sabato 30 aprile 2022

Tutta la stanchezza del mondo - Enrica Tesio

 Mi stanca essere scema.
Si pensa che sia scemo chi non riesce a farsi entrare le cose in testa, quando è evidente che è scemo chi non riesce a farle uscire certe cose dalla testa.
Ossessioni, paure, idee nocive.


Caro Bloggy,
ho da qualche minuto, finito di leggere questo meraviglioso saggio di Enrica Tesio sulle fatiche moderne che mettono alla prova le nostre forze.
Come un Eracle dell'italica penisola conosciamo e affrontiamo dodici sfiancanti fatiche.
Enrica Tesio lo fa con un'ironia e una lucidità che mi hanno conquistata lentamente.
Al capitolo Fatica numero 3: i Figli, avevo pensato di far volare il libro dalla finestra (naturalmente non lo avrei mai fatto realmente).
Che errore sarebbe stato!
Mi sembra ci sia tanto di lei, di Enrica Tesio, della sua vita. Del suo passato e del suo presente. 
La ringrazio per ogni nota a margine! Le ho lette tutte: un firmamento di risate.
In questo viaggio durato 182 pagine ho capito che non sarei mai stata una brava scrittrice. Nemmeno se ci avessi provato.
E sai perché? Perché per scrivere non è sufficiente studiare tanto e leggere tantissimo. Bisogna anche sapersi lasciare andare. Aver conosciuto il mondo, magari non in senso letterale, anche se non guasta. Ma avere una vita reale, girovaga di incontri ed esperienze, da condividere.
Magari non in modo necessariamente diretto, autobiografico.
Ma diciamoci la verità: i libri belli sono quelli veri. Dove in un modo o nell'altro, l'esperienze, i gusti, le conoscenze, i vissuti dello scrittore riescono a ricavarsi un anfratto, una porta segreta. E il lettore lo percepisce che non è "solo" un racconto. Non è "solo" un sogno. Ma che quello che sta leggendo è vero, pulsante, vivo!

Ecco perché ho molto apprezzato, e tanto valore riesco ad attribuire alla citazione di Vonnegut che sostiene che in Occidente abbiamo un metodo tutto nostro per raggiungere benessere interiore e si chiama "leggere racconti".
Vonnegut è anche quello che ci dice: "Quando siete felici, fateci caso."

Un libro veramente bello. Lo consiglio.
Tutto parte dall'11 Febbraio 2013, quando Papa Ratzinger decide di ritirarsi perché è stanco nel corpo e nell'anima.
Me lo ricordo perfettamente quel giorno.
Eravamo seduti in cucina, sfiniti dai nipotini. Nonna iniziava ad avere problemi. Ma quello che è accaduto da quel giorno è stato tutto un delirio, uno schifo.
Ho una foto di quel giorno, l'elicottero che si porta via il piccolo Papa, Piccolino che finalmente non piange più, PiccoloPrincipe con le gote rosse, i nonni distrutti.

Io non ho il coraggio di parlare di tutto quello che mi attraversa l'anima. Non ho il coraggio di raccontare le mie esperienze, le mie inesperienze. Anche perché non vedo a chi mai potrebbe essere d'aiuto conoscere i miei errori, le mie frustrazioni.
Però mi sono rispecchiata in tante espressioni linguistiche, in tanti dubbi, in tante paure, in tanta stanchezza.
Una stanchezza atavica. La scusa "è la Primavera" non regge più... purtroppo.

Anch'io parlo l'inglese come fossi un Teletubbies e forse anche nel mio caso, i genitori sarebbero potuti essere più lungimiranti.
Anche per me amare è un nonostante tantecose.
Anch'io ho quella tuta tuttaneratuttainteratuttoattaccato che mi salva da ogni momento, non perché mi faccia sentire bella, ma perché mi fa sentire libera da me stessa, dal mio disprezzo.
Sono una bodyscema dalla nascita. Eccomi!

Volevo essere una mamma. Mamma di una bambina.
L'avrei chiamata Maria. Un nome semplice, breve, antico.
Profuma il nome Maria. Di spontaneità, di gioia.
Il nome Maria mi fa pensare alla luce del sole nel deserto, ai gigli nei giardini (dove crescono i gigli? Non lo so mica! Dovrei cercare su google, ma non ho voglia ora), alle altalene. Ma non so perché.

Non lo avevo mai detto a nessuno.
Sei proprio un posto segreto tu, caro piccolo Blog.

La tristezza ha a che fare con una mancanza, mentre il dolore ha a che fare con una perdita.
La perdita è lancinante, definita e spesso definitiva, ha nome e a volte anche cognome.
La mancanza no, è uno spazio bianco, un vuoto.
A volte il dolore diventa tristezza, è quando la perdita diventa mancanza.
Sono stata triste a lungo.

Credo di esserlo ancora.
E sono anche stanca di esserlo.

È tardi caro Bloggy,
ma ti tengo con me ancora un po', per favore.
Voglio continuare il capitolo 12: la stanchezza delle piccole cose.

Sono stanca delle bugie. Non le so raccontare e mi sfiancano. Come i pensieri compulsivi.

Sono stanca dei messaggi che non arrivano.

Sono stanca di amare senza essere amata.

Sono stanca di non essere mai la scelta, semmai "l'aspetta", cioè quella che aspetta sempre tutto e tutti.

Sono stanca delle recensioni di libri non letti.

Sono stanca degli inglesismi (booktrailer? Ma siamo seri?).

Sono stanca di quelli che "cambierà, passerà, arriverà". Io vivo nel presente indicativo, che è già passato prima ancora che lo abbia scritto. Cosa me ne faccio ancora di una promessa di vita, di un'illusione?

Sono stanca di essere passabile, di essere quella che fa le battute per andare avanti.

Sono stanca di non essere mai apprezzata. 

Sono stanca di non avere un letto a due piazze.

Sono stanca di quelli che ti ammaccano l'auto e vanno via come se nulla fosse.

Sono stanca di comprare cose che si rompono appena le porti a casa.

Sono stanca di vedere che non me ne va mai bene una. UNA.

Sono stanca dei rincari che "solo per questo periodo", ma poi non rientrano mai.

Sono stanca dei "poi ti faccio sapere" e dei buchi neri che li assorbono.

Sono stanca delle confezioni coi biscotti tutti frantumati.

Sono stanca degli addii senza saluto.

Sono stanca di quelli che sanno tutto.

Sono stanca di non sentire la tua voce.


La parola crea. Proprio così. Lo dice il vangelo di Giovanni: il verbo si fece carne. Lo vediamo con Bastian nella Storia Infinita.
Forse per questo motivo ci sono parole che ancora non ho il coraggio di pronunciare.
Ma una cosa è certa, voglio diventare coraggiosa. E libera.
Quindi lo scrivo qui e ora: anche se per te non sono niente, ti amo mio caro PA. E parlerò sempre di questo amore, perché è un mondo pulito, bello. Anche se parte da me.
Ti immagino in escursione con tuo fratello, mentre ti liberi dalle preoccupazioni della vita almeno per qualche ora.
È un'immagine di te che mi restituisce calma, dolcezza. Spero tu stia bene.
Fai sogni d'oro.

venerdì 29 aprile 2022

La doppia vita dei numeri - Erri De Luca

Tu sei più capace di vivere di me, di rispettare la vita che prosegue.
Io non ci penso nemmeno.


Caro Bloggy,
quella di stanotte sarà una confessione un po' speciale. Un po' lugubre o esoterica, se preferisci.
In altre parole: mettiti comodo perché ho voglia di raccontarti qualcosa di me, che non racconto spesso.
E di cui parlo solo in presenza di persone fidate.
Stasera in tv non c'era nulla che mi piacesse, e invece di andarmene a dormire ho rivisto un film: A beautiful mind. L'ho rivisto solo perché mi ha fatto pensare a Persona. Il quale, svanendo, si è portato via ogni forma di gioia della mia vita.
Sono triste. Sempre più triste. E anche se mi dicono che le cose cambieranno, io non ci credo. E penso che l'unica cosa che stia cambiando è la mia tristezza: sempre più forte, sempre più consapevole, sempre più reale. Per zittirla mi sono impegnata un bel po'. 
Ora, grazie al film visto e al libro letto posso immaginare il profilo del mio racconto.
John Forbes Nash, il professore protagonista del film, e Lui & Lei, protagonisti senza nome del mio libro, hanno molto in comune. Avvertono qualcosa che per i più non esiste. Il Professore a causa di una malattia, vedeva dei compagni che non c'erano. Non solo li vedeva. Ma per lui avevano consistenza. Erano l'abbraccio e il conforto durante la solitudine e la tristezza. Ma per amore decide solo con la forza di volontà, di mettere a dieta la sua mente proprio per tenere a bada queste visioni.
Lui & Lei, invece, in una notte di San Silvestro alimentano la loro mente con visioni del passato che quindi non sono più reali, e invitano a cena i genitori scomparsi ormai da tempo. Secondo me un momento molto toccante, molto forte quando lui sostiene di essere al giorno uno della loro scomparsa, di non essere mai andato avanti.

