venerdì 9 aprile 2021

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Oggi, venerdì 9 aprile, e domani, 10 aprile 2021 saranno giornate dedicate alla Lingua Latina.
Per la prima volta nella storia, si è pensato di istituire una Giornata Mondiale della Lingua latina, da intendersi come lingua viva e non morta. Credo sia una notizia bellissima.


Odio e amo.
Forse chiederai come sia possibile; 
non so, ma è proprio così e mi tormento.


Parlerò tramite i miei ricordi di scuola.
Come titolo per questo post ho pertanto, scelto i versi del poeta Catullo, versi meravigliosi di cui ogni anno veniva riempito il mio povero diario scolastico.
Due soli versi per descrivere con straordinaria efficacia, un amore lacerato da sentimenti opposti.
In un distico che è un terribile tormento, Catullo esprime tutto il suo travaglio interiore.
Passano gli anni ma non le emozioni: oggi Catullo lo capisco come non mai prima d'ora.

Per il cuore del post ho scelto il poema latino più famoso in assoluto: l'Eneide di Virgilio.
Nemmeno una settimana fa ritrovavo nel box, e riportavo a casa, la mia copia del IV Ginnasio: no, non sto piangendo! Ho solo una trave in un occhio.

Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbeminferretque deos Latio; genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.

Canto la lotta di un uomo che, profugo da Troia
la storia spinse per primo alle sponde del Lazio:
la violenza celeste, e il rancore di una dea nemica,
lo trascinarono da un mare all’altro, da una terra all’altra, di guerra in guerra, prima di fondare la sua città e di portare nel Lazio la sua religione: origine del popolo latino, e albano, e della suprema Roma. (Traduzione di Pasolini)

L'Eneide si compone di 12 libri, per un totale di circa 10.000 versi.
Narra del viaggio di Enea di Troia, giunto nel Lazio dove si insedia, dopo aver combattuto numerose guerre contro le popolazioni autoctone.
L'opera segue la storia narrata nell'Iliade, la sconfitta di Troia, e inizia in medias res, con una tempesta provocata da Giunone che scaraventa le imbarcazioni troiane sulle coste africane, vicino a Cartagine. La città di Didone.
Il seguito del poema bisognerebbe leggerlo.
Didone: la regina è ultimamente mia ospite principale nelle letture che sto attraversando.
Averla vista nell'Inferno mi rammarica.
E a proposito di Inferno, Virgilio è proprio il Divin Maestro che accompagna il Sommo Poeta nel suo viaggio nel mondo degli inferi.
Nacque ad Andes, presso Mantova nel 70 a.C.
Era a dir poco dotato per gli studi, e all'Eneide lavorò probabilmente tutta la vita.
Credo sia il poeta di tutti gli italiani. Questo l'epitaffio che lo celebra:
Mantua me genuit, Calabru rapuere,tenet nunc
Parthenope; cecini pascua, rura, duces.

Raccontando dell'Eneide non si può non parlare del tema filosofico della contrapposizione, che permea tutta l'opera.
Ci sono il Fato contro l'Azione, Roma contro Cartagine, il maschile contro il femminile.
Ma soprattutto Giove contro Giunone.
Giove protegge Enea, che rappresenta la pietas, il ragionamento, la calma.
Giunone tutela Didone e Turno, il furor, l'agire secondo le emozioni, l'irruenza dell'istinto.

La pietas era considerata la qualità più importante di ogni cittadino romano.
Il rispetto degli obblighi morali verso gli dei, la patria, i propri compagni e la propria famiglia, soprattutto nei confronti del padre, erano qualità indispensabili per ogni romano. 
L'Eneide è il poema dell'amore filiale: Ascanio ed Enea (padre), Enea (figlio) e Anchise, Evandro e Pallante, Mesenzio e Lauso.
E ricorda agli uomini che devono agire secondo il volere degli dei, come tessere del destino superiore.
Il furor invece è distruttivo, violento; se diciamo amor e furor ecco che ci viene incontro Medea.
Medea, la potente maga, donna dotata di estrema razionalità, pianificatrice di ogni singolo dettaglio nelle sue azioni e nelle sue astuzie. Ma la sua razionalità è costretta a cedere di fronte alla passione:
L'amore che si trasforma in furor, distruggerà ogni cosa.
E sarà il destino comune a Medea e a Didone. Che perderà, distruggerà la sua anima per un amore, una passione violenta.

Improbe Amor, quid non mortalia pectora cogis!
(Crudele Amore, a che cosa non forzi i cuori degli uomini!)

Il successo dell'Eneide è stato immediato e ancora oggi perdura.
Nel Medioevo si rivestì di significato cristiano la figura di Enea.
Nel Cinquecento, i poemi cavallereschi ne trassero ispirazione.
Ludovico Ariosto, nell'Orlando furioso, fece riferimento a Eurialo e Niso per narrare di Cloridano e Medoro; Torquato Tasso si ispirò alla struttura epica per il suo poema epico-cristiano, la Gerusalemme liberata.

Cosa sarebbe il mondo se non ci fosse mai stato il Latino?
Mio Dio: una landa desolata!!!
Saremmo gente senza stelle, senza desideri...
Desiderio: deriva da de, che ha un’accezione negativa + sidus, stella.
Desiderare significa proprio mancanza di stelle, nostalgia di qualcosa che si è conosciuto e che si cerca di ritrovare.
Forse la lingua latina oggi non ci appartiene, ma noi apparteniamo ad essa. Questo bisogna far rinascere: l'amore per le proprie radici, per la riscoperta del proprio nucleo.

Una volta ho scritto che quando c'era Persona mi sentivo completa.
Una sensazione che non si può descrivere.
Mi sentivo invincibile. Arrivata alla fine di un lungo viaggio.
Come se tutte le scoperte antiche e moderne avessero improvvisamente avuto un senso.
Come se in me si fosse condensata tutta la storia dell'universo, della Terra, dell'umanità intera.
Lo so non sono capace di spiegarmi, ma mi sentivo come in quella scena di un vecchio film, Higlander, quando lui acquista la conoscenza ultima e totale.
E si sente in armonia con tutto, con ogni tempo, con ogni luogo, con ogni creatura.

Saluto la Giornata mondiale della Lingua Latina così, col modo migliore di spiegare l'amore, perché dopo queste non ci sono state altre parole capaci di descriverlo con la stessa profondità e veridicità:

Omnia vincit Amor, et nos cedamus amori.

(Grazie Virgilio.)

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