martedì 20 aprile 2021

Donne che corrono coi lupi - Clarissa Pinkola Estés

 Perdonate quanto potete, dimenticate un poco e create molto.
Quel che fate oggi influenzerà la vostra discendenza femminile in futuro.
Le figlie delle vostre figlie delle vostre figlie probabilmente vi ricorderanno e,
soprattutto,
seguiranno le vostre tracce.
(È proprio un bene che non abbia avuto figlie.)


ANNUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM

HABEMUS LECTIONEM

Diciamo che non era proprio così, ma ci tenevo a raccontare la fine di questo lunghissimo e interminabile e stancante viaggio interiore, nel cuore del femminino selvaggio. 520 pagine di parole fittissime, densissime, illuminate, oscure, belle e brutte. Mai avrei pensato di arrivare alla fine e ci sono arrivata ESAUSTA. Mentre leggevo pensavo: "Ne resterà soltanto unooo!" (citazione film Higlander).
Mi sento un'eroina di altri tempi. Non mentirò, anche perché l'ho raccontato, per me è stata una lettura noiosissima. Le stesse cose si potevano dire in molte meno parole. Ma probabilmente è un mio limite. Mi accorgo che le scritture che "fanno dei giri immensi e poi ritornano" non mi piacciono. Sono pochi gli scrittori propriamente umanisti che mi piacciono. A volte psicologi, letterati, economisti scrivono solo per un pubblico di persone come loro. Ma non tutti abbiamo una preparazione enciclopedica. Venite incontro anche a noi povere capre! Ringrazio il mio periodo milanese e gli esami fatti in quel periodo.
Questo libro contiene in sé molte, forse troppe, cose: è un saggio, un racconto, un trattato di psicanalisi, un'antropologia delle fiabe.
Ci sono molte cose che non ho capito e non mi sono sforzata di capire. Ma una cosa è certa: è un libro che parla di donne e per donne. Proprio non riesco ad immaginarmi un uomo che abbia la pazienza di leggerlo. Perfino Persona avrebbe difficoltà, benché lui sia molto intelligente e con una volontà di ferro!

Ma il finale vale lo sforzo. È stato come scalare una montagna per poi, una volta in cima, godere del paesaggio.
La nostra società impone canoni di bellezza e di comportamento, di educazione, di pensiero, che hanno letteralmente mutilato il mondo femminile. E non solo. La nostra è una società che non protegge le minoranze e i più deboli. 
Quindi generazioni intere di donne sono state forgiate convinte che per piacere, per essere accettate, ci si debba comportare in un solo modo, non rispondere male, non dire mai "no", lavorare e avere la responsabilità della casa e della famiglia, rispondere a dei canoni estetici imprescindibili, soffocare la propria sessualità. E tante altre cose.
Questo si traduce con un inquinamento delle nostre risorse, un esaurimento delle nostre energie.
Clarissa Pinkola Estès si propone di raccontare questo e tanto altro, attingendo al mondo animale, i lupi, e al mondo delle favole e dei racconti.
Scrittrice, poetessa e psicoanalista, specialista in disturbi post-traumatici, vanta un modo di fare e di parlare molto intimo.
Immagino che si guarisca, o comunque si inizi il percorso giusto, con lei.
Se hai tempo e voglia, è un libro che merita molta concentrazione, ma non delude.
Più che da leggere, è da studiare.
Ammetto di aver iniziato a capirci qualcosa quando ho preso a sottolineare e ad appuntare alcuni pensieri, commenti.

Ho capito che in me la Donna Selvaggia è stata dimenticata.
La mia psiche è stata, ed è ancora, un'ottima preda per predatori che offrono l'oro di essere amati, purché si rinunci agli istinti che urlano "Basta".
Mi sono messa in trappola e non voglio uscirne. O non riesco ad uscirne.
Non ho talenti. Sono un essere così privo di bellezza che per me non c'è possibilità di guarigione.

Però mi è piaciuto pensare di far parte dell'antico Clan delle Cicatrici.
Perché quelle sì che ne ho tante! E anzi, molte ancora aspettano di formarsi, di cicatrizzare.

Possiamo tutte dire di essere socie dell'antico Clan delle Cicatrici, orgogliosamente portare le cicatrici di guerra del nostro tempo, scrivere segreti sui muri, rifiutare di vergognarci.
Non spendiamo troppo in collera.
Da questa, piuttosto, facciamoci potenziare.
Soprattutto, cerchiamo di essere astute e di usare le nostre facoltà femminili.