E qui introduciamo la parte confessione.
Non so quanto tu sia avvezzo a credere nell'esistenza di una vita oltre la morte. Ma quello che posso dirti è che nella mia Famiglia, tutte le donne hanno un qualche canale aperto con i defunti. Soprattutto nei sogni.
E per quanto razionale io cerchi di essere, è difficile ignorare cose che di razionale hanno poco. Fortunatamente faccio eccezione alla regola familiare e poco sogno e niente vedo.
Ma tanto sento. 
Letteralmente sento, sensazioni, odori, presenze che sono di assenti.

Mezzanotte non è cima di niente, non è una vetta da dove si vedono le stelle più vicine.
Io poi la salto tutti i giorni a occhi chiusi.


Erri De Luca non mi delude mai. E non lo fa nemmeno in questo libriccino di circa 70 pagine. Un racconto che è a metà tra teatro e chiacchierata con un amico.
Per un momento ho ripensato alle atmosfere di Pirandello e ho trattenuto il fiato quando si è aperto il sipario nella mia testa.
E ho visto lentamente comparire due sedie ed una finestra.
In realtà le sedie saranno quattro.
Tra ospiti visibili e ospiti invisibili, il Capodanno passa scandito dai numeri della tombola; numeri che non sono solo cifre su un cilindretto.
Ma sono simboli che prendono vita e raccontano storie.
Strampalate in realtà.
Un gioco che ho fatto anch'io mille volte, coi nipotini, quando ero io stessa più piccola.
E gioco con cui ho fatto anche divinazioni (che si sono avverate). 

Un libro carino. Che fa viaggiare nel tempo.
Che fa forse pensare a quanto sia importante vivere i propri cari quando sono con noi.
Ma chissà perché certe cose le capisci o con gli anni o quando è troppo tardi.

Un libro che ho amato per quel tuffarsi nei ricordi di un passato che non tornerà più, per quel dar voce alle assenze.
Per quell'amore sempre presente per le radici, anche quando da esse ci si è allontanati.

Andare avanti.
Anche quando le luci sono ormai spente.

E infine anche questa volta il gioco delle coincidenze si è palesato nella lettura.
I numeri hanno una doppia vita grazie all’ abbinamento con un simbolo e le vite perdute ne hanno una seconda attraverso i ricordi, i sogni: anche loro sono estratti da un cesto.
A volerli cercare, i simboli sono ovunque. Ma forse non dovremmo alimentare le nostre paranoie ma metterle un po' a dieta. Come fa John Nash!
Sono sicura di una cosa: soli non lo siamo mai. Io lo avverto soprattutto in alcuni luoghi. 
Vado a dormire perché è passata l'una di notte. 
Gli angeli mi parlano? Non so cosa dicono.

giovedì 28 aprile 2022

Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere,
non seppi di amare la lettura:
si ama, forse, il proprio respiro?
(HARPER LEE)


So di essere poco originale scegliendo questa frase, ma Il Buio oltre la Siepe rientra tra i libri più belli che abbia mai letto e la trasposizione cinematografica è un vero capolavoro.
Mi sembra giusto quindi, ricordare Harper Lee, della quale ricorre l'anniversario della nascita, proprio con questa frase. Che mi sembra scritta per me. Per me che adolescente, in uno slancio di passione, dissi alla mia Prof. di Italiano: "Se si può amare una materia scolastica, allora sono innamorata della Letteratura Italiana!".
La mia Prof. mi disprezzava. Ma non poteva fare a meno di mettermi voti alti: ero bravissima.
Unico momento di orgoglio della vita.
Poi quel talento l'ho perso.
Ma pazienza. Almeno per un po' l'ho avuto.

Della stupenda scrittrice americana ho già scritto in passato. Non voglio ripetermi.
Voglio solo ricordarla. Voglio solo immaginarla mentre batte a macchina il suo romanzo, riservata e solitaria come doveva essere sembrata ai suoi contemporanei.
Una donna dolce e affabile, un temperamento impossibile da domare.
Sì, la immagino così.

Invece la sottoscritta puoi immaginarla ancora con gli occhi rossi per la fine di Don Matteo - Stagione 13.
Non mi capacito che non lo vedrò più.
(Forse le lacrime sono anche per me stessa, per la mia auto che ho trovato ammaccata un'altra volta, per la mia mamma che continua a soffrire.
Credo di aver bestemmiato per la prima volta in vita mia.
Ho detto a Gesù che lui è cieco e sordo, eppure io lo avrei salvato, non avrei mai urlato il nome di Barabba.
Sono arrabbiata con Lui. Non gli rivolgerò più la parola. Perché anche Lui mi ha abbandonato.
Come Argo, come Nonna, come PA, come A. E ora come don Matteo. Come tutti.
BASTA!
Non vi voglio più nemmeno io!)

mercoledì 27 aprile 2022

Lezioni di Felicità - Ilaria Gaspari

 Ho già troppe vite alle spalle, e amici che non sento mai.
Ci scriviamo qualche volta, ci mandiamo dei cuori, non parliamo più.
Non so cosa fanno, come se la cavano nel mondo, come mettono a tacere le paura...


Anche se non riesco a leggere, quando parto, porto sempre con me un libro. Non importa per quanto tempo debba stare fuori casa, lui è con me. In rigoroso formato cartaceo. E anche questa volta è andata così.
Non ricordo dove ho acquistato questo libro in particolare. Forse al supermercato c'erano degli sconti, qualche tempo fa. (Perdonami Baricco!)
E non so dirti se sia un libro di narrativa o di filosofia. Fatto sta che ero fuori città e discutevo con Cugy del più e del mio. Ammettevo, non mi ricordo perché, di non averci mai capito nulla del paradosso Achille-Tartaruga. E che tuttavia mi sarebbe piaciuto intraprendere studi classici.
Mentre lei era impegnata con la doccia e altre faccende, mi siedo tranquilla al tavolino della struttura che ci ospita, e scopro una storia molto bella di questa giovane scrittrice milanese, che mi conquista già dalle prime battute e che in qualche modo coinvolge anche Achille e la Tartaruga.

Inevitabilmente mi tornano in mente le lezioni di italiano del liceo: la mia Prof. che ci priva di incanto e poetiche immagini, dichiarando che gli scrittori non utilizzano l'ispirazione per elargire immortali capolavori letterari.
Così mi trovo a leggere una storia che magari non ha nulla di autobiografico ma che comunque, lo stile in prima persona, mi conquista e mi fa sviluppare una sorta di empatia con la protagonista.

Suo malgrado si sta inaugurando una nuova fase nella sua vita.
Così la troviamo in piedi, piena di polvere, su una scala, che tenta di stipare in scatoloni i volumi della sua libreria. Tra quei volumi ritrova ricordi e sentimenti, emozioni dimenticate e sudate, ritrova i vecchi libri dell'università. E si scopre a contatto coi vecchi maestri della filosofia greca.
Le Lezioni di felicità sono un viaggio di sei settimane, a spasso per la Grecia Antica, accanto a Maestri che avevamo dimenticato. Che pur avendo vissuto in uno spazio e in un tempo lontanissimi, possono ancora esserci di conforto.
Mai filosofia fu più chiara e divertente.
Tranne che per Achille e Tartaruga che continuo a non capire.

Prima settimana: Pitagora - Non camminare sulle strade maestre.
Forse è la scuola più difficile da seguire e attualizzare. Che avrà mai voluto dire Pitagora prescrivendo a se stesso e ai suoi allievi di non strappare le ghirlande? Non lo sapremo mai. Ma la protagonista ci fa sorridere non poco in questo capitolo e ci convince in un certo senso ad essere più ordinati, perché forse l'ordine esteriore coincide con quello interiore, e con lei ci ritroviamo a scoprire l'importanza della camminata ignorante (come mi piace chiamarla), che non ci farà vincere medaglie olimpiche ma ci farà sicuramente bene allo spirito.

Seconda settimana: Parmenide - non fidarsi dei sensi.
A volte siamo così presi dall'obiettivo, da dimenticarci di godere di tutto quello che facciamo per raggiungerlo. Corriamo a volte, forse inseguendo qualcosa che non ci siamo nemmeno scelti. E allora godiamo anche del tempo sospeso. Dell'attimo che non tornerà. Cerchiamo di essere generosi con noi stessi e con gli altri. 

Terza settimana: Pirrone e gli scettici - la distanza minima dalla vita che serve per poterla raccontare, per vederla tutta intera e riuscire poi a mostrarla.
Siamo sempre presi da una guerra inconscia in cui vogliamo sempre essere dalla parte della ragione. Ma se iniziassimo semplicemente a dubitare e a pensare con un mi sembra iniziale, forse non sarebbe così male. E anche gli errori, quelli veri, sarebbero meno dolorosi.
Sinceramente alla fine di questo capitolo ho scritto molti insulti... ma non te ne anticipo il motivo.

Quarta settimana: Epitteto e gli stoici - Non desiderare cose impossibili e nemmeno improbabili. Desidera solo quello che sai che succederà.
Epitteto è sicuramente il maestro che ho amato di più. Sarà che il suo capitolo parte da pagina 79, ma mi piacerebbe essere capace di vivere di cose semplici. Di non rincorrere più chimere e illusioni. Spegnere le attese. Addomesticare la speranza. In pratica smetterla di desiderare che mi scriva, quando ormai è chiaro che non gli frega niente di me. Smetterla di rincorrere sogni lavorativi irrealizzabili.
APROAIRETICA: PA non mi vuole manco per spazzare il giardino di casa.
Ci sono cose che non dipendono da me.
Se non sono bella non posso modificare il mio aspetto. Posso rendermi civile. Tutto qui.
Accettare. Sopportare e Astenersi.
Gli uomini sono agitati e turbati, non dalle cose, ma delle opinioni ch'eglino hanno delle cose.

