venerdì 30 aprile 2021

Ciao Aprile

Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove,
possano contribuire a educare la mente.
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove,
può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
(Gianni Rodari)


Ciao Aprile 2021,
non tornerai più, ma ti porterò nel mio cuore per sempre.
Sei il mio mese e solitamente per me sono giorni in cui mi sento bellissima e forte.
Ma negli ultimi due anni sono stata sempre in casa. E avendo rispettato sempre pedissequamente le regole, adesso devo riconoscere che non ne posso più. Sei volato all'inizio, forse grazie al periodo pasquale. Ma gli ultimi sette giorni mi sono sembrati lunghissimi. Come se fossero passati sette mesi e non una settimana. Sei stato nuvoloso, ventoso e con giornate fredde e piovose.
Oggi ti sei presentato con un caldo sole; ci saluti così. Il cambio armadio è lontano ma sicuramente le persone vanno al mare. Personalmente mi accontento di indossare le solite magliettine. Non ho voglia di niente. Anche gli orsetti sono stanchi. Si sono sparpagliati, sotto le indicazioni di PiccoloPrincipe, in vari punti della casa.

Non mi sento bene. Però sto per finire il libro. Sono a pagina 350. Sto leggendo molto lentamente. Ma domani conto di accelerare.

Sono stanca. Sono triste. Vorrei tanto addormentarmi e non svegliarmi più.
Mi sembra tutto così ingiusto.

giovedì 29 aprile 2021

Nel blu dipinto di blu

Provate a chiedere alle persone attorno a voi qual è il loro colore preferito.
Vedrete che la maggior parte di loro vi risponderà blu.
Gran parte del mondo è blu,
il cielo che ci sovrasta,
il mare che delimita le nostre terre;
il blu è affidabilità, appartenenza e lealtà.
(Lisa Guerrini)


Le mie ultime due giornate sono state molto intense.
Ho dormito pochissimo (tre ore e quaranta è record!), badato ai principini e aiutato in alcuni lavori a distanza (il computer è uno strumento molto utile: benedetta sia la tecnologia).
Ti risparmio le faccende domestiche. Ho letto pochissimo. Ma non mi lamento.
Lo sbalzo ormonale causato dalla tiroide si sta facendo sentire. Cerco di mangiare poco per non ingrassare. Ma non è un problema di calorie. Non mi lamento: i problemi sono altri.
Ma voglio ricordarmi questa sensazione: so provare sentimenti di pace, so essere gentile, so far fiorire un sorriso sulle labbra dei miei cuccioli.
Il blu è il colore del mio cuore.
Blu come il mare, come il cielo della mia città, come i grembiulini dell'elementari dei bambini.
Blu come il Brucaliffo di Alice nel Paese delle meraviglie.
Blu come l'inchiostro della penna che uso più spesso.
Blu come l'uccellino di Twitter, la collanina con l'occhio greco che mi piace tanto, la mia tazzina preferita per il caffè.
Blu come il palloncino che non vuole nessuno, perché tutti preferiscono quello rosso.
Blu come le lampadine delle vecchie serie di Natale, che non si fulminavano mai, perché si fulminano sempre quelle gialle e rosse.
Blu come la carta del cielo per il Presepe, che fai attenzione a togliere il nastro adesivo per non strapparla.
Blu come i jeans, il maglioncino di cotone e le fasce della magliettina a righe.
Blu come le nuvole che coloravo da bambina per indicare la pioggia.
Come la scatoletta della crema per le mani, il dentifricio sbiancante, lo smalto messo una sola volta sulle dita per Halloween. 
Blu come le Ninfalidi, il lapislazzuli e il Non Ti Scordar Di Me.

mercoledì 28 aprile 2021

Harper Lee

Il momento in cui i tuoi amici hanno bisogno di te è quando hanno torto, Jean Louise.
Non hanno bisogno di te quando hanno ragione...
(Harper Lee)

Sono indietro con le mie letture.
Ma mi piace rivolgere un pensiero alla scrittrice Harper Lee, classe 1926. Morta troppo presto, prima dei 90 anni. Per me alcune persone meriterebbero l'immortalità. Come Andrea Camilleri, i Nonni e i Genitori. Anche i bambini, le bolle di sapone, i fratelli e le sorelle, i passerotti, i cagnolini, i gatti e i cugine e cugine. Direi anche gli zii e le zie, fatta eccezione per me stessa.

Finita anche questa lunga giornata.
Sicuramente stanotte dormirò. Sono cinque notti che non dormo e oggi mi sono stancata per bene.
Nipotini dormono sereni da ore. Domani si va a scuola e non posso permettermi di farmi trovare impreparata.
Solo una piccola riflessione sul mondo, maturata guardando "Chi l'ha visto".
La scomparsa di una persona amata è terribile.
Un evento catastrofico che avvolge lo scomparso e distrugge le vite anche di chi rimane.
Quando camminiamo per strada incrociamo tante persone ogni giorno, di cui non sappiamo nulla. Fermi al semaforo, ognuno immerso nei propri impegni e pensieri.
Al supermercato, in fila per una cassa.
Ovunque siamo mondi che si toccano, sfiorano, a volte intersecano.
Non si può sospettare minimamente cosa stia passando per la mente del vicino, quale peso stia gravando sulle sue spalle.
Sarò più gentile con il prossimo.
Forse...

martedì 27 aprile 2021

Stanchezza

Crisi è quel momento in cui il vecchio muore
ed il nuovo stenta a nascere.
(Antonio Gramsci)


Inizio ad avere problemi con il dosaggio dei farmaci che prendo.
C'è qualcosa che non va.
Guardavo la Luna Rosa, la prima di questo 2021.
Bellissima, lontana e luminosissima, leggermente più grande di circa il 7%, sembra più vicina alla Terra.
Che meraviglia il Creato. Ma che ci faccio io qui?
Un errore.

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
0 mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri.

lunedì 26 aprile 2021

Quanto valgo?

Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza.
(Marco Aurelio)


Continuo la mia solitaria lettura con Günter Wilhelm Grass.
Sono sempre più triste. Forse anch'io mi sveglierò un giorno e sarò piccola, piccola, magari invisibile. E leggera, leggera, così da cavalcare il vento e perdermi in spazi sconfinati.
Ora che ci penso non ho mai cavalcato qualcosa. Né animali né motociclette.
Una volta una scopa di saggina, ma era per ritrovarmi con le altre sotto Noce, a Benevento.

È più di un anno che scrivo in questo spazio ed è più di un anno che registro nero su bianco il mio volgare fallimento come persona, essere umano, individuo.
Parlarne non si può. A chi gioverebbe? Sicuramente non a me e nemmeno al povero interlocutore.
So di essere poco coerente. Quando gli parlavo erano momenti di felicità insensata e poi ripiombavo nelle mie pene.
Perché sono così io, pesante e lamentosa,
perché non mi basta mai, volevo sempre di più,
perché guardo sempre ciò che mi manca,
perché sono io quella che non si piace e quindi sa di non poter piacere.
Tuttavia guardando il mio Murakami abbandonato, mi chiedo cosa mi avrebbe consigliato di leggere?
Benedetta sia l'invenzione della scrittura e della stampa!
Mi strappa a me stessa e mi trasporta lontano.

Nel frattempo sono abile nel nascondermi.
Ma i miei pensieri sono sempre più cupi.
Di me non resterà niente, nemmeno un ricordo. A che vale accumulare roba, comprare libri, scattare fotografie, cercare di non ingrassare, vestirsi e lavarsi?
Non ci sarà nessuno che dirà "sorrideva così", "diceva questo", "le piaceva quello".
I personaggi dei libri invece, conducono una vita particolare.
Muoiono infinite volte e ogni volta è diverso. Vivono lo stesso ruolo, le stesse battute e ogni volta è diverso.
Chi assiste alla loro morte ha sempre una sensibilità che lo distingue dal precedente lettore, dalla precedente lettura.
Magari qualcuno noterà una nuvola, un altro capterà un particolare profumo.
L'intonazione della voce non sarà mai uguale.
Chi si concentrerà su una frase, non noterà il movimento delle mani.
I personaggi dei libri conducono proprio una vita particolare.


L'amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L'amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l'amore basta a all'amore.
(Segui l'Amore di Khalil Gibran)


Cose senza senso.
Anima senza parole.
Cuore a pezzi.


domenica 25 aprile 2021

Ultimo viene il Corvo - Italo Calvino

Quell’anno il piccolo frutteto sembrava un seguito di venditori di palloncini

        FESTA DELLA LIBERAZONE
Quale lettura migliore per vivere questa domenica di liberazione? Il 25 Aprile ricade una delle ricorrenze più importanti e belle del mio Paese: la liberazione dalla tirannia nazi-fascista. Una festa che qualcuno vorrebbe "divisiva" e invece è, e sarà sempre, il collante della nostra nazione. Stamattina ho cantato Bella Ciao, fatto sventolare il tricolore e ripensato a quel lontano parente piemontese. Ho letto questi racconti e poi mi sono fatta prendere dal panico. Non sono "attacchi di panico" ma ci sono andata vicinissimo. Mi sono calmata con molto sforzo e molto lentamente. A fine giornata sono di pessimo umore. Lo scorso anno ero capace di raccontare meglio e con più passione alcuni fatti della mia vita, quindi meglio non replicare e non rovinare ciò che è già stato fatto. Quello che posso dirti è che non uscirò più di casa. Non voglio vedere nessuno. Ho chiaramente dei problemi, ma non ne voglio discutere con chiunque. Terrò vivi solo alcuni momenti "caffè". Perché poi ne farò un libro. Sarà leggermente autobiografico, non so da dove iniziare, ma so che alla protagonista riserverò il lieto fine. Caro Blog, tu naturalmente sarai il depositario di questi deliri libreschi. Così quando inizierò a definirmi "scrittrice" potranno rinchiudermi nell'opportuna struttura medica.
Sto ridendo come una cretina, da sola. Ma c'è qualcuno più stupido di me nel mondo?
Se non bastasse quello che ho scritto fino ad ora, ascolta questa: ero convinta che Ultimo viene il corvo fosse una raccolta di racconti di Italo Calvino, a carattere fiabesco.
Invece la raccolta prende il titolo da un racconto uscito per la prima volta sul quotidiano L'Unità il 5 gennaio 1947, che di fiabesco non ha nulla.
Quelli bravi, ma bravi veramente, hanno riconosciuto tre temi fondamentali in cui suddividere i trenta racconti, che altrimenti sembrerebbero tante sonate solitarie.
Ci sono storie che raccontano del mondo ligure vissuto durante l'infanzia dallo stesso autore, altre di tipo picaresco, altre raccontano l'ambiente e il clima della Resistenza.
Ecco perché mi è sembrata una lettura calzante con questa giornata.

La mia storia preferita è intitolata Il bosco degli Animali. Perché è la più semplice e finisce bene.
Ho preso appunti, mi è sembrato di imparare qualcosa da molti di questi racconti. 

