venerdì 15 maggio 2020

Il Maestro e Margherita

“L'insonnia non tormenta soltanto lui, ma anche il suo fedele guardiano, il cane.
Se è vero che la viltà è il peccato più grave, forse il cane non è colpevole.
L'unica cosa di cui ha paura è il temporale.
Ma chi ama deve condividere la sorte dell'amato.”

Nel 1891 nasceva a Kiev, Mikhail Bulgakov.
Con questo scrittore è stato amore a prima parola.
Nel senso che mi è piaciuto immediatamente, già dalle prime parole del romanzo Il Maestro e Margherita.
Questo è il problema della mia esistenza.
Che sia un libro, o una canzone, o un film, finanche una persona, se mi piace dalle prime parole, note, immagini, sensazioni sarà amore eterno.
Con questo non voglio dire di essere categorica.
Se una persona non mi ispira fiducia immediatamente, non la valuto in modo negativo.
Ma non sarà amore.
Inutile dire che con Persona è stato amore a prima vista.
Mi è piaciuto subito. Sentivo che era diverso dagli altri. E avevo ragione.

Stamattina mentre facevo colazione, cercavo di ricordarmi le sensazioni che ho vissuto quando sulla scena di questo romanzo appare Ponzio Pilato con Hanozri.
Un uomo che viene sottoposto al giudizio del procuratore, mentre egli è afflitto da una terribile emicrania.

"La verità è che ti fa male la testa, ti fa talmente male che pavidamente pensi alla morte. 
Non solo non sei in grado di parlare con me, ma ti è perfino difficile guardarmi e adesso sono involontariamente il tuo torturatore, il che mi amareggia.
Non riesci neppure a pensare e sogni solo che venga il tuo cane, l'unico essere, al quale sei affezionato.
Ma il tuo tormento cesserà subito, la testa non ti farà più male."

Mentre stiamo vivendo le avventure di quelli che ci sembravano i protagonisti del nostro bel libro, ecco che ci ritroviamo in un'epoca lontana, in una terra calda, con nell'aria un intenso profumo di olio di rosa.
E assistiamo ad un dialogo, un dialogo che abbiamo ascoltato tante volte, che abbiamo visto essere interpretato in tanti modi, e che pure in questa occasione ci tiene inchiodati, fermi sulla scena.

Può sembrare un discorso di fede, ma credo che sia qualcosa di più profondo. Dall'eco simbolica così amplificata che abbraccia l'umanità nel suo complesso; umanità fatta di atei, agnostici, credenti.

Mi è parso di cogliere questa lezione: gli uomini non sono o buoni o cattivi.
Combattono contro l'uno o l'altro aspetto della propria anima. 
Ed è un tipo di lotta che accompagna loro da tutta la vita.

p.s. Continua la mia ricerca sull'Amore. Sono sempre più convinta che debba far battere il cuore come fosse un purosangue lanciato in una folle corsa.

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