Le ultime due settimane te le lascio scoprire da solo, caro Bloggy. Un inaspettato Epicuro e Diogene non aspettano altro di essere letti e rispolverati.
La mezzanotte è trascorsa da tempo ed io ho bisogno di dormire.
Domani sarà un'altra giornata niente male.
Però forse, questo libro mi ha indicato cosa leggere a Maggio.
Tutto parte da una brutta lampada che se la strofini fa pensare ad un ladruncolo e ad un genio che esaudisce tre desideri...

Scrivere è un esercizio per se stessi.
Ma se lo fai per lavoro, immaginare di toccare tante altre persone deve essere un pensiero meraviglioso e spaventoso, nel contempo.

Volevo che consolassero un dolore, o anche solo mezzo; o che aiutassero qualcuno a finire un pensiero, qualcun altro a sentirsi meno solo per aver letto qualcosa di ormai dimenticato.
Che servissero a qualcuno (qualcuno di sconosciuto e invisibile) a passare un paio d'ore piacevoli, a ricordarsi una cosa o a scordarne un'altra.


Rientro in questo ultimo gruppo. A me questo libro ha fatto molta compagnia. Mi ha fatto piacere leggere nero su bianco che durante l'università, non sono stata la sola che studiasse alcuni esami solo per il voto finale e per "levarseli di torno".
Mi ha fatto tornare a scuola. Mi ha fatto passeggiare per Atene. Mi ha fatto pensare ai miei vicini di finestra (che in realtà non scorgo mai; un po' perché non ho l'abitudine di osservare un po' perché penso non ci sia nessuno... Indagherò!), mi ha fatto riflettere. Sospirare.
E mi ha fatto capire quanto sia triste la mia vita.
Triste e vuota. Senza futuro.
Se riuscissi ad accettarlo, sarei felice. Semplicemente.
Non ho bisogno di averi. Non voglio auto o borse costose. Non ho bisogno di molte cose.
Ciò che voglio, che desidero, non è raggiungibile.
Putin poi, che minaccia un giorno sì e un giorno no, di iniziare un conflitto nucleare non aiuta molto.
Devo pensare a Epitteto: desiderare solo ciò che so che si avvererà. 

Complimenti a Ilaria Gaspari: un libro bellissimo e piacevolissimo.

martedì 26 aprile 2022

Spesso sbaglia non solo chi fa,
ma anche chi non fa qualche cosa.
(Marco Aurelio)

Caro Amico Invisibile,
prima di addormentarmi ho bisogno di salutarti.
Per un principio, chiaramente errato, ho deciso di godermi qualche giorno fuori casa senza parlarne con nessuno.
Un motivo per spiegare questo mio bizzarro comportamento esiste ed è molto semplice: c'è chi riesce a farmi andare male tutto, anche un caffè lontano dalla mia città.
Tu non ci credi, lo capisco.
Invece esistono realmente delle energie che si propagano da ognuno di noi, che interferiscono e interagiscono con quelle degli altri.
Ecco perché cerco di apprezzare i successi altrui e comprenderne il dolore. Affinché le energie si sommino, non vadano in contrasto.
Non è ciò che ricevo.
Con il metodo del racconto postumo (così diamo un senso alla parola "post"), ti narrerò le mie epiche avventure del fine settimana.

Ho letto su Instagram, scorrendo con noncuranza ciò che mi veniva offerto, che se siamo a pezzi, dobbiamo raccoglierci e non essere sempre il nostro nemico.
Che non dobbiamo sabotarci.
Un bel pensiero da cui ripartire.

Buonanotte

giovedì 21 aprile 2022

L'uccello che girava le viti del mondo - Haruki Murakami

 Il tempo non è certo qualcosa che scorre con ordine,
abcd, anzi, va e viene in qua e in là come gli pare e piace.


Caro Bloggy,
ci siamo: ho finito il mio libro lungo di Aprile.
832 pagine di puro Murakami. Un'esperienza unica, meravigliosa, irripetibile: murakaminosa!
Tutto è iniziato seguendo un filo rosso che poteva snodarsi soltanto nella mia testa: l'estate scorsa leggevo un libro, direi autobiografico, di Luis Sepulveda. Scrittore che non mi stancherò di dire, mi piace tanto ed è molto importante per me. In questo libro parlava a sua volta, del libro di un altro scrittore di cui sono innamorata: Murakami. (Quando si tratta di libri e scrittori non sono molto fedele...) Un libro che parla di un altro libro merita considerazione!
Il libro citato era proprio L'uccello che girava le viti del mondo. Sepulveda racconta che per parlare di sé e della sua opera, non poteva fare altro che partire da questo romanzo. Dice: "Solamente a un uccello pazzo poteva venire in mente di farmi nascere lì, in Cile. Quello stesso uccello pazzo ha fatto sì che il mio primo romanzo fosse ambientato in Amazzonia. E ha deciso che avessi una vita molto movimentata." Racconterà tante altre cose. Che ti consiglio di cercare online. Questa cosa dell'Uccello pazzo però mi aveva incuriosito a tal punto da avermi convinto che avrebbe girato le viti anche per me. Ma non credo l'abbia fatto.
Inoltre Sepulveda è morto il 16 Aprile, giorno in cui è nata Nonna. Quindi è stato naturale per me seguire il filo che mi portava inevitabilmente a leggere la storia di Okada Toru. Trentenne coraggioso e all'apparenza normale, quasi insignificante, che in un giorno di Aprile (ancora il nostro mese) decide di lasciare il lavoro e iniziare una nuova vita. Ma prima deve rimettere in sesto la sua vecchia vita, che verrà sconvolta da strani e misteriosi avvenimenti.

Un libro molto murakaminoso.
Ci sono tutti i suoi migliori ingredienti:
-narrazione in prima persona,
-protagonista invisibile/insignificante che scopre di avere una forza d'animo inusuale
-donne stupende, eccentriche e incomprensibili
-caffè, tantissimo
-tipo losco e un po' inquietante, che un po' ripugna e un po' fa simpatia
-nemico nonnemico, insopportabile
-gatto, c'è sempre
-immancabile musica di sottofondo che ti fa sentire uno stupido ignorante
-viaggi nella storia.

Non chiedermi di riassumerti la storia. Non ne sono capace. Ho sottolineato e preso appunti, pensando che fossero tracce da raccogliere ma in realtà non ho il coraggio nemmeno di dirti cosa penso di aver capito.
Sicuramente niente. Ma la mia è una spiegazione del tutto.
Una storia, due storie, le storie: ci sono tante rappresentazioni della vita, dell'inconscio ed è difficile venirne a capo.
Ti fai assorbire dalla lettura e come sempre, entri nel favoloso mondo di Murakami che non ha conclusione ma all'ultima pagina, ti fa sentire al sicuro.

Non posso nascondere la mia passione per Murakami. E non mi ha deluso nemmeno questa volta. Ma devo avvertirti: non è un romanzo che possa piacere a chiunque.
Trovo sempre un po' di me nei racconti di Murakami. Forse perché ciò che provo è terribilmente umano. Forse perché il mio disagio è reale. Anch'io mi sento come Okada: senza un'immagine di me. E forse anche a me l'immaginazione fa male. Dovrei evitarla.
Vivo anch'io in un pozzo buio. E la mia vera essenza è intrappolata in un altro mondo.
E qui sono incompleta, come un guscio vuoto che non sa amare e che nessuno ama.

Un libro meraviglioso. Che sono riuscita a leggere con calma. Senza fretta.
Tranne per il finale. Superata la soglia delle 500 pagine avevo voglia di sapere come sarebbe finita.

Tornare alla realtà dopo l'onirico mondo di Murakami è sempre doloroso e difficile.
Triste.
Ti senti letteralmente svuotata.
L'Uccello per me non gira niente. Ma per sua opera il mondo non va ancora del tutto in pezzi.


mercoledì 20 aprile 2022

don Tonino Bello

Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.

1993: il mare, il vento che sfoglia il Vangelo, una bara semplice.
Uno degli uomini più belli del mondo muore, dopo una lunga e dolorosa malattia.
Don Tonino Bello lascia questa terra e torna al Padre. 
E alla Madre, Maria: quella donna che ci ha insegnato ad amare.

Quando vi rivolgete a Maria nella vostra preghiera,
chiedetele che vi dia anche tanta capacità di sogno,
non chiedete solo cose terra terra.
Chiediamo alla Vergine che ci dia le calde utopie che riscaldano il mondo.

Caro don Tonino,
siamo tutti morti da tempo, alcuni se ne sono accorti prima di altri. Tutto qui.
Ultimamente mi chiedo come sia morire.
In un libro, credo Il vangelo secondo Gesù Cristo c'è una parte in cui si descrive il sonno.
Il corpo perde coscienza. Si può dire che sia vivo? Dove va l'anima quando dormiamo?
Mi ha sempre fatto una certa impressione questa idea. Il corpo sembra un guscio vuoto. E allora il nostro Spirito è libero di vivere senza questo ingombro.
Sto cercando di comportarmi bene.
Di dimenticare e andare avanti. Di non essere una stupida egoista.
Ma è difficile lasciare andare chi si ama...

Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé.
Dare senza chiedere.
Essere discreti al limite del silenzio.
Soffrire per far cadere le squame dell'egoismo.
Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa.
Desiderare la felicità dell'altro.
Rispettare il suo destino.
E scomparire, quando ci si accorge di turbare la sua missione.

Ci sto provando don Tonino caro, ma è difficile.
Hai dimenticato di dire quanto è difficile vincere il proprio egoismo.
Morire e dimenticare i propri egoismi.
Amare in silenzio, senza aspettarsi nulla in cambio.
Senza mostrarsi.
Non sarò mai degna di essere amata.
Ma andrò avanti. 

martedì 19 aprile 2022

 Domani devo impegnarmi e fare la mia passeggiata ignorante.
Magari mi aiuta a non pensare.
Oggi, nel bene e nel male ho ripreso a fare le cose che avevo programmato tempo fa.
Ma non sono soddisfatta.

Caro Bloggy,
mi sento come un topo chiuso in una Skinner box.
Non riesco a liberarmi dell'idea che la mia sia una esistenza inutile.


lunedì 18 aprile 2022

Che Dio, se esiste, abbia pietà di noi. È a questo che si riduce tutto.
(ROBERTO BOLAÑO)

Caro Bloggy,
FINALMENTE è finito il periodo pasquale. Sono stanca. Mi sento proprio distrutta nel cuore e nel corpo. Ai miei genitori non posso chiedere niente. E nemmeno alla vita. Ma così è terribile. Sembra che io sia destinata a soffrire, in modo elegante e forbito devo ammetterlo, ma sempre di soffrire si tratta! BASTA!
Oggi ho scoperto questo poeta-scrittore cileno. Non so come dire ma mi ha trafitto.

Sentii come un rumore. Un rumore dell'anima.

In questi giorni conditi da preoccupazione, lavori, compagnia familiare e assenza di P. mi sono resa conto che non c'è niente di più rumoroso di una assenza, del silenzio e del vuoto che creano le assenze.
Mi rassegno caro amico virtuale. Vado a dormire. Sempre più confusa su cosa sia giusto o meno, su cosa debba fare e su cosa debba tacere.
Domani spero di tornare a leggere e a fare le cose che mi danno un po' di conforto.
Ho il cuore che sanguina, credimi.

Leggere è come pensare, come pregare, come parlare con un amico, come esporre le tue idee, come ascoltare le idee degli altri, come ascoltare musica, come contemplare un paesaggio, come uscire a fare una passeggiata sulla spiaggia

domenica 17 aprile 2022

Se il mondo ti sembra freddo, accendi un fuoco per scaldarlo.
(Lucy Larcom)

Gesù è risorto, alleluia alleluia!

Quando ero bambina il giorno di Pasqua avvertivo una gioia nel mio cuore, che non provavo nemmeno a Natale.
Forse da bambina sapevo qualcosa che crescendo, devo aver dimenticato.

Mentre scrivo guardo il film di Gibson "La Passione di Cristo".
Un film semplicemente meraviglioso.
Difficile. Duro. Pericoloso.
Alla fine del film odi tutti... ma poi lui risorge e tu risorgi con lui.

La figura di Maria è divina. 
Quel suo "sono qui" quando Gesù cade, cade bambino e cade sotto il peso della croce, è il momento più commovente di tutto il film.
Piango. Piango ogni volta.

Auguri Bloggy: buona Pasqua.

p.s. Giuda è con Gesù in Paradiso. Io sono convinta di questa cosa. Forse merito il rogo per questo... Ma Lui è un amore che noi non possiamo capire, immaginare... e quindi va oltre il nostro pensiero.

sabato 16 aprile 2022

 Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell'altro nel momento dell'abbandono.


Caro Bloggy,
oggi è il plenilunio. Tra poche ore Gesù risorgerà.
Nonna avrebbe compiuto 95 anni.
E sono due anni che il mondo piange la scomparsa di uno scrittore straordinario e dolcissimo, quale fu Luis Sepulveda.
Prima ancora che scrittore, credo che al cuore dei lettori arrivi l'uomo Sepulveda. La sua vita fu molto travagliata e sempre vissuta in prima fila contro le ingiustizie e accanto alla lotta politica. Dove c'è Luis ci sono persone del calibro di Salvador Allende. E qui la sua scrittura diventa semplicemente toccante. Penso che ne abbia vissute e viste tante. E credo che sia la vita a trasformare uno scrittore in un grande scrittore. Melville, Conrad, Salgari sono stati i suoi maestri letterari. 
Quando penso a Sepulveda, penso a Storia di una Gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Un racconto poetico sull'amicizia, l'amore e il senso dell'esistenza. Come Il Piccolo Principe dovrebbe essere una lettura per ragazzi. Ma vola solo chi osa farlo è un motto che va bene a tutte le età. Non penso possa esserci un'età per imparare ad amare. Quindi credo sia un libro adatto a tutti.

È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo.


Sono stanchissima.
Ho trascorso la giornata facendo mille cose. Perfino attività ricreative per la Pasqua.
Sono proprio un rottame. Spero che questo periodo passi presto.


Venerdì Santo

 Caro Bloggy,
la casa è finalmente avvolta nel silenzio.
Nelle orecchie però quel fastidioso frastuono che rimane della lunga giornata trascorsa.
Solitamente, quando è tardi, modifico la data di inserimento del post.
Ma non oggi.
Infatti anche se la mezzanotte è passata da tempo, quelle che ti voglio raccontare sono le sensazioni che mi ha suscitato il Venerdì Santo.
Il Venerdì Santo è per me un giorno di ricordanze.
Ma non quest'anno.
Quest'anno infatti ho visto in faccia la Via Crucis. E mi sono resa conto di quanto velocemente possa cambiare la vita.

ore 18
Immaginami consapevole, serena. Avevo scritto un messaggio a PA. E avevo in cuor mio capito che sarebbe stato l'ultimo.
La cosa mi intristiva e contemporaneamente era una resa incondizionata.
Squilla il telefono: mia Madre è stata investita.
La caduta, il calvario, la croce.
La distrazione di una-che-preferisco-non-qualificare mi ha quasi reso orfana.
Non ho mai guardato con tanto odio qualcuno.
Non so come saranno i prossimi giorni. E un po' ho paura.

Ma credo che tutto il resto sia passato in secondo, terzo, quarto piano.
Spero che la mia mamma si riprenda in fretta e tranquillamente.

Sono stanchissima.


giovedì 14 aprile 2022

Non cancelleranno l'amore, né le liti, né le distanze.
È pensato, provato, riprovato.
Innalzando solennemente i versi come le dita, lo giuro:
amo di un amore immutabile e fedele.
(Vladimir Majakovskij)

Per questo poeta russo, Aprile è stato il mese della nascita e della morte.
E se la data della sua nascita non è certo dipesa da una sua scelta, quella della morte sì.
Si sparò un colpo al cuore, dopo aver lasciato una lettera di addio.
Curioso. Anche lui, come Pavese, scrisse di non parlare della sua morte.
Dalla pagina wikipedia: "Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi."
Come se anche nella morte, ci si preoccupasse del pensiero che hanno di noi gli altri.

Caro Bloggy,
giornata strana questo Giovedì Santo. L'ho celebrato a modo mio: sola. Mi sono preparata, uscita e con la musica nelle orecchie, ho compiuto un rituale antico, tipico della mia città.
Nel cercare Cristo, ho fatto visita a luoghi del mio passato. Ho salutato persone che non ci sono più. E per un momento ho pensato che forse soli non lo siamo mai. Siamo pur sempre la combinazione genetica dei nostri avi e dell'evoluzione umana.
Il rimescolamento di infiniti atomi.
Con me c'erano tutte le persone che amo e che ho amato.
Avrei voluto un messaggio che naturalmente non è arrivato.
Giuda per me è con Lui, in Paradiso. Perché se è vero che tutto perdona, e tutto ama, come non può aver perdonato e amato chi non è stato capace di perdonarsi? Chi si è vergognato così tanto da non essere riuscito a sopravvivere alle sue azioni?
Per me è andata così.
E se per questo sono colpevole, accetto la mia colpa.
Ecce Homo.
Lo abbiamo ucciso ancora una volta.

mercoledì 13 aprile 2022

Resisti

 Caro amico Blog,

restami accanto e resisti. Anche se non sto leggendo come lo scorso anno, sto leggendo. E studiando. Ho Conseguito due dei quattro certificati ai quali mi sono iscritta. E andrò anche a fare lo stupido concorso. Nel senso che andrò a mettere qualche crocetta. Perché non ho alcuna preparazione.
Non mi abbandonare. So di essere uno schifo. Ma non te ne andare almeno tu. Non costringermi a mentire. A scrivere cose false. Almeno tu sopportami. Lasciami togliere le maschere. Qui devo sempre fingere con tutti. Devo sempre dire che va tutto bene, che sono fortunata, che non posso chiedere niente alla vita. Devo prendere decisioni che ritengo piacciano agli altri. Insomma devo essere qualcosa che non sono io. Non sto dicendo che non ci siano persone che mi vogliano bene. Ma penso che non mi capiscano, non mi vogliano ascoltare. E allora non parlo, resto muta.
Mi sei rimasto solo tu.

Tu e i libri.