Alba sui rami nudi: l'uomo protagonista della storia commette un errore, ha torto, quindi, ma picchia la donna che aveva fatto il suo dovere.
Chi urla spesso, ha torto. Perché non vuole ammettere i propri errori.

Di padre in figlio: a volte pensiamo di essere migliori dei nostri genitori. Poi la Vita, beffarda, ci fa vedere che spesso i nostri giudizi sono stati severi e inopportuni. Che ognuno cerca di fare il massimo con quello che ha. E che prima di giudicare gli altri, si deve aver camminato con le loro scarpe.

L'occhio del Padrone è una di quelle storie che mi lasciano perplesse. Mi sembra che non abbia un senso, che sia come quelle chiacchiere vuote. Vorrei la svolta, il guizzo. E poi capisco. Il guizzo non c'è. Ci sono esistenze piatte, monotone, già scritte, alle quali non si può dare sapore. Qui mi sono ritrovata.

Ogni volta venendo alla sua terra restava come nell'attesa d'un miracolo:
tornerò e questa volta tutto avrà un significato,
il verde che digrada a strisce per la vallata del mio podere,
i gesti sempre uguali degli uomini al lavoro,
la crescita d'ogni pianta, d'ogni ramo;
la rabbia di questa terra prenderà anche me come mio padre,
fino a non potermi più staccare di qui.


Probabilmente i racconti che mi hanno toccato di più riguardano i figli agiati.
So di essere una persona privilegiata. E mi capita spesso di fare sogni orrendi e pensieri terribili. I sogni sono lo specchio dei miei pensieri. Non merito questa esistenza, lo so.
Non li trascriverò. Oggi non ho voglia. Penserò solo ai libri:

Da tempo non compro più libri: ci vorrebbero troppi soldi e poi ho lasciato perdere troppe cose che m’interessavano e se mi ci rimettessi vorrei leggere tutto e non ne ho voglia.
Ma continuo a riordinare quei pochi libri che ho nello scaffale: italiani, francesi, inglesi, o per argomento: storia, filosofia, romanzi, oppure tutti quelli rilegati insieme, e le belle edizioni, e quelli malandati da una parte.


Italo Calvino è uno scrittore che mi è sempre piaciuto.
Difficile digerire quando scrive "terroni", una parola che odio, ma ne ha per tutti, anche per i "venezia". E racconta la guerra e il post-guerra in un modo unico. La guerra è sporca, crudele, balorda. E la pace, sua figlia, non è da meno.
La pace sa essere crudele. I ruoli si invertono: i ricchi diventano poveri, i poveri ricchi. E nessuno mostra un atomo di compassione. 

Oggi viviamo una pace diversa da quella del Dopo Guerra.
Tuttavia è sempre una creatura fragile.
Siamo tutti sentinelle chiamate a vegliare su di lei.

Cinque mesi senza di te.
Cinque mesi senza ossigeno.

sabato 24 aprile 2021

Fiabe per i più piccini - Italo Calvino

Io credo questo: le fiabe sono vere.


Sabato, uno dei tanti. Stamattina aprendo gli occhi ho pensato: "Ma chi me lo fa fare ad alzarmi? Non c'è niente per me!".
Immy deve avermi sentito perché poi mi ha chiesto di preparargli la colazione e di leggergli delle favole.
Ed eccoci qui.
Ha scelto Calvino.
Così l'elenco delle cose che vorrei leggere aumenta a dismisura. 
Ne avevamo bisogno: io e Immy. Era da tempo che non stavamo insieme a dire due chiacchiere. Gli ho raccontato tutto. Lui mi ha guardato con i suoi occhietti languidi, preso la mano nelle sue zampine e mi ha fatto sentire al sicuro.
Sono in piedi sulla linea di confine tra pazzia ed equilibrio. Come una piccola, impacciata funambola cerco di rimanere in piedi.
Chiedo aiuto al mondo dei bambini. Il tamburo di Latta è un romanzo bellissimo, che mi sta impegnando la mente. E anche Calvino mi ha tenuto un po' a galla.

Questa è una raccolta molto carina per i più piccini. Fa parte del più ampio corpus della tradizione fiabesca popolare da cui Calvino attinge per scrivere Fiabe Italiane. In particolar modo abbiamo una fiaba delle Marche, un'altra toscana, come quella di Cecino, il bambino che ci sorride dall'illustrazione. E una del Friuli.
Mi ha colpito il registro stilistico usato per scrivere queste fiabe. Dirò una cosa molto banale, ne sono consapevole, ma le storie che leggevo da bambina erano strutturate in modo diverso. Invece Calvino mi ha fatto capire che le storie per i bambini hanno la loro liturgia, il loro tempo. Sono brevi e semplici. Nulla a che vedere con il linguaggio delle storie che leggevo io. Le mie raccolte erano più complesse, il linguaggio era da adulti. E infatti, a scuola, mi annoiavo.
Lo stesso vale per le illustrazioni, che fanno sentire i bimbi in un mondo codificato, inventato da loro. Non c'è un'età per i libri, e anche i grandi ogni tanto, si meritano di tornare nel mondo colorato dei bambini. Un mondo che non è per nulla sicuro. Ci sono streghe ovunque, e c'è sempre qualcuno pronto a trasformarti in uno spuntino.
Lo leggo come una metafora sulla vita: che fa di me un solo boccone. E siccome non sono né bella, né pura, né intelligente non c'è nessuno che mi possa aiutare.

Sono noiosa lo so, ma oggi sono disperata.
Mi sono tenuta abbastanza lontana dalle tentazioni social, ma non basta.
Vorrei che mi cancellassero la memoria. Magari una commozione cerebrale. O un intervento per strapparmi il cuore. Non lo voglio più. Donatelo all'Uomo di Latta, lui saprebbe cosa farne, saprebbe gestirlo, come usarlo.

Vorrei essere Oskar, il mio nuovo amico tamburino che all'età di tre anni ha capito che crescere era solo una perdita di tempo. E così è rimasto bambino.
Però sarei rimasta una bambina anche dentro.
Voglio smetterla di sentire ciò che sento, di ricordare, di analizzare.
Vorrei essere una bambina di latta, con un tamburo di latta, senza cuore e senza ricordi.
Vorrei non essere io.

Basta.

venerdì 23 aprile 2021

Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'autore

Fondare biblioteche,
è come costruire ancora granai pubblici,
ammassare riserve contro un inverno dello spirito
che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
(Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar)


Oggi si celebra la XXV giornata mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, istituita dall’UNESCO nel 1996 con lo scopo di promuovere la lettura e incoraggiare gli autori a pubblicare le proprie opere. La scelta del 23 aprile, come ebbi modo di raccontare l'anno scorso, non è casuale. Oggi infatti, ricade l'anniversario della morte di tre importanti scrittori: lo spagnolo Miguel de Cervantes, l'inglese William Shakespeare, il peruviano Inca Garcilaso de la Vega. Era il 1616, 23 aprile, di calendari diversi. E anche se non credo negli oroscopi e nelle stelle, resta comunque un fatto curioso e suggestivo. Non voglio riscrivere le stesse cose del passato. Ma oggi è una di quelle giornate da trascorrere per mercatini del libro usato, in vecchie librerie d'autore o in biblioteche antiche. Se non fossimo ancora nel cuore della pandemia mi sarebbe piaciuto trascorrere questa giornata a Venezia, tra calli, fiori e libri. Ascoltando in cuffia, la musica di PA (tipo questa).
Come mio solito sono una contraddizione vivente: la musica in cuffia, magari alta tecnologia, ma l'amico deve essere cartaceo. 

La Giornata Mondiale del Libro è un bel momento per ricordare l'importanza della parola.
Siamo diventati molto bravi ad esprimerci con emoticon, gif, stikers, parole inglesi e citazioni.
Se dico "Emily", Cugina sa che mi riferisco ai video di una ragazza che sostanzialmente racconta che tutto va male e che per lei, e quindi per noi, finisce sempre in un solo modo: malissimo.
Da un lato è divertente e crea una sorta di codice segreto.
Gif e compagnia mi ricordano i disegni rupestri della grotta di Altamira, in Spagna, o i geroglifici degli egizi.
Il libro, quindi la parola, ci permette di esprimere pensieri più complessi ed elaborati, credo.
Per questo è giusto celebrarlo.
Inoltre mi rispecchio in quelle bellissime parole dello scrittore Erri de Luca:

Cerco nei libri la lettera, anche solo la frase che è stata scritta per me e che perciò sottolineo, ricopio, estraggo e porto via.
Non mi basta che il libro sia avvincente, celebrato, né che sia un classico: se non sono anch’io un pezzo dell’idiota di Dostoevskij, la mia lettura è vana.
Perché il libro, anche il sacro, appartiene a chi lo legge e non per il diritto ottenuto con l’acquisto.
Perché ogni lettore pretende che in un rotolo di libro ci sia qualcosa scritto su di lui.


Ecco, magari non ho proprio questa pretesa, nel mio caso è più una speranza.
Però sono convinta che la parola scritta sia più di una semplice combinazione di 26 lettere. Molto più dell'applicazione di regole grammaticali e sintassi.
Personalmente amo la giornata mondiale del libro ma so di non essere un buon esempio di lettore.
Ma amo i libri, questo sì. Li amo come persone: in corpo e anima.
E visto che sono in vena di confessioni, so di non essere una scrittrice. Qui nessuno ha pretese di insegnare o criticare. 
Qui c'è solo un essere quasi umano che cerca di esprimere le proprie emozioni.
Mi scuso per gli errori, che cerco di correggere. A volte sono di distrazione. A volte no: sono errori, erroracci.
Ho tante cose dentro che tacciono e non comprendo. Ecco perché ho bisogno di trascriverle, di vederle.
Guardandomi dall'esterno forse, e sottolineo forse, riesco a osservarmi, a capirmi un pochino.
Ma non è facile. 
Ci sono volte che non mi riconosco, altre in cui mi rendo conto di essere proprio un caso disperato. Altre volte mi chiedo cosa possano vedere e capire gli altri di me, semplicemente leggendo. "Un mostro!" "Un vortice di cose indefinite."

Oggi mi hanno corretto su una citazione.
Onestamente mi piacevano le parole trascritte, ma ho commesso l'errore di non verificarne la fonte. Lo so, non si fa. Naturalmente ho cancellato e riscritto tutto.
Mi sono arrabbiata con me stessa.
E allora mi chiedo: perché mi faccio mettere i piedi in testa da chiunque, perché mi vergogno di un errore?
Non sono perfetta, non sono precisa, non sono ordinata. Lo so, sono consapevole.
Eppure non riesco ad accettarmi così come sono: sbadata, smemorata, buffa.
Non guarirò mai dalla mia malinconia.
Mi sento a pezzi.
Non posso essere un po', un pochino, più clemente?
È passato un anno ed io sono falsamente viva. Respiro, rispondo se mi parli, ma sono morta.
Ma se scrivo mi allontano da me stessa, mi guardo con occhi esterni e:

"Caro Amico ti scrivo, così mi distraggo un po'.
E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò."
Credo di aver bisogno di te, Amico Blog e di te Amico Libro, per andare avanti.
Ho deciso di leggere Il tamburo di Latta.
Mi ha rapito già dalle prime pagine. Sono circa 600. Quindi impiegherò una settimana per finirlo.
Nel frattempo scriverò qui, invece che mandare tweet.
Avrai la pazienza di sopportare i miei pensieri randagi?

