lunedì 3 ottobre 2022

La Strega - Anton Cechov

 senza aver avuto ancora il tempo di scuotersi dall'incanto
di quel suo sfibrante sonno giovanile


Caro Bloggy,
sono ancora nella mia fase negativa. Allora mi sono dedicata un tentativo di scrapbooking. Ci sono un po' di elementi che sento mi rappresentano: la luna, il silenzio, lettere, barattolo con polvere di stelle, fate e creature magiche, fiori e voglia di viaggiare.
Inoltre ho letto un racconto di Anton Cechov, che si intitola "La Strega" e visto il periodo, credo sia pertinente.

Il drammaturgo russo, nato nel 1860, morì a soli 48 anni per colpa della tubercolosi. Sicuramente può essere considerato il padre del teatro moderno russo.
Se si leggono le sue opere appare evidente una cosa: c'è un narratore di eventi e nessuna partecipazione nei confronti dei personaggi. Era il suo modo di denunciare l'indifferenza della società dell'epoca.
Indifferenza che purtroppo continua a permeare ogni società odierna.
I risvolti psicologici dei protagonisti di Cechov rimangono solo per i lettori.

Leggere questo racconto è illuminante.
Un mondo in miniatura, nascosto, perso nelle lande lontane della Russia.
Ci viene restituito per un attimo alla luce di una candela.
La storia di una ragazza di vent'anni vittima di una società gretta e ignorante.
Ma anche nei suoi sogni viene limitata. E questa è una cosa incredibile. Dolorosa.
Le hanno impedito di vivere. E le vogliono impedire di sognare.

Non c'è niente di più doloroso di un amore non corrisposto e soffocato.

Cechov è un uomo ironico, schivo. Un medico che scrive per diletto, delle vicende quotidiane delle persone. Non le vuole salvare e non vuole dir loro come dovrebbe vivere. Mentre il mondo della letteratura russa piange la scomparsa di autori del calibro di Dostoevskij, Ostrovskij, Scedrin, Thomas Mann di lui dirà "può stare alla pari con quanto è di più forte e di più alto nella letteratura europea".



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