venerdì 1 aprile 2022

La Peste - Albert Camus

Ecco: lei è capace di morire per un’idea, è visibile a occhio nudo.
Ebbene, io ne ho abbastanza della gente che muore per un’idea.
Non credo all’eroismo, so che è fin troppo facile e ho scoperto che uccide.
A me interessa che gli uomini vivano e muoiano per ciò che amano.

Caro Bloggy,
buon Primo Aprile! Lo senti il profumo di primavera nell'aria? No, nemmeno io. Piove da lunedì. E fa anche freddino! Domani bisogna occuparsi del nuovo libro lungo da leggere (anche se credo che mi fionderò su una vecchia conoscenza, che non sento da tanto tempo). Nel frattempo ho iniziato qualche giorno fa questo splendido romanzo dello scrittore francese Albert Camus. Era da quasi un anno che gli ronzavo intorno. Ma, lo confesso, non riuscivo a convincermi, impressionata com'ero dalla copertina che trovavo in edicola! Poi, finalmente, la Bompiani mi ha fatto l'immenso favore di proporre questa edizione più pulita, senza topi in bella mostra, e con una traduzione nuova di Yasmina Melaouah. Che ha snellito la lettura stessa di questo che è un romanzo proprio del secolo breve. Mi ha coinvolta anche l'introduzione di Alessandro Piperno, che mette in guardia dal creare parallelismi tra le vicende raccontate nel libro, e la pandemia da Covid-19 di questi ultimi anni. Sinceramente i primi due giorni non riuscivo a leggere a cuor leggero. Poi mi sono lasciata trasportare da una storia, semplicemente da una storia. Senza leggervi profezie, veggenze o previsioni. Solo una storia. Ed è stato bello.

Il racconto è in prima persona. Ma poi l'io-narrante diventa protagonista della storia. Ed ecco che la viviamo in prima persona plurale. Una storia corale a tutti gli effetti. Tutti abbiamo bisogno di dare un senso alla nostra esistenza. Una motivazione. E se uno è mossa da compassione, non può che trasformare il mondo in un posto bello in cui vivere.

Un classico della letteratura francese, che merita di essere inserito nelle nostre letture.
Tutto ha inizio un giorno del 16 aprile di un Millenovecentoquaranta-e-qualcosa. 
Passeggiamo nella città di Orano, in quella che era l'Algeria francese. E curiosiamo tra i caffè e i suoi frequentatori. Una tabaccaia commenta un fatto di cronaca: l'omicidio di un arabo, a colpi di pistola, avvenuto su una spiaggia, ad opera di un impiegato. Una auto-citazione che ho molto apprezzato. Avendo letto in precedenza, soltanto Lo Straniero.

Il mio personaggio preferito è quello del giovane Jean Tarrou. Annota su dei taccuini ciò che vede e vive, ma lo fa in modo molto schematico. Quasi senza prenderne parte. Ed è una caratteristica che ho molto apprezzato. (Perché mi ha fatto riflettere sul senso del mio scrivere. A volte sembro indifferente a ciò che accade nel mondo. Ma non è così. Cerco solo di tenerlo a bada, focalizzandomi su altre cose. È una specie di modo per sopravvivere.)
Nella vita invece, Tarrou cerca di agire. Non resta in disparte. Un personaggio bellissimo! Semplicemente bellissimo!

Dico soltanto che ci sono sulla terra flagelli e vittime,
e che bisogna,
per quanto è possibile, rifiutarsi di essere col flagello.

Difficile ignorare ciò che abbiamo vissuto con la pandemia, mentre si legge questo romanzo. Ma se riesci a creare per un momento un distacco, apprezzi la lettura e la bellezza di un racconto che ha come sottofondo lontano il mare. Il mare che mugghia, il mare che respira, il mare che aspetta, il mare che accoglie.


Da un po' di tempo il Primo Aprile coincide nella mia testa, con due importanti eventi: il pesce d'aprile e il compleanno del grande scrittore ceco Milan Kundera.

Nella matematica esistenziale il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria;
il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio.

E sempre a proposito de La Peste di Camus, c'è un'altra lezione che ho imparato. Ed è l'importanza del ricordare: 

Aveva soltanto guadagnato di aver conosciuto la peste e di ricordarsene, di aver conosciuto l'amicizia e di ricordarsene, di conoscere l'affetto e di doversene ricordare un giorno. Quanto l'uomo poteva guadagnare, al gioco della peste e della vita, era la conoscenza e la memoria.

Sul Pesce d'Aprile non ho molto da raccontarti. Non sono mai stata un'estimatrice degli scherzi.
Ma a quanto pare nell'antichità per un motivo o per l'altro era facile prendersi in giro.
Forse la "spiegazione" più triste e bella, vuole che in questo giorno si ricordi l'inganno della ninfa che nascose a Cerere, il rapimento di Proserpina.

Buonanotte Bloggy,
oggi ho parlato troppo.


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