come la musica classica: posso dire che mi piace, ma non posso dire di capirla.
Eppure anch'io lo capisco: gli scacchi non sono solo un gioco.
Gli scacchi pretendono dedizione e fedeltà.
Gli scacchi insegnano e pretendono ascolto.
Ogni scelta, determina l'abbandono di altre possibilità.
E siamo certi che quel movimento riguardi solo le pedine sulla scacchiera?
Il sacrificio di un cavallo per salvare due pedine è solo legato al gioco? O accettando di sviluppare una partita si sta accettando di influire sugli eventi della vita vera?
Inutile dirti che mi viene in mente il film Il Settimo Sigillo. Una scena epica, immortale con la Morte protagonista! (Oggi vado di ossimori.)

Per continuare, mi dispiace ma devo segnalare:

***ATTENZIONE: ANTICIPAZIONI IN CORSO ***
Forse dovrei smetterla con questo allarme. Ma se fossi nei panni dell'ipotetico lettore, vorrei godermi la lettura senza troppe anticipazioni sulla trama. Purtroppo è impossibile eludere parti importanti.

Dal tempo antico della leggenda, si torna rapidamente nel mondo contemporaneo, semplicemente voltando pagina.
I giornali riportano un fatto di cronaca nera. Un imprenditore della località di Vienna, tale Dieter Frisch, è stato trovato morto. Un colpo di pistola. Ma non è chiaro se sia suicidio oppure omicidio.
Dieter Frisch. Chi è? La sua fisionomia dovrebbe ricordarci qualcosa. 

Che cos'è la fisionomia?
Un equilibrio tra massa, peso e forme di una struttura muscolare, oppure qualcosa che davvero resta immutabile sotto le continue velature del tempo? 

A interrogarsi è qualcuno che si intende di scacchi; che forse conosceva la vittima. A tal punto da riferircene i pensieri, la vita e le ultime ore.
Sinceramente la vittima non è un personaggio che ispiri simpatia. Sarà che nutro una profonda idiosincrasia per i fedifraghi, ma credimi, c'è qualcosa di marcio in questo personaggio.
E le parole del nostro sconosciuto narratore lasciano intendere che Frisch debba rispondere di qualcosa che ha fatto, e che la sentenza è stata pronunciata sul rapido Monaco-Vienna del venerdì notte, precedente la morte.

La storia è appena agli inizi quindi.
Dobbiamo tornare alle ore precedenti la morte, quando il morto era ancora in vita.
Egli ignorando ciò che gli accadrà, sale su quel rapido per Vienna. Quanti incontri si possono fare su un treno. Sembra quasi di essere tornati indietro alla "Sonata a Kreutzer" di Tolstoj.
E noi siamo insieme con lui e il suo assistente; vediamo mentre giocano ovviamente a scacchi e sentiamo i pensieri di Frisch a proposito di una mossa ardita, che lui disprezza e che ultimamente sembra essere tornata in voga.
Decide di giocarla lui stesso, fallendo miseramente. E pensando così di confermare l'inutilità della stessa.
Ma l'entrata in scena di un nuovo personaggio, sembra smentirlo categoricamente.
Questi è Hans Mayer, uno scacchista, un maestro.
Contrasta le opinioni di Frisch sulla validità della mossa che lo stesso aveva denominato variante di Lüneburg, e quando i due sono soli, Hans ha una storia da raccontare.
E Frisch capisce che la storia è per lui.
Il racconto svela come Hans abbia imparato la sacra arte degli scacchi, ma soprattutto da chi abbia imparato a usare e a vincere con quella variante. La storia è la storia del suo maestro Tabori. Tabori sembra essere un fantasma.

Il libro pare concludersi così. Invece ci sono ancora delle cose che dobbiamo sentire e capire.
E tutto gira ancora intorno agli scacchi, in una partita infinita. Lunga decenni.
Per l'ultima mossa torna la voce del nostro primo narratore.
Scopriamo che altri non è se non Tabori. Il grande maestro di Hans. Colui che diventerà suo padre.
La vita di Tabori è tristemente legata a quella di Frisch.
Entrambi, in ruoli diversi, con divise diverse, hanno vissuto nel campo di concentramento di Bergen–Belsen, che sorgeva sulla piana di Lüneburg.
Un bianco e un nero.
Siamo nell'inverno del 1944.
In un gioco perverso e crudele Frisch costringe Tabori a giocare a scacchi. Non sono partite normali; in gioco ci sono le vite dei poveri detenuti di Bergen-Belsen. Che per Frisch non valgono nulla. E che per Tabori invece sono tutto, inclusa la sua anima.