Mentre leggevo Murakami, mi sono interrogata sul senso della scrittura. Perché uno scrive? Forse per il semplice gusto di farlo. Ma quando diventa un lavoro?
Ogni autore ha il suo stile, più o meno magico.
Ci sono delle pagine di letteratura che incantano per la loro bellezza.
Altre, ed è il caso del libro che sto leggendo, mi incantano per il senso di sbigottimento che mi imprime ogni pagina.
Non vedo l'ora di scoprire come finiranno le avventure di Toru. Nel frattempo mi è capitato di commentare e scrivere sul libro. Una cosa che non faccio mai. Non amo imbrattare i libri coi miei scarabocchi. A volte sottolineo, questo sì. Ma non li sporco.
Questa volta è diverso. Mi sto gustando la lettura e forse sto liberando una nuova me, o meglio, una me che è sempre stata zitta. Nascosta tra le pieghe del mio essere, dell'educazione appresa, dell'esperienza accumulata. Vivo sempre con in mente ciò che si può fare e ciò che non si può fare; ciò che si può dire e ciò che è meglio tacere. Evidentemente un brodo primordiale di ribellione deve essere rimasto anche in me. E ora inizia a ribollire...

Lo scorso anno ho provato ad abbandonare tutto. Ma ho miseramente fallito.
Questa volta ci riprovo senza particolari stravolgimenti. Con calma e in silenzio. Forse funziona. Una cosa è certa: ho capito tante cose. Devo solo imparare ad esprimere a parole, mettendole nero su bianco, le lezioni apprese.

Non mi abbandonare Blog, 
resisti con me.

martedì 12 aprile 2022

 Caro Bloggy,
la mia vita è letteralmente andata a pezzi.
Non sono più capace di aggiustarla.
L'ho capito oggi: definitivamente.
Mi sono servite ventiquattro ore per capire che ho sbagliato tutto e non sono capace di accomodare ciò che resta.

Ho sbagliato la scelta universitaria.
Ho sbagliato le scelte sentimentali.
Un errore l'ho commesso restando a casa.
Un altro errore l'ho commesso quando ho avuto fiducia che le cose potessero cambiare.

Ho sbagliato tutto.

Me ne rendo perfettamente conto in questo momento. Tutto è chiaro.

Mi arrendo.

Una vera fortuna che Persona non si sia affezionata a me. Io sono un cancro. Faccio del male a tutti quelli che mi si avvicinano. Faccio soffrire tutti. Sono un essere orribile.

Sarebbe stato meglio che non fossi mai venuta al mondo.
Mi ci sarei dovuta impiccare con quel cordone ombelicale.

Caro Dio,
è vero: i tuoi piani sono perfetti. Mi lasci sola per evitare che faccia del male alle persone che provano affetto per me.
Ora è chiaro.
Non merito nemmeno la morte. Perché sarebbe una liberazione. E invece è giusto che io soffra. Per il male che ho fatto agli altri.

Sono un mostro.

Forse è troppo tardi per chiedere perdono, ma davvero mi dispiace.


domenica 10 aprile 2022

Ciao Andrea

Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c'è un'alba che ci aspetta.
(Khalil Gibran)

Domenica delle Palme.
Domenica di Pace.
Gesù entra a Gerusalemme su un asinello.
Lo acclamano. Lo adorano.
E poi dopo sei giorni lo condannano a morte.

Sono pensieri cupi quelli che ho nel cuore. La guerra è una quotidiana ombra che offusca il mio cielo.
Il mio è un cielo notturno, con poche stelle. E in questo periodo mi risulta difficile vederle.
Sfogliando i giornali online mi ha fatto moltissima impressione vedere il volto stanco di Sua Santità. Devo riconoscere che il Corriere ha messo una foto molto significativa.
E se un'immagine vale più delle stupide parole...

Ho saputo che è morto un ragazzo che conoscevo.
Che conoscevo in quel modo speciale che non è concesso a tutti, che non è sempre possibile.
Si chiama Andre. Era il compagno di una Fata che ho conosciuto tantissimi anni fa. Dalla quale mi ero allontanata, perché mi sono chiusa al mondo, nella speranza che il mondo non mi trovasse più.
Una notizia che mi ha sconvolto.
Qualche notte fa pensavo a loro due. Non stavano più insieme. Ma mi era tornato alla memoria un particolare momento. Una conversazione in webcam. Si fermò anche lui con me e Fatina. E parlammo tanto, tantissimo. Mi sarebbe piaciuto farmi adottare da loro due.
Sembra una vita fa.

Andre come stai ora?
Eri una persona così bella. Avevi però tanti problemi. Tantissimi. Troppi per un cuore solo.
Mi dicevi che le cose sarebbero migliorate.
Invece come vedi, sono ancora qui, incapace di essere amata.
Sì, io non sono come Fatina. Non ho il suo cuore, la sua bellezza, la sua spiritualità.
Io sono un mostro. Noi due eravamo due mostri.
Ci siamo sempre fatti divorare dall'interno. Tu però potevi salvarti...
Andre... 
Fatina dice che sei felice ora, che sorridi.
È vero?
Sei felice? Sorridi? Spero con tutto il cuore che sia così.
Ti saluta anche Immy. 
Siamo ancora qua noi. Ma speriamo di incontrarti presto.
Siamo sempre più stanchi. Il cielo è sempre più buio. Abbiamo tanta fame d'amore. E niente che ci sfami. Siamo molto tristi.
Siamo tanto soli.

sabato 9 aprile 2022

I fiori del male - Charles Baudelaire

Uomo libero, sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio; tu miri, nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima.
Il tuo spirito non è abisso meno amaro.


Caro Bloggy,
oggi salutiamo un altro illustre poeta nato ad Aprile: Charles Baudelaire, 1821.
Se pensi a Baudelaire, ti vengono in mente I fiori del Male e quel suo essere riferimento insuperabile dei poeti maledetti. Il padre del Decadentismo.
Artista bohémien, dalla vita dissoluta, consumato dall'oppio e dall'alcol.
Sprezzante delle regole e delle tendenze dei ben pensanti.
Dandy fuori, distrutto dentro.
La condanna di chi vede e sente prima degli altri.

Nel 1857 pubblicò il suo capolavoro immortale: la raccolta di poesie I fiori del male, pietra miliare della poesia simbolista. In questa raccolta si avverte il senso della poesia pura, che non si preoccupa dei contenuti o di rivolgere un'attenzione a temi civili o morali, ma si preoccupa solo di sé, di esprimere ciò che intimamente prova, in modo quindi vago e profondamente realistico.

Perché cosa veramente proviamo non è capace di esprimerlo niente e nessuno.

Questo è un tempo buio, ma più buio non me lo saprei immaginare.
Ogni giorno emergono nuovi racconti dalle zone di guerra. Non è che oggi mi sono resa conto di quanto la guerra faccia schifo. Ma il senso di nausea che provo è così forte e costante che non mi abbandona mai.
E non riesco ad emergere.

Mi sento come sott'acqua. Suoni, colori, odori, forme: ogni cosa ha assunto un aspetto irreale, innaturale, lontano.
Anche il sole non mi riscalda più.
Sono veramente una stupida immatura.

Qual è il senso della nostra presenza?
Perché sentirsi travolgere da qualcosa che in fondo, nessuno ricambia?
A che pro alzarsi dal letto la mattina, svegliarsi?
Dio è così narcisista che ci ha messo al mondo solo per contemplarlo?
Perché provare sempre questo senso di vuoto?
Questa dolorosissima mancanza?

Mi sento come se mi avessero truffato.
Mi hanno mostrato cos'è la vera gioia, ma me l'hanno tolta.
Non so distinguere più la realtà?

Che cos'è l'amore?
Il bisogno di uscire da se stessi.
L'uomo è un animale adoratore.
Adorare è sacrificarsi e prostituirsi.
Così ogni amore è anche prostituzione.

venerdì 8 aprile 2022

 Oggi ricade l'anniversario della scoperta della Venere di Milo e il compleanno di Alberto Angela.
Coincidenze? Non credo.

Caro Bloggy,

oggi ho immaginato e desiderato fortemente prendere un caffè insieme a P.
Allora mi sono seduta su un tronco e ho bevuto il caffè guardando il mare, immaginando che fosse con me. Ho pensato anche a Nonna.
C'era una farfalla che non faceva che svolazzarmi intorno. Quando lei era in vita non ho potuto fare nulla di quello che avrei voluto. Ero troppo insignificante per portarla con me. Invece oggi l'avrei fatto. L'avrei presa in giro per la sua eleganza e compostezza. Vicino a me sarebbe sembrata una regina tra i popolani.
Perché le cose belle non accadono mai?

Gesù dice: "Come il Padre ha amato me, anch'io amo voi.". Ma io non sento nessun amore, perché?
Mi sono guardata dall'esterno e sinceramente mi sono vista come una creatura gentile. Lo so di essere brutta. Ma se uno non mi vede e giudica solo le mie azioni, dovrebbe vedere una cosa bella, gentile. Ma allora perché non piaccio a nessuno? Vorrei essere speciale per P. Invece continuo ad essere un punto lontano, un fastidio, un'ombra, un vago ricordo. Di cui dimenticarsi velocemente. Da tenere separato dalla propria vita.

Sono afflitta. 


eterno incondizionato perpetuo

Eterno: infinitamente esteso nel tempo, senza principio senza fine.