Per il momento ti saluto così:
il santo del giorno è Giorgio, quello che sconfisse il Drago.
Quando ero bambina "Ser Giorgio e il Drago" era tra le mie fiabe preferite.
Se hai tempo ascolta la versione de I Racconta Storie. La voce del narratore è bellissima. Ne ero innamorata.
Ho scoperto che in Spagna questa è una giornata che si celebra in un modo molto particolare.
La leggenda è, sostanzialmente, la versione spagnola di quella di Giorgio, il santo.
Siamo nel XV secolo, un drago enorme e famelico, minaccia le belle terre di un paese a sud di Barcellona. Si potrà placare solo nutrendolo con la bellissima e purissima figlia del Re. Ma il valoroso cavaliere Giorgio riesce ad uccidere il drago prima che si compia il terribile tributo in vite umane.
Una goccia di sangue del mostro ferito a morte, cade a terra e da lì ecco nascere una bellissima rosa rossa che l'eroe coglie e dona all'amata principessa.

Da questo momento e per sempre, i catalani ricordano il loro Sant Jordi, regalando rose alle proprie amate. 
Molto tempo dopo, nel 1926, un editore valenzano, Vicent Clavel i Andrés, unì il simbolo del libro, che ricordava gli scrittori, alla rosa di San Giorgio, creando la festa dei libri e delle rose così come la si conosce oggi.
In Spagna infatti, il 23 aprile ci si regala libri e fiori.
Se andassi a Venezia quindi, il mio progetto non sarebbe così strambo: colli, libri e fiori.

Oggi mi addormento cullando questo sogno.
Spero sia stata una bella giornata del libro anche per chi sta leggendo.

Riempi il tuo foglio coi respiri del tuo cuore.
(William Wordsworth)





giovedì 22 aprile 2021

Sopravvissute

 "Per tutte le violenze consumate su di lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le sue ali che avete tarpato,
per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una Donna!"
(William Shakespeare? No. Ma chi se ne importa?)


Oggi è iniziata la nuova stagione di Sopravvissute.
Storie di donne che sono riuscite a sopravvivere all'inferno in terra.
Che sono sopravvissute a uomini violenti, orrendi.
La conduttrice di questo programma è la giornalista ed autrice televisiva Matilde D'Errico.
Troppo poco per descrivere questa donna meravigliosa, intelligente e sensibile.
Capace e competente.
Un programma che accende speranze e solleva domande.
Un programma fatto veramente bene.
Quando finisce mi rendo conto di quanto siano stati importanti i primi anni della mia vita.
Di quanto tuttavia io sia debole da un punto di vista sentimentale.
Credo si possa definire il mio tallone d'Achille.
Amo facendomi del male. Una vera contraddizione in termini.
Cambierò? Non credo.
Ma andrò avanti.
Oggi ho visto Cugina. La mia favolosa Cugina.
Mi chiedo se non sia frutto della mia fantasia.
Abbiamo fondato l'Ordine Ribelle del Caffè Al Volo.
Lei ha un pezzo della mia anima e senza di lei sarebbe difficile ricaricarsi e vivere.

Il Covid non dà tregua.
Ma non bisogna arrendersi.

Buonanotte


mercoledì 21 aprile 2021

La Follia che è anche in Noi - Eugenio Borgna

 Amico discretissimo, il libro non è petulante,
risponde solo se richiesto, non urge oltre
quando gli si chiede una sosta.
Colmo di parole, tace.


Questo libro è stato un incontro bellissimo.
Il dottor Borgna parla della psicanalisi in un modo rivoluzionario.
La parola chiave di questa narrazione è: amore.
Ci spiega che se ci teniamo le cose dentro il nostro cuore si spezza.
L'aiuto deve arrivare da medici competenti e soprattutto sensibili.
Il medico ha uno strumento importante: il colloquio. Fatto di parola che crea, di parola che nutre, di silenzi che aspettano.
Non so come sia capitato tra le mie mani, ma è stato un libro incantevole.
Un paziente è in primis una persona con il suo vissuto, le sue ferite dell'anima. 
Non si può ridurre ad un caso da manuale.
Ecco, spero ci siano più medici come Eugenio Borgna in giro. Perché siamo fatti di un corpo malato, ma anche di un'anima. E spesso sono le ferite di questa a danneggiare il nostro organismo.
Riporto stralci di una poesia di Margherita, una ragazza sfortunata, che si è tolta la vita.

Si tocca il fondo
quando si diventa indifferenti
anche al proprio dolore.

Magari mi sbaglio. Magari sono solo sensibile all'argomento.
Da quando ho il cuore spezzato, indosso maschere e sorrisi che mi tutelano dal mondo esterno. Non voglio che nessuno veda, che qualcuno capisca quanto sia difficile per me vivere.
Ma mi rendo conto di quanto sia difficile per tutti, per tanti. 
I standard da rispettare sono numerosi: efficienza, bellezza, ricchezza, bravura, ironia. Se manca una sola di queste caratteristiche sei fuori dal sistema.
E quando sei fuori è difficile tornare indietro.
Bello sarebbe incontrare chi ci dimostra gentilezza, chi è capace di costruire ponti verso di noi e farci intravedere ancora speranza e bellezza.

la follia, la sofferenza psichica che la nutre, è una esperienza umana, che fa parte della vita, della vita di ciascuno di noi, e che si comprende nella sua natura più profonda.

Mi sono ritrovata nella parola: fragilità.

Fragilità, sconfina dalla debolezza alla vulnerabilità, dalla delicatezza alla sensibilità.

La follia è fragile, come lo sono la timidezza e la sensibilità, e oggi si tende a non tenerne conto, cosa che non dovrebbe più accadere in una psicanalisi di domani [...]



martedì 20 aprile 2021

Donne che corrono coi lupi - Clarissa Pinkola Estés

 Perdonate quanto potete, dimenticate un poco e create molto.
Quel che fate oggi influenzerà la vostra discendenza femminile in futuro.
Le figlie delle vostre figlie delle vostre figlie probabilmente vi ricorderanno e,
soprattutto,
seguiranno le vostre tracce.
(È proprio un bene che non abbia avuto figlie.)


ANNUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM

HABEMUS LECTIONEM

Diciamo che non era proprio così, ma ci tenevo a raccontare la fine di questo lunghissimo e interminabile e stancante viaggio interiore, nel cuore del femminino selvaggio. 520 pagine di parole fittissime, densissime, illuminate, oscure, belle e brutte. Mai avrei pensato di arrivare alla fine e ci sono arrivata ESAUSTA. Mentre leggevo pensavo: "Ne resterà soltanto unooo!" (citazione film Higlander).
Mi sento un'eroina di altri tempi. Non mentirò, anche perché l'ho raccontato, per me è stata una lettura noiosissima. Le stesse cose si potevano dire in molte meno parole. Ma probabilmente è un mio limite. Mi accorgo che le scritture che "fanno dei giri immensi e poi ritornano" non mi piacciono. Sono pochi gli scrittori propriamente umanisti che mi piacciono. A volte psicologi, letterati, economisti scrivono solo per un pubblico di persone come loro. Ma non tutti abbiamo una preparazione enciclopedica. Venite incontro anche a noi povere capre! Ringrazio il mio periodo milanese e gli esami fatti in quel periodo.
Questo libro contiene in sé molte, forse troppe, cose: è un saggio, un racconto, un trattato di psicanalisi, un'antropologia delle fiabe.
Ci sono molte cose che non ho capito e non mi sono sforzata di capire. Ma una cosa è certa: è un libro che parla di donne e per donne. Proprio non riesco ad immaginarmi un uomo che abbia la pazienza di leggerlo. Perfino Persona avrebbe difficoltà, benché lui sia molto intelligente e con una volontà di ferro!

Ma il finale vale lo sforzo. È stato come scalare una montagna per poi, una volta in cima, godere del paesaggio.
La nostra società impone canoni di bellezza e di comportamento, di educazione, di pensiero, che hanno letteralmente mutilato il mondo femminile. E non solo. La nostra è una società che non protegge le minoranze e i più deboli. 
Quindi generazioni intere di donne sono state forgiate convinte che per piacere, per essere accettate, ci si debba comportare in un solo modo, non rispondere male, non dire mai "no", lavorare e avere la responsabilità della casa e della famiglia, rispondere a dei canoni estetici imprescindibili, soffocare la propria sessualità. E tante altre cose.
Questo si traduce con un inquinamento delle nostre risorse, un esaurimento delle nostre energie.
Clarissa Pinkola Estès si propone di raccontare questo e tanto altro, attingendo al mondo animale, i lupi, e al mondo delle favole e dei racconti.
Scrittrice, poetessa e psicoanalista, specialista in disturbi post-traumatici, vanta un modo di fare e di parlare molto intimo.
Immagino che si guarisca, o comunque si inizi il percorso giusto, con lei.
Se hai tempo e voglia, è un libro che merita molta concentrazione, ma non delude.
Più che da leggere, è da studiare.
Ammetto di aver iniziato a capirci qualcosa quando ho preso a sottolineare e ad appuntare alcuni pensieri, commenti.

Ho capito che in me la Donna Selvaggia è stata dimenticata.
La mia psiche è stata, ed è ancora, un'ottima preda per predatori che offrono l'oro di essere amati, purché si rinunci agli istinti che urlano "Basta".
Mi sono messa in trappola e non voglio uscirne. O non riesco ad uscirne.
Non ho talenti. Sono un essere così privo di bellezza che per me non c'è possibilità di guarigione.

Però mi è piaciuto pensare di far parte dell'antico Clan delle Cicatrici.
Perché quelle sì che ne ho tante! E anzi, molte ancora aspettano di formarsi, di cicatrizzare.

Possiamo tutte dire di essere socie dell'antico Clan delle Cicatrici, orgogliosamente portare le cicatrici di guerra del nostro tempo, scrivere segreti sui muri, rifiutare di vergognarci.
Non spendiamo troppo in collera.
Da questa, piuttosto, facciamoci potenziare.
Soprattutto, cerchiamo di essere astute e di usare le nostre facoltà femminili.