***FINE ANTICIPAZIONE***



Non c'è molto altro da aggiungere.
In rete ho cercato informazione su Paolo Maurensig, ma sono rimasta a mani vuote.
Di lui si dice ben poco. Era di Gorizia e ha lasciato questo mondo un paio d'anni fa, per colpa di un tumore. Viene considerato un autore mitteleuropeo. Ci ha lasciato numerosi capolavori ed era egli stesso un abile scacchista.
Per scrivere questo che fu il suo primo libro, e fu pubblicato nel 1993 da Adelphi, ha raccontato di essersi ispirato ad un curioso incontro in treno con un vecchio maestro di scacchi jugoslavo. L'anziano era uno superstite della Grande Guerra, sopravvissuto proprio grazie al gioco degli scacchi.
Altri hanno riscontrato similitudini con "Novella degli scacchi" di Zweig; qui il gioco è inteso come strumento per non impazzire, ma nel contempo è descritto come una droga, un'ossessione maniacale che ti isola dal mondo. Concetto che per alcuni aspetti ritroviamo anche nell'opera di Maurensig.
Mi sarebbe piaciuto trovare altre informazioni.
Ma come ho avuto modo di scrivere ormai tanto tempo fa, spesso i dati biografici non forniscono quelle che dovrebbero essere le informazioni più importanti.
Ad esempio: amava il caffè? E il cioccolato? Cosa pensava del profumo di biscotti?
Quando rideva lo faceva con gli occhi aperti o chiusi? Si formavano delle rughette intorno ad essi? Qual era il suo colore preferito? E la stagione preferita?
Non lo saprò mai.
L'unica cosa che posso fare è viverlo attraverso le pagine del suo libro. Sicuramente rifiutava la Guerra. Doveva essere un uomo di Pace.
Un uomo che aveva ben chiaro la distinzione tra il bene e il male; concetto che oggigiorno si è completamente perso o travisato. Tutto è diventato "opinione personale".
Che orrore!
Un libro bellissimo, che scuote la società dal profondo. 
La variante di Lüneburg nella realtà non esiste.
E nel romanzo ci vogliono coraggio e abilità per usarla.
Infatti si sacrifica il Cavallo per due Pedine, che teoricamente sono di valore inferiore, ma possono movimentare maggiormente il gioco.
Quindi è una mossa spiazzante: chi rischia tanto, per poco?
Allora viene da chiedersi: nella storia chi era il Cavallo? Hans, sacrificato per far incontrare le due pedine? Frisch e Tabori.
O Frisch? Che deve pagare il suo orribile gioco di sangue e dolore?

L'unica cosa certa è che questo giallo-storico sconvolge il cuore del lettore e i suoi protagonisti non saranno mai più dimenticati.

martedì 10 ottobre 2023

Felici i felici - Yasmina Reza

 È vero che dico spesso me ne vado, riconosco che è vero,
ma non vedo come potrei non dirlo, dato che è l'unica cosa che ho voglia di fare,
dato che non vedo altra via di uscita se non la diserzione immediata,
ma riconosco anche che lo comunico sotto forma, sì, sotto forma di ultimatum.

Caro Blog,
questo Ottobre è l'immagine luminosa di un Autunno che non ce l'ha fatta.
Ma ciò nonostante,
malgrado le terribili conseguenze,
in barba alla gravità di ciò che questo comporta [mi riferisco alla grave crisi climatica in atto], la gente è felice. Felice di poter andare al mare, di godersi il fine settimana nelle città d'arte, nei borghi, al lago...

Scriveva Borges, nel suo Frammenti di un Vangelo apocrifo: «Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell'amore. Felici i felici.»

Il romanzo della scrittrice francese Yasmina Reza, ci pone di fronte una considerazione particolare: essere felici è un talento, e se non lo si possiede allora conviene ridurre al minimo le pretese di felicità, per non farsi troppo male.