Incondizionato: non limitato da alcuna riserva o condizione restrittiva.

Perpetuo: ciò che si prolunga o permane indefinitamente nel tempo, riconducibile al concetto di continuità.


P. mi prende sempre in giro. Si diverte a stuzzicarmi. E a provocarmi, ironizzando su quello che provo per lui. Sentimento che capisco debba sembrargli bizzarro e senza senso.
Ma non volendo, credo mi abbia dato la sua definizione dell'amore: eterno incondizionato perpetuo.
Che parole meravigliose.
Se ripenso a quello che ho scritto qualche ora fa sull'anima, non posso non pensare che io lo amo proprio così. Magari devo lavorare un po' sulla parte che parla di "incondizionato". Me ne rendo conto. Ma sto imparando tanto.

Ti amo P.

giovedì 7 aprile 2022

Rincorro farfalle e serenità

La felicità! Non esiste parola che abbia più significati; ciascuno la intende a suo modo.”
(FERNÁN CABALLERO)


Caro Bloggy,
spesso non so cosa scrivere. Accendo il pc e lascio che le mie dita scorrano sulla tastiera senza un progetto (e si vede).
Quando sono in difficoltà cerco una citazione (e spesso mi aiuta questo fantastico sito) o sfoglio quello che ho scritto in passato. Ed è sempre curioso vedere come nel corso del tempo, alcune cose si siano evolute. Ad esempio, proprio l'anno scorso, mi immaginavo diventare come Don Chisciotte e ora che l'ho letto, mi sembra di essere una persona altra rispetto a chi scriveva lo scorso anno.
Se ci rifletto bene, sono cambiate un po' di cose.
Ammetto di essere ancora una che si lagna spesso, ma in realtà mi ritrovo leggermente dimagrita (l'attività fisica sta mutando qualcosa), più tranquilla, più oggettiva e onesta.
Solo una cosa non è cambiata: il caffè del giovedì con Cugina. Riusciamo ancora a rubare questi momenti alla vita, al mondo. E oggi mi sono resa conto di quanto siano profondi questi incontri. Non sono due cuginette che si incontrano e parlano. O meglio, non è solo questo. Si incontrano due pezzi di una stessa anima. E il mondo degli spiriti lo sa e ne è commosso. Lo avverto in ciò che succede intorno a me. Nella natura che mi sfiora, negli animali che si avvicinano. I colori li percepisco diversamente. E anche quando mi ritrovo a pensare "ma cosa sto combinando con P.?", le sue reazioni sono così dolci (per i suoi canoni) e inaspettate che mi convinco di essere cambiata in qualcosa.

Siamo fatti di materia, lo so benissimo. Ma credo anche nell'esistenza dell'anima. A chi mi fa notare che ciò non è possibile, ad esempio portando alla mia attenzione come sia aumentato il numero della popolazione mondiale nei secoli, rispondo in modo molto semplice: non tutti ne hanno una.
Se immaginassimo il mondo della Materia e dello Spirito come due sfere, direi che esse si intersecano come fossero due insiemi. In tal modo si crea un'area con gli elementi dei due insiemi in comune.
I due mondi vivono in totale autonomia. A volte gli Spiriti vengono qui. Ma la loro energia è troppo forte per rimanere completa in un unico essere. E la Materia non lo sopporta. Per poter stare, lo Spirito si scinde. E accade che ci siano delle persone che crescendo, sentano questa nostalgia inspiegabile e insopportabile. Hanno in realtà bisogno di tornare al proprio mondo, al proprio simile. Ecco perché alcune persone ci fanno sentire in un certo modo. Mentre altre ci fanno sentire a disagio. Ci fanno stare male. 
Sono pazza vero? 

E allora come spieghi a Fernán Caballero quel suo sentirsi fuori posto? Nata il giorno di Natale del 1796 a Morges, la scrittrice spagnola si distinse per un acceso realismo delle sue opere, nelle quali veniva sempre espressa una dicotomia netta tra buoni e cattivi. Una delle sue opere più famose fu La Gabbiana. Una brillante commedia che convince soprattutto per la descrizione della vita andalusa.
Possiamo considerarla una figura di spicco nella letteratura spagnola, che aveva conosciuto un periodo di crisi proprio con il Romanticismo.
Sul Wikipedia spagnolo si legge: il motivo del suo pseudonimo è: "Mi piaceva quel nome per il suo sapore antico e cavalleresco, e senza esitare un attimo l'ho inviato a Madrid, scambiando per il pubblico le gonne modeste di Cecilia con le mutandine tradizionali di Fernán Caballero."
Una scrittrice che non conosco, ma che dobbiamo ammetterlo, è diventata già nostra amica!!!

Buonanotte Bloggy

mercoledì 6 aprile 2022

Il Piccolo Principe

 Ciò che rende bello il deserto è che da qualche parte vi è nascosto un pozzo.


Settantanove anni fa veniva pubblicato per la prima volta Il Piccolo Principe. Uno dei libri più stampati al mondo, tradotto in 220 lingue, forse secondo solo alla Bibbia come numero di lettori.
Il suo autore non si è goduto il meritato successo. Di lui si persero le tracce dopo un anno dalla pubblicazione. Solo recentemente si è scoperto che il suo aereo fu definitivamente abbattuto nel 1944.
Antoine de Saint-Exupéry, originario di Lione, fu un aviatore francese dal passato molto particolare. Crebbe in una famiglia di nobili origini, dove fin da bambino respirò l'arte grazie alla madre pittrice. Probabilmente i suoi unici anni felici. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la morte prematura del fratello distrussero per sempre quell'idea di felicità che lo aveva accompagnato da bambino. L'amore ritrovato grazie alla moglie Consuelo, sua musa ispiratrice, e i voli per i cieli dell'Europa arricchirono il suo spirito e il suo estro creativo. Il tema principale della sua opera è sicuramente l'amore. E in ognuno di noi credo ci sia un posticino privilegiato per il Piccolo Principe e la piccola Volpe. Per il suo minuscolo Asteroide e per la sua amata Rosa.
(Che brutta foto! Scusami Principe... Ma come dice la Volpicina: L'essenziale è invisibile agli occhi.)

Prima di andare a dormire ho conseguito una delle quattro certificazioni che ho deciso di prendere per riempire un po' questa mia insulsa esistenza.
La mia lettura procede e non ti nascondo che mi ritrovo ovunque nella pagine di Murakami. Per spazzare un po' di ombre dalla mente ho guardato la TV. Una serie carina, ma non particolarmente accattivante come la prima stagione. La protagonista è più sfortunata di me. Però ha la sua occasione; lei scrive un blog. Il suo stile è brillante, onesto e schietto. Parla della sua vita. E ne ha di cose da raccontare! Non come me! (Rido da sola.)
Un'importante rivista le offre una bella opportunità di lavoro e lei? Rinuncia. 

Ti risparmio i dettagli della trama. Ma non so perché la cosa mi ha lasciato perplessa. Anch'io amo i posti piccoli. La vita semplice. Gli affetti. Un po' mi conosci: datemi un caffè fronte mare ed io non mi lamento più. Ma l'occasione della vita non va sprecata così.
Dai... solo nei film.
Nella realtà le persone non ti notano MAI. Non sei nessuno. E l'unico individuo che ti faccia battere il cuore, ormai lo sai anche tu, ti tiene a distanza.

Oggi vado a dormire stanca e pensierosa.
E mando un grazie a Christian! Lui non lo sa, ma mi ha restituito un po' di autostima. Nel senso che mi ha fatto capire che nella mia normalità può esserci valore. Devo imparare ad amarmi...

'Notte Bloggy

p.s. La guerra non finirà per ora. Che vergogna. 

martedì 5 aprile 2022

Il desiderio finale
è amore.
(versi tratti dalla poesia "Canzone" di Allen Ginsberg)


Caro Bloggy,
oggi di cose, di emozioni da raccontarti ne ho moltissime.
Cercherò di procedere in ordine.
Sono andata al supermercato per fare la spesa. Ogni tanto capita anche a me di fare commissioni normali. Mentre ero lì ho ceduto all'offerta di acquistare due titoli con dieci euro. Spero di aver scelto bene. Non c'era niente che mi attirasse particolarmente, i classici li avevo già letti. Ma mi sono buttata su un nome che conoscevo; Buzzati, e su una scrittrice, visto che ho la tendenza a leggere titoli di scrittori. Naturalmente ti farò sapere com'è andata.
A tal proposito, il libro che ho scelto per Aprile è L'Uccello che girava le viti del mondo di Haruki Murakami. Andrò piano, perché nel frattempo mi sono iscritta anche a quattro corsi online, che devo concludere entro giugno. Ma posso anticiparti che come per tutti i libri di Murakami, anche in questo caso c'è una sorta di incantesimo che mi lega alle sue pagine. Aveva ragione Sepùlveda: un libro molto bello. Ma per la prima volta in vita mia ho letteralmente saltato due pagine: 216 e 217. Non sono riuscita a sopportare la descrizione di uno scorticamento. Credo siano immagini, descrizioni, prese da reali fatti di guerra.
Ma una guerra la stanno combattendo vicino casa, è vera, è reale ed è terribile. Non ce la faccio a trovarmela anche tra le pagine di un libro. Le immagini che provengono da quelle zone, le scene delle fosse comuni, quei corpi abbandonati per strada...sono terribili. Mi sento letteralmente male. Mi assale un senso di vertigine, una morsa allo stomaco che mi fanno malissimo.
Quando morirò qualcuno forse mi chiederà, cosa ho fatto per impedire questi orrori? Cosa ho fatto per non rendere infelici gli altri? E la mia più ancestrale paura è... che non saprei cosa rispondere.