In questo viaggio si comprende che il nostro corpo non è solo un oggetto estetico. Che siamo tante e diverse. Che i nostri capelli sono il risultato di tante teste che hanno pensato, amato, creato, distrutto per secoli, prima di noi.
Un corpo non è un contenitore, ma un percettore, un radar di stimoli, sensazioni. Conosciamo il mondo attraverso il corpo, il mondo ci conosce e riconosce grazie al nostro corpo.

Resistete fino a trovare coloro cui appartenete, come Il Brutto Anatroccolo.

Perdonate quanto potete, dimenticate un poco, e create molto.

Le donne hanno bisogno di stare con le altre donne.
Ci formiamo e apprendiamo stando con altre donne. Con le nonne, le amiche delle zie, le madri, le figlie, le cugine. E in questo mi ritrovo molto. Si crea una certa magia quando sono con le "mie ragazze", che non si può spiegare a parole. Circolano energie mistiche che purificano e ricaricano.
Il passato è pieno di questo tipo di rituali: le donne che vanno al fiume a lavare i panni, le donne che pregano intorno al fuoco. Cantano, cucinano, spazzano l'uscio: ogni gesto della donna del passato era un rituale mistico.
In questo mondo non si esclude il maschile e nemmeno l'uomo.
Ci mancherebbe. Ma quando dico che è un libro per donne, intendo dire che è un libro che parla un codice intrinseco nell'universo femminile che un uomo difficilmente potrebbe comprendere, a meno che non appartenga ad una famiglia con tante donne. 
Quelle di una volta, in cui c'erano le nonne, le zie, la mamma a organizzare la vita domestica e a prendersi cura dei figli.
Non si stava tanto male.
E personalmente mi sento fortunata ad aver vissuto anche così.

I problemi per me sono nati dopo. Intorno ai vent'anni quando, vedi il caso, Nonna ha iniziato ad avere problemi e con lei, come in una catena invisibile, anche la mia Mamma.

il non arrivare alla propria verità, la paura di essere rifiutate, il timore di dire quello che si sa, la preoccupazione per la propria inadeguatezza, l'inquinamento della corrente fondamentale, l'accettazione della mediocrità o di pallide imitazione: tutto questo è iniziato dopo la maturità e lentamente, ne ho perso il controllo. Non ho saputo arginare, dire "basta". Mi sono nascosta dietro amori che credevo giusti. Ed eccomi qui a contare cicatrici. 

La PiccolaMe era diversa.
Da bambina non amavo il Carnevale. Le maschere non mi piacevano. Odiavo i costumi da principessa.
Mi sarebbe piaciuto essere un supereroe o avere una spada o meglio ancora, arco e frecce. Non l'ho mai raccontato a nessuno.
Tuttavia a due anni, Mamma mi mascherò da Cappuccetto Rosso ed era una maschera che adoravo.
Avevo la mantella e il cappuccio rosso, le calze, il grembiulino e il cestino di vimini.
Quanto amavo quel cestino!
Nella mia fantasia di bambina però, il bosco non era pericoloso e il Lupo non era cattivo, ma mi accompagnava dalla Nonna, trotterellandomi accanto come un fedele guardiano.

Dopo quarant'anni da quella maschera scopro che esiste un Lupo gentile, che consiglia di prestare ascolto ad una sola domanda: "Dov'è l'anima?".

Andate nel bosco, andate.
Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà, e la vostra vita non avrà mai inizio.
Andate nel bosco,
andate.
Andate nel bosco,
andate.
(The Wolf's Eyelash, poema in prosa di C.P. Estés, 1970.)


Un viaggio lunghissimo, difficile, intrigato, pieno di ostacoli, fermate, ripensamenti.

Le lacrime sono un fiume che vi conduce da qualche parte.

Per me le lacrime sono finite, non piango più e non vado più da nessuna parte.
Sono nel mezzo del cammin di mia vita e sono al punto di saturazione. I miei sogni infranti, il mio cuore spezzato, tutto è diventato un cumulo di macerie.
Dovrei fare dei descansos, una mappa delle mie croci bianche.

Siate gentili con voi stesse e fate dei descansos, luoghi di riposo per gli aspetti di voi che un tempo stavano andando da qualche parte ma non sono mai giunti alla meta.
I descansos segnano i siti di morte, i tempi bui, ma sono anche note d'amore per la vostra sofferenza.
Trasformano.
Molto c'è da dire sull'appuntare le cose sulla terra in modo che non ci vengano dietro.
Molto c'è da dire sul fatto di ridar loro l'estremo riposo.

Un viaggio lunghissimo, difficile, intrigato, pieno di ostacoli, fermate, ripensamenti
ma dalla cima della montagna si ammira un paesaggio stupendo e l'aria è pulitissima e fresca.

ore 00.08
Buonanotte

 

lunedì 19 aprile 2021

Niente da dichiarare

Oblio: una spugna che non si trova mai quando se ne ha bisogno.
(Pierre Véron)


Vorrei avere il tempo per leggere tutto ciò che è stato scritto.
Pierre Véron non sarà mai accessibile ad una come me, eppure sento che lo avrei apprezzato.

Mi fa molto male la testa.
Ho bisogno di una visita dall'endocrinologo ma pare che debba aspettare un mese. 
Già. Ma non sono preoccupata. No, per niente. Il medico ha visto i miei esami, ha detto che sono anomali, che urge una visita, ma non sono preoccupata.
Oggi voglio stare su:
- ho una penna stilografica con la quale sporcarmi le mani e che amo tantissimo usare; il fruscio della punta sulle pagine del diario mi sembra una sinfonia.
- i miei genitori sono stati vaccinati contro il Covid-19, anche i miei zii; mamma mi preoccupa un po' perché le è salita la temperatura corporea, ma sto monitorando la situazione.
- ho seminato una nuova strada per il mio futuro (credo sia una strada cieca, ma almeno ci provo).
- sto per finire il famoso libro-ostacolo; sono a pagina 421.
- ho scoperto l'esistenza degli orari tripli (magari un giorno ne parlerò).
-ho resistito alla tentazione di scrivere e scaricare la mia rabbia e il mio amore su Persona.

Direi che ho buoni motivi per andarmene a letto saltellando e canticchiando...
Night-night.

domenica 18 aprile 2021

L'isola dei Giocattoli Perduti - Cynthia Voigt

Teddy si voltò un'ultima volta in direzione della spiaggia,
poi verso il cielo rosso-arancione-rosa che si allargava dietro i pini.
L'orsetto lasciò uscire un sospiro di soddisfazione.
"Lo sai cos'è domani?" chiese.
"Domani è quando si fa colazione!" rispose Sid.
"Domani è un nuovo giorno. E chi lo sa, che cosa potrebbe succedere domani..." disse Teddy.



La domenica è lenta. È un momento di riflessione.
Giorno del Signore, dedicato alla Famiglia. Oggi ho pregato tantissimo. Le mie sono preghiere di protezione per gli altri. E quando non c'è nessuno in casa, lo faccio ad alta voce. E solo in quel momento, in quel silenzio, penso che qualcuno mi ascolti per davvero. Sembro una matta, lo so. Ma scrivo ciò che mi accade, anche nel cuore.
La domenica è lenta. È un momento di riflessione.
Vivo in una completa alienazione, me ne rendo conto. Chiedo scusa, perché il mio tormento per un amore impossibile offende chi sta male per ragioni gravi e serie.
La domenica è lenta. È un momento di riflessione.
Devo smetterla di vivere in un mondo parallelo. Devo crescere e andare avanti. Salvaguardare la mia PiccolaMe e non tradirla.

È stata una domenica complessa e piena di emozioni, serie e facete.
L'ora è tarda e non vado a dormire. Per placarmi mi sono aiutata con delle medicine (che prendo con moderazione e solo se necessario) e con questa lettura per bambini.

Per affrontare questo bellissimo viaggio, abbiamo un'importante alleato: le illustrazioni di Fabio Sardo. Non sono illustrazioni, sono veri e propri filmati della vita dei nostri nuovi amici.
Non è una storia, quella narrata. Ma è la descrizione della vita di questo gruppo di singolari amici.
Ci sono:
- l'orsetto Teddy, che non può muoversi da solo. Per farlo ha bisogno di un carretto rosso e dei suoi amici. Non solo. Con la sua brillante mente, Teddy va ovunque. Guarda, osserva, fa domande. Lui ci invita a guardare il mondo da prospettive diverse.
- l'elefantino Umpah, è un cuoco provetto. Sforna muffin di tutti i tipi e il loro profumo si sprigiona da ogni pagina. Solo il profumo del mare e della pioggia hanno, a volte, il sopravvento. Umpah è forte, sia nelle zampe sia nel cuore. Senza di lui la comitiva sarebbe priva di dolcezza.
- il multicolorato serpente Sid. Perennemente affamato, non sta un attimo fermo. La generosità di questo piccolo amico non può passare inosservata. Un hobbit mancato!
- il pinguino Peng. L'amico più stravagante di tutti. Ama starsene per i fatti suoi; riservato fino a risultare brusco, ha un cuore generoso e schivo. Non facile da conquistare, ma sempre equo e giusto.
- la porcellina Prinny. La piccolina del gruppo con una fame insaziabile, non di muffin, ma di libertà e autonomia. Saprà crescere e conquistare i suoi spazi lentamente, per gradi. Com'è giusto che sia.
- la porcellina Zia. Senza di lei l'isola sarebbe un posto polveroso e triste. Attenta ai bisogni di tutti, saprà capire i suoi amici senza soffocarli.
- il Signor C. Oh che tipo curioso! Quando si dice "mai fermarsi alle apparenze".
- la regina Clara. Da lei abbiamo imparato che la nobiltà non è un titolo che si acquisisce per diritto di nascita. E che spesso ci sono nobili senza titolo.

Difficile scegliere un preferito. Li amo tutti.
Le storie di amicizia sono le migliori per coccolarsi quando fuori fa freddo e la vita sembra sempre urlare e aggredire.
Ho imparato qualcosa da ognuno di loro.
La lezione più importante forse è che abbiamo bisogno degli altri per sentirci completi.
Che siamo piccoli di fronte alla grandezza del mondo.
Ma con gli amici, con la famiglia possiamo essere forti e migliori.
Gli altri ci aiutano a tirar fuori la bellezza che è in noi stessi. Che non vedremmo mai da soli.
Se ci si allontana, ecco che tutto diventa piccolo, anche i problemi.
E anche chi pensavamo ci avesse strappato il cuore diventa un'eco lontana.

Sono come le voci di un sogno di cui ci si ricorda.

Avevo un sogno una volta: scrivere e disegnare le avventure del mio amico Immy,
Avevo anche sottoposto all'ascolto di PiccoloPiccoloPrincipe una bozza di racconto.
Aveva quattro anni e adorava quella storia.
Forse dovrei dedicarmici e impegnarmi un po'.

Forse è come in quel libro che sto cercando faticosamente di finire: sto uccidendo il mio spirito creativo e non me ne rendo nemmeno conto.

