mercoledì 22 febbraio 2023

Grottesco - Patrick McGrath

 Nil Desperandum

Caro Blog,
a volte è divertente, altre volte è infinitamente noioso seguire le conferenze.
Oggi siamo nel secondo caso. Fortunatamente ho scelto un posto comodo in fondo alla sala e posso fingere di prendere appunti senza offendere chi si è preso la briga di parlare.
Probabilmente stasera non avrò voglia di scrivere, così mi porto avanti ed eccoci qui.
Patrick McGrath lo avevamo già incontrato come autore del romanzo Follia. Ricordi? A me non era piaciuto. Nel senso che quel tipo di storie a me non piacciono. Per questo ho voluto riprovarci.
Ed è andata meglio.
Questo romanzo è molto particolare.
Lo stile è quello bello e asciutto di McGrath. Ho riavvertito lo stesso innamoramento iniziale. Perché è questo l'effetto che fa appena apri un suo libro: la trama ti attira e avvolge e ti intrappola, pagina dopo pagina. E non vuoi mollarlo fino alla fine.

Ho comprato questo romanzo in occasione degli sconti-Adelphi.
(Casa editrice che lentamente mi ha conquistato.)
Mi hanno colpito, nell'ordine:
- il nome del libro
- la sua copertina
- il nome dell'autore. (Avevamo un conto in sospeso e non volevo lasciarlo con un brutto ricordo.)
Quando sono tornata a casa mi sono arrovellata il cervello per spiegarmi la parola "grottesco". Ti capita mai di conoscere una cosa, ma di non saperla spiegare? Ecco succedeva a me. E mi dicevo: "Beh, si definisce grottesca una situazione che può risultare assurda, amplificata; un momento in cui reagisci in un modo non consono. Ridi, invece di piangere."
E continuavo a cercare esempi, senza essere soddisfatta della mia spiegazione.
Ecco perché alla fine ho fatto una piccola indagine su internet, per capire come si esprimerebbero quelli bravi.
E quelli bravi direbbero, che il termine si applica in tanti contesti, dal teatro alla letteratura.
Ed è quello che accade quando un momento-tratto-carattere comico viene volutamente esagerato, e collocato a contrasto in una rappresentazione drammatica.
Una vittima delle situazioni grottesche è Don Chisciotte. Nel cinema è accaduto spesso al Conte Dracula. In tanti film la sua figura terribile e spaventosa, è stata distorta a tal punto da strapparci perfino un sorriso.
Inoltre, per spiegare l'etimologia del termine dobbiamo ricordare l'associazione della parola "grottesco" con delle immagini parietali ritrovate in quella che si credeva, erroneamente, una grotta romana.

La storia:
era il 1480 un giovane cade in una fenditura del terreno, dalle parti del colle Esquilino.
Si guarda intorno e si scopre all’interno di una grotta con pareti decorate da insolite figure variopinte quali mostri, chimere e sfingi.
Una volta in salvo racconta l'accaduto e da quel momento giovani, artisti e non, vogliono vedere quelle figure che chiamano "grottesche", per il loro legame con la grotta.
In realtà quella grotta era una delle sale della Domus Aurea di Nerone.
Ma il termine è rimasto, ed è pervenuto a noi proprio perché lo stile decorativo unico, bizzarro e particolare, aveva colpito l'immaginazione di tutti.
Ed è da qui che voglio partire.

Grottesco nel nostro libro è:
il viso deforme del nostro protagonista,
le maniere perbene di sua moglie,
l'animo contorto dell'antagonista,
l'ambiente in cui ristagna casa Crook,
il cinismo della madre Giblet,
e potrei andare avanti ancora per un bel po'.

Chi ci narra la storia in prima persona è Sir Hugo.
Un misantropo, naturalista per passione, paleontologo sostenitore di tesi rivoluzionarie sulla tassonomia dei dinosauri (che sono uccelli e non rettili), dotato di humor ed eleganza tipicamente inglesi.
Protagonista indiscusso, che ho adorato. Che mi ha fatto pensare inizialmente e quasi l'ho immaginato come, Spencer Tracy in "Indovina chi viene a cena".

i vecchi tempi sono sempre bei tempi;
i ricordi sono fatti così.

Ed è proprio grazie ai ricordi di Sir Hugo che conosciamo questa storia grottesca.
Una storia dalle tinte noir sulla quale si staglia l'antica dimora dei Coal (una moderna, cupa Domus Aurea del Berckshire), con la facciata ricoperta dall'edera, il confine protetto dai fumi della palude, i suoi mille spifferi ed il suo pavimento e tutta la struttura in legno.
Una storia dall'eco gotica popolata com'è di fantasmi e illusioni.
Una storia macabra, il cui retrogusto (mai parola usata con maggiore sagacia! mi complimento con me stessa.) non ci abbandonerà facilmente.
Una storia che si tinge di giallo già dalle prime pagine, quando conosciamo l'inquietante maggiordomo Fledge.
Personaggio sublime. Pronuncia pochissime frasi, non lascia intendere mai le sue emozioni. Resta sempre ai margini, sui bordi delle pagine che sfogliamo. Eppure la sua presenza è cupa e opprimente.
Quando c'è lui, mi sembra che nel cielo esploda un fulmine. Fa più freddo. E una sottile nebbia avvolge ogni cosa, confondendo i contorni e i colori delle cose.

Alla fine non possiamo non chiederci se abbiamo letto il resoconto di una cronaca o la confessione di un assassino.
Siamo veramente nella sua mente, o stiamo leggendo il riflesso di una anima tormentata dal rimorso che cerca in altri la colpa delle proprie azioni?
La vittima e il carnefice sono persone diverse o è la stessa persona?
Ma poi il carnefice lo abbiamo incontrato realmente?

Il finale è la promessa fatta dal titolo.
Un libro geniale.
A me è piaciuto moltissimo e volutamente non ho anticipato nulla per non correre il rischio di falsare nemmeno una delle tante sensazioni che questa lettura suscita.

Non lo consiglio a chi vuole una storia finita.
Qui niente è come sembra.
Nel momento più alto della narrazione arriva una spiegazione deludente. Poche righe. Confuse. Che rileggo perché penso di non aver capito.

E alla fine si avverte un senso di impotenza. Come se mancasse ancora qualcosa.
Hai fame! E dopo aver letto quelle cose...dovresti essere nauseato!
E invece... grottesco!
C'è qualcosa che non torna, e a me è piaciuto: grottesco!

L'ironia sta nel fatto che in realtà è lui a essere il negativo mio,
perché in me il bene persiste e malgrado tutti i miei difetti [...]
non ho mai rinunciato ai valori morali.
Contrariamente al cinismo palese, alla violenza e alla perversione di Fledge, io,
essere grottesco, riesco ancora a intravedere il bene.
Da uomo diabolico qual è, Fledge gode di fronte allo spettacolo del mio disfacimento in scena nel suo salotto.
E come la gargouille di una cattedrale gotica era un demone sconfitto costretto a fungere da fogna, io, viceversa, sono costretto a fungere da gargouille in questa anticattedrale, in questa demoniaca dimora che Fledge ha fatto di Crook.
È Fledge l'essere grottesco, non io!

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