Guardavo il finale di stagione di una serie televisiva e sono stata assalita da una tristezza, da una nostalgia che non ti so spiegare. Volevo Persona accanto a me. Gli ho scritto ma, tranquillo, ho cancellato il messaggio.
Non sono nessuno.
Non sono nessuno per nessuno.
Nei film i finali sono strani per il mio modo di vedere la vita.
Anni fa ho lasciato una persona, semplicemente perché speravo si svegliasse un po' e mi dimostrasse il suo affetto. Mi disse che "non saremo mai amici". Ed effettivamente non ci siamo mai più sentiti. Poi è arrivato TuSaiChi. E lo stesso la mia esistenza resta solitaria, malinconica e sempre in attesa.
All'inizio pensavo si sarebbero sistemate le cose. Oggi capisco che le cose possono solo peggiorare per me. Passa il tempo, ho solo cose da perdere. Mi aspettano lutti, malattie, perdite. E non sono certa di essere preparata a sopportarle.

So di essere monotona, per questo mi nascondo in queste pagine, ma io volevo solo essere amata. Non da una persona qualsiasi, naturalmente.
Speravo fossero solo emozioni passeggere. Invece emozioni e sentimenti confluiscono sempre nella stessa persona.
Che però non è per me. Lo so. Sto migliorando sai? 
Il problema è la notte. Sembra che le maschere vengano via, niente più armature, niente finzioni. Sei solo con i tuoi pensieri e capisci che c'è sempre una persona a riempirli.
Anche mentre leggi, ti impegni ad affrontare una nuova sfida. Vorresti raccontargli di più. Vorresti dirgli di tutto ma...non si può. Sei solo.

La poesia non è un'espressione. È il tempo di notte, dormire nel letto, pensiero di quello che realmente pensi, rendere il mondo privato pubblico, ed è questo che il poeta fa.

5 Aprile 1979.
Moriva il poeta statunitense Allen Ginsberg, uno dei padri della cosiddetta letteratura della beat generation. In modo dispregiativo i "beat" erano i falliti, schiacciati dall'uso e abuso di alcol e droghe. In realtà anticonformisti che cercavano di ribellarsi alla cultura precostruita dell'America degli anni 50. Mi viene in mente il clima di Pastorale Americana. 
Non è facile ribellarsi vero? 
Ma la parola beat fa pensare anche al battito, al ritmo della musica Jazz che si ascoltava in quegli anni.
Ti riporto per intero la poesia Canzone. Non ci capisco niente, ma la trovo molto bella.
Buonanotte Bloggy,
almeno nei sogni cerco di essere una ribelle.
Prima o poi tutto questo stupido dolore, questo inutile sentire, questo stupido amore, finiranno. E come la giovane Creta non sentirò più niente.

Song - Canzone

Il peso del mondo

è amore.
Sotto il fardello
di solitudine
sotto il fardello
dell'insoddisfazione
il peso,
il peso che portiamo
è amore.

Chi può negarlo?
In sogno
ci tocca
il corpo,
nel pensiero
costruisce
un miracolo,
nell'immaginazione
s'angoscia
fino a nascer
nell'umano

s'affaccia dal cuore
ardente di purezza -
poiché il fardello della vita
è amore,
ma noi il peso lo portiamo
stancamente,
e dobbiam trovar riposo
tra le braccia dell'amore
infine,
trovar riposo tra le braccia
dell'amore.

Non c'è riposo
senza amore,
né sonno
senza sogni
d'amore
sia matto o gelido
ossessionato dagli angeli
o macchine,
il desiderio finale
è amore
non può essere amaro
non può negare,
non può negarsi
se negato:
il peso è troppo

deve dare
senza nulla in cambio
così come il pensiero
si dà
in solitudine
con tutta la bravura
del suo eccesso.

I corpi caldi
splendono insieme
al buio
la mano si muove
verso il centro
della carne,
la pelle trema
di felicità
e l'anima viene
gioiosa fino agli occhi

sì, sì,
questo è quel
che volevo,
ho sempre voluto,
ho sempre voluto,
tornare
al corpo
dove sono nato.

lunedì 4 aprile 2022

Heath Andrew Ledger

Tu non mi uccidi per un mal riposto senso di superiorità.
E io non ti ucciderò perché tu sei troppo divertente.


Quattro Aprile 1979
Perth, nasce Heath Andrew Ledger.
Deve il suo nome di battesimo ai gusti letterari della madre, che aveva amato tanto proprio il mio Heathcliff, del romanzo Cime tempestose, di Emily Brontë.

Era un appassionato, scrupoloso e incredibile attore.
Nel mio cuore avrà sempre un posto speciale il suo Joker. Immortale.

Oggi pensavo alla fugacità della vita. Sto leggendo un bel romanzo di Murakami che mi sta coinvolgendo molto. Non ti anticipo niente.
Ma ho deciso di portare avanti anche altri progetti. Voglio crescere.
Anche se non è facile. Ho sempre paura. Mi sento sempre schiacciare al suolo.
Ho dovuto fare una cosa sgradevole nei confronti di una persona che forse non si rende conto di quanto sia diventata inopportuna.
E non sarà facile per me andare avanti e far finta di niente. Ma mi impegnerò.
La mia punizione sarà non parlarne con nessuno.
Ma voglio crescere ancora, ancora un po'.

Troppo difficile stare al mondo. Credimi. In modo particolare io non ho gli strumenti per farlo.
Ci tengo a dire che i miei genitori non hanno colpe. La loro educazione e il loro esempio sono stati impeccabili. Ahimè sono io, incapace di sostenere il confronto. Sono una persona pessima.
Inizio anche a scivolare in un mondo senza sogni.
Sto lentamente rinunciando a Persona. Non te lo so spiegare... è qualcosa che sento nel cuore.
Ho seminato tutto quello che potevo seminare.
Molti semi non hanno dato frutto. Sono morti. Si sono spaccati. Ma non ne è nato niente.
Solo dolore.
Ora mi fermo.
Se sarà destino, è il momento per me di raccogliere i frutti.
Altrimenti niente. Basta così.
L'amore non chiede nulla. Si dona e basta.
Ma anche l'erbacce per vivere hanno bisogno di un po' di sole e di acqua.

Buonanotte mio piccolo Blog

domenica 3 aprile 2022

Jean de La Fontaine

L'uomo è fatto in modo tale che,
se qualcosa accende la sua anima, l'impossibile svanisce.


Continuo col filone fiabe e racconti.
Caro Bloggy,
dopo due anni mi sono accorta di amare ancora la stessa persona e anche le stesse citazioni.
Ti avrei parlato di La Fontaine esattamente come feci nel 2020.
All'epoca eravamo chiusi in casa. In questo periodo invece, stiamo imparando a convivere con il Covid (anche se a me fa ancora molta paura) e ahimè c'è una guerra che si combatte nel cuore dell'Europa, povera gente che muore in mare, violenza senza senso ovunque.
Quando finirà?

Non crediamo al male finché non lo vediamo.

Devo impegnarmi a cercare parole nuove, per questa nuova avventura. E penso che l'incipit sia proprio la vita di Jean Le Fontane, che è noto avesse un carattere sempre irrequieto e diviso tra la calma della campagna e la mondanità della città. Il suo nome è indubbiamente legato alla favola e può essere considerato il prosecutore di Esopo e Fedro, nonché seguace di Epicuro e della sua dottrina. Nei suoi scritti c'è sempre un richiamo morale, alleggerito da momenti di satira che vedono protagonisti soggetti animali. Almeno nella produzione iniziale. In un secondo momento parlerà più di politica ed entreranno in gioco gli esseri umani senza maschere o costumi.

Le sue narrazioni furono spesso usate per educare i bambini, anche se lo stile dello scrittore francese brilla per eleganza e ricercatezza. Tra le favole più famose ricordiamo Il corvo e la volpe, La cicala e la formica.
Quando ero bambina provavo molta pena per la Cicala, meno per il Corvo.
Che il Corvo cantasse e perdesse il formaggio mi sembrava una scena buffa. Ma che la Cicala fosse trattata con tanto rancore dalla Formichina, mi sembrava una cosa crudele. Ecco perché sono una che ha problemi a tagliare col passato. Sono sempre pronta a dare una seconda, una terza, una ecc. possibilità. A chiunque. Suppongo sia sbagliato come atteggiamento. Dipendesse da me, probabilmente, sarebbe vuoto anche l'Inferno. 
La Fontaine parla coraggiosamente anche della morte. Aiuta a capire che nella vita spesso vince il più forte o il più scaltro, ma aiuta anche a sviluppare un sentimento di solidarietà e di pietà verso gli infelici. E con me, in questo caso, ha fatto un ottimo lavoro. Forse se c'è una regola generale da imparare sulla morale delle Favole è quella che si deve (o dovrebbe) accettare la natura umana per quella che è, nella sua interezza.
Non si può salvare tutti, e la Cicala sconta le scelte fatte nel passato. La rana che vuole diventare grande come un bue, non ha bene in mente le sue possibilità e in questo è ridicola. L'agnello non può salvarsi contro il lupo. Ma la morte fa parte della vita. Bisogna accettarla.