Buonanotte piccoli abitanti dell'Isola dei giocattoli perduti.
Mi piace sperare, immaginare che esista un posto in cui si ritrovino a vivere in armonia e pace, tutti i giocattoli smarriti.
Spero di raggiungere quel posto, almeno nei miei sogni.

ore 01.00
Per sempre voglio ricordare: che per viaggiare non serve muoversi, proprio come fa Teddy.
Che le apparenze ingannano, come col Signor C.
Che non si può imporre il proprio volere agli altri, e non si può obbligarli ad amarci, come per Clara.
Che c'è un tempo per ogni cosa, come per Prinny.
Che a volte abbiamo bisogno dei nostri spazi, come fa Peng.
Che abbiamo tutti un talento, anche se ben nascosto, come Sid.
Che si impara a stare a galla per sopravvivere, come Zia.
E che non c'è niente di più bello della dolcezza e del mettersi a disposizione degli altri, come fa Umpah.

Buonanotte.

sabato 17 aprile 2021

L'arte di essere fragili - Alessandro D'Avenia

Le cose assumono contorni indefiniti e quindi vibrano,
come accade con le stelle, per te sempre "vaghe",
cioè belle perché distanti.
In un attimo si potrebbe perderle, e in quello stesso attimo si comincia a desiderarle,
a immaginarle, a progettare come raggiungerle, a sperare.
Ogni cosa per te è contemporaneamente anche la sua possibile perdita.


Abbasso l'intensità della luce, chiudo la porta e mi lascio circondare dal silenzio.
Questa volta davanti a me non c'è un libro e basta. E non è un amico particolare, come spesso lo definisco.
Con atto reverenziale lo apro, sfoglio la prima pagina e ora, alla mia sinistra, c'è la riproduzione del ritratto di uno dei poeti più moderni e brillanti di tutti i secoli;
nella pagina accanto c'è la copia con la sua scrittura, di una delle poesie più belle del mondo.
Il ritratto è su sfondo scuro, la scrittura naturalmente, su sfondo chiaro. Entrambe le pagine brillano. In quella di sinistra il focus è sugli occhi del poeta, in quella di destra il mio sguardo si fa rapire dalle parole "il guardo esclude". 
La pagina di destra si riflette in quella di sinistra, e viceversa. Lo sguardo limpido e intelligente del poeta si rispecchia nella sua bella grafia, ordinata e sicura.

L'arte di essere fragili è un libro dolce, silenzioso, dedicato a tutte le creature spezzate e a coloro che le proteggono.
Alessandro D'Avena giovane professore di liceo, intraprende una delicatissima comunicazione epistolare con un genio della letteratura italiana: Giacomo Leopardi.
Restituendoci non solo un poeta giovane, giocoso e grande, ma donandoci un frammento della nostra vita passata, ormai sepolta sotto coltri di esperienze deluse, amori infranti e speranze sperdute.
Le prime pagine mi hanno fatto sentire un po' a disagio. Non sono più un'adolescente da secoli! Possibile che mi senta ancora tra le creature spezzate? La risposta è: sì, ma non mi importa.
Perché il libro parla a tutti, e hai bisogno di finirlo. E quando lo chiudi pensi alle estati del Liceo, alle sudate carte, ai tuoi poeti preferiti, ai bagni al mare, ai primi amori:  Che speranze, che cori o Silvia mia!

L'ho letto con molta lentezza. Nessuna matita, nessuna agendina per ricavare citazioni. Il libro mi sembra un'infinita citazione.
C'è una parte in particolar modo in cui mi sono ritrovata.
Ed è quella di una donna di circa cento anni, che si ferma a rispolverare i ricordi di una vita intera e scopre che...
come una sostanza più pesante, si erano depositati dopo un certo tempo sul fondale del suo mare interiore. E mi confidava che quel sedimento era fatto di una sola cosa: amore, l'amore dato e quello ricevuto. E lei lo chiamava bellezza, la bellezza di aver costruito qualcosa che resta: il peso di una vita.
Un po' è quello che ho sempre pensato anch'io di me stessa: non ho niente, non so fare niente. La mia unica colpa, il mio unico onore è l'amore. E se sono così pesante è forse perché ho amato tanto e qualcosa ho anche avuto. La bellezza che disperatamente cerco in una margherita che cresce tra le fughe delle mattonelle, un raggio di sole che filtra tra gli alberi, le onde del mare, sono nutrimento di bellezza di cui ho bisogno per non morire.

Mi è piaciuto molto il dialogo interiore attraverso le opere di Leopardi.
Che ripeto, è stato un genio italiano, non apprezzato nella sua epoca e ancora oggi non molto osannato dagli studenti.
Tutta colpa di quel "pessimismo" che gli viene attribuito. Che contestavo da studentessa e a maggior ragione contesto oggi, che sono grande...
Era un illuminato.
Uno che si interrogava sulle cose.
Un poeta che portava l'infinito in ciò che è finito: un colle, una donzelletta, un passerotto.

Sempre con la luce si perde qualcosa e sempre con le tenebre qualcosa si guadagna.
E magari è l’essenziale.

Non sono capace di stare al mondo. Penso di aver fatto poco e male nella e della mia vita.
Forse l'arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti.
Ma se si è sempre affamati non si riesce a trovare la bellezza, a vederla.
E così si perde la serenità, la felicità, in una continua ricerca. E si crolla sotto il peso delle imperfezioni, delle inadeguatezze che non si accettano e non si sopportano.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Mi manca PA. Non so che altro dire. Lui era il mio infinito, la mia ricerca di infinito.
Lui era quello che dava un senso all'intero Creato. Ed io mi annegavo nella convinzione di essere nel posto giusto, di aver raggiunto la vetta più alta.
Tutto era collegato, e anch'io facevo parte del tutto.

Ho chiuso il libro e mi sono sentita triste. Ho sentito il peso dei miei errori.
E sento di non avere più la forza per sopportare tale peso.

ore 01.19 di notte
Rivedere le immagini della Regina Elisabetta durante il funerale del suo sposo, il principe Filippo, mi ha profondamente commossa.
La sua solitudine è straziante.
L'amore vero esiste.
Magari si costruisce giorno dopo giorno, non si improvvisa.
Sarà fatto di sacrifici, di perdoni e di qualche boccone amaro da ingoiare.
Ma esiste, è raro, molto, tristemente, raro.

venerdì 16 aprile 2021

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa - Luis Sepulveda

 Io, la forza di chi non ha più nulla da perdere.
Io, l'implacabile giustizia del mare.



Il 16 Aprile è sempre stata una giornata di festa per me e per la mia famiglia. Tutti, ma proprio tutti, sapevamo che dovevamo fare gli auguri a Nonna. E credo che nessuno abbia mai mancato a questo appuntamento speciale. A volte l'abbiamo festeggiato anche a casa. E Nonna era sempre emozionata. Una donna molto riservata come lei non amava essere al centro dell'attenzione. Un po' è quello che provo anch'io ad ogni compleanno. E se le persone si dimenticano di farmi gli auguri ne sono felice.
Certo alcuni auguri sono indispensabili per andare avanti, resistere un altro anno e sperare che le cose possano migliorare.
Da quando Nonna è scomparsa, il 16 aprile è diventato un giorno triste. E dall'anno scorso si è aggiunto un nuovo dolore: la morte di Luis Sepúlveda. Mancano entrambi. Nonna è una ferita ancora aperta per me. E nel caso di Luis Sepúlveda l'uomo manca ancor più dello scrittore. Ieri sono andata di proposito in libreria per comprare uno dei suoi libri. Mi sono accorta di non averne letti molti. Ma almeno i racconti voglio recuperarli tutti. E lo farò lentamente.

Il tempo passa, tra sogni di paradisi per balene e
il pericolo degli esseri umani sempre più numerosi.

Questo racconto è inaspettato per me che ho amato La storia della gabbianella. Come posso dire: è molto severo. Non è un libro per ragazzi, come alcuni dicono. E infatti non l'ho trovato nella sezione a loro dedicata. Ma è un racconto un po' amaro di quello che gli uomini fanno al proprio ambiente.
Forse per te non è un mistero ma la Balena Bianca che parla, è proprio la stessa di Melville. Avevo scritto a proposito di Moby Dick: "Le diamo la caccia, lasciamo che ci tormenti, che ci porti alla follia. La temiamo, la amiamo. La sfidiamo, la desideriamo.". Sono stata profetica. Moby Dick è un capolavoro, nessuno può negarlo ed è uno dei miei libri preferiti. Ma Sepúlveda ci fornisce una prospettiva diversa della storia, che è per me una sorpresa.

Fa raccontare a Mocha Dick la sua versione dei fatti. E delle sue parole, dure, scarne, qualcosa rimane addosso a chi ascolta.
Diciamoci la verità: l'umanità non ne esce con una bella immagine di sé.
Gli uomini sono quelli che attaccano esemplari della propria specie per...per cosa? Possesso, ricchezze, potere?
Sembriamo una razza inferiore.
Non solo. Attacchiamo tutto e tutti.
Uccidiamo le balene per illuminare le nostre notti. Rubiamo la loro luce interiore per allungare la nostra vita, uccidiamo per vivere di notte.
Nascondiamo il nostro odore con profumi fatti con il loro grasso.
(A dire il vero oggi non è più così: fortunatamente! E in alcuni Paesi le balene sono animali protetti. Cerchiamo anche di istituire aree per lasciarle in pace. Poco, lo so. Ma stiamo cercando di rimediare.)
Non sono un'ambientalista alla Sepúlveda.
So che il progresso tecnologico, l'allungamento della vita media umana passa anche dalla sofferenza di altri esseri.
Vorrei un mondo diverso? Certo. Sostenibile. In cui riuscire a convivere con tutto il creato.
Ma non sono nemmeno un'ipocrita: mangio prodotti che derivano dagli animali, uso telefono e computer, sono connessa alla rete, mi lavo in continuazione. Sfrutto risorse e ambiente.
Tuttavia non sono insensibile; mi sono fisicamente sentita male quando i balenieri uccidono la mamma-balena ed il suo cucciolo.
Mi sono venute in mente quelle terribili foto dei cuccioli di foca uccisi dagli uomini, che mi hanno traumatizzato da bambina.
Avrò avuto sei anni: lo sguardo languido della piccola foca bianca rimarrà impresso nella mia retina per sempre. Un po' di quel profondo buio è passato dentro di me.

Non salveremo il mondo con un libro ma forse rifletteremmo un po' di più se uscissimo da noi stessi ed entrassimo nella pelle di altri esseri. Fosse anche quella dura, lunare e piena di parassiti come quella di Mocha Dick.

È giunto il momento di lasciare queste acque e di perderci nell'immensità dell'oceano.

