sabato 24 aprile 2021

Fiabe per i più piccini - Italo Calvino

Io credo questo: le fiabe sono vere.


Sabato, uno dei tanti. Stamattina aprendo gli occhi ho pensato: "Ma chi me lo fa fare ad alzarmi? Non c'è niente per me!".
Immy deve avermi sentito perché poi mi ha chiesto di preparargli la colazione e di leggergli delle favole.
Ed eccoci qui.
Ha scelto Calvino.
Così l'elenco delle cose che vorrei leggere aumenta a dismisura. 
Ne avevamo bisogno: io e Immy. Era da tempo che non stavamo insieme a dire due chiacchiere. Gli ho raccontato tutto. Lui mi ha guardato con i suoi occhietti languidi, preso la mano nelle sue zampine e mi ha fatto sentire al sicuro.
Sono in piedi sulla linea di confine tra pazzia ed equilibrio. Come una piccola, impacciata funambola cerco di rimanere in piedi.
Chiedo aiuto al mondo dei bambini. Il tamburo di Latta è un romanzo bellissimo, che mi sta impegnando la mente. E anche Calvino mi ha tenuto un po' a galla.

Questa è una raccolta molto carina per i più piccini. Fa parte del più ampio corpus della tradizione fiabesca popolare da cui Calvino attinge per scrivere Fiabe Italiane. In particolar modo abbiamo una fiaba delle Marche, un'altra toscana, come quella di Cecino, il bambino che ci sorride dall'illustrazione. E una del Friuli.
Mi ha colpito il registro stilistico usato per scrivere queste fiabe. Dirò una cosa molto banale, ne sono consapevole, ma le storie che leggevo da bambina erano strutturate in modo diverso. Invece Calvino mi ha fatto capire che le storie per i bambini hanno la loro liturgia, il loro tempo. Sono brevi e semplici. Nulla a che vedere con il linguaggio delle storie che leggevo io. Le mie raccolte erano più complesse, il linguaggio era da adulti. E infatti, a scuola, mi annoiavo.
Lo stesso vale per le illustrazioni, che fanno sentire i bimbi in un mondo codificato, inventato da loro. Non c'è un'età per i libri, e anche i grandi ogni tanto, si meritano di tornare nel mondo colorato dei bambini. Un mondo che non è per nulla sicuro. Ci sono streghe ovunque, e c'è sempre qualcuno pronto a trasformarti in uno spuntino.
Lo leggo come una metafora sulla vita: che fa di me un solo boccone. E siccome non sono né bella, né pura, né intelligente non c'è nessuno che mi possa aiutare.

Sono noiosa lo so, ma oggi sono disperata.
Mi sono tenuta abbastanza lontana dalle tentazioni social, ma non basta.
Vorrei che mi cancellassero la memoria. Magari una commozione cerebrale. O un intervento per strapparmi il cuore. Non lo voglio più. Donatelo all'Uomo di Latta, lui saprebbe cosa farne, saprebbe gestirlo, come usarlo.

Vorrei essere Oskar, il mio nuovo amico tamburino che all'età di tre anni ha capito che crescere era solo una perdita di tempo. E così è rimasto bambino.
Però sarei rimasta una bambina anche dentro.
Voglio smetterla di sentire ciò che sento, di ricordare, di analizzare.
Vorrei essere una bambina di latta, con un tamburo di latta, senza cuore e senza ricordi.
Vorrei non essere io.

Basta.

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