Non sarò mai una epicurea ma ho imparato tanto dalle favole e una cosa bella la voglio scrivere anche qui: Fai attenzione, finché vivrai, a giudicare le persone dall'apparenza.
Perché gli occhi possono essere ingannati ma il cuore no, se lo sappiamo educare. Una cosa è l'inganno, un'altra il perdono. 

Buonanotte caro Bloggy.
Sii allegro come la Cicala, laborioso come la Formichina ma clemente e generoso come Cristo. La parola fatta carne.
Forse il Vangelo è la più bella lettura della mia vita. Ma non ne ho ancora piena consapevolezza.

sabato 2 aprile 2022

Hans Christian Andersen


Lo stesso amore che il montanaro porta ai suoi monti abbiamo innegabilmente noi danesi per il mare.
Contemplai dal mio balcone quella distesa azzurro cupa, nuova eppur conosciuta da sempre.


Il 2 Aprile del 1805 nasceva Hans Christian Andersen. Credo sia stato lo scrittore più importante di tutta la mia vita. Per circa duecento anni generazioni di bambini hanno alimentato i loro sogni, hanno viaggiato nel meraviglioso mondo della fantasia, usando i suoi racconti come passaporto.
Oh per lo meno questo è quello che è accaduto a me.
Che bambina lo sono ancora. Per tante ragioni. 

Chissà, magari il mondo si divide tra i racconti dei Fratelli Grimm e quelli di Andersen.
Senza dubbio io faccio parte del secondo gruppo.
La Sirenetta, il Brutto Anatroccolo, il Soldatino di Stagno, la Piccola Fiammiferaia, i Cigni Selvatici, la Principessa sul Pisello e, per concludere, l'Acciarino sono solo alcuni dei titoli provenienti dal suo genio e dal suo cuore. Me lo immagino piccolo e solo, affrontare la vita in povertà e circondato dall'amore della madre e della nonna, mentre la vita e i racconti che ascoltava dalle persone del paese, creavano quello che sarebbe diventato il corpus magnum delle sue fiabe. Ogni parola scritta sulle sue pagine è frutto del lavoro della sua fantasia e della sua vita. (Ho scritto al presente: certi scrittori non muoiono mai!)

Mentre ti scrivo, caro Bloggy, riascolto la storia dell'Acciarino nella versione de I Racconta Storie (te ne ho parlato così tante volte, che oggi ti risparmio questa storia d'infanzia). Come si fa a non amarlo? Ha sempre parlato dei diversi, degli emarginati. Delle trasformazioni del cuore e del corpo. Della vita e della morte. 

L'Acciarino sembra un oggetto semplice, di poco valore. Basta pensare a quanti accendini perdiamo e dimentichiamo ovunque.
Ma guardando al passato, se si pensa al significato alchemico dell’acciarino scopriamo una storia molto bella. L'Acciarino infatti, è l'oggetto grazie al quale si può cogliere-cavare una scintilla dalla roccia, si può liberare l'anima imprigionata nella materia inerte.
Una volta liberata, la scintilla può tornare nel mondo e incendiarlo con una nuova energia, una nuova vita.
Ecco, forse è questo il senso nascosto nella storia: ognuno di noi anche nella sventura, deve trovare la forza per liberare il proprio spirito, la propria scintilla di grazia, e incendiare il mondo intero.

Caro Bloggy,
la notte scorsa è stata preziosa per me.
Ho trascorso un sabato sereno, dopo tanto tempo. 
Buonanotte.


p.s. Oggi è stata la giornata nazionale dell'Autismo. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati casi ricollegabili allo spettro dell'autismo. Bisogna parlarne. Perché ognuno di noi può essere felice e trovare la propria strada, ma ha bisogno di strumenti personali e unici. Come unico è ogni essere vivente.
Inoltre oggi ricade anche la giornata mondiale del libro per bambini, proprio in memoria dell'anniversario della nascita di Hans C. Andersen. Sono sicura che gli sarebbe piaciuto come riconoscimento. A chi però vorrebbe vedere i suoi libri solo nella sezione dei bambini, vorrei ricordare che la sua scrittura ha influenzato il lavoro di moltissimi grandi autori suoi contemporanei e successivi; per fare solo qualche nome ricordiamo Charles Dickens, William Thackeray e Oscar Wilde. 

venerdì 1 aprile 2022

La Peste - Albert Camus

Ecco: lei è capace di morire per un’idea, è visibile a occhio nudo.
Ebbene, io ne ho abbastanza della gente che muore per un’idea.
Non credo all’eroismo, so che è fin troppo facile e ho scoperto che uccide.
A me interessa che gli uomini vivano e muoiano per ciò che amano.

Caro Bloggy,
buon Primo Aprile! Lo senti il profumo di primavera nell'aria? No, nemmeno io. Piove da lunedì. E fa anche freddino! Domani bisogna occuparsi del nuovo libro lungo da leggere (anche se credo che mi fionderò su una vecchia conoscenza, che non sento da tanto tempo). Nel frattempo ho iniziato qualche giorno fa questo splendido romanzo dello scrittore francese Albert Camus. Era da quasi un anno che gli ronzavo intorno. Ma, lo confesso, non riuscivo a convincermi, impressionata com'ero dalla copertina che trovavo in edicola! Poi, finalmente, la Bompiani mi ha fatto l'immenso favore di proporre questa edizione più pulita, senza topi in bella mostra, e con una traduzione nuova di Yasmina Melaouah. Che ha snellito la lettura stessa di questo che è un romanzo proprio del secolo breve. Mi ha coinvolta anche l'introduzione di Alessandro Piperno, che mette in guardia dal creare parallelismi tra le vicende raccontate nel libro, e la pandemia da Covid-19 di questi ultimi anni. Sinceramente i primi due giorni non riuscivo a leggere a cuor leggero. Poi mi sono lasciata trasportare da una storia, semplicemente da una storia. Senza leggervi profezie, veggenze o previsioni. Solo una storia. Ed è stato bello.

Il racconto è in prima persona. Ma poi l'io-narrante diventa protagonista della storia. Ed ecco che la viviamo in prima persona plurale. Una storia corale a tutti gli effetti. Tutti abbiamo bisogno di dare un senso alla nostra esistenza. Una motivazione. E se uno è mossa da compassione, non può che trasformare il mondo in un posto bello in cui vivere.

Un classico della letteratura francese, che merita di essere inserito nelle nostre letture.
Tutto ha inizio un giorno del 16 aprile di un Millenovecentoquaranta-e-qualcosa. 
Passeggiamo nella città di Orano, in quella che era l'Algeria francese. E curiosiamo tra i caffè e i suoi frequentatori. Una tabaccaia commenta un fatto di cronaca: l'omicidio di un arabo, a colpi di pistola, avvenuto su una spiaggia, ad opera di un impiegato. Una auto-citazione che ho molto apprezzato. Avendo letto in precedenza, soltanto Lo Straniero.

Il mio personaggio preferito è quello del giovane Jean Tarrou. Annota su dei taccuini ciò che vede e vive, ma lo fa in modo molto schematico. Quasi senza prenderne parte. Ed è una caratteristica che ho molto apprezzato. (Perché mi ha fatto riflettere sul senso del mio scrivere. A volte sembro indifferente a ciò che accade nel mondo. Ma non è così. Cerco solo di tenerlo a bada, focalizzandomi su altre cose. È una specie di modo per sopravvivere.)
Nella vita invece, Tarrou cerca di agire. Non resta in disparte. Un personaggio bellissimo! Semplicemente bellissimo!

Dico soltanto che ci sono sulla terra flagelli e vittime,
e che bisogna,
per quanto è possibile, rifiutarsi di essere col flagello.

Difficile ignorare ciò che abbiamo vissuto con la pandemia, mentre si legge questo romanzo. Ma se riesci a creare per un momento un distacco, apprezzi la lettura e la bellezza di un racconto che ha come sottofondo lontano il mare. Il mare che mugghia, il mare che respira, il mare che aspetta, il mare che accoglie.


Da un po' di tempo il Primo Aprile coincide nella mia testa, con due importanti eventi: il pesce d'aprile e il compleanno del grande scrittore ceco Milan Kundera.

Nella matematica esistenziale il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria;
il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio.

E sempre a proposito de La Peste di Camus, c'è un'altra lezione che ho imparato. Ed è l'importanza del ricordare: 

Aveva soltanto guadagnato di aver conosciuto la peste e di ricordarsene, di aver conosciuto l'amicizia e di ricordarsene, di conoscere l'affetto e di doversene ricordare un giorno. Quanto l'uomo poteva guadagnare, al gioco della peste e della vita, era la conoscenza e la memoria.

Sul Pesce d'Aprile non ho molto da raccontarti. Non sono mai stata un'estimatrice degli scherzi.
Ma a quanto pare nell'antichità per un motivo o per l'altro era facile prendersi in giro.
Forse la "spiegazione" più triste e bella, vuole che in questo giorno si ricordi l'inganno della ninfa che nascose a Cerere, il rapimento di Proserpina.

Buonanotte Bloggy,
oggi ho parlato troppo.