Ciao Nonna.


giovedì 15 aprile 2021

Leonardo da Vinci - Giorgio Vasari

Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio,
il cervello degli altri.
(Leonardo da Vinci)

Oggi nasceva nel 1452 il genio, unico e inimitabile: Leonardo da Vinci.
Di lui scrive, naturalmente, il Vasari:
"Ciascuna sua azzione è tanto divina, che lasciandosi dietro tutti gl'altri uomini, manifestamente si fa conoscere per cosa (come ella è) largita da Dio e non acquistata per arte umana."
È bello Leonardo, intelligente, curioso, talentuoso.
Inizia mille cose contemporaneamente e non ne riesce a portare a termine mezza. In questo sembra me che inizio con curiosità progetti su progetti, ma non arrivando mai a nessun risultato vicino alla perfezione, viene immediatamente abbandonata. Lo so: moto di modestia incredibile da parte mia. 
Naturalmente non volevo paragonarmi al genio rinascimentale. Ma a volte comprendere di non essere soli, cercare affinità anche in persone diverse e lontane da noi, ci fa sentire parte di un mondo che non ci esclude. Che non ci mette sempre ai margini.
Recentemente hanno dato in televisione una serie televisiva che non ho seguito, proprio dal titolo Leonardo. A mio parere non gli hanno reso giustizia. Ma io vengo dal polveroso mondo classico, dove, ricordo come fosse oggi, se per parlare della vita di un pittore o di un artista non si attingeva dal Vasari, beh allora quel pittore o artista non meritava nemmeno di essere citato! Esagero, lo so. Ma solo per dare un'idea del valore del narratore Vasari, e del narrato Leonardo.

Leonardo era un uomo simpatico e amato. Vestiva all'ultima moda, sapeva amare e sapeva far divertire. Nella serie televisiva abbiamo visto (sì, mi sono bastati pochi minuti per capire la solfa) un Leonardo vestito di nero, imbronciato e sempre tormentato, che non ha portato mai a termine le sue opere.
Solo nel periodo milanese (1482-99), produsse per Ludovico Sforza, il Moro, alcune tra le sue opere più celebri: la Vergine delle rocce, la Dama con l'ermellino (oggi conservata presso il Museo di Cracovia) e l'Ultima cena per il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie.
Con quest'ultima opera sconvolge definitivamente l'iconografia tradizionale e introduce una nuova tecnica pittorica (tempera e olio su due strati di intonaco).
Pensa se avesse concluso qualcosa cosa avrebbe fatto!

Oggi mi è chiara una cosa: le persone sono sempre pronte a giudicare.
Non importa che tu sia Leonardo da Vinci o un semplice Caio da Monteviasco, troverai sempre qualcuno pronto ad osannarti e qualcuno pronto ad affondarti.

A proposito di affondamenti: 15 Aprile 1912, una notte senza luna, sull'oceano Atlantico.
Poi, come fosse uno spettro, si staglia bianco, silenzioso, nel buio della notte, un enorme iceberg.
L'impatto, lo schianto.
L'acqua invade la sala macchine; siamo sotto la linea di galleggiamento.
Poche ore e l'Inaffondabile si spacca in due, inabissandosi, e infine adagiandosi sul fondo dell'oceano.
Quattro fumaioli, motore a vapore alimentato da 29 caldaie: un gioiello di tecnologia e di sicurezza; dormirà per sempre il lungo sonno della morte.

mercoledì 14 aprile 2021

Un senso

Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso.
(Fëdor Dostoevskij)


Forse è questo che mi manca: amare la vita.
Chi ha chiesto di nascere? Il primo atto della mia esistenza non l'ho deciso io.
E così mi sembra di essere qui e di non volerci essere.
Come una bambina imbronciata, incrocio le braccia e serro la bocca.
Non voglio parlare con nessuno.
Vorrei solo non sentire più niente.
Oggi sono uscita per fare prelievo del sangue; esito degli esami, domani pomeriggio dalle 17 alle 18.

Bar tutti chiusi quindi colazione classica con settemila caffè caserecci.
Però sono già vestita, posso uscire con l'auto.
Mi lavo i denti. Mi risistemo i capelli e indosso un giaccone più pesante: fa freddo.
Mi metto in auto e arrivo in un bel posto dove sgranchire le gambe.
Ma c'è troppo vento, non si può passeggiare.
Torno all'auto.
La mia attenzione viene rapita da un uccellino che fatica a trovare equilibrio sulla cornice di una vetrina.
Mi sembra abbia problemi.
Non mi muovo, lo osservo.
Spicca a fatica il volo.
Un tonfo sordo: ha sbattuto contro un'altra vetrina.
Cade a terra.
Non si muove più.
Morto.
Piango.
Non riesco ad andare avanti.
Povero uccellino. Sembrava il pulcino di un corvo.
Anche lui non aveva chiesto di venire al mondo.
Che fine sfortunata.

martedì 13 aprile 2021

The Skin I'm in - Sharon G. Flake

 Maleeka, perdona e dimentica.
È più facile che continuare a trascinarti in giro
la rabbia come se fosse un sacco di pietre.


Vaccino sì, vaccino no.
Mentre i "capi" discutono, penso che, se continuiamo così, verrò vaccinata alla prossima pandemia. Ed io, che ero tra i massimi sostenitori del vaccino, non contesto più le opinioni di chi si mostra scettico. Ogni giorno ne esce una. Ogni giorno non si capisce a chi somministreremo cosa. Plauso agli inglesi che sono stati ordinati, precisi e rapidi. Infatti stanno riaprendo e tornando alla loro vita. E mi auguro di cuore che vada tutto bene, perché non se ne può più. Non faccio che comprare biscotti, slip e amuchina. In altre parole, i negozi aperti sono supermercati o negozi di intimo. E siccome per strada le persone mi fanno innervosire, preferisco uscire in orari assurdi, quando non c'è nessuno in giro e sì, chiudermi nel supermercato!
Sembra sia impossibile rispettare il distanziamento, la mascherina, il gel, evitare gli assembramenti. Siamo proprio maleducati e caproni. CI RINUNCIO!

Come sempre il mio conforto sono i libri. Quello che ho letto in questi giorni è un romanzo del 1998, ma pubblicato in Italia il 7 aprile 2021 e mi è stato consigliato dalla Libraia 2 che mi ha anche regalato la splendida agendina della foto.
Quella raffigurata è la Madama Butterfly dell'illustratore francese Benjamin Lacombe. Il suo lavoro si ispira al mondo delle fiabe, ai racconti per bambini ma anche ai classici della letteratura. Penso che tutti abbiano in mente le immagini di Alice nel Paese delle Meraviglie e Biancaneve. Sono libri meravigliosi che vorrei acquistare. Anni fa li rigiravo tra le mie mani, e ne fui subito conquistata. Ma prima di poter dire "Tornerò", è scoppiata la pandemia. Tutto, ma proprio tutto, rinviato.

The Skin I'm in è un libro che da sola non avrei mai acquistato. Devo riconoscere che questa sperimentazione, questo leggere romanzi contemporanei, non mi dispiace a livello teorico, ma a livello pratico mi disturba.
C'erano così tanti errori di stampa che mi sono chiesta se sia una cosa normale nell'editoria moderna. Questo libro costa 14 euro. Onestamente se non avessi usato i punti fedeltà della mia tessera, avrei reagito molto male.
La storia è carina, ma non decolla. La protagonista è una tredicenne che sta imparando a fare la cosa giusta, anche quando non sembra avere alternative. Ci racconta la sua storia in prima persona e attraverso la storia di un personaggio da lei stessa inventato.
Non è mai facile vivere e stare al mondo quando si è adolescenti, soprattutto quando ti sembra di avere solo nemici.
Ma in realtà non è facile per nessuno, soprattutto se non hai un aspetto conforme ai canoni estetici della propria epoca.
Ed ecco che incontriamo la super Professoressa sui generis.
Lei mi è piaciuta molto, ma avrei voluto qualcosa di più incisivo. Avrei desiderato sentirla parlare di più.

La Libraia mi ha detto che a loro (non ho idea di chi possano essere questi "others"), è piaciuto moltissimo; lo hanno trovato emotivamente coinvolgente.
L'ho letto all'una di notte e gli occhi non mi bruciavano nemmeno per il sonno.
Un romanzo carino, davvero. Ma io lo presterei, non lo farei acquistare. Mi è più congeniale consigliare una storia di Sepúlveda, o di Pennac, o della mia nuova amica Pitzorno.
Ma questo lo metterei tra i "forse". Purtroppo la "scrittura" non mi ha conquistato. Mi sono informata, naturalmente e ho scoperto che Sharon Flake è una scrittrice americana di letteratura per bambini e giovani adulti. Praticamente è quello che io considero il male in terra: il genere young adult.
Ho apprezzato molto la dichiarazione della scrittrice, in una sua recente intervista, sul perché sia stato pubblicato di recente: "Il desiderio di essere accettati, di sentirci a nostro agio nella nostra pelle, indipendentemente dalla forma del corpo, dal colore e dalla personalità non cambia nel tempo. E poi si parla di ricerca di identità, capire chi siamo: vale oggi come ieri."

Quello che dicevo: storia carina, personaggi per cui è facile solidarizzare, sed...manca qualcosa, l'ingrediente magico. Sarebbe potuta essere la Mamma di Maleeka.
Si doveva dare più luce, più spessore ad ogni personaggio.
Mi sono ritrovata ad un certo punto ad alzare gli occhi al cielo e pensare: "Sì, sì, come no? Succede proprio così.". Scoprendo che se le letture sono ambientate ai giorni nostri non ci sono molte scelte: o vai di realismo magico, o di realismo. Altrimenti il risultato è banale.
Un vero peccato, considerato che Maleeka prometteva bene:

Voglio perdonare Caleb ma ho paura.
E se comincia di nuovo a piacermi e poi rifà la stessa cosa?

Il perdono non è facile da donare, soprattutto se il dolore è stato profondo e straziante.
E se non ci si spiega subito, il non-detto scava dei fossati che quelli dei castelli medievali sembrano pozzanghere!

Cerco di tenermi alla larga da lui. Non voglio dimenticare.

Perdonare significa azzerare.
Un atto di fiducia è sempre difficile ma deve essere totale, altrimenti non si va avanti.

Una storia carina, che mi ha impegnato un po'.
Si può imparare sempre qualcosa dai libri.
Da questo ho imparato ad allargare gli orizzonti della mia area di confort.
Un'esperienza che come tale accolgo favorevolmente.

Chiunque distrugge un pregiudizio, un solo pregiudizio,
è un benefattore dell'umanità.
(Nicolas Chamfort, 6 aprile 1741 - 13 aprile 1794)

lunedì 12 aprile 2021

L'ho fatto

Le cose sono unite da legami invisibili.
Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella.




388 anni fa Galileo Galilei veniva sottoposto ad un assurdo processo per eresia.
Con il suo Dialogo sui due Massimi Sistemi del Mondo diede pieno sostegno e diffusione alle teorie di Copernico sul moto dei corpi celesti.

