mercoledì 19 ottobre 2022

- 12 Halloween

Fra tutte le isole amene l’Isola-che-non-c’è è la più accogliente e varia; non immensa ed estesa, con spazi noiosi tra un’avventura e l’altra, ma tutta ben stipata. Quando ci giocate di giorno con sedie e tovaglia, non è un posto per niente pauroso, ma nei due minuti prima di andare a dormire, quasi quasi diventa vero. Ecco perché esistono le lucine da notte.


Caro Bloggy,
la mia insonnia sta nuovamente prendendo il sopravvento. Però questa volta non voglio che diventi un problema. Ne ho già tanti. E non ho intenzione di aumentarli. Le preoccupazioni non mi mancano. Ripenso in modo ossessivo alle parole di Persona e mi chiedo se stia bene, veramente. Non poter oltrepassare alcuni confini è devastante, ma finirà che glielo chiederò in modo tale da farmi bloccare...
Se pensi a quello che succede nel mondo la mia vita è proprio l'ultima cosa di cui preoccuparsi. Ma quella di Persona è preziosa, non solo per me. E per lui farei qualsiasi cosa. Per favore, fa' che stia bene!
Ecco perché l'Insonnia si sta trasformando in una buona compagna, non in un impedimento. Posso costruire con lei mondi meravigliosi. In cui non ci sono i Putin e i Berlusconi. Niente frasi superficiali e dolorose. Non c'è guerra, o pianto. 
Questi giorni halloweenosi non faccio che pensare alla Morte. Non come la logica conseguenza della vita. Penso a lei come una dimensione in cui sono raccolte tante persone meravigliose, come uno di quei mondi bellissimi cui vorrei approdare.

Cito, copiando tutto da Wikipedia: La parola Halloween o Hallowe'en risale al 1745 circa ed è di origine cristiana.
La parola Hallowe'en significa, alla lettera, "sera dei Santi".
Deriva da un termine scozzese per All Hallows' Eve, cioè "vigilia di Tutti i Santi". In scozzese la parola eve è even, talvolta contratta in e'en o een.
Nel tempo (All) Hallow(s) E(v)en si è evoluta in Hallowe'en. L'espressione All Hallows si trova anche nell'inglese antico.


Caro Bloggy,
ho sempre pensato che fosse una festa rubata ai celti e successivamente, agli americani. Ma mi sbagliavo. Per questo amo gli studiosi. Non che cambi molto per me, ma mi piace pensare che ciò che sempre ho avuto nel cuore sia un'eco del mio amato Vecchio Continente.
Mia Nonna mi raccontava le vigilie di Ognissanti di quando era bambina.
Di tradizioni che prevedevano di lasciare il cibo ai morti, che a loro volta portavano in dono noci e mandarini, e della possibilità di vedere, nella notte tra il 31 ott. e il primo novembre, la processione delle anime dei morti attraversare il cielo, mentre si recano a far visita ai propri cari.
Sono sicura che Nonna rivolgerà uno sguardo alla sua Famiglia. E spero però si dimentichi di guardare me. Perché la mia vita, i miei pensieri sono sempre più neri. E non vorrei farle del male. Chissà se i morti sentono il dolore?

Per arrivare ad Halloween ti consiglio la lettura di Peter Pan.
No, non sono impazzita. Peter Pan è un racconto per non-adulti, ma non per bambini.
Un eterno ragazzino che disprezza l'amore di una mamma è inquietante.
Ed è inquietante pensare ai bambini dimenticati e sostituiti da altri bambini.
Non accade così nella realtà. Per una volta, anche se nella tragedia, la realtà è migliore.
Quando una famiglia perde un bambino, quel dolore non viene né sostituito né dimenticato.
Semplicemente le persone vanno avanti. Cercano di attutire il dolore, diffondendo amore.
Ed eccola lì la Mamma che lascia la finestra aperta per dieci minuti al giorno, in attesa che il bambino torni. Ma non lo fa solo per dieci giorni. Nella vita lo fa per sempre.

I bambini che combattono contro i pirati mi turbano.
Mi turba la loro aggressività.
Amo i bambini che credono di poter volare e che credono nelle fate.
Ma in Peter Pan c'è tanto, molto di più...

Ricordò un Peter Pan che si diceva vivesse con le fate.
Si raccontavano strane storie sul suo conto, ad esempio che quando un bambino moriva Peter lo accompagnava per un tratto di strada perché non avesse paura
.

Peter Pan parla di morte. Inutile negarlo. E ci ricorda che ai bambini non bisogna mai mentire.
Non è un libro per bambini. Secondo me è un libro per Halloween perché non c'è nulla di più inquietante di un bambino che combatte e di un orologio che ticchetta continuamente per ricordarci che la fine ci insegue sempre, come un'ombra.

E a proposito di inseguimenti e ombre...
Peter Pan irrompe sulla scena, mentre insegue la sua ombra. Allora mi sono chiesta cosa fosse questa ombra?
Il ricordo della sua umanità.
Curioso vero? Perché solitamente "l'ombra" è qualcosa di negativo che contrapponiamo "alla luce". L'ombra è l'incubo fisicamente espresso. Ci ricorda che c'è sempre un risvolto della medaglia. Che anche le cose migliori, più belle, più luminose, hanno bisogno di un'ombra per avere spessore, profondità!
E allora Peter Pan, questa immagine che indica la ribellione alle regole, insegue una regola!
Vuole la sua ombra, per essere come gli altri esseri. Vuole avere un suo riflesso, un reciproco, un opposto.
Peter Pan la natura selvaggia, l'anima ribelle ha bisogno dell'ombra!

Conosci il film Disney? Io da bambina non lo riuscivo a vedere.
E credo sia uno dei pochi film Disney che non ho mai visto.
Ma una scena l'ho vista e mi è rimasta impressa.
Chiudi gli occhi insieme con me: te lo ricordi il sorriso di Peter Pan? Non ti sembrava demoniaco? 
Oggi, che siamo un po' più grandi, quel sorriso, unito al flauto che Peter suonare allegramente, non ti fa pensare alla divinità greca con gli zoccoli? Un indizio? D'accordo: scrivi Peter Pan senza "Peter", cosa resta?

Ho i brividi... buonanotte Bloggy.

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