Ci ho pensato un po' su. Avevo comprato il  libro proprio perché attratta dal curioso titolo.
Cos'è la felicità? UN'emozione effimera che si sazia con il raggiungimento di bisogni.
Non sono pratica di felicità, ma se mi soffermo a considerare la scacchiera mondiale, essere felici mi sembra un atto di ribellione. O ignoranza. 
Ho la sensazione che l'essere felice, oggigiorno sia avulso dalla realtà. Abbandonarsi ai propri bisogni e alle proprie conquiste, sentirsene felici, è un atto egoistico.
Puoi sentirti soddisfatto di aver fatto il tuo dovere; di aver raggiunto un traguardo.
Ma essere felice, mentre il mondo cade a pezzi, è impossibile.
Sembra quasi che se non piove un razzo in testa, non siamo capaci di apprezzare ciò che abbiamo. Diamo tutto per scontato. Tutto ci è dovuto.
Essere felici è stupido.
Più che ricercare la felicità, ha senso coltivare la gioia; credo appartenga a pochi eletti che riescono ad avvertire una connessione tra la propria anima e l'anima del creato.
Che riescono a godere della bellezza della natura, di un incontro, del riflesso delle nuvole. Che comprendono la fortuna di vivere, oggi, in un paese democratico. Che valorizzano l'amore. La fratellanza.
Escludo da questa considerazione bambini e anziani.
Ai giovani e agli adulti conferisco il titolo di paladini; devono costruire e difendere un'anima capace di vedere il prossimo e di sentirsi affine.

Scusami Blog, sono fuori fase. Ho ancora negli occhi le scene della strage di Israele. La morte sembra non essere "la cosa peggiore" che possa accadere.
Il corpo martoriato della ragazza tedesca, Shani Louk 22 anni, lo sguardo terrorizzata della ragazza israeliana Noa Argamani 25 anni, sono oggi scolpiti nel mio cuore, insieme con Hevrin Khalaf, Ilaria Alpi e tantissime altre persone, bambini, uomini, donne senza nome, senza volto, ma non per questo meno importanti. 
L'uomo può costruire cattedrali e andare nello spazio, ma non sa vivere in pace. L'uomo odia, l'uomo distrugge; l'uomo è violento. Non dobbiamo dimenticarlo mai.
I 78 anni di pace tra gli stati membri dell'Unione Europea sono un'anomalia nel sistema umano. Non dobbiamo dimenticarlo. Non dobbiamo illuderci.

Le cose sono fatte per svanire.
Me ne andrò senza storia.
Non troveranno né bara né ossa.
Tutto continuerà come sempre.
Tutto se ne andrà allegramente nella corrente.

Il romanzo di Yasmina Reza è un autentico gioiello di stile e bravura.
Attraverso il racconto in prima persona dei 18 protagonisti la storia prende corpo e si snoda per appunto, in diciotto capitoli.
Il punto di vista di un protagonista incrocia e si lega con quello di un altro personaggio.
Vita e vissuto di ogni protagonista contribuiscono a tessere e comprendere la vita e il vissuto dell'altro, in un gioco di specchi e porte, dove le persone vedono sé stesse e gli altri, incontrano e sfiorano gli altri.

Mi viene in mente un labirinto!
Ma è forse suggestione; laddove c'è, anche solo per un breve riferimento, Borges mi vien facile immaginare specchi e labirinti.

Non si parla abbastanza dell'influenza che hanno i luoghi sui sentimenti.
Certe nostalgie tornano a galla senza preavviso.
Gli individui cambiano natura, come nelle favole.

Una prosa che diventa riflessione e poesia, in questo intricato intreccio di personaggi che vivono e rappresentano un mondo a me sconosciuto.
Un mondo dove "tradire" è la norma, il cinismo regna sovrano e si vive sempre indossando una maschera falsa e meschina, mi sembra un mondo impossibile da concepire.
Ma forse, è solo l'ennesima ragione che mi spinge a dire che ho vissuto un'esistenza, un'infanzia privilegiata.
Buffo, nel libro si ipotizza anche che questo non sia un bene.
Più alte sono le aspettative e intense le illusioni, più dolorosa è la caduta e la disillusione.
Non me la sento di smentire...

sabato 30 settembre 2023

Perché leggere i classici - Italo Calvino

Un classico è un libro che non ha mai finito
di dire quel che ha da dire.