Se penso al senso dell'ingiustizia penso a quello che subì il povero Galilei.
Oggi ho cancellato il profilo Twitter.
Sto malissimo.
Forse sarò costretta anch'io ad abiurare.
Non ne ho idea.
Per ora soffro in silenzio.
Buonanotte

domenica 11 aprile 2021

A riveder le Stelle - Aldo Cazzullo

 L'Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni.
Non è nata dalla politica o dalla guerra.
Non da un matrimonio dinastico, non da un trattato diplomatico.
È nata dalla cultura e dalla bellezza.
Dai libri e dagli affreschi.
È nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui.

Compleanno 2020: lockdown.
Compleanno 2021: zona rossa.
Non mi cambia niente. Non amo festeggiare e sono felice di starmene per i fatti miei.
Ho avuto solo un momento di tristezza: quando PiccoloPrincipe mi ha fatto gli auguri.
Lui è l'unico al mondo che mi faccia sentire visibile. Mi tocca il cuore. E il mio cuore è malato, spezzato. Non tornerà mai più a stare bene. Oggi però mi sono accorta che ci sono alcune persone che mi vogliono bene. Ma io sono così presa dall'unica che non me ne vuole, da non rendermene conto. Mi dispiace molto.
Cercherò di salvare l'archivio del mio account Twitter. Poi lo chiuderò. Inizio un nuovo percorso senza Persona, senza nessuno. Oggi mi faccio questa promessa: PiccolaMe non avere paura, riusciremo ad andare avanti da sole, come abbiamo sempre fatto.

Questo libro di Aldo Cazzullo mi è piaciuto molto. Parla del viaggio di Dante all'Inferno. Parla di tutti gli uomini in viaggio per uscire dal proprio, personale, inferno. Ci accompagna sulle tracce di Virgilio e di Dante, intrecciando il loro percorso con il nostro. Si parla di umanità: di musica, di poesia, di storia, di arte. Un viaggio lunghissimo, intenso.
Ricordi? Tempo fa dicevo che avvertivo come una specie di malinconia mentre leggevo questo libro.
Dante è il padre della lingua italiana. In un certo senso è così che si delinea la nostra primaria nazione. Ma mi sembrava che si parlasse solo di una certa parte dell'Italia. E mi ero sentita confusa ed emarginata. Mi sbagliavo. Dante include tutti i regni della penisola.
E così, numerose espressioni coniate dal Sommo Poeta appartengono al quotidiano dialogo di tutti: "Bel Paese", "non si tange", "solo soletto", "stare fresco".

C'è una frase che mi ha colpito moltissimo:

Siamo ormai disabituati al "per sempre", rassegnati all'idea che tutto finisca: amori, matrimoni, lavori, amicizie.

Credo sia proprio così. Tutto è effimero, disgiunto. Un eterno e fisso presente. "Qui e Ora".
Forse siamo rimasti fedeli solo alla nostra fede calcistica antica. Ma per il resto abbiamo tradito tutto e tutti, ma soprattutto, noi stessi.
Il mio problema è e sempre sarà l'amore.
Sogno di essere amata in maniera unica e duratura. Ma lo so che è solo un inganno.
Nella mia vita non c'è posto per l'amore. 
Ma mi impegnerò ad essere una brava figlia per i miei genitori.

Ci sono stati tanti capitoli bellissimi. 
Paolo e Francesca resta uno dei momenti più elevati.
Ma ho avuto un sussulto anche per Ulisse.
Devo ammettere che alcune descrizioni dantesche sono da film horror e ho scoperto un lato del Poeta che a scuola nessuno mi aveva indicato.
Così si avverano le parole della mia maestra dell'elementari: non si finisce mai di imparare.
Domani cosa ne sarà di me? Non lo so, ma andrò avanti.


Amore, noi ti abbiamo dimenticato.
Ma tu, non dimenticarci!
Non abbiamo che te sulla terra.
Non lasciarci morire assiderati...
Dacci un segno di vita!
Sorgi improvviso,
tendici la mano e salvaci!”

Oggi morivano Jacques Prévert e Primo Levi.

Accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.
(Primo Levi)


sabato 10 aprile 2021

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l'eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.
dal libro "Le ali spezzate" di Kahlil Gibran 

Novant'anni fa moriva uno dei miei poeti preferiti di sempre Gibran Kahlil Gibran.
E sembra che il mondo perda un po' della sua energia quando muoiono persone così speciali.


venerdì 9 aprile 2021

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Oggi, venerdì 9 aprile, e domani, 10 aprile 2021 saranno giornate dedicate alla Lingua Latina.
Per la prima volta nella storia, si è pensato di istituire una Giornata Mondiale della Lingua latina, da intendersi come lingua viva e non morta. Credo sia una notizia bellissima.


Odio e amo.
Forse chiederai come sia possibile; 
non so, ma è proprio così e mi tormento.


Parlerò tramite i miei ricordi di scuola.
Come titolo per questo post ho pertanto, scelto i versi del poeta Catullo, versi meravigliosi di cui ogni anno veniva riempito il mio povero diario scolastico.
Due soli versi per descrivere con straordinaria efficacia, un amore lacerato da sentimenti opposti.
In un distico che è un terribile tormento, Catullo esprime tutto il suo travaglio interiore.
Passano gli anni ma non le emozioni: oggi Catullo lo capisco come non mai prima d'ora.

Per il cuore del post ho scelto il poema latino più famoso in assoluto: l'Eneide di Virgilio.
Nemmeno una settimana fa ritrovavo nel box, e riportavo a casa, la mia copia del IV Ginnasio: no, non sto piangendo! Ho solo una trave in un occhio.

Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbeminferretque deos Latio; genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.

Canto la lotta di un uomo che, profugo da Troia
la storia spinse per primo alle sponde del Lazio:
la violenza celeste, e il rancore di una dea nemica,
lo trascinarono da un mare all’altro, da una terra all’altra, di guerra in guerra, prima di fondare la sua città e di portare nel Lazio la sua religione: origine del popolo latino, e albano, e della suprema Roma. (Traduzione di Pasolini)

L'Eneide si compone di 12 libri, per un totale di circa 10.000 versi.
Narra del viaggio di Enea di Troia, giunto nel Lazio dove si insedia, dopo aver combattuto numerose guerre contro le popolazioni autoctone.
L'opera segue la storia narrata nell'Iliade, la sconfitta di Troia, e inizia in medias res, con una tempesta provocata da Giunone che scaraventa le imbarcazioni troiane sulle coste africane, vicino a Cartagine. La città di Didone.
Il seguito del poema bisognerebbe leggerlo.
Didone: la regina è ultimamente mia ospite principale nelle letture che sto attraversando.
Averla vista nell'Inferno mi rammarica.
E a proposito di Inferno, Virgilio è proprio il Divin Maestro che accompagna il Sommo Poeta nel suo viaggio nel mondo degli inferi.
Nacque ad Andes, presso Mantova nel 70 a.C.
Era a dir poco dotato per gli studi, e all'Eneide lavorò probabilmente tutta la vita.
Credo sia il poeta di tutti gli italiani. Questo l'epitaffio che lo celebra:
Mantua me genuit, Calabru rapuere,tenet nunc
Parthenope; cecini pascua, rura, duces.

Raccontando dell'Eneide non si può non parlare del tema filosofico della contrapposizione, che permea tutta l'opera.
Ci sono il Fato contro l'Azione, Roma contro Cartagine, il maschile contro il femminile.
Ma soprattutto Giove contro Giunone.
Giove protegge Enea, che rappresenta la pietas, il ragionamento, la calma.
Giunone tutela Didone e Turno, il furor, l'agire secondo le emozioni, l'irruenza dell'istinto.

La pietas era considerata la qualità più importante di ogni cittadino romano.
Il rispetto degli obblighi morali verso gli dei, la patria, i propri compagni e la propria famiglia, soprattutto nei confronti del padre, erano qualità indispensabili per ogni romano. 
L'Eneide è il poema dell'amore filiale: Ascanio ed Enea (padre), Enea (figlio) e Anchise, Evandro e Pallante, Mesenzio e Lauso.
E ricorda agli uomini che devono agire secondo il volere degli dei, come tessere del destino superiore.
Il furor invece è distruttivo, violento; se diciamo amor e furor ecco che ci viene incontro Medea.
Medea, la potente maga, donna dotata di estrema razionalità, pianificatrice di ogni singolo dettaglio nelle sue azioni e nelle sue astuzie. Ma la sua razionalità è costretta a cedere di fronte alla passione:
L'amore che si trasforma in furor, distruggerà ogni cosa.
E sarà il destino comune a Medea e a Didone. Che perderà, distruggerà la sua anima per un amore, una passione violenta.

Improbe Amor, quid non mortalia pectora cogis!
(Crudele Amore, a che cosa non forzi i cuori degli uomini!)

Il successo dell'Eneide è stato immediato e ancora oggi perdura.
Nel Medioevo si rivestì di significato cristiano la figura di Enea.
Nel Cinquecento, i poemi cavallereschi ne trassero ispirazione.
Ludovico Ariosto, nell'Orlando furioso, fece riferimento a Eurialo e Niso per narrare di Cloridano e Medoro; Torquato Tasso si ispirò alla struttura epica per il suo poema epico-cristiano, la Gerusalemme liberata.

Cosa sarebbe il mondo se non ci fosse mai stato il Latino?
Mio Dio: una landa desolata!!!
Saremmo gente senza stelle, senza desideri...
Desiderio: deriva da de, che ha un’accezione negativa + sidus, stella.
Desiderare significa proprio mancanza di stelle, nostalgia di qualcosa che si è conosciuto e che si cerca di ritrovare.
Forse la lingua latina oggi non ci appartiene, ma noi apparteniamo ad essa. Questo bisogna far rinascere: l'amore per le proprie radici, per la riscoperta del proprio nucleo.

Una volta ho scritto che quando c'era Persona mi sentivo completa.
Una sensazione che non si può descrivere.
Mi sentivo invincibile. Arrivata alla fine di un lungo viaggio.
Come se tutte le scoperte antiche e moderne avessero improvvisamente avuto un senso.
Come se in me si fosse condensata tutta la storia dell'universo, della Terra, dell'umanità intera.
Lo so non sono capace di spiegarmi, ma mi sentivo come in quella scena di un vecchio film, Higlander, quando lui acquista la conoscenza ultima e totale.
E si sente in armonia con tutto, con ogni tempo, con ogni luogo, con ogni creatura.

Saluto la Giornata mondiale della Lingua Latina così, col modo migliore di spiegare l'amore, perché dopo queste non ci sono state altre parole capaci di descriverlo con la stessa profondità e veridicità:

Omnia vincit Amor, et nos cedamus amori.