In questo viaggio si comprende che il nostro corpo non è solo un oggetto estetico. Che siamo tante e diverse. Che i nostri capelli sono il risultato di tante teste che hanno pensato, amato, creato, distrutto per secoli, prima di noi.
Un corpo non è un contenitore, ma un percettore, un radar di stimoli, sensazioni. Conosciamo il mondo attraverso il corpo, il mondo ci conosce e riconosce grazie al nostro corpo.

Resistete fino a trovare coloro cui appartenete, come Il Brutto Anatroccolo.

Perdonate quanto potete, dimenticate un poco, e create molto.

Le donne hanno bisogno di stare con le altre donne.
Ci formiamo e apprendiamo stando con altre donne. Con le nonne, le amiche delle zie, le madri, le figlie, le cugine. E in questo mi ritrovo molto. Si crea una certa magia quando sono con le "mie ragazze", che non si può spiegare a parole. Circolano energie mistiche che purificano e ricaricano.
Il passato è pieno di questo tipo di rituali: le donne che vanno al fiume a lavare i panni, le donne che pregano intorno al fuoco. Cantano, cucinano, spazzano l'uscio: ogni gesto della donna del passato era un rituale mistico.
In questo mondo non si esclude il maschile e nemmeno l'uomo.
Ci mancherebbe. Ma quando dico che è un libro per donne, intendo dire che è un libro che parla un codice intrinseco nell'universo femminile che un uomo difficilmente potrebbe comprendere, a meno che non appartenga ad una famiglia con tante donne. 
Quelle di una volta, in cui c'erano le nonne, le zie, la mamma a organizzare la vita domestica e a prendersi cura dei figli.
Non si stava tanto male.
E personalmente mi sento fortunata ad aver vissuto anche così.

I problemi per me sono nati dopo. Intorno ai vent'anni quando, vedi il caso, Nonna ha iniziato ad avere problemi e con lei, come in una catena invisibile, anche la mia Mamma.

il non arrivare alla propria verità, la paura di essere rifiutate, il timore di dire quello che si sa, la preoccupazione per la propria inadeguatezza, l'inquinamento della corrente fondamentale, l'accettazione della mediocrità o di pallide imitazione: tutto questo è iniziato dopo la maturità e lentamente, ne ho perso il controllo. Non ho saputo arginare, dire "basta". Mi sono nascosta dietro amori che credevo giusti. Ed eccomi qui a contare cicatrici. 

La PiccolaMe era diversa.
Da bambina non amavo il Carnevale. Le maschere non mi piacevano. Odiavo i costumi da principessa.
Mi sarebbe piaciuto essere un supereroe o avere una spada o meglio ancora, arco e frecce. Non l'ho mai raccontato a nessuno.
Tuttavia a due anni, Mamma mi mascherò da Cappuccetto Rosso ed era una maschera che adoravo.
Avevo la mantella e il cappuccio rosso, le calze, il grembiulino e il cestino di vimini.
Quanto amavo quel cestino!
Nella mia fantasia di bambina però, il bosco non era pericoloso e il Lupo non era cattivo, ma mi accompagnava dalla Nonna, trotterellandomi accanto come un fedele guardiano.

Dopo quarant'anni da quella maschera scopro che esiste un Lupo gentile, che consiglia di prestare ascolto ad una sola domanda: "Dov'è l'anima?".

Andate nel bosco, andate.
Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà, e la vostra vita non avrà mai inizio.
Andate nel bosco,
andate.
Andate nel bosco,
andate.
(The Wolf's Eyelash, poema in prosa di C.P. Estés, 1970.)


Un viaggio lunghissimo, difficile, intrigato, pieno di ostacoli, fermate, ripensamenti.

Le lacrime sono un fiume che vi conduce da qualche parte.

Per me le lacrime sono finite, non piango più e non vado più da nessuna parte.
Sono nel mezzo del cammin di mia vita e sono al punto di saturazione. I miei sogni infranti, il mio cuore spezzato, tutto è diventato un cumulo di macerie.
Dovrei fare dei descansos, una mappa delle mie croci bianche.

Siate gentili con voi stesse e fate dei descansos, luoghi di riposo per gli aspetti di voi che un tempo stavano andando da qualche parte ma non sono mai giunti alla meta.
I descansos segnano i siti di morte, i tempi bui, ma sono anche note d'amore per la vostra sofferenza.
Trasformano.
Molto c'è da dire sull'appuntare le cose sulla terra in modo che non ci vengano dietro.
Molto c'è da dire sul fatto di ridar loro l'estremo riposo.

Un viaggio lunghissimo, difficile, intrigato, pieno di ostacoli, fermate, ripensamenti
ma dalla cima della montagna si ammira un paesaggio stupendo e l'aria è pulitissima e fresca.

ore 00.08
Buonanotte

 

Nessun commento:

Posta un commento