Caro Blog,
ho impiegato una vita per leggere questo libro.
E prima che finisca il mese di Settembre, ho pensato di raccontarti qualcosa.
Purtroppo è trascorso tempo.
Ed io non sono stata bravissima.
Mi ha entusiasmato l'introduzione e lo stile inconfondibile di Calvino mi ha subito travolto.
Quando ha iniziato a parlare di autori che non conosco mi sono persa.
Come sempre ha stuzzicato la mia fantasia e mi ha suggerito testi da leggere, autori da riscoprire.
Certamente non potevo perdermi un libro che parla di libri. E tante sono le citazioni che vengono tramandate di Calvino, prese proprio da queste pagine. Che non ti stanchi mai di rileggere.

I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…»

Leggere mi aiuta nei momenti di difficoltà.
Ma sento che quella luce interiore si è spenta.
Questi sono giorni pieni di emozioni per tante persone che mi circondano; alcune del presente, altre del passato. Ed io sono felice per loro.
Ma nel contempo sono affranta, distrutta dalla mia inutilità.
Sono spacciata.
Mi sento così anch'io. E mi vergogno di tutto. Di incontrare gente. Di uscire. Di respirare.

"Tutto arriva per chi sa aspettare" dicono. 
Ma io che faccio nel frattempo?
Cerco di formarmi e di non rimanere indietro.
Ma mi sembra tutto inutile.
Ormai non desidero più Amore.
Desidero Morte.

venerdì 22 settembre 2023

La felicità non è una questione di avvenimenti;
essa dipende dalle onde della mente.
(Alice Christiana Gertrude Meynell)


Alice Meynell è ricordata come poetessa inglese; nacque nella seconda metà dell'Ottocento. Visse in alcuni paesi d'Europa, inclusa l'Italia.
Oggi parlo di lei perché mi ha colpito la causa della sua morte a 75 anni: sicuramente era malata, e tra le malattie "sotto accusa" si menziona la depressione.
Da ragazza doveva essere bella e sognante.
La immagino inseguire nuvole, osservare i raggi del sole che giocano con le nuvole stesse e formano numerosi riflessi.
La immagino in famiglia, mentre osserva il fascino della madre far leva anche sullo spirito di Charles Dickens.
Morì nell'Ottobre del 1922. Non ha mai conosciuto gli orrori della Seconda Guerra.
Ma ha avuto altre guerre da combattere; scelse di fare la sua parte in quella del suffragio universale; ha scritto numerosi articoli sulla parità di genere e i diritti delle donne. Una poetessa, una donna forte e contemporaneamente fragile.
Forse la sensibilità è un peso che a lungo andare, piega e infine spezza, chi lo porta.

Tra le altre, mi piace questa sua poesia, che trascrivo qui, per non perderla.
Una poesia nella quale mi tuffo, con tutta la malinconia che il mio cuore prova in questi giorni.

Si intitola: Rinuncia

Non devo pensarti; così, stanca, dura,
scanso l’amore che alligna in ogni gioia –
l’amore per te – ascesi nel cielo azzurro,
nota futile nella più cara canzone.
Oltre i pensieri che addolciscono
il corpo, mi abbaglia l’oscuro nitore di te;
che mai ti veda è necessità, per questo
tutto il giorno mi fermo dinnanzi.
Ma quando il sonno sigilla il giorno,
la notte blocca questa veglia patetica
e ogni legame che credo necessario si scioglie,
la volontà va deposta come una vestaglia:
sulla soglia del sogno, scoscendo nel sonno,
corro, corro, riassunta nel tuo cuore.

Quello che mi dico ogni santo giorno: non devo pensare a PA, non devo scrivergli.
E allora vado avanti per i fatti miei, triste, vuota e sola. E penso di farcela.
Ma quando tu torni o arriva la notte, mi scopro stanca e abbattuta.
Non posso permettermi di dirti come mi sento.
Non posso farlo più con nessuno.
Se tornerai a scrivermi, indosserò una maschera.
Sarò sciocca e divertente. Due minuti di distrazione.
Confido nei sogni.
Lì dove vado, lascio massa e volume del mio corpo, e riprendo spessore e valore della mia anima.
Il cuore fa da bussola e indica la strada per raggiungerti almeno nel regno di Morfeo.