(Grazie Virgilio.)

giovedì 8 aprile 2021

L'amore è un fuoco nascosto,
una piaga gradevole,
un veleno saporito, una amarezza dolce,
un dolore dilettevole, un tormento allegro,
una ferita dolce e fiera,
una morte blanda.
(Fernando De Rojas)


Moriva oggi, nel 1541, lo scrittore spagnolo Fernando de Rojas.
Di lui non si sa molto, anzi pochissimo. Ma pare sia stato l'autore dell'opera La Celestina. Opera letteraria che colpisce per il contrasto tra l'abietta, popolana, arrivista Celestina e le figure degli amanti protagonisti della vicenda: Calisto e Melibea.
Se nel linguaggio usato per, e dai, due amanti si intravedono le note di un Rinascimento incipiente, con Celestina si respira ancora l'epoca torva e rarefatta del Medioevo.
Sicuramente per l'amore umano, che prevale su quello divino, quivi descritto, il suo autore avrà avuto timore di essere obliterato dall'Inquisizione.

Notizia dei giorni nostri: il Ministro della Cultura ha abolito la censura cinematografica.
Mi piace tanto: abolire la censura. Come dire che la censura è stata censurata. Si è mangiata da sé e non ne è rimasto più niente.
Non so se il mondo sarà migliore, ma la libertà è un lusso che si paga ogni giorno. E ha anche dei risvolti violenti, non accettati da tutti.
Pensavo allo sgarbo ricevuto dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Per farla breve: non le hanno riservato il posto che le competeva come Presidente. Niente sedia, niente bandiera. (Salvo un link per i posteri: la sedia mancante.)
Al suo posto me ne sarei andata mandando tutti a farsi un giro (ho pensato ad un'altra parola).
Ma la Presidente avrà pensato ad altro. Avrà ingoiato il rospo per amore nei confronti del suo ruolo istituzionale. Ma ne sarà valsa la pena? La Turchia ricatta l'Europa da anni. Purtroppo un dittatore non gioca ad armi pari con la democrazia e lo ha ampiamente dimostrato la Storia.
Magari sono in errore, ma Erdogan non chiederà scusa e nessuno perderà il suo posto di lavoro perché è stato fatto esattamente come richiesto dal dittatoruncolo.
Le donne turche sono sfortunate, molto più di noi italiane.
A loro non è stato ancora detto: "Non mi rompete le palle e lottate se volete entrare in politica!". Perché non sono ancora considerate, sono ancora invisibili.
Ma i giovani turchi sono migliori del loro dittatoruncolo. Le affiancheranno. La Libertà tornerà; il popolo turco vincerà.

Questo è un altro giorno in cui mi sento fortunata.
Non devo mettere da parte il mio orgoglio per qualcuno o qualcosa.
Non è poco.
Sono ancora libera.

Fa freddo.
La Primavera si è presa una piccola pausa. Ma tornerà a scaldarci il cuore.
Nel frattempo mi sento sempre più trasparente.

Buonanotte a chi vive libero e a chi lotta ogni giorno per esserlo.

mercoledì 7 aprile 2021

Farò la fine di Alonso Quijano

Il cuore ha le sue prigioni che l'intelligenza non apre.
(Marcel Jouhandeau)


- Donne che corrono ci lupi pag. 295/521
- I demonî pag. 9/658
- La fine del mondo e il paese delle meraviglie pag. 28/ 509
- A rivedere le stelle pag. 151/278.

Dicono che quando non si ha voglia, l'importante non sia "il cosa" ma "il leggere". E così per un motivo o per l'altro mi ritrovo a iniziare romanzi che poi abbandono per terminare la lettura che ho prescelto. Devo confessare che non potrei mai arrivare a leggere i famosi 120 romanzi all'anno perché non sono una lettrice metodica. Sono uno spirito incostante, rozzo e incompleto. Ma per non arenarmi sul primo romanzo ne ho iniziati altri. Il risultato è stato sorprendente. Domani conto di finire "A rivedere le stelle" che mi sta lasciando una domanda, un'impronta malinconica come mai prima d'ora.

Le altre letture sono lì che mi aspettano.
Sono come quelle amicizie che non decollano, anche se si scambiano quattro chiacchiere insieme, sempre in modo piacevole.
Mi dispiace solo che ci sia Murakami in questo gruppo.
Dostoevskij l'ho aperto stamattina per curiosità: devo dire che è una scrittura che mi piace. Un semino l'ha piantato.
Forse sospendo il progetto solo romanzi brevi. Sono molto indecisa.

Per ora l'unica cosa certa è che farò la fine di Alonso Quijano, perderò definitivamente il senno e vivrò in un mio personalissimo mondo fantastico.
Mi farò chiamare cavaliere don Lùotte dell'isola di Sant'Andrea e girerò per l'Italia. trascinerò nella mia follia un gondoliere veneziano, (che ormai sono in fissa con Venezia)  Sancio Pòldo, cui prometterò il governo della laguna, a patto che mi faccia da scudiero.

Mentre scrivo guardo "Chi l'ha visto".
In una trasmissione russa hanno fatto il toto-mamma per capire se una ragazza di nome Olesya potesse essere la nostra Denise Pipitone.
Uno schifo!
Sciacalli è dire poco. Mi è piaciuto vedere come il cuore italiano sia forte e pulsi ancora per la piccola Denise.
Ma il mondo resta un mondo orrendo.


martedì 6 aprile 2021

Il Piccolo Principe - Antoine De Saint-Exupéry

"Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa.
Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui uno, forse, è spento per sempre, non fanno di me un principe molto importante..."
E seduto sull'erba piangeva.


6 Aprile 1943, settantotto anni fa veniva pubblicato Il Piccolo Principe. Credo di averne quattro copie. Ogni edizione ha una sua particolarità che la rende unica. E non mi stanco mai di comprarne di nuove.
Questa fotografia è dell'edizione Bompiani, che l'anno scorso propose un'edizione pop-up col testo integrale.
Lo so non è la prima volta che scrivo di questo libro. Ma non posso farne a meno.
Il Piccolo Principe è letteralmente un amico che di tanto in tanto ho piacere di rincontrare. Ne ho bisogno.
In questo momento è salito sulla montagna. Sta cercando gli uomini. Dopo essere volato da un pianeta all'altro è atterrato sulla Terra. Ha avuto modo di parlare con il serpente e ha scoperto un roseto. Immagino la sua delusione quando si è reso conto che il fulcro del suo amore era un tipo comune, come tanti altri. Ma imparerà ben presto che non è questo che rende unico il suo fiore, non è il suo aspetto. Ma non voglio affrettare i tempi. Ora sta per entrare in scena la Volpicina, sssh! Non disturbiamo questo incontro.

Esattamente un anno fa parlavo del Piccolo Principe facendo il conto dei giorni in lockdown. A distanza di un anno sono in Zona Rossa e visto quello che sta accadendo con i vaccini e le vaccinazioni e le varianti, ho il sospetto che la mia vita non tornerà mai più quella del 2019.
Sono sempre stata un tipo malinconico, ma fino al 2019 avevo sì momenti di scoramento, ma che si alternavano a momenti di forza e di desideri.
Oggi invece penso a me stessa come a una che non ha nulla da recriminare. Sono stata fortunata nella mia vita. Ho viaggiato, visto luoghi bellissimi. Ho incontrato persone di tutti i tipi. Ho studiato e lavorato. Amato.
A questo punto posso chiudere la porta e mettermi in un angolo a guardare dalla finestra il mondo che andrà avanti senza di me. 

E mi piace la notte ascoltare le stelle. Sono come cinquecento milioni di sonagli…

Del Piccolo Principe parlavo anche l'ultima volta che ho sentito PA.
Direi che il Piccolo Principe ha segnato momenti importanti della mia vita. Inizi e finali.
La lettura più bella l'ho fatta con il mio PiccoloPrincipe che imitava le vocine di tutti i personaggi. A me invece lasciava il ruolo del narratore e della Volpicina.
- Click! Foto del cuore. Indelebile.
Ricordo impresso per sempre, luce per la mia anima cieca.

Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi. Per il mio uomo d’affari erano dell’oro. Ma tutte queste stelle stanno zitte.

Mi sono ripromessa tante volte di parlare del papà del Piccolo Principe, ma non ho mai trovato le parole giuste per farlo.
Non so molto di lui, e ho difficoltà anche a scrivere il suo nome.
Cosa so di lui?
Che sicuramente non avrebbe gradito che lo descrivessi come fosse stato l'etichetta di un vestito: fatto a Lione, 100% francese, lavare separatamente e a mano.

Ho incontrato molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non è molto migliorata. Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: «È un cappello». E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.

Antoine de Saint-Exupéry era un bimbo molto allegro e spensierato.
Con un incredibile talento artistico, certo non nel disegnare pecorelle e boa che mangiano elefanti; ma sapeva disegnare benissimo piccoli principi, rose, stelle e volpine.
La sua felicità è andata via prematuramente con la scomparsa del fratellino e con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Ma non sapeva stare fermo Antoine, così si arruola nell'aviazione francese, e tra un volo e l'altro, guardandoci dall'alto, osservando le nuvole da vicino, scorgendo le stelle più luminose, deve aver sentito il bisogno di dare voce alle sue emozioni con la prosa.
Viaggiare lo portava lontano anche dalla sua famiglia, e forse la solitudine ha accentuato la sua sensibilità, la sua malinconia.
Non era facile accogliere tutto l'amore che provava.
Forse per questo il suo matrimonio è naufragato.
A volte le persone hanno paura di troppo amore.

Solo i bambini sanno quello che cercano.

Ecco, questo è quello che direi.
Il Piccolo Principe mi sembra un racconto autobiografico e quando parlano di "invenzione letteraria" lo rileggo la cima a fondo (ogni scusa è buona) per capire a cosa si riferiscano gli esperti.
Realtà e magia si mescolano poeticamente nella storia di Antoine, così come in quella di tutti noi.
Cerco spesso di immaginare la faccia dell'aviatore che per un guasto tecnico è costretto ad atterrare nel pieno del deserto del Sahara, sorpreso dalla vocina di un improbabile ospite.

Quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me.

Antoine non tornerà mai più a casa. 
Si perderanno le sue tracce in volo. Solo nel 2004 verrà ritrovato il suo aereo.
Per me decise di andare via con il Piccolo Principe, anche se non ha ritenuto di dircelo chiaramente.
Una cosa è certa, oggi vive in ognuno di noi.
Tra i suoi scritti si legge: Non ho mai detto agli adulti che non appartenevo al loro ambiente e ho nascosto che avevo sempre cinque o sei anni in fondo al cuore. 
Forse è per questo che il suo libro scardina le difese dei nostri di cuori e penetra nell'animo di ogni lettore, di ogni età e in ogni tempo.

Un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.

Nessuno più del Piccolo Principe sa cosa significhi amare.
In questo momento vorrei dire a Persona, che mi ha addomesticato e poi abbandonato, che è stato molto crudele. Che non si fa così. E che avrebbe deluso il Piccolo Principe.

Diventi responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato. 

Spero stia bene.
Buonanotte.